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sabato 27 giugno 2009

Aereo a energia solare: oggi il prototipo

Aereo a energia solare: oggi il prototipo

Viene presentato oggi in Svizzera, all’aeroporto di Dubendorf, il primo prototipo del aerero a energia solare, ideato dalla società Solar Impulse. L’obiettivo è fare il giro del mondo nel 2012, per dimostrare che le nuove tecnologie e le energie rinnovabili possono consentire progressi strabilianti, come appunto volare senza carburante e senza produrre inquinamento. Invitiamo i nostri governanti e imprenditori a seguire questo primo esperimento.

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venerdì 26 giugno 2009

Falso Herald Tribune



"Storico accordo sul clima"
Falso Herald Tribune "verde"

Distribuita da Greenpeace in 50mila copie una finta edizione straordinaria dell'International Herald Tribune che racconta l'importante risultato dei lavori al summit sul clima di Copenaghen del dicembre 2009. "Una previsione che vorremmo si avverasse: così chiediamo impegno ai capi di Stato"
di BENEDETTA PERILLI

ROMA - Silvio Berlusconi è stato ricoverato d'urgenza a Roma per aver inalato un'eccessiva quantità di coriandoli lanciati in aria dopo il suo trionfante ritorno dalla conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Copenaghen. Qui, insieme agli altri rappresentanti dei governi dei Paesi industrializzati, ha firmato uno storico accordo a tutela del clima. Per il presidente del Consiglio anche danni minori dovuti ai numerosi abbracci da parte dei cittadini festanti che hanno atteso il suo ritorno a Fiumicino. La notizia è sull'International Herald Tribune distribuito oggi in tutto il mondo in edizione straordinaria e gratuita. Sì, perché davanti a notizie storiche anche i colossi dell'editoria rinunciano ai profitti: il più importante accordo a tutela del clima è stato firmato a Copenaghen dai rappresentanti mondiali. A renderlo noto è stato il segretario esecutivo delle Nazioni Unite Yvo de Boer: "L'accordo è stato siglato. Un accordo che permetterà al mondo di arginare i cambiamenti climatici".

L'edizione straordinaria del quotidiano, interamente dedicata all'accordo, riporta però una data che non sarà sfuggita ai più attenti: sabato 19 dicembre 2009, ovvero il giorno successivo alla chiusura dei lavori del summit sul clima che si terrà a Copenaghen, appunto nel prossimo dicembre. Insomma, la copia circolata stamattina a Roma, davanti a Camera, Senato, ministeri e ambasciate, ma anche in altre 28 nazioni, altro non è che un falso realizzato da Greenpeace per invitare i capi di Stato dei Paesi industrializzati a siglare a Copenaghen un accordo ambizioso per il clima.

Le richieste avanzate con la campagna, sostenuta da centinaia di attivisti in tutto il mondo, sono chiare: entro il 2020 il taglio di almeno il 40% delle emissioni di gas serra rispetto ai valori del 1990, lo stanziamento di 110 miliardi di euro a sostegno dell'economia verde, l'adattamento dei Paesi in via di sviluppo e la creazione di un fondo delle Nazioni Unite a protezione delle foreste.

Il giornale, che è stato distribuito in 50mila copie, riporta nelle otto pagine la cronaca da Copenaghen, Londra, Parigi, Amsterdam, Atene, Brasilia, Atlanta, Dallas, Nuova Delhi, oltre a tre editoriali, una sezione dedicata all'economia, un'anticipazione del nuovo film di Robert Redford Il protocollo di Copenaghen che vedrà Cameron Diaz e Julia Roberts tra le probabili interpreti di Angela Merkel e un divertente oroscopo tutto virato su temi climatici. Chiudono l'edizione il cruciverba "verde" e una serie di fumetti, tra i quali degli improbabili Gorefield e Halvin and Cobbes, che parlano della conferenza di Copenaghen.

L'apertura del finto quotidiano titola "I capi di Stato firmano uno storico accordo per salvare il clima", e spiega come l'accordo porterà a importanti tagli nelle emissioni di gas serra, metterà fine alla deforestazione e promuoverà soluzioni per la protezione climatica."Sarzoky: il nucleare è morto", "Exxon finalmente pulia", "In Grecia il sole splende per le energie rinnovabili", questi alcuni degli altri titoli dell'edizione straordinaria.

A pagina 3 fa sorridere l'articolo dedicato all'Italia. Titolo: "Berlusconi spiazza i critici". All'interno si legge di come il premier abbia annunciato, durante il discorso finale del suo intervento, che tutti gli investimenti di Mediaset e Fininvest verranno spostati a supporto delle energie rinnovabili. L'articolo si conclude con la citazione di un reale e recente studio dell'Università Bocconi secondo il quale possono essere creati, nel solo settore elettrico, 250mila nuovi posti di lavoro entro il 2020 con l'investimento nelle energie rinnovabili.

Una previsione che Greenpeace vorrebbe diventasse reale, così come la divertente copia utopica circolata oggi nel mondo.
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giovedì 25 giugno 2009

Mucillagini nel mare calabrese

Mucillagini nel mare calabrese

In Calabria si riaffacciano le mucillagini in mare. L’allarme arriva da Legapesca, che dagli inizi di maggio denuncia scarsità del pescato e danneggiamento degli attrezzi quali segnali di una situazione critica del mare. All’origine, c’è innanzitutto il problema annoso e mai risolto della cattiva depurazione delle acque.

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mercoledì 24 giugno 2009

Le zoomafie denunciate dalla Lav

Le zoomafie denunciate dalla Lav

In occasione del decennale della fondazione dell’Osservatorio nazionale zoomafia della Lav [Lega antivivisezione], l’associazione ha presentato ieri il rapporto sui crimini contro gli animali nel 2008. L’interesse maggiore della criminalità organizzata si conferma sul settore dell’ippica e sulle corse clandestine di cavalli, che nel 2008 sono raddoppiate rispetto all’anno precedente [erano 8 nel 2007] e da sole producono un giro d’affari di circa 1 miliardo di euro. Ma il rapporto della Lav parla anche del traffico di cani importati dall’est Europa e di fauna esotica protetta, dei combattimenti clandestini di cani [cinomachia] e della «cupola del bestiame» [truffe ai danni dell’erario, dell’Unione europea e dello Stato, traffico illegale di medicinali, furto di animali di allevamento, falsificazione di documenti sanitari, fino al gravissimo reato di diffusione di malattie infettive, attraverso la commercializzazione di carni e derivati, provenienti da animali malati] con un fatturato di oltre 400 milioni di euro l’anno. www.lav.it

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Wwf, vietare la caccia alla pernice sulle Alpi

Wwf, vietare la caccia alla pernice sulle Alpi

Le Regioni e le Province stanno preparando i nuovi calendari venatori per la stagione che partirà in settembre. E’ a loro che si rivolge il Wwf, con un appello affinché venga chiusa la caccia alla pernice bianca su tutto l’arco alpino per salvarla dall’estinzione. «La pernice, specie simbolo delle Alpi, mostra da molti anni una grave difficoltà con una diminuzione, spesso drastica, e popolazioni quasi completamente costituite da nuclei isolati», dice il Wwf, che ha inoltrato la richiesta alle Regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, alle Province autonome di Trento e Bolzano e alle Province di Cuneo, Torino, Verbania Cusio Ossola, Biella, Varese, Como, Sondrio, Bergamo, Brescia, Lecco, Belluno, Udine e Pordenone.

