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sabato 30 giugno 2012

Fukushima sta per collassare : Olocausto Nucleare Planetario

 

Olocausto Nucleare Planetario 

- Denunciano che Fukushima sta per collassare




40 milioni di giapponesi dell’area metropolitana di Tokio potrebbero essere costretti a evacuare la città per dirigersi verso le isole del nord del Giappone o verso città abbandonate della Cina per la minaccia del crollo delle pareti del reattore 4 di Fukushima. Nonostante il silenzio mediatico sul tema, la contaminazione radioattiva che si sprigionerebbe potrebbe contaminare l’intero pianeta. Attivisti web chiedono alle Nazioni Unite di aprire un nuovo foro per trattare il tema con urgenza.
Secondo un recente rapporto dell’EUTimes.net, le autorità giapponesi hanno segnalato il rischio del crollo completo del reattore 4, con la conseguenza che 40 milioni di giapponesi si troverebbero in “pericolo estremo” di avvelenamento da radiazioni; questo provocherebbe l’evacuazione di molte città dell’est, Tokio inclusa, per evitare l’intossicazione dovuta alle radiazioni esterne.

Mentre continuiamo a denunciarla, la situazione di Fukushima è grave, per non dire peggio. Il Reattore 4 è sul punto di collassare totalmente (www.naturalnews.com), inviando le barre radioattive di combustibile nucleare provenienti da migliaia di carburante direttamente nell’atmosfera. Queste barre di combustibile, dopo tutto, sono già esposte all’aria aperta, ma il riversamento completo del combustibile potrebbe causare una catastrofe non solo a livello regionale ma anche globale, un olocausto nucleare.
“Un rapporto pubblicato a febbraio dalla Commissione di Ricerca Indipendente sull’Incidente Nucleare di Fukushima Daiichi riporta che l’accumulazione depositata nella pianta n.4 del reattore risulta chiaramente essere l’anello debole di una possibile reazione a catena, che porterebbe a un’intensificazione del disastro nucleare”, ha recentemente informato il Mainichi Daily News.
“Il peggiore dei casi elaborato dal governo include non solo il collasso della piscina del reattore n.4, ma anche la disintegrazione delle barre di combustibile esaurite provenienti da tutti gli altri reattori della centrale. Se si verificherà questa situazione, i residenti dell’area metropolitana di Tokio si vedranno costretti a evacuare.”

Le autorità stanno dunque considerando la possibilità della potenziale ricollocazione di decine di milioni di giapponesi nell’isola Kuriles, ubicata nella regione russa di Sakhalin Oblast, o, potenzialmente, persino in Cina, dove alcune “città fantasma”, città apparentemente non utilizzate, potrebbero ospitare almeno 64 milioni di rifugiati. Se si realizzerà questo scenario, gran parte del Giappone si convertirà in una terra sterile.
Per i giapponesi il disastro di Fukushima rappresenta la scomparsa completa della propria nazione, dal momento che, letteralmente, non si fa nulla per contenere le migliaia di barre di combustibile esposte, che alla fine sono esplose nel reattore 4. Tuttavia le conseguenze di questa situazione non si limitano solo al Giappone, molti Paesi del mondo subiranno le conseguenze peggiori di questa bomba e, di fatto, gli effetti di questa “guerra nucleare senza guerra” sono già in corso.
Lo scorso anno, per esempio, funzionari statunitensi avevano ordinato all’impresa Tokyo Electric Power (TEPCO) di liberare tre milioni di galloni di scorie radioattive nell’oceano Pacifico. Questo tipo di residui arriveranno presto alle coste occidentali degli Stati Uniti e milioni di statunitensi inconsapevoli che vivono in questa regione ne saranno esposti.
Mentre passa il tempo, sempre più persone che vivono negli Stati Uniti cominceranno a sviluppare malattie croniche come risultato dell’avvelenamento dalle radiazioni permanenti di Fukushima e molti moriranno, mentre tutti i mezzi di comunicazione continuano a tacere sul tema.

E il governo federale ha saputo tutto il tempo che il disastro di Fukushima si profila come la catastrofe mondiale più grave registrata nella storia, come si è evidenziato all’interno del recente Atto sull’Informazione Libera (Freedom of Information Act, FOIA). Le autorità federali, ben consapevoli dei pericoli estremi posti da Fukushima fin dai primi giorni del disastro, stanno orchestrano una campagna di disinformazione, per mantenere il popolo americano e il resto del mondo all’oscuro.
Dal momento che né gli Stati Uniti, né il governo giapponese sembrano essere disposti a far fronte a Fukushima e, in particolare, alla situazione del reattore 4, il portale web NaturalNews ha fatto un richiamo alle Nazioni Unite per avviare un’azione rapida; una nuova petizione chiede alle Nazioni Unite di organizzare un Vertice sulla Sicurezza Nucleare per risolvere il problema del reattore 4, e di stabilire un gruppo di valutazione indipendente per stabilizzare in qualche modo la situazione ed evitare che il combustibile distrugga la vita sulla terra.
Articolo originale:
Tradotto da: Anna Bianchi
DI  Norberto Costa

