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mercoledì 31 ottobre 2012

Halloween e LE PROFEZIE DI NOSTRADAMUS

dolcetto o scherzetto
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LEGGI TUTTO SULLE ORIGINI DELLA FESTA 


SE VUOI GUARDA ANCHE 
 Halloween : zucche intagliate
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LE PROFEZIE DI NOSTRADAMUS 
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questo video dura 1 ora
mettiti comodo e buona visione
 Nostradamus e le antche civiltà
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il caso innova e la necessità conserva.


COSI' COMINCIA L' AVVENTURA DELLE IMAGO

DURANTE LA FASE ONIRICA

MI APPARVE
UNO GNOMO
DICENDO 

" CODESTO SCRIGNO CONTIENE LE CAUSE DELLA VITA "

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Ho creato un mazzo di carte ispiratomi dai tarocchi , mantenendo la giusta numerazione degli arcani maggiori , ma ho cambiato
l' iconografia rendendola piu' attuale al mondo che ci circonda . Pur essendo in bianco e nero sono riuscito a dare equilibrio alle immagini ed al titolo di ogni singola carta , rendendo semplicissima la lettura anche in solitario . Si possono giocare anche con amici , senza pero' abusarne potrebbero non rispondervi .
SE INTERESSATI ALL' ACQUISTO

SCRIVETEMI

NELLO SPAZIO COMMENTI
GRAZIE



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venerdì 26 ottobre 2012

Carne insostenibile per l’ambiente e l’economia


Carne insostenibile per l’ambiente e l’economia

di Gaia Angelini - Il consumo di carne potrebbe crescere del 73% entro il 2050

La Fao denuncia: il consumo di carne potrebbe crescere del 73% entro il 2050. Ma l’impatto del ciclo di produzione sarebbe letale per gli ecosistemi terrestri. Colpa anche di un sistema di sussidi che rende bassi i costi rispetto a frutta e verdura. Ecco perché serve un

cambio nei nostri stili alimentari.

La produzione di carne a livello globale è raddoppiata dagli anni ’70, specie grazie ai sistemi di allevamento intensivo che gestiscono gli animali come prodotti industriali inanimati. Nell’ultimo trentennio l’allevamento di polli è cresciuto di sei volte, i suini si sono triplicati e i bovini raddoppiati. Ogni anno nel mondo si macellano circa 56 miliardi di animali terrestri a fronte di una popolazione di 6,8 miliardi di persone e, secondo la Fao, in uno scenario business-as-usual la produzione e il consumo di carne potrebbero crescere del 73% entro il 2050.

In Italia il consumo medio annuale di carne è di 87,5 kg procapite mentre negli Stati Uniti si stima intorno ai 122,8 kg, il più alto nel mondo. Tutto questo ha, però, un costo molto alto in termini di impatti ambientali; oggi il sistema zootecnico mondiale sfrutta circa il 30% delle terre emerse sul Pianeta e il 70% delle aree agricole mondiali e il “prodotto” carne è un inquinante potente per i terreni, il clima, le acque e l’atmosfera, oltre che un veicolo di deforestazione e perdita della biodiversità. Inoltre la carne di oggi è un prodotto globalizzato, veicolo di epidemie che colpiscono gli animali e l’uomo.

In Europa tutto questo avviene a spese della collettività, tramite sussidi europei e nazionali che incentivano la produzione di carne e garantiscono il basso costo al consumo, più basso di frutta e verdura. I sussidi della Politica Comune Agricola Europea (Pac) ai diversi settori coinvolti nella produzione della carne, latte e latticini ammontano a centinaia di euro all’anno.

Aiuti a un sistema inefficiente
In occasione del processo di riforma della Pac per il periodo 2014-2020, lo scorso giugno l’Associazione di protezione animali Lav (www.lav.it) ha pubblicato il rapporto “I costi reali del ciclo di produzione della carne” (scaricabile su: www.lav.it/index.php?id=1940), che analizza gli impatti ambientali, economici e sanitari della produzione di carne, utilizzando dati provenienti da recenti studi internazionali. «La produzione di carne è un sistema inefficiente, che trasforma una moltitudine di alimenti a base vegetale in una quantità estremamente limitata di alimenti di origine animale, riversando sui cittadini gli alti costi diretti e indiretti legati agli impatti ecologici, sanitari e veterinari», sostiene Roberto Bennati, vicepresidente Lav.