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lunedì 22 giugno 2009

Acqua gassata dalle fontane, meno plastica

Acqua gassata dalle fontane, meno plastica

Dalle fontane pubbliche esce acqua liscia e gasata, che chiunque può raccogliere portando la propria bottiglia, così da eliminare l’uso di quelle di plastica. Succede a Foligno e Spoleto, in Umbria, dove nei 44 giorni di erogazione sono state risparmiate circa 170 mila bottiglie di plastica, 240 mila chilovattora di energia, 89 mila litri di acqua non utilizzata per la loro produzione, e si è evitata l’immissione in atmosfera di 11,8 tonnellate di anidride carbonica. Promotori del progetto sono: Regione Umbria, Provincia di Perugia, Ati 3 Umbria, Valle Umbria Servizi e l’ente di ricerca Ecologos.

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Si riducono i ghiacciai svizzeri

Si riducono i ghiacciai svizzeri

I ghiacciai svizzeri hanno perso il 12 per cento del loro volume negli ultimi dieci anni. Lo dicono i ricercatori del politecnico federale di Zurigo, che hanno esaminato 59 dei circa 1.500 ghiacciai del paese, dove le temperature continuano ad aumentare. Le previsioni dicono che sulle Alpi svizzere, entro il 2050, saliranno di 1,8 gradi in inverno e di 2,7 gradi in estate.


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sabato 20 giugno 2009

Il Mend attacca l'oleodotto dell'Eni

Il Mend attacca l'oleodotto dell'Eni

Enzo Mangini

I guerriglieri del Delta del Niger, la regione petrolifera della Nigeria, prendono di mira l'oleodotto della multinazionale italiana nello stato di Bayelsa. Nei giorni scorsi colpite Shell e Chevron, che ha ritirato il personale. La guerra del petrolio si estende.

Mantengono le loro minacciose promesse i guerriglieri del Movimento di emancipazione del Delta del Niger. All’inizio di giugno avevano detto che avrebbero attaccato le principali installazioni delle multinazionali petrolifere che agiscono nella regione, e così stanno facendo. Stamattina è toccato all’Agip-Eni subire il colpo. Il Mend ha colpito l’oleodotto di Nembe creek, una delle condotte che rifornisce il fondamentale terminale di Brass, nello stato di Bayelsa. L’Eni già qualche settimana fa aveva dovuto dichiarara la «causa di forza maggiore» e annunciare un taglio alla produzione dalla Nigeria di circa 50 mila barili al giorno. Dopo il nuovo attacco, non è escluso che ci siano altri tagli alla produzione, che è già ben al di sotto di quanto previsto dalla multinazionale italiana.
Nel corso dell’azione, secondo un comunicato del Mend ripreso dalla stampa nigeriana e internazionale, i guerriglieri avrebbero anche intercettato una motonave della marina nigeriana. L’equipaggio, sette soldati, sarebbe stato fatto prigioniero e la nave sarebbe stata fatta esplodere dopo essere stata privata delle armi e delle attrezzature utili alla guerriglia.
L’escalation del Mend è una risposta all’offensiva lanciata a maggio dal governo nigeriano guidato dal presidente Umaru Yar’Adua che ha scatenato contro i guerriglieri e soprattutto contro i civili del Delta la Joint Task Force [Jtf], una unità speciale delle forze armate. Le incursioni della Jtf, inutili dal punto di vista militare, sono riuscite a far aumentare il risentimento contro il governo e i militari, accusati di aver ucciso decine [forse centinaia] di civili, compiendo anche esecuzioni a freddo. Le accuse sono così circostanziate che il ministro degli esteri del governo federale nigeriano è stato costretto a promettere che sarà aperta un’inchiesta sul comportamento dei militari. Intanto, però, i guerriglieri del Mend continuano a colpire duramente le multinazionali. Nei giorni scorsi stati presi di mira gli impianti della multinazionale anglo-olandese Shell – la più coinvolta nel saccheggio e nella devastazione ambientale subita dal Delta del Niger – mentre la scorsa settimana erano state attaccate le strutture della statunitense Chevron. La preoccupazione nel mondo dei compound dei lavoratori stranieri è palpabile, tanto che martedì la Chevron, in una riunione del consiglio di amministrazione, ha deciso di evacuare tutto il personale presente nelle zone del conflitto. Mercoledì, un ponte aereo organizzato con gli elicotteri, ha portato fuori dalla zona degli scontri circa 300 lavoratori della Chevron, tra dipendenti diretti e di ditte appaltatrici. Non è chiaro se di fronte alla possibilità di una ulteriore escalation anche l’Eni stia pensando di adottare una misura simile.
Gli attacchi del Mend dimostrano anche che il governo federale nigeriano è ben lontano dal poter controllare l’area del Delta. Il presidente Yar’Adua aveva lanciato alcune settimane fa un’amnistia per tutti i gruppi armati che avessero deciso di deporre le armi e accettare di trattare per una «soluzione politica» della crisi del Delta. Qualche gruppo ha accettato, come quello guidato da Ateke Tom, che a volte il governo nigeriano ha indicato come uno dei leader del Mend anche se le sue attività erano molto più vicine al banditismo che alla lotta politica. La leadership del Mend, rappresentata dal portavoce Jomo Gbomo che firma i comunicati, ha però rifiutato la proposta del governo e promesso di continuare a colpire le multinazionali petrolifere, oltre che le truppe della Jtf, almeno fino a quando l’unico leader riconosciuto della formazione armata, Henry Okah, non sarà rilasciato dalla prigione nigeriana dove si trova detenuto in attesa della conclusione del processo che lo vede imputato per traffico d’armi. La liberazione di Okah è la precondizione per qualsiasi trattiva. Intanto, oleodotti, stazioni di pompaggio e pozzi sono tutti bersagli per i guerriglieri del Delta.
Nel comunicato con cui ha annunciato che «alle 3 di venerdì mattina uomini pesantemente armati hanno fatto saltare l’oleodotto che rifornisce il terminale di Brass», il Mend torna a rivolgersi direammente ai soldati della Jtf per invitarli a disobbedire agli ordini e a non prestarsi a una guerra interna lanciata contro i loro concittadini del Delta per garantire i profitti delle multinazionali. In un altro comunicato, le compagnie petrolifere internazionali sono invitate a «seguire l’esempio della Chevron» e a ritirare il proprio personale dalle aree del conflitto. La guerra «a bassa intensità» nel Delta è in corso ormai dal 2000, ma il salto di qualità, con la nascita del Mend, è avvenuto nel 2006. Da allora, la Nigeria – primo esportatore africano di greggio e ottavo nel mondo – ha dovuto ridurre le esportazioni di almeno un terzo. Il governo nigeriano ha chiesto aiuto per combattere quelli i «terroristi del mare», ma finora solo due governi hanno offerto aiuti militari, quello britannico e quello italiano.

