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martedì 20 luglio 2010

Marea nera anche in Cina




Marea nera anche in Cina

Una gigantesca chiazza di petrolio si è riversata in mare dopo l’esplosione di due oleodotti, venerdì scorso, e ha già costretto le autorità di Pechino a chiudere il porto di Dalian. Secondo l’agenzia Nuova Cina, la macchia si estende per «almeno 50 chilometri quadrati». La PetroChina, una grande compagnia petrolifera che gestisce due raffinerie nel porto di Dalian, ha già preparato un piano di emergenza. Non ci sono state vittime mentre i danni agli impianti del porto «devono ancora essere determinati». Il petrolio si è riversato nel porto di Xingang, sede di una riserva strategica di 19 milioni di barili di petrolio, dopo le due esplosioni, le cui cause non sono ancora state accertate.
L’agenzia di stampa statale Xinhua ha detto oggi che una ventina di imbarcazioni specializzate nelle operazioni di pulizia, insieme alla flottiglia di navi da pesca, stanno usando solventi e assorbenti per ripulire la chiazza.
Con circa un terzo del petrolio recuperato al momento, sono necessari almeno altri 4-5 giorni per completare le operazioni, ha detto l’agenzia citando Luan Yuxuan, vicedirettore dell’amministrazione per l’Ocerano e la Pesca di Dalian.

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PECHINO - Piu' di duemila pompieri sono intervenuti per spegnere uno spettacolare incendio che per fortuna non ha fatto vittime oggi a Dalian, citta' portuale sulla costa nordorientale della Cina. L'incendio si e' sviluppato in seguito ad una serie di esplosioni che si sono verificate in due gasdotti della China National Petroleum Corporation (Cnpc), il principale gruppo petrolifero cinese.

I vigili del fuoco hanno impiegato 15 ore a spegnere il fuoco alimentato dal gas fuoriuscito dai gasdotti, che ha creato un'enorme nuvola nera che ha avvolto tutta la zona del porto.

Nell'area non ci sono abitazioni. Un forte odore di bruciato si e' diffuso fino nel centro della citta' ma il gas non e' tossico, secondo le autorita' locali. L'agenzia Nuova Cina afferma che l'incendio si e' prodotto poco dopo che una petroliera aveva scaricato 300mila tonnellate di petrolio. Un vice primo ministro e' stato inviato dal governo di Pechino a dirigere le operazioni, aggiunge l' agenzia.


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PECHINO - Il porto di Dalian, nel nordest della Cina, è stato chiuso mentre le autorità cercano di contenere una macchia di petrolio che si è prodotta dopo l'esplosione di due oleodotti, venerdì scorso. Secondo l'agenzia Nuova Cina, la macchia si estende per "almeno 50 chilometri quadrati". La PetroChina, una grande compagnia petrolifera cinese che gestisce due raffinerie nel porto di Dalian ha preparato un piano di emergenza nel caso che lo scalo resti chiuso per una settimana. "Speriamo che sia possibile riaprire il porto al più presto", ha dichiarato un portavoce della compagnia. La produzione delle due raffinerie, ha aggiunto, è stata tagliata di "molte migliaia di tonnellate". Non ci sono state vittime mentre i danni agli impianti del porto "devono ancora essere determinati", secondo funzionari del governo locale citati da Nuova Cina. L'agenzia aggiunge che 500 pescherecci sui quali sono stati montati degli "skimmers" (apparecchiature per separare l'acqua dal petrolio) e che trasportano grandi quantità di solvente vengono impiegati nel tentativo di ripulire le acque del porto. Un portavoce del governo ha sostenuto che "i pescherecci sono piccoli e facili da manovrare e possono ripulire rapidamente la macchia". Il petrolio si è riversato nel porto di Xingang dopo la due esplosioni, le cui cause non sono ancora state accertate. Centinaia di pompieri hanno impiegato nel fine settimana scorso 15 ore per spegnere l'incendio provocato dalle esplosioni. Il vicedirettore dell'Ufficio per il mare e la pesca del governo di Dalian Luan Yuxuan ha dichiarato che finora sono state eliminate 280 tonnellate di petrolio ma ha aggiunto che ancora non si conosce la quantità di petrolio disperso nel mare. Secondo l'esperto del settore petrolifero David Johnson il costo delle operazioni di ripulitura non dovrebbe superare i 50 milioni di dollari. "Non dovrebbe essere un costo eccessivo, si tratterà di decine e non di centinaia di dollari". "Il problema - ha aggiunto - è di chi era il petrolio e se era assicurato. La domanda ora è 'Chi e' responsabile?' Come nel caso della Bp (nel Golfo del Messico), di chi è la colpa?".

(di Beniamino Natale)


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