«La crescita esponenziale della produzione di carne è incentivata da sussidi governativi e dall’utilizzo di sistemi di allevamento intensivo che confinano gli animali in spazi chiusi e limitati, utilizzano antibiotici per prevenire e curare le infezioni animali e importano mangimi su vasta scala da Paesi extra-europei, indirettamente incentivando la deforestazione e l’uso di fertilizzanti e pesticidi. In termini di costi diretti e indiretti (legati agli impatti ambientali, sanitari e veterinari) la carne è probabilmente il prodotto agro-alimentare più caro sul mercato globale».

La produzione
Il ciclo di produzione della carne include molteplici attività. Inizia con l’occupazione di suolo per i mangimi per animali e finisce con la vendita della carne da servire sul piatto del consumatore. Nel mezzo ci sono: la coltivazione di mangimi; il trasporto dei mangimi; l’allevamento degli animali, il trasporto degli animali, l’uccisione e macellazione degli animali; il trasporto della carne; il suo imballaggio e distribuzione. Nella maggior parte dei casi le attività coinvolte nel ciclo di produzione avvengono in diversi Paesi europei ed extra-europei.

Il trasporto gioca un ruolo essenziale per lo svolgimento del ciclo di produzione: l’Unione Europea è il più grande importatore di mangimi al mondo, specie soia e grano. Infatti la produzione di mangimi e l’allevamento occupano circa l’80% delle terre agricole mondiali contro l’8% utilizzato per prodotti destinati a consumo umano, è necessario quindi ricorrere a larghe estensioni in Sud-America e Asia per l’approvvigionamento di mangimi; nell’Unione Europea gli animali sono trasportati spesso per giorni da un paese all’altro per l’ingrasso e la macellazione, e moltissimi animali vengono inviati in paesi extra-europei per essere macellati lì, in Russia, Medio-Oriente e altri paesi. I cosiddetti “viaggi della morte” seguono delle logiche legate agli incentivi e all’economia globale. Si calcola che più di 18 milioni di animali vivi siano trasportati, anche su lunghe distanze, ogni anno nell’Unione Europea.

I costi ambientali…
La produzione di carne è responsabile di una quota tra il 18% e il 51% delle emissioni di gas serra mondiali e in Europa di circa il 12,8%; si può quindi concludere che, essendo una fonte importante di emissioni di CO2, la produzione di carne stia frenando gli sforzi internazionali di lotta al cambiamento climatico.

Diversi studi internazionali raccomandano di sostituire il più possibile il consumo di proteine animali con quelle di origine vegetale, al fine di abbattere le emissioni di gas serra. Si è stimato che la produzione di 1 kg di carne di manzo emetta le stessa CO2 di un’automobile media guidata per 250 km, addizionata all’utilizzo di una lampadina da 100 watt per 20 giorni consecutivi. Secondo uno studio della Commissione Europea del 2008 il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari produrrebbe un impatto ambientale del 24% rispetto al totale dei prodotti consumati nell’Unione Europea: 250 miliardi di euro se tradotto in termini monetari.

Gli effetti considerati, oltre alle emissioni di gas serra, sono: l’acidificazione e l’inquinamento delle acque, sfruttamento delle risorse naturali e inquinamento atmosferico. Il sistema di produzione della carne utilizza, infatti, enormi quantità di acqua e inquinanti come concimi azotati e pesticidi; lo spandimento dei liquami animali e l’erosione del suolo dovuto ai nitrati sono responsabili di circa il 50% - 80% dell’inquinamento delle acque. Lo studio calcola che la carne bovina abbia un impatto ambientale da 4 a 8 volte superiore a quello del pollame e 5 volte superiore a quella dei suini.