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martedì 26 giugno 2012

Goletta Verde : Bandiere nere 2012



Goletta Verde le

Bandiere nere 2012

Bandiere Nere, i vessilli meno ambiti d’Italia: ecco i 5 pirati del mare, cioè coloro che portano avanti un modello insostenibile di sfruttamento e fruizione degli specchi d’acqua salata che bagnano le nostre coste.
Per il 2012 i “peggiori nemici” sono Corrado Passera, Francesco Bellavista Caltagirone, Costa Crociere,  Grimaldi Lines e Raffaele Lombardo. Questo il verdetto di Goletta Verde di Legambiente, la storica campagna di navigazione che va dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia, portando in giro per l’Italia le vertenze ambientali più pericolose per il nostro prezioso patrimonio marino.
pirati del mare non sono solo delle pittoresche suggestioni dei libri di storia. Come dimostrano lecinque bandiere nere che consegniamo quest’oggi sono una triste realtà, il lato peggiore di un modello di fare economia e politica che tarda a scomparire e che continua ad impattarenegativamente sull’ambiente e sulla qualità della vita dei cittadini“, commenta in unanotaStefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente.
Ecco, allora, nel dettaglio, la menzione per ognuna delle cinque bandiere nere che Legambiente ha consegnato in difesa dell’integrità del nostro ecosistema marino e costiero:
  1. Francesco Bellavista Caltagirone, l’imprenditore a capo di un impero nel mondo delle costruzioni coinvolto nei progetti dei porti turistici a maggior impatto ambientale lungo tutta la penisola, da Imperia a Siracusa, passando per Carrara e il mega porto della Concordia a Fiumicino.
  2. Corrado Passera, Ministro dello Sviluppo Economico, per il Decreto Sviluppo, che ha riattivato le procedure per la ricerca e l’estrazione di petrolio dai fondali marini che erano bloccate dalla legge approvata nel 2010 dopo l’incidente nel Golfo del Messico, e per il Decreto Rotte, una legge monca che si occupa solo delle aree protette (e per le quali peraltro sono già operativi provvedimenti di deroga), ma non è riuscita a vietare i passaggi ravvicinati delle navi da crociera davanti a luoghi delicati e di gran pregio come ad esempio le coste non protette dell’isola di Capri, quelle di Pantelleria, di San Pietro o delle Eolie.
  3. Raffaele Lombardo, governatore della Regione Sicilia, per aver assecondato e non rigettato la proposta di project financing della SIDRA finalizzata alla messa in sicurezza dei tratti di costa in erosione, ma che in realtà prefigura la “svendita” ai privati delle spiagge siciliane. A tutt’oggi gli uffici regionali hanno istruito o hanno in corso di valutazione la proposta. La Regione dovrebbe concedere in uso per 30 anni, estensibili a 50, il demanio marittimo sul quale un gruppo di società immobiliari interessate a sostenere l’iniziativa potrebbe realizzare attività turistiche di vario genere, incluse la costruzione di nuovi porti, aree commerciali, impianti sportivi e strutture ricettive.
  4. Costa Crociere, la compagnia di navigazione del gruppo Carnival Corporation proprietaria dellaCosta Concordia, la nave che ha fatto naufragio all’isola del Giglio. La vicenda della Costa Concordia ha evidenziato inadempienze e procedure sbagliate non solo da parte del Comandante, ma anche del gruppo stesso. La scarsa preparazione dell’equipaggio a fronteggiare situazioni d’emergenza, la prassi diffusa di molte navi del gruppo ad effettuarepassaggi sottocosta ravvicinati in prossimità di aree di pregio e di coste protette, la gestione della situazione di crisi subito dopo l’impatto con gli scogli delle Scole (zona di massima protezione del Parco nazionale dell’arcipelago toscano) coinvolgono in maniera prepotente Costa Crociere. Il progetto di rimozione del relitto infine, non è stato oggetto di un adeguato processo di condivisione e informazione con il territorio, alla luce dell’evidente impatto ambientale che procurerà.
  5. Alla Grimaldi Lines, la compagnia di navigazione armatrice del Venezia, l’eurocargo che, in una giornata di mare in tempesta che avrebbe dovuto far rinviare il viaggio, ha perso nei pressi dell’isola di Gorgona, nel Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, due semirimorchi con un carico di 224 fusti tossici contenenti ciascuno 200 kg di cobalto e monossido di molibdeno (45 tonnellate totali). La società nelle ore successive all’evento non ha dimostrato trasparenza nella comunicazione della reale portata dell’evento e del suo successivo impatto ambientale.

di Roberta Ragni
http://www.greenme.it/informarsi/ambiente/7959-bandiere-nere-2012-pirati-mare



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FANTASY: ITALIA: Scoperta una discarica di amianto grande ...



FANTASY: ITALIA: Scoperta una discarica di amianto grande ...: Scoperta una discarica di amianto grande come 110 campi di calcio L'area si trova tra San Vito dei Normanni e Latiano: una...