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venerdì 19 giugno 2009

AMAZZONIA: PRIMI RISULTATI DELLA CAMPAGNA DI GREENPEACE



AMAZZONIA: PRIMI RISULTATI DELLA CAMPAGNA DI GREENPEACE

Cari cyberattivisti,

sono passate solo due settimane dal lancio del nostro rapporto “Amazzonia, che macello!” e dalla cyberazione con la quale abbiamo chiesto a marchi globali come Geox, Timberland, Clark’s, Adidas e Nike di non acquistare pelle che proviene dalla distruzione dell’Amazzonia. In queste due settimane sono successe diverse cose di cui ho piacere di mettervi a parte e Greenpeace ha già ottenuto dei successi importanti: vi chiedo quindi di leggere quanto segue, e, se possibile, di continuare a sostenerci, magari anche con una donazione.

In seguito alle denunce di Greenpeace, l’International Finance Corporation, l’agenzia della Banca Mondiale che sostiene gli investimenti privati nei Paesi in via di sviluppo, ha cancellato il prestito di 90 milioni di dollari concesso al gigante brasiliano Bertin. Come dimostriamo nel rapporto, questa azienda acquista carne e pelle da allevamenti illegali in Amazzonia, deforestando, occupando territori indigeni e impiegando i lavoratori come schiavi.

La giustizia brasiliana ha aperto un'indagine e si appresta a richiedere a Bertin e ai proprietari degli allevamenti illegali un indennizzo milionario per danni ambientali. Le principali catene di supermercati in Brasile – come Wal Mart, Pao de Azucar e Carrefour – hanno cancellato i propri contratti con Bertin in seguito a una azione civile del Ministerio Publico Federal, che ha imposto multe di circa 200 euro per ogni chilo di carne proveniente dalla distruzione dell’Amazzonia.

Anche in Europa, Greenpeace ha lavorato perché il rapporto e le nostre richieste vengano presi considerazione dalle aziende coinvolte. Di seguito la situazione nel momento in cui ti scrivo:

Geox: dopo l’azione diretta a Milano, abbiamo incontrato Geox nella nostra sede, presentando una lista di punti da chiarire e obiettivi da rispettare; l’azienda si è impegnata a rispondere entro cinque giorni a partire da oggi.

Clark’s: continua a non rispondere alle richieste di Greenpeace, nonostante abbia inviato a tutti quelli che hanno partecipato alla cyberazione una mail nella quale, mentendo, asserisce di averci cercato per trovare una soluzione.

Adidas, Nike e Timberland: hanno partecipato a un incontro insieme a Greenpeace e Bertin nel corso del quale si sono detti sensibili ai problemi sollevati dal nostro rapporto; dall’incontro, però, non è ancora scaturito nessun tipo di impegno formale.

Noi, e spero anche voi, crediamo invece che Clarks, Geox, Nike, Timberland, Adidas e Reebok debbano interrompere immediatamente i loro rapporti commerciali con le aziende che deforestano, fanno uso di lavoro schiavile e occupano territori indigeni.

Queste aziende devono decidere se vogliono essere parte del problema o parte della soluzione. E anche voi potete fare la vostra parte per convincerle a prendere la decisione giusta. Come? Partecipando alla cyberazione, se non l’avete già fatto, e inviando questo messaggio ai vostri amici!

Continueremo a tenervi informati su quanto facciamo e riusciamo a ottenere per la difesa dell’Amazzonia e delle foreste in genere. Vi ricordo che questo è l’anno della Conferenza di Copenhagen, nella quale si decideranno le misure per combattere i cambiamenti climatici. E niente come le foreste antiche svolge un ruolo positivo per stabilizzare il clima del pianeta.

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mercoledì 17 giugno 2009

Roma. Domenica antiliberista

Roma. Domenica antiliberista

Nuovo appuntamento, domenica 21 giugno, con l’«Altra domenica» promossa alla Città dell’altra economia, a Roma, e dedicata questa volta alle «energie rinnovabili». Saranno presenti anche questa volta più di cento stand, tra cui quelli della Fiera dell’editoria della pace [www.editoriadellapace.org], promossa dalla bottega Tutti giù per Terra in collaborazone con Carta: saggi, romanzi, manuali, racconti dedicati a nonviolenza, decrescita e altra economia [dal 25 al 28 giugno, la Fiera si sposta al Parco Meda, zona Monti Tiburtini]. Ma il 21 è anche la giornata dell’assemblea del Gruppi di acquisto solidale del Lazio, in programma al Forte Prenestino.


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lunedì 15 giugno 2009

Nudi contro la schiavitù dell’auto




Londra ~ Nudi contro la schiavitù dell’auto


-LONDRA - Sarà l’estate ormai alle porte, sarà il caldo che la fa da padrone, fatto sta che la parola d’ordine è “nudo”. In Inghilterra, dove le strade di Londra sono state invase da oltre un migliaio di ciclisti senza veli che hanno preso parte alla World Naked Bike Ride, l’annuale corsa per dire basta alla cultura dell’auto e della dipendenza dal petrolio. Chi ha preferito contravvenire alle regole e tenere indosso la biancheria intima e chi invece ha deciso di dipingersi dalla testa ai piedi.

Attraversato l’Oceano, troviamo le stesse immagini, più o meno..


Altro spirito, altre motivazioni e altre temperature nel parco vicino a Padajoski, in Finlandia. 10 chilometri di percorso da fare a piedi, in bici, correndo o camminando, l’importante è non indoassare altro che scarpe, calze e, per chi lo desidera, un berretto. Una manifestazione che ormai qui è diventata una sorta di tradizione, nata nel 2003 per inziativa di un signore, Aarne Heino che insieme alla sua famiglia decise di celebrare così l’arrivo dell’estate.

http://sfbikeride.org/

una città a misura di bicicletta




 una città 

a misura 

di bicicletta


Gentili direttori del Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Gazzetta dello Sport, Corriere dello Sport, Il Messaggero, Il Resto del Carlino, il Sole 24 Ore, Tuttosport, La Nazione, Il Mattino, Il Gazzettino, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Giornale, Il Secolo XIX, Il Fatto quotidiano, Il Tirreno, Il giornale di Sicilia, Libero, La Sicilia, Avvenire....http://cipiri1.blogspot.com/


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Oggi si celebra il Global Wind Day



Oggi si celebra il Global Wind Day
15 June 2009
Oggi si celebra la giornata mondiale dedicata all’energia eolica.
Firmato un protocollo tra Anev, Greenpeace e Legambiente a sostegno delle pale pulite e rispettose del paesaggio. A Roma la manifestazione principale

Un protocollo per dare certezza alla diffusione di impianti eolici, sgombrando il campo dalle polemiche sulle aree incompatibili per i progetti. Questo è l’obiettivo del Protocollo firmato a Roma dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev), Greenpeace e Legambiente nell’ambito delle iniziative della campagna Giornata mondiale del vento 2009, che si celebra oggi e vede a Roma l’appuntamento italiano principale, al Pala Energia Anev nel Parco dei Daini di Villa Borghese.
Il documento ribadisce il fondamentale ruolo dell’eolico nella direzione di un sistema energetico più pulito e rinnovabile che contribuisca alla riduzione delle emissioni di CO2 come previsto dal Protocollo di Kyoto e dal Pacchetto clima-energia dell’Unione Europea al 2020. “Per togliere spazio a qualsiasi polemica sull’eolico – sostengono le tre associazioni – occorre esplicitare le aree in cui deve essere vietato realizzare gli impianti per ragioni naturalistiche, archeologiche, e le attenzioni progettuali che i progetti devono avere per ridurre gli impatti sull’ambiente e sul paesaggio”.