La produzione di carne necessita inoltre di ampie quantità di acqua: la produzione di 0,2 kg di carne di bovino si può tradurre nell’utilizzo di 25 mila litri di acqua (Agenzia Europea per l’Ambiente, 2005). L’acqua viene utilizzata in varie fasi del ciclo di produzione della carne (irrigazione dei campi per produrre i mangimi, pulizia delle installazioni, pulizia delle carcasse animali) e per esempio un bovino adulto può bere tra i 30 e 50 litri di acqua al giorno mentre un suino fino a 10 litri.

Gli impatti veterinari e sanitari
Le emergenze veterinarie e sanitarie legate alla produzione di carne sono costose: ad esempio si calcola che in Italia l’allarme virus della “mucca pazza” tra il 2001 e il 2007 sia costato 443 milioni di euro di cui circa la metà solo per la distruzione delle carcasse bovine. Le perdite finanziarie globali legate al virus della mucca pazza si stimano invece a 20 miliardi di dollari. La diffusione dell’influenza aviaria (AH5N1) nel mondo nel periodo 1999-2004 ha portato alla soppressione di 220 milioni di uccelli e alla morte di più di 60 persone. «In Europa attualmente la maggior parte degli animali destinati alla produzione di carne viene gestita come prodotti inanimati, veri e propri “prodotti”, e tutto ciò nonostante il Trattato Europeo riconosca tutti gli animali come esseri senzienti, e obblighi a mettere in pratica le misure necessarie al loro benessere. Gli allevamenti intensivi che rinchiudono una grande quantità di animali in piccoli spazi si prestano ad essere facili vettori di epidemie», sottolinea Paola Segurini, responsabile vegetarianismo della Lav.

Il ruolo del consumatore
Tranne alcune eccezioni le etichette non rilevano gli impatti ambientali del metodo di produzione della carne né da quali allevamenti l’animale provenga o per quanti km e ore sia stato trasportato, quindi la possibilità che il consumatore influenzi il mercato è molto limitata. L’unica certezza si applica ai prodotti biologici che specificano il metodo di allevamento, regolamentato e monitorato secondo normativa europea anche se per quanto riguarda il trasporto non ci sono informazioni specifiche. Inoltre, a seguito della diffusione del virus della mucca pazza, un’etichettatura e tracciabilità, poco comprensibile ai consumatori, è anche prevista per la carne bovina. Le sofferenze delle centinaia di animali rinchiusi in allevamenti industriali non sono neanche deducibili dall’etichetta.

La politica agricola del futuro
La Lav ha elaborato un decalogo per una nuova politica agricola sostenibile europea per il periodo 2014-2020. Esso prevede, tra l’altro, il supporto finanziario alla produzione di proteine vegetali come sostituto progressivo alle proteine animali, l’abolizione degli allevamenti intensivi, la revoca dei sussidi alla produzione di carne, l’introduzione di una tassa sulle emissioni di CO2 provenienti dalle attività del ciclo di produzione della carne e l’introduzione di una normativa sull’etichettatura e la tracciabilità di tutti i tipi di carne e che specifichi il metodo di allevamento utilizzato, i luoghi di provenienza e le distanze percorse dagli animali, la promozione di alti standard di benessere e salute animale in tutti gli allevamenti.

Fonte: Valori (Rivista)


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martedì 23 ottobre 2012

Slow Food: Terra Madre e Salone del Gusto


SALONE DEL GUSTO E TERRA MADRE 2012: UN UNICO EVENTO


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 Il Salone del Gusto ti aspetta a Torino, dal 25 al 29 ottobre 2012. Vieni a scoprire i cibi che cambiano il mondo!

Quest’anno il Salone del Gusto e Terra Madre sono una cosa sola. È la grande novità, un evento storico per tutto il movimento internazionale Slow Food, per Torino, per il Piemonte e per tutti gli affezionati visitatori che seguono il Salone Internazionale del Gusto fin dalla sua prima edizione, nel 1996.