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venerdì 22 giugno 2012

Gli orsi polari sono in pericolo



Ciao!

Gli orsi polari sono in pericolo! I cambiamenti climatici minacciano la loro sopravvivenza: man mano che i ghiacci marini si ritirano, devono nuotare percorrendo lunghe distanze alla ricerca di cibo e terra ferma. Qualche volta i cuccioli di orso, seguendo le loro madri, annegano.

E intanto le grandi compagnie petrolifere sono pronte a trarre profitto dalla scomparsa dei ghiacci. Quest'anno Shell darà inizio alle trivellazioni petrolifere nell'Artico, mettendo ancora più a rischio il fragile habitat degli orsi polari. Una fuoriuscita di petrolio nell'area sarebbe impossibile da contenere e avrebbe un impatto devastante su questo ecosistema straordinario.

Dobbiamo fermare le trivellazioni petrolifere nell'Artico e, per farlo, abbiamo bisogno di te. Insieme possiamo salvare gli orsi polari. Firma qui.

Il tuo nome, insieme a quello del primo milione di difensori dell'Artico, verrà inserito in una capsula che pianteremo sul fondale del Polo Nord insieme alla Bandiera del Futuro. Chiederemo ai leader mondiali di istituire un santuario globale intorno al Polo Nord e dichiarare l'Artico zona proibita alle trivellazioni petrolifere e alla pesca industriale.

Gli orsi polari hanno bisogno del tuo aiuto.

Grazie,
Andrea Boraschi

Responsabile Campagna Energia e Clima

PS: Il nostro lavoro a Greenpeace è possibile solo grazie al sostegno dei nostri donatori. Non riceviamo finanziamenti da partiti politici, governi o aziende e dipendiamo solo dall'impegno verso l'ambiente delle persone come te.


Greenpeace: cancellati piani di trivellazione in Artico


Ciao , http://cipiri6.blogspot.it/2012/09/greenpeace-cancellati-piani-di.html

ABBIAMO VINTOOO
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giovedì 21 giugno 2012

Taranto: Porto d'Europa



Accordo per Taranto
«Porto d'Europa»

ROMA - Un accordo storico, capace di ridisegnare il futuro del porto di Taranto, della Puglia e dei traffici marittimi commerciali, nazionali e internazionali, è stato siglato ieri mattina, alla presidenza del Consiglio dei ministri, da governo, Regione Puglia, Provincia, Comune e Autorità Portuale di Taranto, Sogesid, Ferrovie dello Stato e compagnie di navigazione e logistica impegnate nello scalo pugliese: Evergreen, Tct, Luante Estate B.V. Gsi Logistic e i cinesi di Hutchison.

Gli interventi per la riqualificazione e l’ampliamento del porto sono quelli di cui si parla da anni, alcuni dal lontano protocollo del 1998: la nuova diga foranea di protezione del porto, la riqualificazione delle aree ricadenti nel Sin, il sito di bonifica di Interesse Nazionale, la riconfigurazione della banchina del molo polisettoriale, l’ammodernamento della banchina e dei piazzali, il dragaggio dei fondali, il tutto per investimenti di quasi 190 milioni di euro.

La novità è che le parti si impegnano a terminare gli interventi in 24 mesi a partire da ieri, a garantire la movimentazione di 1 milione di container nell’anno successivo alla fine dei lavori, a trasformare la mobilità dei 160 lavoratori della Evergreen in cassa integrazione a rotazione, mentre la Tct recupererà le due linee di traffico spostate sul Pireo.

Scongiurati i licenziamenti, il governatore della Puglia Nichi Vendola ringrazia il governo per la nomina del commissario straordinario Sergio Prete, che è anche presidente dell’Autorità portuale di Taranto, definito dal ministro per la Coesione territoriale Fabrizio Barca «l’acceleratore» dell’accordo.

Il ministro attribuisce il grande risultato raggiunto «al livello e alla qualità della cooperazione istituzionale rafforzata. L’accordo odierno rientra nella strategia di rilancio degli investimenti pubblici in Europa a cui il nostro governo sta lavorando». Soddisfatti anche il sottosegretario al ministero dell’Ambiente, il foggiano Tullio Fanelli e il viceministro delle Infrastrutture e Trasporti, Mario Ciaccia, che nel marzo scorso ha inaugurato il primo cantiere della piastra logistica di Taranto, la cui funzione, osserva, sarebbe stata vanificata senza gli impegni messi nero su bianco, ieri, in un crono programma dei lavori sulla cui attuazione vigilerà il commissario Lepre.

«Ora - aggiunge Ciaccia - si restituisce alla Puglia una grande possibilità di recupero, importante per l’Italia e l’Europa, che considerano strategico il Porto di Taranto». Lo scalo tarantino non solo sarà «il più infrastrutturato d’Italia, ma con il dragaggio – ricorda Vendola – diventerà l’unico porto italiano a poter ospitare le navi container di ultima generazione e quindi anche il traffico internazionale: quello che si muove da nord verso sud, dalla Cina cioè verso Rotterdam, dovrà rivedere le proprie rotte». Non è probabilmente un caso che l’autorità portuale di Taranto abbia siglato due accordi di collaborazione con Shanghai e lo scalo olandese.