Nel 2008, con 3.750 MW di potenza eolica, l’Italia ha raggiunto la sesta posizione mondiale per energia prodotta dal vento. I numeri mondiali dell’eolico forniti dall’Anev e da un recente studio della Bocconi per il Gestore dei servizi elettrici (Gse) parlano chiaro. Sono circa 200mila gli occupati nel mondo in questo settore e il fatturato annuo si aggira intorno ai 18 miliardi di euro (dato del 2007). La crescita, negli ultimi 10 anni, sarebbe stata del 30% a livello globale. L’Europa è l’area leader nella produzione di energia eolica, con il 65% della capacità installata e la presenza dei principali produttori di turbine.
Anche l’Italia fa la sua parte. La capacità installata nel nostro Paese è passata da 1.100 MW nel 2004 a 3.750 MW nel 2008, dato che ci ha consentito di superare in produzione la Francia, che dall’eolico ottiene 3.400 MW di potenza. Nonostante un continuo miglioramento, comunque, i dati della produzione italiana restano lontani dalla media di Paesi leader europei come Germania e Spagna. In Italia, le prime tre regioni per produzione di energia eolica sono la Puglia, con 946 MW, la Sicilia, con 791 MW, e la Campania, con 688 MW. Fanalino di coda, con meno di 15 MW prodotti, sono la Liguria, il Lazio, l’Emilia-Romagna e l’Umbria. fonte lanuovaecologia.it

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Dieci anni di lotta a San Luis de Potosì

Dieci anni di lotta a San Luis de Potosì

Giuseppe De Marzo A Sud

Un tribunale federale messicano dà ragione alle organizzazioni sociali di San Luis de Potosì, che da oltre dieci anni cercano di fermare il progetto minerario della multinazionale canadese Metallica Inc. Che fine farà ore la miniera?

Da oltre dieci anni la popolazione di San Luis de Potosì, in Messico, è in lotta contro un progetto di estrazione mineraria che ha impatti devastanti sulle fonti idriche e sull’ambiente, contaminati da rifiuti altamente tossici, grandi quantità di gas inquinanti e residui del cinauro usato per l’estrazione dell’oro.
A rischio è soprattutto Cerro San Pedro de Potosì, un paese fondato nel 1592 e così chiamato dai conquistadores spagnoli per le quantità di oro e argento di cui era ricco – come la più nota Potosí in Bolivia – dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità. Il 17 aprile scorso la Nona Corte del tribunale federale del Messico ha emesso una sentenza che chiede al Tribunale Federale di accettare il ricorso presentato dai cittadini e dalle organizzazioni che si battono contro la miniera. La sentenza chiede anche di riaprire ufficialmente entro tre mesi il contenzioso promosso contro l’uso illegale del suolo del Cerro di San Pedro per far posto alla miniera di San Xavier.
Durante i lavori di estrazione – secondo quanto denunciato dalle comunità – vengono usati esplosivi elaborati con nitrato di ammonio e diesel che rilasciano gas tossici, e per l’estrazione di materiali con contenuto aureo si usa un processo di liscivazione attraverso il cianuro. Nel 1999 la Segreteria per l’ambiente e le risorse naturali [Semarnat] autorizzò l’impresa mineraria canadese Metallica Resources Inc. a dare il via al progetto della miniera San Xavier. L’Istituto nazionale di ecologia accordò a sua volta i permessi ambientali, ma stabilì 100 condizioni vincolanti che l’impresa doveva rispettare tra le quali il ricollocamento delle comunità di Cerro de San Pedro e Zapatilla. Quello stesso anno prese il via la battaglia legale promossa dalle comunità, riunite inizialmente nel Gruppo civico pro San Luis Ecologico e successimente nel Fronte ampio di opposizione alla miniera San Xavier, che dal 2003 riceve l’appoggio dell’Unione dei lavoratori rurali, di vari sindacati, oltre che di organizzazioni internazionali, intellettuali e scrittori, tra i quali Carlos Montemayor. Nel 2004, in contemporanea con l’inizio dei lavori della miniera, diverse Corti federali invalidarono i permessi concessi dal Semarnat dando seguito alle denunce presentate dagli abitanti del Cerro de San Pedro. Nonostante le tante sentenze a favore delle comunità, i lavori della miniera non sono mai stati sospesi, grazie anche all’appoggio dell’allora presidente Vincente Fox e del ministero dell’economia, che avevano identificatto il progetto come fondamentale per lo sviluppo economico della regione. Dal 1999 ad oggi si sono susseguiti attentati, minacce, intimidazioni ed arresti contro le comunità in lotta e contro chiunque abbia cercato di opporsi al progetto, tra cui sindaci, studenti, contadini e semplici cittadini. Nel 2006 la comunità è stata visitata dalla Carovana dell’Altra Campagna zapatista che ha espresso in più occasioni solidarietà con le comunità danneggiate dal progetto. Nel 2008 è nata la Rete messicana delle popolazioni vittime delle attività minerarie [Rema] a cui ha aderito la comunità del Cerro de San Pedro assieme a tutti gli oppositori al progetto Miniera di San Xavier. Dal 30 al 31 maggio scorsi si è inoltre tenuta la sesta Assemblea nazionale delle vittime dei danni ambientali nel municipio di El Salto, comunità colpita dalla contaminazione del Rio Santiago. Decine di comunità ed organizzazioni hanno dato vita ad una assemblea per risolvere in maniera collettiva e partecipata i problemi che affliggono i territori. Forte della sentenza della Corte federale, il Fronte Ampio chiede ora la cacciata della Miniera San Xavier e il giudizio immediato per i responsabili della distruzione del Cerro de San Pedro, appellandosi ancora una volta alla solidarietà e all’appoggio nazionale ed internazionale per vincere una battaglia che dura da oltre dieci anni.