Le due manifestazioni portano a compimento un percorso già tracciato a partire dal 2004, l’anno in cui è nata Terra Madre, e che le ha viste sempre affiancate in una scelta precisa e consapevole: il mondo del cibo e della gastronomia non possono prescindere da chi lavora la terra, da chi trasforma ogni giorno la natura in cultura, da chi sente su di sé, sui suoi campi e sulla propria comunità il peso di problemi ecologici, climatici, economici, sociali sempre più soffocanti.
L’evento Salone del Gusto e Terra Madre 2012 si pone come una grande narrazione collettiva, completamente aperta al pubblico (e gli incontri di Terra Madre lo sono per la prima volta). Si parte dal racconto delle persone e dei territori per gustare meglio, capire di più, incontrare e scambiare. La rete delle comunità del cibo si unisce all’incredibile patrimonio del Salone, fatto di produttori, cuochi, Laboratori del Gusto, attività educative, Presìdi Slow Food, lo arricchisce e offre nuove opportunità ai visitatori, con tutti gli appuntamenti classici e un fitto programma di conferenze. Le storie dei protagonisti di Salone del Gusto e Terra Madre 2012 ci raccontano di come si può cambiare il paradigma che regola questo mondo in crisi a partire dal cibo. E dimostrano che possiamo fare qualcosa di buono per la nostra salute, l’ambiente e il sistema produttivo senza rinunciare al piacere del cibo e alla convivialità.

 Biglietto
 Acquista il tuo biglietto in prevendita: nessun costo aggiuntivo, ricevi il biglietto via email ed eviti la coda, vai su
- Slow Food -

Ecco perché abbiamo scelto come slogan di questa edizione “Cibi che cambiano il mondo”. Un progetto rivoluzionario, che però richiede un nuovo modo di pensare: noi ci mettiamo i cibi, voi metteteci la testa!

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venerdì 19 ottobre 2012

SALUTE - BENESSERE: moratoria di tutte le discariche di amianto

discariche di amianto

 le malattie provocate dalle fibre di amianto
 le parti del nostro corpo in cui si annidano le fibre di amianto


ULTIME NOTIZIE
EVVIVA! SOTTO SEQUESTRO OGGI LA DISCARICA DI AMIANTO DI SAN POLO A BRESCIA e ora VOGLIAMO la moratoria dell'altra discarica di amianto in funzione a Montichiari, e il respingimento di TUTTE le discariche in corso di approvazione in Lombardia!!! (a Montichiari dove Faustini vorrebbe fare la seconda discarica di amianto, bel coraggio!) a TREVIGLIO, CAVA MANARA, FERRERA ERBOGNONE, GAMBOLO. Ricordiamo quanto scritto quasi un anno fa "Da intercettazioni telefoniche ed ambientali degli inquirenti risulta che Nicoli Cristiani, accompagnato da Mauro Papa che è amministratore della Ecoeternit di Montichiari, si sia incontrato con Locatelli e il suo amico Bracci al ristorante Lorenzaccio di Brescia . Nicoli parla anche di Faustini. Quando Nicoli e Papa se ne vanno, Locatelli continua a parlare di Nicoli “lui non è più assessore eh...lì ha tutti sotto li ha fatti crescere tutti lui...” E Bracci risponde: “sì, ma questo … allora parte tra poco diciamo (riferito alla discarica di Papa)”. La Ecoeternit è intestataria di autorizzazione per una discarica di rifiuti con tre lotti dedicati ai rifiuti di amianto a Montichiari (Brescia)... una pratica che si è sbloccata da poco, dopo che per anni l'area è stata sotto sequestro perché si smaltivano illecitamente rifiuti inerti prima di avere l'autorizzazione. Il gruppo Faustini è intestatario tramite la Profacta spa dell'autorizzazione di discarica di amianto a Brescia (oggi sotto sequestro), e tramite Padana Green srl ( il suo amministratore Gabriele Baruzzi è procuratore speciale sia del gruppo Faustini che della Profacta) ha avanzato richiesta di discarica di rifiuti di amianto pericolosi a Montichiari.
Ricordiamo anche che per la discarica di amianto di Cappella Cantone é indagato l'assessore all'ambiente Raimondi, primo degli eletti a Bergamo, di area Comunione e Liberazione, il presidente della Compagnia delle Opere di Bergamo, Breno, che si é dimesso, e il suo ex vice presidente Luigi Brambilla nonché consulente aziendale della Locatelli che già si era dimesso dopo gli arresti di Locatelli, Nicoli Cristiani e Rotondaro...