Emozionati, il presidente della Provincia di Taranto, Giovanni Florido, e il sindaco della città, Ippazio Stefàno, si sono impegnati a non deludere le aspettative riposte sullo scalo pugliese, dopo aver ringraziato il governo per l’attenzione manifestata durante tutta la lunga istruttoria. Se Taranto è candidata ad essere uno dei principali Hub del Mediterraneo, secondo l’assessore ai Trasporti della Regione Puglia, Guglielmo Minervini (assente all’incontro perché impegnato alla Camera dei deputati) è perché questa candidatura «l'abbiamo conquistata tappa dopo tappa: con il protocollo d’intesa con Rfi del giugno del 2010 che ha assegnato 35 milioni per il raccordo ferroviario, con lo sblocco della delibera Cipe per il finanziamento di 219 milioni della piastra logistica», fino al protocollo di ieri.

Presente alla firma anche il deputato tarantino Ludovico Vico, che rileva come «la commissione Trasporti abbia certificato l’importanza del porto di Taranto, collocato tra i dieci scali strategici del Mediterraneo, come previsto dall’Ue».


 di ALESSANDRA FLAVETTA
 http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDNotizia=529244&IDCategoria=1#.T-LvdO1i-zM.facebook

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Sayonara Gempatsu contro il nucleare in Giappone

 

“Addio nucleare”, in Giappone 8 milioni di firme contro la riattivazione delle centrali

Una petizione popolare, sostenuta anche dal Nobel per la letteratura Ōe Kenzaburō, chiede al governo nipponico di fare marcia indietro sulla decisione di tornare all'energia atomica per salvaguardare il tenore di vita della popolazione. Due mesi fa tutti i reattori erano stati spenti in seguito al disastro di Fukushima dell'anno scorso



“Sayonara Gempatsu”, addio nucleare. Questo il nome del movimento civico che a partire dalla crisi di Fukushima ha promosso una petizione popolare contro il nucleare in Giappone. Le firme raccolte sono già 8 milioni, non manca all’obiettivo finale: 10 milioni di firme da presentare al primo ministro Noda e al governatore di Fukui, nel centro del Paese. Qui si trova la centrale nucleare di Ōi, la prima ad essere riattivata a poco più di due mesi dal “gempatsu zero”, lo spegnimento di tutte le centrali nucleari del Paese deciso un anno dopo lo tsunami.
Tre sono le richieste fondamentali: completo smantellamento delle centrali attualmente spente e interruzione di ogni progetto per la costruzione di nuove centrali; interruzione e divieto dell’attività della centrale nucleare di Monju (centrale nucleare cosiddetta “autofertilizzante veloce”, situata sempre nella prefettura di Fukui e capace di raggiungere alti livelli di efficienza producendo più combustibile di quanto ne consuma) e di tutti gli impianti di trattamento del plutonio; investimenti in energie naturali, rinnovabili e sostenibili.
Principale promotore dell’iniziativa è lo scrittore Ōe Kenzaburō: “Dall’incidente di Fukushima abbiamo capito che non si può convivere con il nucleare”, ha dichiarato alla stampa lo scorso 15 giugno l’autore premio Nobel per la letteratura nel 1994. Poco prima, insieme agli altri promotori dell’iniziativa “Sayonara Gempatsu”, l’autore di Insegnaci a superare la nostra pazzia e Note su Hiroshima aveva consegnato al capo di gabinetto della presidenza del consiglio Fujimura Osamu 6 milioni 450mila firme raccolte per dire “no” al nucleare. “Credo che un’inversione di marcia verso la sicurezza sia l’unica strada perché il genere umano continui a esistere”, ha proseguito Ōe. “È responsabilità di noi adulti opporci alla riattivazione della centrale di Ōi. È per il futuro dei nostri figli”.
Per il prossimo 16 luglio è stata indetta una grande manifestazione anti-nucleare nel parco di Yoyogi a Tokyo. I dettagli sono ancora in via di definizione, ma molto è già stato programmato: tre saranno i cortei che sfileranno nelle strade di Tokyo e sei i palchi da cui interverranno i promotori della petizione tra musica dal vivo e dibattiti. Il tutto per ricordare alla politica che, come si legge nell’appello pubblicato sul sito internet sayonara-nukes.org, “più dell’80% dei giapponesi non vuole più il nucleare”.
Oltre a economisti, giornalisti e intellettuali del calibro di Ōe, anche l’ex premier Kan Naoto ha deciso di supportare l’attività di “Sayonara Gempatsu”. Dal suo blog personale, Kan, dimessosi nell’agosto del 2011, fa pesare le proprie posizioni – già espresse negli ultimi giorni del suo incarico – a favore di una svolta nelle politiche energetiche del suo Paese. Ma, soprattutto, contro un nucleare che ha segnato per sempre la sua stessa carriera politica.
Lo scorso 12 giugno Kan ha risposto sul suo blog al giudizio della speciale commissione parlamentare di indagine sull’incidente di Fukushima. Secondo la commissione, la gestione della crisi da parte dell’ex primo ministro e del suo esecutivo sarebbe stata “confusionaria”. “Non avrebbe potuto essere altrimenti”, ha ribattuto Kan. “ Cosa sarebbe successo se, nell’inefficienza organizzativa della NISA (Agenzia nazionale per la sicurezza nucleare), centro di risposta a crisi nucleari, non si fosse mosso il governo?”, ha aggiunto a sua difesa l’ex segretario del partito di governo.
Quale che fosse lo scenario apocalittico a cui faceva riferimento Kan, ai suoi compagni di partito ed ex colleghi il messaggio non sembra essere pervenuto. L’8 giugno scorso, infatti, il premier giapponese Noda in un discorso televisivo ha sostenuto la necessità di tornare in fretta al nucleare per salvaguardare il “tenore di vita” di milioni di giapponesi. Poco meno di una settimana dopo l’annuncio televisivo di Noda e appena prima che Ōe consegnasse le firme a Fujimura, la decisione era già stata presa. Il Giappone ritornerà al nucleare: entro il 24 luglio – o al massimo entro il 2 agosto, secondo quanto riportato il 16 giugno scorso dal Mainichi Shimbun, il principale quotidiano nipponico – il terzo e quarto reattore della centrale di Ōi saranno riattivati.
Fonte: http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/19/addio-nucleare-in-giappone-raccolte-8-milioni-di-firme-contro-riattivazione-delle/267992/