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Pellet radioattivo e controlli pubblici

Pellet radioattivo e controlli pubblici

E’ stata scoperta ad Aosta la presenza in Italia di una enorme partita di pellet radiattivo, usato nelle stufe per scaldare abitazioni e spazi comuni. Il tutto è avvenuto dopo la denuncia fatta da un cittadino, che aveva notato un deficit di combustione nella stufa di casa propria. Immediati i controlli e le analisi, che hanno fatto risalire l’inquinamento radioattivo, pericolosissimo, a un carico del marchio Natur Kraft proveniente dalla Lituania, contenente cesio 137. Ne è seguito il maxi sequestro che sta interessando praticamente tutta l’Italia. Sarebbe andata allo stesso modo se la denuncia fosse stata fatta in un’altra regione, magari del centro sud?


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domenica 14 giugno 2009

Il Wwf Lazio sulla Roma-Latina

Il Wwf Lazio sulla Roma-Latina

Il Wwf Lazio ha presentato questa mattina le osservazioni depositate in merito alla procedura di Via [Valutazione di impatto ambientale] del progetto del cosiddetto corridoio tirrenico sud, cioè l’autostrada Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone, approvato dalla Regione Lazio. Secondo l’associazione, esistono dubbi di fondo sulla coerenza normativa e la correttezza procedurale dell’iter autorizzativo in corso, mentre la documentazione presentata non solo non contiene un quadro completo degli effetti diretti e indiretti del progetto e delle sue principali alternative [fino all’opzione zero], ma non presenta nemmeno un quadro economico credibile.

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poster canvas art riproduzione quadri

venerdì 12 giugno 2009

conferenza smaltimento amianto a Treviglio‏

La rete dei comitati contro le megadiscariche di amianto incomincia a funzionare!
Altro importante appuntamento a Treviglio stasera.
Chi non avesse potuto seguire l'intervento del prof Gualtieri a Soresina lo scorso 21 maggio ha una seconda occasione...
Cittadini contro l'amianto insieme ad altre forze politiche e sindacali ha organizzato l'importante convegno sullo smaltimento dell'amianto a Soresina lo
scorso 21 maggio.
Abbiamo invitato il prof Gualtieri dell'università di Modena perché ha
progettato un forno per l'inertizzazione dell'amianto con una
tecnologia all'avanguardia in Europa. Le precedenti esperienze fatte
in Francia e Germania, ed ultimamente anche in Sardegna, non hanno
dato buoni frutti perché vi sono problemi per le emissioni nocive (sia
di fumi che di pulviscolo di amianto), gli alti costi, la
trasformazione definitiva dell'amianto ecc...
Questo nuovo impianto sembra dare buonissime speranze e seguiremo da
vicino gli sviluppi.
Il problema dello smaltimento dell'amianto sta diventando emergenza
nazionale e come al solito le istituzioni a tutti i livelli non sono
all'altezza della situazione.
Si stanno moltiplicando in tutta Italia le richieste per realizzare
megadiscariche di amianto che sono altamente nocive perché
diventerebbe a loro volta dei siti da bonificare e perché non seguono
la direttiva di smaltire l'amianto il più possibile vicino al luogo di
produzione (problema questo che andrà affrontato anche per gli
impianti di inertizzazione).
Vogliamo organizzare a breve un incontro di tutte le realtà in Italia
che lottano contro i progetti di megadiscariche e a novembre promuoviamo insieme a tantissime associazioni e sindacati la seconda
conferenza non governativa su "Amianto e giustizia". Si discuterà anche dello smaltimento dell'amianto.
Per chi vuole condividere questo progetto di coordinamento ci scriva a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
Cittadini contro l'amianto
http://cittadinicontroamianto.blogspot.com


Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona
per informazioni scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
o telefona a: 3355328761 - 3389875898
visita il nostro blog: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com
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Brutta aria a Bonn sul clima

Brutta aria a Bonn sul clima

Domani si chiude a Bonn la seconda sessione del negoziato per preparare la conferenza sul clima di Copenhagen [7-18 dicembre], che dovrebbe garantire un seguito al Protocollo di Kyoto, i cui primi impegni per i paesi che lo hanno sottoscritto scadono nel 2012. Le cose non vanno granché bene, ma in Italia se ne parla ben poco. «Credo che a Copenhagen non avremo un accordo su una riduzione globale delle emissioni di gas serra dell’80 per cento nel 2050, e tuttavia è proprio ciò di cui abbiamo bisogno – ha detto oggi il segretario esecutivo della convezione sul clima dell’Onu, Yvo de Boer – Non credo sia possibile, tra oggi e la fine di dicembre, mettere a punto tutti i dettagli di una risposta a lungo termine al cambiamento climatico per il dopo 2012».

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Siena. Il meglio del vino da agricoltura biologica

Siena. Il meglio del vino da agricoltura biologica

All’Enoteca Italiana, dal 16 giugno, il biologico in degustazione. L’Ente Vini, con la collaborazione di Città del Bio, apre le porte a un apposito banco d’assaggio per far degustare in anteprima i vini premiati dalla sesta Rassegna BiodiVino. Sarà possibile assaporare il meglio del Bio all’interno della splendida Fortezza Medicea di Siena. A rendere più gustoso l’appuntamento saranno abbinati alcuni sapori locali.
In quella occasione saranno dunque presentati in anteprima i vini premiati nella sesta edizione dei vini bio che si è svolta a maggio in Trentino Alto Adige. La premiazione ufficiale dei produttori invece si terrà a Roma il 6 luglio.

giovedì 11 giugno 2009

Un tribunale per i crimini ambientali

Un tribunale per i crimini ambientali

Marica Di Pierri Associazione A Sud

Lanciata a Roma lo scorso 5 giugno la campagna promossa dal premio Nobel argentino Adolfo Peréz Esquivel per estende il mandato della Corte penale internazionale anche ai crimini ambientali