Comunicato stampa
Cremona, 18 ottobre 2012
Oggetto: E ora vogliamo la moratoria di tutte le discariche di amianto approvate o in corso di approvazione in Lombardia
 Gli ultimi risvolti delle indagini sulla discarica di amianto di Cappella Cantone (le accuse ai vertici della Compagnia delle Opere di Bergamo e il riferimento alla famosa delibera della giunta lombarda del 20 aprile 2011 su proposta dello stesso Formigoni) non ci colgono di sorpresa  perché abbiamo sempre e da subito denunciato l’intreccio tra malaffare e politica nella nostra battaglia contro la discarica in questi cinque anni, lo abbiamo sostenuto nell’esposto che abbiamo presentato alla Procura di Cremona nel 2009, lo abbiamo ribadito agli inquirenti con cui abbiamo collaborato.
La lotta contro il malaffare e l’intreccio politica-n’drangheta per noi non è affatto conclusa e continuerà finché non avremo ottenuto la moratoria degli iter autorizzativi di tutte le discariche di amianto e l’annullamento delle autorizzazioni già concesse. Noi vogliamo che lo smaltimento dell’amianto sia pianificato e programmato insieme ai cittadini delle aree interessate... continua a leggere http://cittadinicontroamianto.blogspot.it/

SALUTE - BENESSERE: moratoria di tutte le discariche di amianto:   le malattie provocate dalle fibre di amianto   le parti del nostro corpo in cui si annidano le fibre di amianto ULTIME NOTIZIE ...

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giovedì 18 ottobre 2012

ENERGIAINFINITA: Fukushima: Il disastro nucleare si poteva evitare

Il disastro nucleare si poteva evitare



La rivelazione dopo il pressing del comitato incaricato di monitorare da vicino la 'riforma' della società proprietaria della centrale. Che ha dichiarato: "Sapevamo dei rischi dal 2002, ma non ci siamo preparati in anticipo per timore di creare ansie e dubbi nel Paese e per cercare di risparmiare".
 continua a leggere...
ENERGIAINFINITA: Fukushima: Il disastro nucleare si poteva evitare: La rivelazione dopo il pressing del comitato incaricato di monitorare da vicino la 'riforma' della società proprietaria della centrale...

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mercoledì 17 ottobre 2012

Radio Popolare


Radio Popolare ha trentasei anni. E se oggi siamo ancora qui lo dobbiamo a quanti in questi anni hanno fatto la scelta di sostenerci, di fare la radio con noi, di credere in un altro modo di fare informazione, cultura e – perché no – intrattenimento.
Ecco a cosa serve l'abbonamento: a costruire insieme qualcosa che altrove non c'è, un bene comune, una radio libera e indipendente.

Fin dal 1976 Radio Popolare vuol dire informazione libera e comunicazione indipendente, perché autonoma da entità editoriali e politiche. Radio Popolare è controllata dalla Cooperativa dei lavoratori e dei collaboratori, nonché da un diffuso azionariato popolare: sono le componenti principali di Errepi S.p.A. la società per azioni che edita dal 1990 Radio Popolare. Dal 1992 è collegata in network con altre radio italiane e dal 2001 il segnale di Radio Popolare si può ascoltare in tutta Europa e parte dell’Africa e del Medio Oriente attraverso il satellite. 