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martedì 12 giugno 2012

Enel gioca sporco : GreenpeaceItaly



Enel gioca sporco in un videogame anni ‘80


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Stai per entrare in un videogame anni ’80. Un videogame vecchio, come la politica energetica di Enel. Il protagonista è un detective del nostro Reparto Investigazioni Climatiche, una specie di “Super Mario Bros”, armato di torcia per “fare luce” su Enel. Deve schivare gli inquinanti che l’azienda gli scaglia contro dalle sue centrali a carbone (ossidi di zolfo, ossidi di azoto, PM10).

Guarda il video, partecipa alla campagna e aiutaci a fermare il “mostro-Enel”.
 FERMA ENEL ANCHE TU Entra nella squadra che fermerà gli sporchi piani di Enel
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No al Carbone fa luce su ENEL Video flash mob

Migliaia di investigatori sulle tracce del serial killer del clima.

Le conseguenze dell’uso del carbone per la produzione di energia sono sotto gli occhi di tutti. Mai come nell’ultimo anno il caos climatico, in Italia, ha mostrato il suo vero volto. Basti pensare a quanto successo a Genova, alle Cinque Terre e a Messina, vere e proprie calamità, delitti i cui colpevoli rimangono nell’ombra. Ma è arrivato il momento di fare luce su chi ci fornisce luce a un prezzo troppo alto: per noi, per il clima, per il nostro pianeta.
Per questo abbiamo aperto un’indagine e iscritto Enel nel registro degli indagati per causato disastro climatico, reato ambientale e sanitario. Aiutaci anche tu a fare luce su questa sporca vicenda. Entra nel R.I.C., il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace e fai sapere a tutti la verità. Quante più persone saranno informate, quanto più Enel sarà costretta ad ascoltare le nostre richieste.
Chiediamo a Enel di:
  • ritirare tutti i progetti di nuovi impianti a carbone, cominciando da quelli di Porto Tolle (Rovigo) e Rossano Calabro (Cosenza);
  • cominciare da subito l’abbandono progressivo dell’uso del carbone, da completare entro il 2030;
  • approntare un nuovo piano industriale, che segni un forte investimento sulle fonti rinnovabili. E per ogni kilowattora pulito un kilowattora sporco in meno in rete.
Fermiamo Enel. Salviamo il Clima, preparando una Rivoluzione Energetica basata su fonti rinnovabili ed efficienza. Insieme possiamo farcela. Se non sei ancora dei nostri, entra subito a far parte del R.I.C. e unisciti all’indagine del secolo per inchiodare il serial killer del clima.

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Dopo un concerto affollatissimo, il singolo “È nell’aria” è diventato un video-clip. Musica e immagini di denuncia, perché non ci stanchiamo di dire che Enel uccide il clima e avvelena le persone. La musica è di Adriano Bono, Torpedo Sound Machine e Meganoidi, le immagini sono quelle delle azioni di Greenpeace dall’inizio della campagna ad oggi. Climber arrampicati sul palazzo dell’Enel a Roma, attivisti alla centrale a carbone di Enel Federico II di Brindisi, flashmob in tutte le città d’Italia.
“Ed ora non abbiate paura, questa storia non prevede sequel, abbiamo fatto luce sul killer, il suo nome: ENEL…Ma il cambiamento dipende soltanto da te!”
SCARICA IL SINGOLO-

Il caos climatico in Italia:
una sporca vicenda.

