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lunedì 18 ottobre 2010

Francia , centrale nucleare di Bugey , PROBLEMI , riavviamento del reattore 2

 

 

 

Francia - centrale nucleare di Bugey: sbalzo di livello 1 prima del riavviamento del reattore 2



Bugey: sbalzo di livello 1 prima della riavviamento del reattore 2 



Domenica, 17 Ottobre 2010 - Michel DEPROST - traduzione : Fabienne Melmi
http://www.enviscope.com/index.php?option=com_content&view=article&id=10115%3A-bugey-ecart-de-niveau-1-avant-le-redemarrage-du-reacteur-2&catid=60%3Anucleaire&Itemid=72

Durante un'operazione di riempimento di un circuito dell'edificio del reattore 2, una paratoia difettosa ha provocato  un rialzo di pressione al di là del livello autorizzato.   

  Il 9 ottobre alle 20.41, le operazioni di riempimento di un circuito localizzato nell'edificio reattore numero 2 della centrale di Bugey sono dovute essere sospese in seguito alla disfunzione di una delle paratoie di sfiatatoio. Al momento di questa rimessa in acqua, delle paratoie sono aperte per permettere all'aria di uscire delle tubature. Le squadre di manutenzione hanno sostituito la paratoia difettosa.

Senza conseguenza sulla sicurezza ed il funzionamento delle installazioni il difetto ha indotto una salita momentanea della pressione a 6,4 bar. Il circuito è previsto per resistere ad una pressione di 40 bar, ma le regole di sfruttamento impongono di non superare 5 bar di pressione durante queste operazioni di ventilazione.   

   Per questa ragione, lo sbalzo è stato dichiarato il 13 ottobre all'autorità di Sicurezza, al livello 1 della scala INES che ne conta sette . L'unità di produzione n°2 è all'arresto dal 27 febbraio 2010 per la terza visita decennale e la sostituzione dei generatori di vapore. Le operazioni preliminari alla ripresa comprendono particolarmente la rimessa in acqua di circuiti svuotati durante l'arresto


Una lista di incidenti nelle centrali nucleari 

francesi negli ultimi mesi

 http://www.ecoblog.it/post/7297/una-lista-di-incidenti-nelle-centrali-nucleari-francesi-negli-ultimi-mesi


Quando si parla della Francia e del nucleare si parla sempre dei bassi costi di produzione. Mai o quasi degli incidenti che regolarmente si verificano. Cerchiamo, almeno in parte di colmare questa lacuna, elencandovi gli incidenti principali degli ultimi mesi. Perché il nucleare non è pulito né sicuro:
7 luglio 2008: fuoriuscita di circa 30 metri cubi di una soluzione contenente uranio nel sito nucleare di Tricastin. Una parte finisce nei fiume Gaffière e Auzon e nei pozzi d’acqua potabile. Ovviamente viene vietato il consumo di acqua e pesce - oltre al divieto di balneazione e di svolgere sport in acqua.
18 luglio 2008: rottura di una canalizzazione che genera una fuoriuscita di acque contaminate in un impianto a Romans-sur-Isere.
23 Luglio 2008: vengono contaminati cento operai per una perdita di una tubatura del reattore 4 della centrale di Tricastin. E’ il terzo incidente nucleare nella zona in una quindicina di giorni. gli operai sono stati irradiati dal cobalto 58.


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leggi anche 


NON AFFIDARTI A DEI CIARLATANI GIOCA  LE TUE CARTE 

http://maucas.altervista.org/imago_carte.html

GUARDALE QUI SOTTO CLICCA
LA FOTO



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sabato 16 ottobre 2010

segui la diretta insieme a noi per scongiurare il rischio di un futuro radioattivo.

Altroconsumo - Free mini stereo .LINK X LA DIRETTA TV

                                             
Ciao ,

mancano solo tre giorni a “Nuclear Emergency”, la nostra serata-evento contro il nucleare al Teatro Vittoria di Roma. In pochi giorni abbiamo ricevuto tantissime prenotazioni, quindi per permettere a tutti voi cyberattivsti di partecipare trasmetteremo l’evento anche in streaming sul nostro sito.

Lunedì 18 ottobre ore 20.30 collegati all’indirizzo diretta e segui la diretta insieme a noi per scongiurare il rischio di un futuro radioattivo.

“Nuclear Emergency” si aprirà con l’eclettismo musicale di Adriano Bono & Torpedo Sound Machine, a seguire l’eco-comicità di Diego Parassole, con il suo spettacolo “Che Bio ce la mandi buona”. Poi saliranno sul palco la cantante partenopea, Teresa De Sio, che leggerà “La cattiva sorella. Lettera alle vedove dei liquidatori di Cernobyl” e Giovanni Soldini, il navigatore italiano delle imprese in solitaria.

