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lunedì 23 luglio 2012

I SEGRETI SPORCHI DI GREEN HILL


I SEGRETI SPORCHI DI GREEN HILL

Cento cani morti conservati nei congelatori e ben quattrocento senza identificazione. Queste sono le prove più forti rilevate durante l’operazione di sequestro di Green Hill lo scorso mercoledì. Ma non solo, forse per far tornare i conti e cancellare tracce dei “cani fantasma” da noi denunciati da tempo qualcuno ha tentato l’accesso dagli Stati Uniti nei computer di Green Hill proprio durante la perquisizione. Scovato in flagrante il tentativo di frode sono stati sequestrati tutti i computer, adesso al vaglio per capire e conoscere tutte le irregolarità di questo lager in cui gli animali sono solamente dei numeri da modificare o cancellare da un computer. E intanto la Procura di Brescia sta valutando una eventuale collocazione dei cani fuori dal lager.
Che in un allevamento in cui 2.700 cani sono stipati dentro capannoni chiusi e asettici non ci possa essere benessere a noi sembra chiaro e lampante. Che non sia etologicamente corretto per questi animali (come per ogni animale!) vivere dentro una gabbia con luce artificiale ci sembra abbastanza chiaro. Sentire parlare di “benessere animale” nei laboratori e negli allevamenti ci sembra inconcepibile e da sempre abbiamo condannato non tanto le modalità e le irregolarità, ma il concetto stesso di allevamento in serie, di reificazione e di mercificazione degli esseri viventi. Da sempre abbiamo chiamato Green Hill una fabbrica di cani.



Ma forse adesso queste dinamiche di allevamento intensivo di animali, anche se per ora purtroppo solo per i cani, vengono messe sotto i riflettori e ritenute irresponsabili. Tanto che i vertici di Green Hill sono accusati adesso di “maltrattamento di animali” e si profila per loro anche l’ulteriore accusa di “uccisione di animali“  se dalle carcasse si riveleranno, come sospettiamo e denunciamo da tempo, eutanasie senza motivazioni di salute.
I tentativi di occultare le prove dagli Stati Uniti non suonano come una novità. Sappiamo che la Marshall dagli Usa controlla i computer di Green Hill e più volte durante ispezioni Asl ha potuto modificare i file dell’anagrafe e cambiare i numeri all’utlimo minuto. Questa volta sono arrivati troppo tardi.
La signora Ghislaine Rondot, direttrice di Marshall Europe e amministratore delegato di Green Hill, si difende e parla di clima di persecuzione. E come chiamerebbe costei il clima in cui si trovano 22 milioni di animali uccisi nei laboratori di vivisezione della sola Europa? La Rondot dice che da loro è tutto in regola. Porta come prova dichiarazioni della Polizia Locale e verbali Asl. Ma già nell’ottobre 2011 era ormai reso pubblico come la Polizia Locale avesse dichiarato tutto in regola un controllo in cui invece le Guardia Ecozoofile avevano trovato decine di cadaveri nei congelatori, centinaia di cani non iscritti in anagrafe (e messi il giorno dopo!) e registri di carico e scarico non in regola. Tutto provava la presenza di loschi traffici, di vite mai esistite per Green Hill, ma il comandante della Polizia Locale aveva detto lo stesso che l’allevamento era  in regola.
Green Hill non è solo il simbolo della lotta alla vivisezione, ma è anche il simbolo di un sistema che considera gli animali come oggetti e come merce. Dobbiamo aprire gli occhi e cominciare a vedere tutti i lager per animali che ci circondano, per abbattere lo specismo e cominciare un cammino verso la liberazione animale!
La vista dell'enorme allevamento Marshall negli Stati Uniti
Ci dispiace solo notare come in questo momento in cui sembra profilarsi la fine di questa battaglia ci sia una triste corsa a prendersi i meriti e fare pubblcità alla propria associazione, al proprio partito, alla propria persona. Una battaglia iniziata dal basso, nell’aprile 2010, da un piccolo gruppo di persone che hanno portato alla luce questo orrore a Montichiari adesso è un allettante vagone su cui salire per prendere voti, tessere e donazioni. Peccato per gli animali. Davvero.

http://www.fermaregreenhill.net/wp/i-segreti-sporchi-di-green-hill

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