Il futuro dell’umanità dipende dalla salvezza del pianeta terra. Questo il messaggio chiave lanciato venerdì scorso, 5 giugno, dal Premio Nobel Perez Esquivel, in occasione della conferenza stampa per la presentazione della Campagna mondiale a sostegno della Corte penale europea e internazionale sui crimini ambientali.
Promotori della campagna, oltre ad Adolfo Peréz Esquivel, l’Accademia di scienze ambientali di Venezia [IAES]. La mobilitazione è divenuta una campagna dal basso, promossa in Italia dall’associazione A Sud.
L’idea di istituire un tribunale internazionale per punire i reati ambientali venne lanciata, per la prima volta, in occasione della Conferenza internazionale salute, ambiente e giustizia, tenutasi a Venezia nel novembre 2006 e, successivamente, formalizzata nella cosiddetta Carta di Venezia 2006. Alla base della proposta sta l’idea di ampliare le competenze della Corte penale internazionale, includendo una nuova figura di reato relativa ai crimini contro l’ambiente. Per fare questo è necessario modificare lo statuto della corte internazionale – serve il consenso di almeno 2/3 degli stati firmatari. Per quanto riguarda l’Europa, è prevista la creazione di una nuova corte ad hoc.
L’obiettivo della campagna internazionale, chiamata Justice for Planet Earth, è quello di promuovere una mobilitazione dal basso – che coinvolga movimenti sociali, associazioni della società civile, artisti, giornalisti, mondo accademico e scienziati – per fare pressione sui governi affinché si impegnino ad approvare le modifiche necessarie ad includere il reato di crimine ambientale nelle competenze della Cpi. Si conta di raccogliere milioni di firme in tutto il mondo, attraverso una capillare campagna di informazione e di sensibilizzazione e coivolgendo le reti sociali che già lavorano su temi affini come debito ecologico o giustizia ambientale. In America latina, ad esempio, le reti sociali stanno portando avanti la costituzione di Tribunali autoconvocati sulla giustizia climatica, la cui prima sessione si celebrarà in Bolivia nell’ottobre prossimo.
Proprio in America Latina, come in Italia, l’Associazione A Sud e il Centro di documentazione sui conflitti ambientali sono impegnati nella promozione della campagna Justice for Planet Earth attraverso attività di informazione e visibilità per la campagna e la raccolta di firme.
All’incontro, moderato dalla giornalista Cecilia Rinaldini, sono intervenuti, oltre a Perèz Esquivel – nella doppia veste di promotore della campagna e presidente della Iaes – anche Laura Greco, responsabile dell’area progetti dell’Associazione A Sud; Marcelo Enrique Conti, biologo e vicepresidente della Iaes; Pierluigi Susani, medico e collaboratore dell’associazione Action & Passion for Peace; Antonino Abrami, presidente vicario della Iaes e Massimo Cacciari, sindaco di Venezia, in video conferenza.
Peréz Esquivel, nel corso del suo intervento, ha voluto sottolineare l’importanza di includere il reato di crimine ambientale nella giurisdizione internazionale, affermando che si tratta di una questione che riguarda l’intera umanità e che è in gioco la sopravvivenza stessa del pianeta. «Questa campagna è di tutti noi. Ognuno deve assumerla come propria, perchè l’ambiente è di tutti, e ne va della sopravvivenza di tutti. Perciò ci rivolgiamo alla coscienza di ognuno ma anche ai mezzi di comunicazione e agli artisti, ricordando loro che hanno una responsabilità enorme, affinchè sposino e veicolino questa campagna».
Laura Greco ha sottolineato come sia indispensabile una «sinergia» di tutti gli attori sociali e dei movimenti per condurre sommando gli sforzi la battaglia in difesa dell’ambiente e fare pressioni sui governi affinché si impegnino ad adeguare gli standard internazionali alle nuove esigenze imposte dall’attuale congiuntura mondiale. E’ necessario agire adesso. Prima che sia troppo tardi.

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mercoledì 10 giugno 2009

Un video blog su debito Enel e nucleare


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Un video blog su debito Enel e nucleare
- I debiti di Enel, la ricapitalizzazione e il nucleare
IngrandisciRoma, Italia — In un video su YouTube l'amministratore delegato di Enel – Fulvio Conti – chiede agli azionisti di supportare l'aumento di capitale. Ma in che modo l'azienda investirà le nuove risorse finanziarie? Con un video blog il nostro direttore – Giuseppe Onufrio - spiega le ragioni delle nostre critiche e chiede chiarezza sugli investimenti futuri nel nucleare.

La ricapitalizzazione per quasi 8 miliardi di euro servirà ad Enel per poter rifinanziare una parte del debito accumulato negli ultimi mesi. Un debito salito da 50 a 61 miliardi di euro soprattutto per l’acquisizione della società spagnola Endesa. Di Endesa, Enel non ha comprato le fonti rinnovabili. Solo nucleare e centrali a carbone!


Ad aprile abbiamo lanciato il rapporto finanziario "ENEL: prospettive e rischi degli investimenti in energia nucleare" - elaborato dal Prof. Stephen Thomas dell'Università di Greenwich a Londra – che dimostra come i debiti di Enel crescerebbero di oltre 30 miliardi di euro, se la società concretizzasse le intenzioni dichiarate in questi mesi sullo sviluppo del nucleare.

Riguardo ai nuovi reattori Epr – che Enel vorrebbe costruire in Italia – nessun impianto è già in funzione. Esistono solo due cantieri: uno in Finlandia e uno in Francia. Nel cantiere finlandese si stanno accumulando enormi ritardi e i costi sono già raddoppiati. L'autorità di sicurezza nucleare finlandese, inoltre, ha riscontrato 2100 non conformità nel corso della costruzione.

Durante il passaggio in Senato del ddl "sviluppo", il ministero del Tesoro ha appena dichiarato che l'intero provvedimento sul nucleare è "in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione". Nella lettera indirizzata alla commissione Bilancio della Camera si legge che le misure potrebbero determinare "incrementi delle tariffe a carico dei consumatori".

C’è un altro punto critico. Enel ha investito in vecchi reattori di epoca sovietica in Slovacchia e Romania e decide di vendere quote di Enel Green Power, la divisione specializzata in energie rinnovabili, non solo la più redditizia ma anche la più strategica per l’ambiente.

Seminario sulle buone pratiche quotidiane

Milano. Seminario sulle buone pratiche quotidiane

L’11 giugno si terrà il secondo incontro del seminario «Creare e vivere un Gas: perché?», dedicato alle buone pratiche per vivere meglio al quotidiano, a cura di Ennio Riva. Il ciclo di incontri è promosso da Punto Rosso che spiega: «Nonostante le crisi sempre più ricorrenti del sistema economico nel quale viviamo, ci sentiamo chiedere di continuo di aumentare i nostri consumi. Questo non fa altro che continuare ad alimentare lo stesso sistema e le stesse crisi. Crediamo sia necessario creare un nuovo modo di essere consumatori. Più rispettoso del territorio nel quale viviamo, dei tempi della natura e dell’uomo. Che crei contatti positivi tra le persone e dia la possibilità di generare un’economia alternativa e sostenibile». L’appuntamento è dalle 18,30 alle 20,30 in via G. Pepe angolo via Carmagnola a Milano.
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www.puntorosso.it

sabato 6 giugno 2009

Perù, rivolta degli indios. Scontri con la polizia, 30 morti

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Perù, rivolta degli indios. Scontri con la polizia, 30 morti

Dopo mesi di tensioni, gli scontri tra gruppi indigeni e polizia nella selva amazzonica in Perù settentrionale, sono sfociati nel sangue.
Almeno 33 persone sono morte e 100 ferite. Furenti per le vittime, i manifestanti hanno risposto prendendo in ostaggio un gruppo di 38 poliziotti che custodivano una stazione dell'oleodotto Norperuano, prorietà dell'ente statale Petroperu.

La battaglia tra gli indigeni e la polizia è scoccata alle cinque del mattino di venerdì attorno alla Curva del diavolo di una strada amazzonica nella regione di Bagua, 950 chilometri a nord est di Lima, quando un nugolo di poliziotti, anche ricorrendo agli elicotteri, ha cercato di sloggiare le centinaia di indigeni che la stavano occupando da una decina di giorni

In realtà il governo peruviano ha fornito cifre differenti sugli scontri: secondo il presidente del Consiglio dei ministri, le vittime sono undici poliziotti e tre nativi. Ma i dati sugli indigeni morti dati del governo differiscono ampiamente da quelli forniti dal Collegio Medico Chachapoyas, dagli ospedali, dai mezzi di comunicazione e dalle organizzazioni indigene che parlano di 25 vittime.