La seconda parte sarà tutta musicale, con le note speciali dei Têtes de Bois, le sonorità di Leo Pari e l’hip hop del Piotta. La serata si chiuderà sulle note di “NO AL NUCLEARE” il brano degli “Artisti contro il nucleare”.

Lunedì 18 seguici on line a partire dalle 20.30 e condividi questo link www.greenpeace.it/diretta tra i tuoi contatti.
Aiutaci a far crescere questa grande community che dice basta alla truffa nucleare del Governo!





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martedì 12 ottobre 2010

Bocciati negli Usa i reattori nucleari Epr che l’Italia costruirà




Bocciati negli Usa i reattori nucleari Epr che l’Italia costruirà


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Troppo costosi, troppo rischiosi nonostante gli incentivi dello Stato. Dagli Stati Uniti viene una sonora bocciatura ai reattori nucleari francesi Epr: quelli che l’Italia costruirà in quadruplice copia, stando alle intenzioni dell’attuale Governo.

Qui in Italia ci dicono e ci ripetono che le centrali nucleari Epr verranno costruite esclusivamente con capitali privati. Negli Usa neanche il denaro pubblico le ha rese appetibili.

Delle due l’una: o ci raccontano una balla a proposito dei capitali esclusivamente privati o, anzichè con finanziamenti pubblici, le centrali nucleari italiane saranno puntellate attraverso un prezzo politico dell’energia elettrica che esse produrranno e che noi pagheremo.

In questo caso “prezzo politico” ha il significato esattamente opposto a “basso”. Detto in altri termini, prenderanno comunque tanti soldi dalle nostre tasche. Ed ora, la storia che viene dagli Stati Uniti.

Lo sfondo del “no, grazie” ai reattori nucleari francesi Epr è costituito dagli incentivi al nucleare promossi da Obama. Si tratta di “loan guarantees”, prestiti garantiti con denaro dello Stato.

Senza garanzie dello Stato, gli investitori di oltre Oceano considerano i progetti nucleari assolutamente non appetibili.

La società Constellation Energy Group si era messa d’accordo con Électricité de France per costruire un impianto nucleare Epr nel Maryland.

E adesso Constellation Energy ha stabilito che non utilizzerà gli incentivi del Governo, ritenendo che essi abbiano condizioni improponibili e costi irragionevoli. Significa con ogni probabilità che l’impianto non si farà. Significa soprattutto che i reattori nucleari Epr (ma anche gli altri) non stanno in piedi senza stampelle pubbliche particolarmente solide e molto generose. Cioè senza un mucchio di soldi dei contribuenti.

Ricordate cosa sta succedendo ai gemelli Epr dei futuri impianti italiani in costruzione a Flamanville (Francia) e a Olkiluoto, in Finlandia: costi e tempi indefinibili. Ricordate che non c’è ancora nessun reattore Epr ultimato e funzionante.

Ricordate, infine, i difetti di sicurezza e architettura concettuale dei reattori Epr denunciati in Francia dalla rete Sortir du Nucleaire, che ha reso pubblici documenti anonimi provenienti da Électricité de France.

Ecco, ricordatelo sempre. La promessa campagna mediatica a favore del nucleare sta già cominciando, anche se non siamo ancora arrivati agli spot televisivi a reti unificate. Ed è utile preparare gli anticorpi.


Sul Washington Post la bocciatura negli Usa dei reattori Epr

Su Reuters la tabella di marcia inizialmente prevista per il reattore Epr negli Usa

http://www.blogeko.it/2010/troppo-costosi-troppo-rischiosi-bocciati-negli-usa-i-reattori-nucleari-epr-che-litalia-costruira/



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giovedì 7 ottobre 2010

L'ecodisastro ungherese: fango rosso nel danubio blu





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Il fango tossico di colore rosso fuoriuscito da una fabbrica di allumino a 167 km da Budapest ha raggiunto il Danubio. Il composto caustico formato dallo scarto della lavorazione di bauxite stamane si e' riversato nel corso del fiume, il secondo piu' lungo d'Europa.

A darne notizia un funzionario del servizio ungherese di controllo sulle acque. I danni all'ecosistema fluviale potrebbero rivelarsi catastrofici. Il fango rosso ha una composizione alcalina sopra la norma, cosa che porta la sostanza ad avere effetti corrosivi e irritanti.