Secondo le previsioni dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), la più importante commissione di studio delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale, se non si ridurranno presto le emissioni di gas serra la temperatura superficiale della Terra, entro la fine di questo secolo, crescerà tra gli 1,8 e i 4 gradi centigradi. Gli scienziati dell’IPCC ritengono, con una probabilità del 90%, che il riscaldamento climatico sia causato dalle attività antropiche. Questo scenario sconcertante è anche e soprattutto la scena di un crimine: i cui colpevoli restano ancora nell’ombra. Un gruppo internazionale di scienziati presieduto dal Nobel Paul Crutzen sostiene che “i cambiamenti causati dall’uomo nella composizione dell’atmosfera e nella qualità dell’aria causano a livello globale 2 milioni di morti premature ogni anno”.
Enel, con le sue centrali a carbone, produce da sola in Italia oltre 26 milioni di tonnellate di CO2.
La CO2 è il gas maggiormente responsabile dell’effetto serra e del caos climatico che minaccia il nostro mondo.
E, per giunta, ha promesso di aumentare la produzione di elettricità da carbone. Per questo siamo sulle sue tracce.
I cambiamenti climatici toccano direttamente il nostro Paese. Le temperature medie dell’Italia si stanno alzando rapidamente. I 10 anni più caldi dal 1800 a oggi sono successivi al 1990; di questi, 6 su 10 sono successivi al 2000.
Le prove che abbiamo raccolto rivelano che gli eventi metereologici estremi si vanno intensificando sempre più. All’aumento medio delle temperature si associano ondate di calore (triplicate negli ultimi 50 anni) e di gelo, con un forte aumento delle giornate di precipitazioni molto intense associate a una generale diminuzione delle precipitazioni nell’arco dell’anno. Stime autorevoli dicono che i cambiamenti climatici, nel 2050, potrebbero costare all’Italia una riduzione del reddito nazionale pari a 20/30.000 milioni di euro.
È in questo scenario, fatto di desertificazioni, alluvioni, freddi eccezionali come quelli dello scorso febbraio, che s’inseriscono molte delle tragedie cui abbiamo assistito inermi negli ultimi mesi.
Sono i disastri che anche il Presidente Giorgio Napolitano ha definito “tributi molto dolorosi che paghiamo ai cambiamenti climatici”: le alluvioni delle Cinque Terre (25 ottobre 2011, 12 morti), di Genova (4 novembre 2011, 6 morti), di Messina (22 novembre 2011, 3 morti). E sono solo alcune delle molte calamità di cui siamo tutti testimoni. Una lunga scia di evidenze di un piano criminale contro il clima che sembra non volersi arrestare.
Per questo motivo dobbiamo agire ora e fermare ciò che può essere fermato: l’utilizzo di carbone per la produzione di energia elettrica nelle centrali Enel.
Unisciti anche tu all’indagine del R.I.C., il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace.
Rivelando a tutti la sporca verità, ci aiuterai a portare Enel al tavolo delle trattative per costringerla a cambiare i suoi piani industriali a favore di fonti di energia rinnovabile e pulita. Salviamo il clima.
Fermiamo Enel.

https://sostieni.greenpeace.it/sostieni_a.php?PROC=XXONLWBFE&utm_source=sitol&utm_medium=facciamolucesuenel&utm_campaign=sito_facciamolucesuenel
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lunedì 11 giugno 2012

IN DIFESA DELL'ACQUA PUBBLICA



Colpo di mano della destra in Campidoglio sulla privatizzazione dell'Acea. Rissa tra consiglieri di maggioranza e opposizione, proteste dei comitati per l'acqua e dei lavoratori dell'Unione Sindacale di Base.

