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giovedì 8 aprile 2010

L'emergenza del fiume Lambro non è ancora finita .....

L'emergenza del fiume Lambro non è ancora finita


L'emergenza che ha colpito il fiume Lambro lo scorso 23 febbraio non è finita come ha voluto farci credere il capo della Protezione civile Guido Bertolaso

L’emergenza dovuta allo sversamento di idrocarburi nel Lambro, avvenuta il 23 febbraio scorso non è ancora finita.
Queste sono le conclusioni della Lipu che ha seguito la vicenda del recupero degli uccelli contaminati dai liquidi fuoriusciti dalla Lombarda Petroli di Villasanta, vicino Monza.
Ci sono diversi elementi non chiari, il primo dei quali è la quantità dello sversamento. I dati dell’Agenzia regionale per l’ambiente e quelli di Brianza Acque, che gestisce il depuratore di Monza, non collimano. Lo sversamento, possibile tecnicamente solo con l’intervento doloso di più persone, si è riversato nelle fogne collegate con il depuratore di Monza. Brianza Acque invece dice di aver trattenuto la maggior parte degli inquinanti, tanto che il depuratore è tuttora fuori uso. Ma la quantità dispersa è stata sufficiente per percorrere tutta l’asta del fiume a valle [c’è chi parla di 40 km di scia], arrivare nel Po e trovare lo sbarramento di Isola Serafini, che avrebbe trattenuto tutto il resto, tanto che i fanghi di Isola Serafini, ricchi di idrocarburi, stanno bruciando nell’inceneritore di Piacenza.
I conti non tornano. Inizialmente le notizie ufficiali parlano di 50 mila tonnellate ma la stima sembra persino in difetto, dopo qualche giorno il dato ufficiale parlerà di 2600 tonnellate, poco più di quanto avevano dichiarato alla Lombarda Petroli come stoccaggio massimo 2500, un dato che guarda caso permette di evitare gli obblighi di legge come industria a rischio di incidente rilevante.
Un dato ridicolo che non trova riscontro nella realtà e nella matematica: Brianza acque dichiara che lo sversamento è stato di 2800 tonnellate e che il loro depuratore ne ha trattenuto il 70 per cento. Ma ad Isola Serafini dichiarano di aver trattenuto 1800 tonnellate di idrocarburi e che 600 sono proseguite nel Po [fino al mare ovviamente]. E quindi quante sono le tonnellate sversate?
Anche sulla qualità di quanto sversato ci sono seri dubbi, cosa contenevano esattamente le cisterne? I volontari della Lipu che hanno soccorso gli uccelli contaminati parlano di lesioni incompatibili con i semplici idrocarburi, persino il Tg regionale si era interessato della loro attività salvo poi tagliare la parte in cui si denunciavano queste morti sospette degli uccelli…
Perché qualcuno, forse dell’azienda [solo chi sapeva il funzionamento dell’impianto poteva effettuare uno sversamento], avrebbe dovuto sversare degli idrocarburi che stoccava in quantità previste dalla legge? O forse c’era qualcos’altro? Qualcosa che nel Delta del Po ha spinto la Regione Veneto ad impedire per giorni di usare l’acqua anche per usi alimentari? Qualcosa che ha fatto morire gli uccelli per emorragie interne e organi spappolati?
La combinazione di questo «incidente» con l’approvazione del decreto ministeriale che depenalizza di fatto l’inquinamento delle acque è veramente singolare. Lo è ancora di più se si pensa che nel mese successivo al disastro vi sono stati altri importanti episodi di sversamenti nello stesso Lambro, nel Naviglio Pavese, in una roggia del Parco di Trenno [Milano ovest]… quasi come se il via libera del decreto avesse messo in moto una serie di processi viziosi di imitazione.
E la Regione cosa fa? Il celeste Formigoni, che si accinge a festeggiare i venti anni di governo della Lombardia ha stanziato fondi importanti [20 milioni di euro ma solo per cominciare] per rendere il Lambro balneabile entro il 2015. Ma come, non era stata la stessa regione a dichiarare qualche anno fa che il Lambro era un fiume morto, tanto da chiedere una proroga alla Direttiva Acque dell’Unione Europea? Un corso d’acqua che attraversa Monza, Milano [Lambrate, Ponte Lambro], Melegnano, può resuscitare in 5 anni? Oppure i soldi arrivano «ad orologeria», diciamo per far muovere l’economia, indipendentemente dai risultati?
E se anche tutto questo facesse parte della ruvida guerra dell’acqua che in tutta Italia si sta giocando sulla pelle della gente?

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