La storia di (e attraverso)
Radio Popolare

1975La vigilia di Natale viene registrata al tribunale di Milano la testata Radio Popolare.
1976 Si forma la Cooperativa di Radio Popolare, fondata da rappresentanti di varie forze politiche e sindacali della sinistra (Fim, Fiom, Uil, sinistra Psi, Lc, Mls poi Pdup, Ao ed altri). I redattori ne sono soci. Gli ascoltatori lo diventano acquistando una tessera. La radio comincia a trasmettere sulle frequenze di Radio Milano Centrale di cui assorbe una parte dei redattori. La sede è in corso Buenos Aires. Lo studio di trasmissione viene chiamato "metrocubo". Il progetto è di Piero Scaramucci, che assume la direzione della radio. Il 7 dicembre Radio Popolare diventa famosa con la radiocronaca della contestazione e degli incidenti in occasione della prima della Scala: quindici redattori chiamano in continuazione dai telefoni pubblici; Camilla Cederna (in incognito) fa la cronaca dall'interno del teatro. Per la morte di Mao Rp manda in onda una corrispondenza dalla Cina di Edoarda Masi.
1977
Si struttura il palinsesto: dieci notiziari al giorno, la rubrica sindacale verso sera, il microfono aperto al mattino, le notturne in diretta con giochi di autocoscienza. Sull'onda del movimento giovanile e studentesco prende vita la "Rubrica giovani". Censurato dalla Rai, Dario Fo risponde agli ascoltatori in collegamento artigianale con decine di radio di tutta Italia. "Nascono" Gino e Michele con "Passati col rosso". Le donne di Rp organizzano una grande festa al Palalido dove verranno amplificate le corrispondenze degli incidenti di Roma e Bologna. In autunno trasloco nella palazzina di via Pasteur. Scaramucci torna in Rai, nuovo direttore è Nini Briglia.
1978
Telefonano i fascisti in una notturna sulla violenza dopo l'uccisione di due missini a Roma. Si apre un grande dibattito nella sinistra: si devono lasciar parlare i fascisti? In marzo la radio è il punto di riferimento per la grande risposta popolare all'assassinio di Fausto e Iaio, due ragazzi del Leoncavallo.
1979
Briglia lascia Rp per la carta stampata, inizia la direzione di Biagio Longo. L'8 aprile Antonio Stella inaugura "Le testate degli altri", la rassegna stampa: per mesi pagherà i giornali di tasca propria. Cronache dalle fabbriche in lotta contro i licenziamenti tra cui l'appassionata diretta dell'assemblea Unidal.
CONTINUA QUI http://www.radiopopolare.it/chisiamo/storia/


Radio Popolare e' ascoltabile in streaming
e con un decoder digitale Eutelsat Hot Bird 4, a 13° Est.Polarizzazione verticale Frequenza 12.111 MHz.

DIRETTA http://www.radiopopolare.it/poplive/diretta/

 Siamo da sempre convinti che sia diritto inalienabile della persona comunicare ed essere informati. Diritto sempre più difficile da esercitare. Ma noi insistiamo: con il nostro lavoro quotidiano, insieme alle radio di Popolare Network, puntiamo a promuovere nuove fonti di informazione, la partecipazione attiva del pubblico, la costruzione di una comunicazione non mercificata e la cooperazione con chiunque persegua questi stessi fini.
Buon ascolto.

Segui la nostra campagna abbonamenti su abbonaggio.radiopopolare.it

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lunedì 15 ottobre 2012

MI DIVERTO: Tecnodigiuno: giornata nazionale del camminare

giornata nazionale del camminare

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In occasione della giornata nazionale del camminare, abbiamo pensato di proporvi una cura vecchia come il mondo per staccarci da una delle dipendenze più diffuse del terzo millennio (da un testo di Troglodita Tribe).

Ingegneri, studiosi e politici cercano inutilmente soluzioni per risolvere il grave problema del traffico, che rende le nostre città invivibili. Pensano ad auto catalizzate euro uno due tre quattro cinque… dimenticando che l'unica vera soluzione è quella di camminare, camminare, camminare...
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MI DIVERTO: Tecnodigiuno: giornata nazionale del camminare: . In occasione della giornata nazionale del camminare, abbiamo pensato di proporvi una cura vecchia come il mondo per staccarci d...