L'ecodisastro ha gia' provocato la morte di quattro persone, tra cui due bambini, mentre oltre 120 persone risultano ferite a causa delle ustioni riportate a causa del contatto con la sostanza. Trenta milioni di metri cubi della sostanza si sono riversate in 40 chilometri quadrati colpendo come una vera e propria inondazione i paesi nei pressi della fabbrica. Il governo ungherese ha gia' stanziato la somma di centomila fiorini a famiglia, circa 4mila euro, da addebitare alla "Mal S.A.", l'azienda colpevole della fuoriuscita di liquido tossico.

Un disastro analogo e' accaduto in Corsica tra il 1972 e il 1974. La Montedison incominciò a sversare nel mare a ridosso dell'isola gli scarti della lavorazione del biossido di titanio, composto utilizzato in siderurgia. L'ecosistema corso subì conseguenze fatali, soprattutto tra i pesci e i cetacei. A seguito di un'iniziativa popolare la pratica fu fermata e la societa' italiana condannata per i danni ambientali.



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martedì 5 ottobre 2010

Con lo slogan “Nuclear Emergency” ti invitiamo al Teatro Vittoria di Roma.

ROMA - TEATRO VITTORIA - 18 OTTOBRE - INGRESSO LIBERO




Altroconsumo - Free mini stereo .
Ciao ,

Con lo slogan “Nuclear Emergency” ti invitiamo al Teatro Vittoria di Roma.
Comicità, letture, video e azioni di Greenpeace e un grande concerto finale per scongiurare il rischio di un futuro radioattivo.

Si esibiranno Diego Parassole, Teresa De Sio, Giovanni Soldini, i Têtes de Bois e gli “Artisti contro il Nucleare” (Piotta e Adriano Bono & Torpedo Sound Machine) che, insieme a Greenpeace, hanno deciso di dire basta alla truffa nucleare per una rivoluzione energetica pulita.

L'ingresso è gratuito e i posti disponibili sono 500. Ti aspettiamo!





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La Danimarca entro il 2050 dirà addio ai combustibili fossili



Le emissioni di gas serra saranno ridotte dell'80-95%

La Danimarca entro il 2050
dirà addio ai combustibili fossili

Il premier Rasmussen: «Presenteremo un piano che riguarderà ogni settore della società. Con scelte difficili»


 COPENAGHEN - Petrolio e altri combustibili fossili? La Sirenetta risponde «no grazie». La Danimarca ambisce infatti a raggiungere entro il 2050 la piena indipendenza dai combustibili fossili. L’obiettivo è indicato in un rapporto predisposto dalla Commissione governativa danese sul clima. «Il mio governo studierà le raccomandazioni del rapporto molto da vicino, e presenterà un percorso con una data per liberarci dai combustibili fossili», ha dichiarato il primo ministro danese Lars Rasmussen. «Saremo uno dei primi Paesi al mondo. Un piano per una transizione come questa toccherà ogni settore della società, e implicherà scelte molto difficili». PROGETTI - Attualmente la Danimarca produce 3 mila megawatt eolici, in gran parte con impianti offshore, che dovrebbero salire a 18 mila MW nei prossimi 40 anni. Le tasse sull’energia prodotta da combustibili fossili dovrebbe crescere da 5 corone danesi (attualmente 0,67 euro) per gigajoule a 50 entro il 2030. Altri interventi dovrebbero riguardare l’introduzione di punti di ricarica per auto elettriche e il miglioramento del sistema di distribuzione dell’energia con l’installazione in tutte le case di contatori «intelligenti». Una prima rete di ricarica dedicata alle auto elettriche dovrebbe partire l’anno prossimo in contemporanea con Israele. «L’obiettivo è possibile», ha sottolineato il premier Rassmussen, «anche se ha implicazioni sul piano del debito e dei posti di lavoro vanno analizzate. Ma sappiamo che dobbiamo partire ora per raggiungerlo». SCENARI - Secondo il rapporto della Commissione sul clima, la discesa dei costi per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, insieme alla crescita dei prezzi dei combustibili fossili renderanno «sorprendentemente limitato» il costo della conversione dell’attuale modello produttivo a uno scenario di sostenibilità energetica. Inoltre la limitazione dei consumi concorrerà significativamente al raggiungimento di questo risultato. RISCALDAMENTO DOMESTICO - Per arrivare agli obiettivi prefissati, fondamentale è il ruolo giocato dal riscaldamento domestico, specie in un Paese dal clima sicuramente non favorevole come la Danimarca. Il rapporto della Commissione sottolinea l’importanza dell’energia ricavata dalle biomasse e il contributo che altre fonti rinnovabili, come il solare, il geotermico e le pompe di calore potranno dare alle reti di teleriscaldamento.] COPENAGHEN - Petrolio e altri combustibili fossili? La Sirenetta risponde «no grazie». La Danimarca ambisce infatti a raggiungere entro il 2050 la piena indipendenza dai combustibili fossili. L'obiettivo è indicato in un rapporto predisposto dalla Commissione governativa danese sul clima. «Il mio governo studierà le raccomandazioni del rapporto molto da vicino, e presenterà un percorso con una data per liberarci dai combustibili fossili», ha dichiarato il primo ministro danese Lars Rasmussen. «Saremo uno dei primi Paesi al mondo. Un piano per una transizione come questa toccherà ogni settore della società, e implicherà scelte molto difficili».