Ennesimo, sconcertante capitolo del tentativo da parte della giunta di destra di Roma di portare a casa la privatizzazione dell’Acea finora impedita dall’opposizione dei comitati per l’acqua pubblica, dagli stessi lavoratori dell’azienda e dai consiglieri d’opposizione. Dopo il nulla di fatto delle scorse settimana quella di oggi si annunciava come una seduta cruciale dell’Assemblea Capitolina. Il tempo stringe e com’è noto essendo la delibera 32 – quella sulla holding all’interno della quale è inserita la svendita ai privati del 21% delle azioni dell’azienda che gestisce acqua ed elettricità – propedeutica al bilancio (la 31), la non approvazione entro fine mese porterebbe al commissariamento del Comune di Roma e alla fine dell’esperienza Alemanno.
Questa mattina, appena dopo l’esecuzione dell’Inno di Mameli – consuetudine patriottarda istituita dalla nuova giunta – il presidente Pomarici ha sospeso immediatamente la seduta in attesa del parere del segretario generale di Roma Capitale Liborio Iudicello sulla richiesta di sospensiva degli ordini del giorno inoltrata la scorsa volta dal capogruppo del Pdl in Campidoglio Gramazio. Sospensiva che di fatto farebbe decadere automaticamente tutti gli ordini del giorno presentati dalle opposizione dando una enorme – e illegittima – mano ad Alemanno e ai suoi.
Nell’aula Giulio Cesare, come era già avvenuto per le scorse sedute, numerosissimi gli esponenti dei comitati per l’acqua pubblica che hanno animato le lunghe ore di attesa con cori e slogan contro le privatizzazioni. Con loro anche numerosi lavoratori dell’Acea aderenti al sindacato USB, che gridavano ‘Acea pubblica”. A fine mattinata, improvvisamente e come seguendo un copione già scritto, al termine della lunga riunione dei capigruppo il presidente Pomarici è entrato in aula e a sorpresa ha annunciato il parere favorevole sulla sospensiva da parte del segretario generale del Comune, scatenando la protesta del pubblico e quella dei consiglieri di opposizione – pd, sel, sinistra - che hanno di fatto occupato l’aula. La protesta è immediatamente degenerata in una rissa tra alcuni consiglieri di maggioranza e di opposizione, con i cazzotti che sono arrivati fin sul banco della presidenza. Alcuni esponenti della destra hanno anche aggredito alcuni esponenti dei comitati per l'acqua pubblica che avevano tentato di occupare gli scranni della presidenza.
In questo clima di caos e scontro ad un certo punto un piccolo gruppo di consiglieri del Pdl si è sistemato attorno al Presidente Marco Pomarici, facendogli schermo, e dopo pochi secondi lo stesso Pomarici ha annunciato dal microfono dell’aula “la sospensiva è stata approvata”. Nello sconcerto i consiglieri di opposizione hanno così scoperto che quelli di maggioranza avevano di fatto votato – senza che mai le operazioni di voto fossero aperte e annunciate come da regolamento – a favore del decadimento automatico di tutti gli ordini del giorno presentati. Il che ha suscitato una nuova violentissima bagarre – alcuni eletti hanno dovuto farsi medicare – mentre in aula si presentavano vari esponenti delle forze dell’ordine. La seduta è stata  di nuovo sospesa e alcuni consiglieri hanno annunciato denuncia penale nei confronti del presidente del consiglio comunale.

 Per adesioni: romanonsivende@gmail.com
www.romanonsivende.it


IN DIFESA DELL'ACQUA E DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI PER I DIRITTI DEI LAVORATORI E LA DEMOCRAZIA ROMA NON SI VENDE! SABATO 5 MAGGIO MANIFESTAZIONE CITTADINA PARTENZA PIAZZA VITTORIO ORE 15.00 Come associazioni, movimenti, comitati, forze politiche e sindacali abbiamo deciso di costruire una serie di mobilitazioni e, per Sabato 5 Maggio, un grande corteo per fermare la vendita di ACEA, il progetto di holding e il fallimentare bilancio di Alemanno. * * * Nonostante il voto referendario di oltre 26 milioni di persone – fra loro, 1.200.000 cittadini romani - il Sindaco Alemanno vuole vendere un ulteriore 21% delle quote pubbliche di Acea. Vuole fare cassa per coprire i buchi di bilancio provocati dalla sua stessa mala gestione. Vuole privatizzare la gestione di un bene essenziale, nonostante e contro la volontà dei cittadini. Vuole pregiudicare il futuro della città, dei suoi beni comuni e dei suoi servizi pubblici. Tutte e tutti insieme dobbiamo impedirlo! Per questo chiamiamo le donne e gli uomini di questa città ad una grande mobilitazione per l’acqua, per la difesa dei servizi pubblici locali e dei diritti dei lavoratori, per la democrazia. Per adesioni: romanonsivende@gmail.com www.romanonsivende.it

http://cipiri6.blogspot.it/2009/11/forum-italiano-dei-movimenti-per-lacqua.html

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venerdì 8 giugno 2012

FINANZIAMENTO progetti di ricerca e di pre-incubazione d’impresa


  • Working Capital Accelerator: Nuovi grant di ricerca #WCAP da 25000 euro. Invia subito il tuo progetto!
  • Descrizione :

    Working Capital Accelerator


    20 grant da 25000 euro per progetti di ricerca e di pre-incubazione d’impresa!
    Hai mai pensato di avviare una tua start up? Hai in mente una nuova app che nessuno ha mai realizzato? Ti piacerebbe poter dare vita al tuo progetto di ricerca? Partecipa a Working Capital Accelerator ed invia il tuo progetto. Ci sono 25 mila euro per nuovi grant di ricerca.
    Working Capital Accelerator quest’anno mette a disposizione 20 grant di ricerca da 25000 euro per progetti della durata di 12 mesi. Ambito: digital, Internet, green.
    Per partecipare non devi far altro che registrarti al sito di Working Capital (puoi trovare tutte le info visitando la fanpage dedicata al progetto https://www.facebook.com/WorkingCapital), scaricare il kit per proporre la tua idea e poi caricare il progetto dettagliato del tuo grant di ricerca entro il 30 settembre.
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    I progetti sostenuti
    Nelle sue tre edizioni, Working Capital ha aggregato un'ampia comunità di innovatori, raggiungendo risultati importanti nel sostegno ai giovani talenti e agli imprenditori italiani.
    Questi i numeri delle iniziative supportate in questi tre anni:
    59 progetti di ricerca
    (sostenuti attraverso contratti di ricerca e il tutoring di TILAB, il centro di ricerca del Gruppo Telecom Italia)
    13 progetti di impresa (supportati attraverso contratti di incubazione)
    36 startup in fase iniziale sostenute attraverso slot di pre-incubazione