La mobilitazione degli indigeni (circa 5.000 di 60 diverse tribù), riunite nella Associazione Interetnica di Sviluppo della Selva Peruviana, è cominiciata lo scorso 9 aprile: gli indigeni protestano contro una decina di decreti legislativi che considerano un attentato al loro diritto di essere consultati su terre che occupano da tempi ancestrali. Le comunità dell'Amazzonia peruviana, che vivono in zone molto remote, hanno denunciato in diverse occasioni le conseguenze della deforestazione e dello sfruttamento delle risorse naturali delle loro terre: povertà e abbandono, contaminazione delle acque, conseguenze sulla salute.
Gli indigeni accusano il governo del presidente Alan Garcia, che ha approvato i decreti per mettersi in linea con il Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti, di aver violato trattati internazionali che hanno rango costituzionale (la Convenzione 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro sui popoli Indigeni e Tribali, così come la dichiarazione dell'Onu sui popoli indigeni, entrambi sottoscritti dal Perù).

Le proteste degli indigeni si scontrano con l'interesse del governo di incrementare le riserve di gas e petrolio, presenti in grandi quantità nella selva, per far fronte a un'eventuale crisi energetica e trasformarsi in un Paese produttore. Il governo accusa gli indigeni di voler mettere «il Perù in ginocchio e bloccare il suo cammino verso lo sviluppo». Ma gli indigeni temono che i decreti aprano le porte allo sfruttamento senza controllo da parte dei privati. E da quasi due mesi hanno bloccato strade, vie fluviali e ostacolato le operazioni di trasporto di gas e petrolio, una situazione che ha messo a secco varie città. Le proteste hanno indotto il Congresso e rivedere il contenuto dei decreti legislativi, ma giovedì il Parlamento ha deciso di rinviare il dibattito sulla legge forestale, che i nativi considerano incostituzionale. E le tensioni sono sfociate nella violenza.

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Ban ki-moon: «La crisi può essere un'opportunità per il pianeta»

Ban ki-moon: «La crisi può essere un'opportunità per il pianeta»

www.misna.org


«Spegnete le luci. Usate i mezzi pubblici di trasporto. Riciclate. Piantate un albero. Pulite il parco del vostro quartiere. Rendete le società responsabili delle loro attività ambientali. E spronate i rappresentanti dei vostri governi a siglare l’Accordo a Copenhagen»: così il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, si è rivolto ai cittadini del pianeta nel suo messaggio per la Giornata mondiale dell’ambiente, che ricorre oggi, con lo sguardo puntato alla conferenza internazionale sul cambiamento climatico, in programma a Copenhagen a dicembre; un evento cruciale per il futuro del pianeta una volta scaduto, nel 2012, il Protocollo di Kyoto.
«La crisi economica e finanziaria che sta investendo il globo è un vero e proprio campanello d’allarme sulla necessità di aggiornare schemi di crescita ormai superati e compiere una transizione verso una nuova era di sviluppo che sia più verde e più rispettoso dell’ambiente» ha detto il segretario. Il mondo, ha proseguito Ban Ki-moon, «è alle prese con la grave minaccia del cambiamento climatico. Se è vero che tutti i paesi sono destinati a subirne gli effetti, i più poveri dovranno però sostenere il peso maggiore. Esiste però un’alternativa per cambiare il corso degli eventi. Durante l’incontro di Copenhagen a dicembre, verranno affrontati argomenti cruciali sul cambiamento climatico. Insieme dobbiamo spingere i governi a siglare l’Accordo per una nuova intesa climatica». Il pianeta ha anche bisogno di un «Nuovo accordo verde»; un patto «che si concentri sugli investimenti in risorse rinnovabili, infrastrutture eco-compatibili e energie efficienti. Questo determinerà non soltanto creazione di posto di lavoro e stimolo alla ripresa economica, ma concorrerà anche ad affrontare il problema del riscaldamento globale». Investire nella cosiddetta «economia verde» anche solo una parte degli incentivi previsti dai nuovi «pacchetti di stimolo economico», può «trasformare – ha detto ancora il segretario dell’Onu – la crisi di oggi nella crescita sostenibile di domani».
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venerdì 5 giugno 2009

GIORNATA MONDIALE DELL'AMBIENTE

Oggetto: 5 GIUGNO 2009 GIORNATA MONDIALE DELL'AMBIENTE

Cari Amici,Oggi 5 giugno ritorna la Giornata Mondiale dell'Ambiente, istituita dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU) per ricordare la Conferenza di Stoccolma del 1972 sull’ambiente umano, nel corso della quale prese forma il Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP). La Giornata rappresenta una delle principali iniziative con cui l’ONU stimola in tutto il mondo la consapevolezza per l’ambiente e incentiva l’attenzione politica e le azioni concrete. Il tema scelto per il 2009 è “Il vostro pianeta ha bisogno di voi, uniti per combattere il cambiamento climatico”, riflettendo l’urgenza per le nazioni di accordarsi sul nuovo patto alla cruciale Convention di Copenhagen sui cambiamenti climatici e di collaborare per il superamento della povertà e per la gestione delle risorse ambientali. Ogni anno la Giornata è celebrata in una città diversa con un'esposizione internazionale, quest'anno tocca al Messico ospitare l'evento.È questo un giorno di riflessione sullo stato del nostro ambiente per considerare attentamente le azioni che ognuno di noi potrà e vorrà intraprendere e poi prendere insieme la risoluzione di rispettare ogni forma di vita sulla terra, mantenendo stili di vita sobri. “Per realizzare queste aspirazioni, dobbiamo decidere di vivere secondo un senso di responsabilità universale, identificandoci con l'intera comunità terrestre,.Noi siamo, allo stesso tempo, cittadini di nazioni diverse e di un unico mondo, in cui il locale e il globale sono collegati. Ognuno ha la sua parte di responsabilità per il benessere presente e futuro della famiglia umana e per il più vasto mondo degli esseri viventi. Lo spirito di solidarietà umana e di parentela con ogni forma di vita è rafforzato quando viviamo con riverenza per il mistero dell'essere, con gratitudine per il dono della vita e con umiltà riguardo al posto che l'essere umano occupa nella natura.
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giovedì 4 giugno 2009

Le pratiche del buen vivir a Terra futura

Le pratiche del buen vivir a Terra futura

Gianluca Carmosino

Lo scorso fine settimana la Fortezza da Basso di Firenze ha ospitato la sesta edizione di Terra futura, la grande mostra-mercato organizzata dalla Fondazione culturale responsabilità etica. Idee ed esperienze di economia antiliberista