PROGETTI - Attualmente la Danimarca produce 3 mila megawatt eolici, in gran parte con impianti offshore, che dovrebbero salire a 18 mila MW nei prossimi 40 anni. Le tasse sull'energia prodotta da combustibili fossili dovrebbe crescere da 5 corone danesi (attualmente 0,67 euro) per gigajoule a 50 entro il 2030. Altri interventi dovrebbero riguardare l'introduzione di punti di ricarica per auto elettriche e il miglioramento del sistema di distribuzione dell'energia con l'installazione in tutte le case di contatori «intelligenti». Una prima rete di ricarica dedicata alle auto elettriche dovrebbe partire l'anno prossimo in contemporanea con Israele. «L'obiettivo è possibile», ha sottolineato il premier Rassmussen, «anche se ha implicazioni sul piano del debito e dei posti di lavoro vanno analizzate. Ma sappiamo che dobbiamo partire ora per raggiungerlo».

SCENARI - Secondo il rapporto della Commissione sul clima, la discesa dei costi per l’installazione di impianti da fonti rinnovabili, insieme alla crescita dei prezzi dei combustibili fossili renderanno «sorprendentemente limitato» il costo della conversione dell’attuale modello produttivo a uno scenario di sostenibilità energetica. Inoltre la limitazione dei consumi concorrerà significativamente al raggiungimento di questo risultato.

RISCALDAMENTO DOMESTICO - Per arrivare agli obiettivi prefissati, fondamentale è il ruolo giocato dal riscaldamento domestico, specie in un Paese dal clima sicuramente non favorevole come la Danimarca. Il rapporto della Commissione sottolinea l'importanza dell'energia ricavata dalle biomasse e il contributo che altre fonti rinnovabili, come il solare, il geotermico e le pompe di calore potranno dare alle reti di teleriscaldamento.

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domenica 3 ottobre 2010

Una via d'uscita per la Terra - Intervista a Jeremy Rifkin




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Jeremy Rifkin è stato presente a Woodstock 5 Stelle in video. Per lui è la seconda volta dopo Woodstock - USA nel 1969. Un veterano. E' stato uno degli opinion leader mondiali che hanno partecipato e parlato del nostro futuro a Cesena, completamente ignorati dai media al carro delle centrali nucleari e degli inceneritori. Rifkin descrive l'Italia come un grande giacimento di energie: l"Arabia Saudita delle energie rinnovabili", dall'eolico al geotermico, al solare. E' arrivata l'ora di sfruttarlo questo giacimento.