    Progetti d'impresa

    Vuoi che la tua startup venga sostenuta da Working Capital Accelerator con un investimento in equity e con il supporto di una rete di incubatori, mentor e altri startupper?
    • 1) Per prima cosa devi registrarti a questo sito di Working Capital, scaricare il kit, compilare e completare il tuo business plan, e caricarlo via web.
    • 2) Il team di Working Capital selezionerà le startup ad alto potenziale e inviterà il team a presentare il proprio progetto d'impresa a uno dei 6 barcamp, che si svolgeranno nel 2012 su tutto il territorio nazionale. Durante ogni barcamp, nel pomeriggio, avrà luogo un faccia a faccia con advisor, vc e mentor per discutere del contenuto dei plan.
    • 3) I migliori team emersi dai barcamp parteciperanno a uno dei due workshop intensivi organizzati nel 2012 per ottimizzare al massimo i progetti d'impresa e finalizzare la investment proposal.
    • 4) E a questo punto, con ottimi team e business plan affinatissimi - dopo l'ok del CDA di Working Capital Accelerator - scatta l'investimento in equity e l'accelerazione!
    Gli incubatori non ospitano solo i barcamp: la sinergia è totale. I team, le startup e i progetti possono quindi anche essere proposti a Working Capital dagli incubatori partner. Il resto del percorso e del dealflow, a partire dall'upload dal sito, rimane in ogni caso invariato.

    Progetti di ricerca

    Hai un'idea di eccellenza, vuoi portarla avanti, e sei interessato a ricevere un grant di ricerca da 25000 euro? Qui il processo è più semplice.
    • 1) Per prima cosa devi registrarti a questo sito, scaricare il kit, compilare e completare il tuo progetto di ricerca, e caricarlo via web.
    • 2) I progetti verranno analizzati e selezionati da Telecom Italia insieme all'advisor dPixel.
    • 3) I vincitori verranno contattati e invitati a presentare il loro progetto di ricerca durante la mattinata dei barcamp (vedi "Progetti d'impresa").

    Chi può partecipare

    Possono partecipare sia le persone provviste di business plan, sia team già formati di neo-imprenditori, sia startup già esistenti.

    E se ho già partecipato gli anni precedenti?

    Tutte le proposte di progetti d'impresa e di ricerca inviate durante l'anno 2011 verranno prese in considerazione e trattate come quelle pervenute nel 2012. Non c'è bisogno di inviare nuovamente i plan, quindi.
    Se invece in questi mesi hai apportato delle modifiche al tuo progetto di ricerca o di impresa, allora sì, le cose cambiano: ti invitiamo a inviare la versione aggiornata.
    Working Capital di Telecom Italia è un acceleratore di impresa che investe nelle migliori startup italiane del settore digital, aiutandole a fare il grande passo dall'incubazione al mercato.
    Se è vero che in Italia i cervelli ci sono ma mancano i capitali, il gioco di squadra e la formazione imprenditoriale, la risposta di Working Capital Accelerator è, punto per punto, proprio quella di:
    • Investire 2,5 milioni di euro all'anno nel capitale di startup nuove o già esistenti focalizzate sul digitale.
    • Mettere in connessione i nuovi protagonisti dell'imprenditoria digitale italiana e le loro competenze. Tutto questo con l'aiuto di una rete di mentor di rilievo internazionale.
    • Fare formazione sui temi di Internet, del mobile e della digital entrepreneurship sia online, sia nel mondo fisico.
    Working Capital Accelerator favorisce la creazione di partnership e network utili allo sviluppo e all'internazionalizzazione delle start up, in primo luogo attraverso la collaborazione con The Kauffman Fellows Program.




  • visitare la fanpage di Working Capital : https://www.facebook.com/WorkingCapital

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giovedì 7 giugno 2012

MI DIVERTO: l'auto ad aria 7000 euro e 100 km con 1 euro

l'auto ad aria 7000 euro e 100 km con 1 euro



Ci siamo, arriva l'auto ad aria
7000 euro e 100 km con 1 euro

In vendita a metà del prossimo anno la famosa MDI che ha fatto innamorare anche il colosso Tata. Il primo modello sarà un quadriciclo leggero. Ecco l'incredibile storia raccontata direttamente dal papà di questa macchina,

 Cyril Negre




MI DIVERTO: l'auto ad aria 7000 euro e 100 km con 1 euro: Ci siamo, arriva l'auto ad aria 7000 euro e 100 km con 1 euro In vendita a metà del prossimo anno la famosa MDI che ha fatto innamo...

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