Forse ha ragione Francois Houtart, sociologo belga e prete cattolico fondatore del Cetri Tricontinentale: a Terra futura, la mostra-convegno internazionale sulle buone pratiche promossa lo scorso fine settimana a Firenze dalla Fondazione culturale responsabilità etica [del gruppo Banca etica], Houtart in un incontro con Saskia Sassen e altri ha spiegato che per uscire dalla crisi ci sono tre possibilità: la prima è di cambiare gli attori, a cominciare dai banchieri, perché incapaci o corrotti. La seconda, neokeynesiana, è chiedere di regolamentare il sistema divenuto troppo selvaggio. La terza, invece, mira a un cambiamento dei parametri occidentali «e soprattutto della nostra relazione con la natura, passando dallo sfruttamento al suo rispetto e a un uso sostenibile delle risorse». Si tratterebbe di privilegiare, ha spiegato Houtart, ciò che è chiamato in economia ‘valore dell’uso’, «cioè quanto è utile a tutto il genere umano e non solo al ritorno per gli azionisti. Questo comporta una nuova filosofia dell’economia e una seria critica del capitalismo».
Già, perché a Terra futura, era ormai normale, quest’anno più del solito, negli incontri, nei laboratori, negli stand ragionare di fine del capitalismo e di alternative pratiche [quello che in America latina molto chiamano «buen vivir»]. In realtà, anche in altri pezzi di società meno attenti alle buone pratiche e all’economia solidale, e persino su alcuni grandi media, è sempre più inevitabile parlare di capitalismo in crisi e capita spesso di leggere di come alcuni temi sollevati per primi dai movimenti sociali, da Seattle a Genova passando per Firenze [dove nel 2002 si è svolto il Forum sociale europeo e, non a caso, da allora anche Terra futura], siano improvvisamente al centro delle attenzioni di molti. Per questo quella del 2009 è stata un’edizione di Terra futura diversa dalle altre.
Tra quelli che nei giorni scorsi erano alla Fortezza da Basso di Firenze c’è chi ha osservato come non solo i temi ma anche il modello «Terra futura» sembra oggi replicarsi e interessare altre città, come nel caso di Fa’ la cosa giusta promossa in diverse regioni, e forse anche per questo, oltre che per il ponte del 1 giugno, il numero delle persone che ha partecipato a Terra futura quest’anno è stato un po’ inferiore alle attese [per alcuni resta anche il problema della presenza di organizzazioni che non metterebbero davvero in discussione l’economia liberista].
Di certo, quando gruppi di cittadini si incontrano tra di loro per ragionare, approfondire, raccontare storie di altra economia significa che gli anticorpi sociali alla crisi della democrazia e al turbocapitalismo ci sono e si diffondono. Questa sensazione, ad esempio, era presente tra le circa ottanta persone che hanno partecipato all’incontro promosso domenica 31 maggio a Firenze, da Rete per la decrescita, Carta, Altreconomia e Valori: la mattina in forma assembleare e nel pomeriggio attraverso due gruppi di lavoro, si è discusso di crisi e di risposte della società delle decrescita, ma soprattutto di come favorire la diffusione di principi e pratiche alternative, anche se insufficienti, ora che lo sviluppo, la crescita infinita sembrano rischiare di implodere su stessi [su Carta nelle prossime settimane racconteremo meglio di questo incontro e di come proseguire quanto avviato].
A Terra futura si è discusso molto di finanza solidale, di imprese alternative, di economia locale come risposte alla crisi [ad esempio con il lancio dell’iniziativa G(S)8, promossa dalla coalizione Help Local Trade], di crisi ambientale e migranti [saranno 135 milioni nel 2010 i «profughi ambientali»], di agricoltura sociale, di bioedilizia, di commercio equo [a Firenze, ad esempio, c’erano i prodotti della prima linea in Italia di intimo bio-equo nata da un progetto di rete tra soggetti del nord e del sud del mondo e promosso dalla cooperativa Fair] e di molti altri temi.
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mercoledì 3 giugno 2009

Amazzonia, che macello

Amazzonia, che macello!

Amazzonia in fiamme

— Un paio di scarpe Geox, Adidas, Timberland o Clarks, un divano di pelle Chateaux d’ax o Ikea, un piatto di carne Simmenthal o Montana possono avere un’impronta devastante sull’ultimo polmone del mondo. Dopo tre anni di indagine, oggi pubblichiamo l’inchiesta scandalo “Amazzonia, che macello!”.

Abbiamo scoperto che la foresta amazzonica viene distrutta per far spazio agli allevamenti illegali di bovini. E la carne e la pelle che ne derivano contaminano le filiere internazionali dell’alimentare, dell’arredamento, della moda e delle scarpe.

Le prove raccolte dimostrano, infatti, che i giganti del mercato della carne e della pelle brasiliani - Bertin, JBS, Marfrig - vengono regolarmente riforniti da allevamenti che hanno tagliato a raso la foresta ben oltre i limiti consentiti dalla legge. Le materie prime, frutto di crimini forestali, ‘sporcano’ le filiere produttive di tantissimi marchi globali e distributori. Tra questi: Adidas, BMW, Geox, Chateau d’Ax, Carrefour, EuroStar, Ford, Honda, Gucci, Ikea, Kraft, Cremonini, Nike, Tesco, Toyota, Wal-Mart.

A livello globale la deforestazione determina il 20 per cento delle emissioni di gas serra. Il Brasile è il quarto più grande emettitore di gas serra a livello globale (dopo Usa, Cina e Indonesia). Il governo brasiliano è a tutti gli effetti un socio in affari della distruzione della foresta: per promuovere la crescita della produzione di carne e pelle sta investendo per sviluppare ogni singola parte della filiera della carne e delle pelle nel Paese.

Mentre voi leggete queste righe, gli allevamenti bovini continuano a distruggere un ettaro di Amazzonia ogni 18 secondi. Non è tutto. I dati a nostra disposizione rivelano che alcune delle fattorie che riforniscono Bertin, JBS e Marfrig utilizzano forme illegali di lavoro schiavile e occupazione di riserve indigene. In Brasile, nel 2008, ben 3005 nuovi schiavi sono stati liberati da decine di aziende zootecniche. Il 99 per cento di questi erano tenuti prigionieri in Amazzonia.

È il tempo del coraggio e della responsabilità per i governi e per le aziende che stanno dietro ai marchi globali se vogliamo vincere la sfida del cambiamento climatico. Per produrre una paio di scarpe sportive, invece, rischiamo di deforestare illegalmente, promuovere forme di nuova schiavitù e accelerare il cambiamento climatico.

Chiediamo a tutti i marchi coinvolti di interrompere immediatamente i rapporti commerciali con aziende o allevamenti che sono legati alla distruzione dell’Amazzonia
Alla conferenza sul Clima di Copenhagen a dicembre 2009 un vero accordo per la salvezza del clima e del pianeta deve includere azioni concrete e fondi adeguati per fermare la deforestazione.

Chiedi anche tu a Geox, Nike, Timberland, Adidas, Reebok e Clark’s di far respirare l'Amazzonia
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