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EMERGENZA RIFIUTI ? UN TRUCCO : L'INCERENITORE RINGRAZIA




EMERGENZA RIFIUTI ? UN TRUCCO : L'INCERENITORE RINGRAZIA



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Emergenza rifiuti: un giallo? Ma no, nessun enigma. Qualcuno, semplicemente, interrompe il ritiro della spazzatura per incepparne lo smaltimento. Obiettivo vero: scoraggiare la raccolta differenziata, a tutto vantaggio degli inceneritori. La concorrenza fra riciclaggio ecologico e incenerimento spiega le crisi-rifiuti che si succedono, non solo a Napoli. «Se teniamo al 40 per cento la soglia da raggiungere per la differenziata, la termovalorizzazione non la faremo mai», protesta il ras abruzzese dei rifiuti, che chiede alla Regione – secondo l’intercettazione pubblicata da “Repubblica” il 23 settembre – di «abbassare la quota della differenziata». Da notare che il 40 per cento di raccolta differenziata è una prescrizione di legge valida su tutto il territorio nazionale da raggiungere entro l’anno in emergenza rifiuticorso, mentre al 2012 la percentuale dovrà salire al 65 per cento, ricorda Guido Viale sul “Manifesto”. Nonostante ciò, «per chiedere l’abbassamento della soglia si è già mossa persino l’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, preoccupata evidentemente che gli inceneritori, attivi o in arrivo, restino all’asciuto». Ed eccoci di fronte alla spiegazione del disastro della Campania, aggiunge Viale, dove da 16 anni la differenziata è al palo, con l’eccezione di alcuni comuni “virtuosi”, uno dei quali è stato anche commissariato perché il suo sindaco faceva “troppa” raccolta differenziata.
L’attesa è per degli inceneritori previsti dal piano regionale: prima 14, poi tre, poi uno, poi di nuovo quattro, cinque, ora non si sa più: quello che c’è, inaugurato in pompa magna ad Acerra da Berlusconi e Bertolaso un anno e mezzo fa, «non funziona e non funzionerà mai, ma è bastato a tener ferma la raccolta differenziata e ad accumulare dieci milioni di tonnellate di ecoballe nelle campagne più fertili della penisola, perché doveva fare ricca, con gli incentivi all’incenerimento, prima l’Impregilo (la società più amata da inceneritore AcerraBerlusconi, dopo Mediaset), poi l’A2A, la multiservizi dei sindaci berlusconiani di Milano e di Brescia».
Ed ecco spiegato, continua Viale, anche il disastro dei rifiuti siciliani, in attesa anch’essi da una decina di anni di quattro inceneritori (poi cancellati; per diventare subito dopo nove; uno per Provincia; per di più in una Regione che le Province si è impegnata ad abolirle). Non sfugge allo strapotere dei “termovalorizzatori” neppure l’Emilia, «da tempo controllata dal colosso multinazionale Hera e dai suoi inceneritori: la raccolta rifiuti “porta a porta” si fa con il contagocce». Emblematico il caso di Argelato, l’unico Comune italiano che italiano che ha respinto con un referendum promosso dalle destre la raccolta rifiuti “porta a porta”, costringendo alle dimissioni il sindaco del Pd che l’aveva fortemente voluta. «Al momento di assumere la gestione dei rifiuti ad Argelato – dice Viale – Hera aveva mobilitato i quadri del Pd per mettere sotto scacco loro il sindaco».
La differenziata “porta a porta” è un servizio di vicinato: richiede un rapporto diretto e permanente fra utenti e operatori dell’azienda per promuovere l’adeguamento continuo del servizio, la qualificazione del personale e la collaborazione della cittadinanza. Più gli interessi dell’azienda si allontanano dal territorio, più il rapporto evapora. Gli interessi centrali di Hera, continua Viale, sono la finanza, la borsa, i grandi impianti (soprattutto gli inceneritori) mentre il servizio di raccolta è sempre più delegato in discaricasubappalto a cooperative dove si risparmia sui salari, non c’è formazione, il turnover è altissimo e il coinvolgimento del personale nullo. «In queste condizioni la raccolta “porta a porta” è solo un onere e non promette niente di buono».
Quello che vale per i rifiuti urbani, osserva sempre Guido Vialle, in fondo vale anche per tutti gli altri servizi pubblici locali: gestione delle acque, trasporto e mobilità, distribuzione di gas ed energia elettrica («più si risparmia o si installano fonti rinnovabili, meno l’azienda guadagna), ma poi anche cultura e assistenza sociale. «Taglieggiando l’utenza, queste grandi aziende sono anche in grado di destinare ai Comuni che ne sono azionisti una Guido Vialequota dei loro profitti». Viale racconta di una confidenza ricevuta da un militante Pd, «contento» perché Hera destina un milione all’anno di dividendi al suo Comune. «D’accordo, ma quei soldi da dove li ha presi?».
In questo modo, insiste Viale, è l’azienda che controlla il Comune e non viceversa. L’inceneritore di Brescia (ex Asm; oggi di A2A), «la gallina dalle uova d’oro della rifiutologia italiana», è un esempio da manuale. Se il Comune di Capannori (Lucca) è riuscito a diventare un campione italiano di raccolta differenziata (il primo a puntare sull’obiettivo rifiuti zero) è perché ha mantenuto – insieme ad altri quattro centri di media dimensione – il controllo di un’azienda di igiene urbana con il 100% di azionariato pubblico: cosa che la legislazione italiana ormai mette al bando, imponendo, sotto le false apparenze della “liberalizzazione”, la privatizzazione dei servizi pubblici locali. «Se ad Argelato vince invece il ritorno alla raccolta dei rifiuti con i cassonetti stradali – conclude Viale – è perché la multiservizi Hera ha ormai assunto il comando sulle vicende politiche a amministrative del territorio» (info: www.megachipdue.info).
Fonte : LibreIdee



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