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martedì 9 ottobre 2012

Usa: parte anche Occupy farms

 

Usa: parte anche Occupy farms


Non c’è mai stata una rivoluzione senza una riforma agraria; è questo il principio su cui si poggia Occupy Farms (Of), nato sull’onda lunga newyorkese delle tende di Occupy Wall Street (…). Of nasce alla fine del 2011 come azione collettiva di servizio, quando i contadini del New England hanno cominciato a fornire agli occupanti di Wall Street cibo e sostegno; si è creato qualcosa che va oltre slowfood, oltre l’agricoltura biologica a chilometri zero, oltre le vacanze in campagna e oltre la sagra di paese, qualcosa che ha unito tutto questo e che oggi produce reddito e sosteniblità.
Of è una relazione dunque, una relazione tra chi occupa il suolo pubblico delle città e chi occupa la terra per lavorarla, per renderla viva; non stiamo parlando di contadini con zappa e vanga, o almeno non solo: parliamo di persone schiacciate nella loro attività dall’economia di mercato e dalla grande distribuzione, ma che grazie ad Of hanno dimostrato che lavorando la terra si può non solo sopravvivere, ma anche prosperare al di fuori dell’attuale sistema socio-economico: nessun sistema alimentare può sopravvivere se il profitto è prioritario alle necessità umane.
La ricerca di un mondo abbondante e sostenibile (…) la priorità non è più il desiderio ma la necessità delle persone. «Apprezziamo più l’acqua, la terra e l’aria più delle banconote della Federal Reserve – spiegano sul sito web di Occupy Farms – trasparenza, cooperazione, sostenibilità e reddito (non profitto) i valori fondanti.. Il nostro obiettivo è generare reddito e flussi economici per le comunità locali che ci circondano; chiediamo un clima positivo di uguaglianza, accettazione e convivenza civile tra tutte le persone….».

La formazione delle comunità locali sull’agricoltura sostenibile, che contribuisce a stabilire chiaramente la sovranità alimentare della comunità stessa, sono alla base delle occupazione delle fattorie, azioni che vogliono dichiaratamente creare gruppi di lavoro in fattoria e non occupazioni fini a se stesse.
L’iniziativa è esplosa come una bomba ad orologeria, dalla costa est degli Stati uniti si è propagata lungo la linea atlantica per sbucare addirittura dall’altra parte, in California (l’esempio di Occupy Farms più importante): il 22 aprile duecento attivisti hanno occupando il tratto di Gil, un appezzamento agricolo ad Albany in uso dall’Università della California Berkeley come laboratorio a cielo aperto; quello che sarebbe dovuto essere, nelle intenzioni dell’Università e di diverse Ong e attivisti, un punto di riferimento per l’agricoltura sostenibile, è diventato tuttavia il chiaro esempio dello sviluppo esclusivamente commerciale del suolo pubblico.
Compostaggio dei rifiuti, riciclo e riuso, colture locali, sfruttamento delle risorse naturali e cooperazione, l’occupazione è stata tuttavia osteggiata dall’Università stessa che ha visto in pericolo i finanziamenti per la ricerca.
Of tuttavia non è un banale movimento pirata che colpisce, lavora e scompare, ma un movimento che intende riavvicinare l’uomo alla natura, rendendo i concetti di sovranità alimentare e sostenibilità agricola e rifiutando l’attuale modello, che sfrutta intensamente le colture perseguendo la logica del profitto più feudale possibile (fonte Ecoblog.it).


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venerdì 5 ottobre 2012

Quanto inquina l’automobile


Il 30% degli italiani non lo sa
Da una ricerca risulta infatti che il 19% del campione non e' certo della classe Euro della propria macchina e quasi un italiano su 10 (9%) confessa di ignorarla del tutto
Quasi 3 italiani su 10 ancora non sanno quanto inquina la propria automobile. E' quanto emerge da un'indagine del Centro Studi e Documentazione Direct Line, compagnia di assicurazione on line. Dalla ricerca risulta infatti che se il 19% del campione non e' certo della classe Euro della propria macchina, quasi un italiano su 10 (9%) confessa di ignorarla del tutto.
Rimandate in materia 'Classe Euro' le donne, bocciati i ragazzi: il 23% delle appartenenti al gentil sesso afferma infatti di non essere poi cosi' certo di quanto inquini la propria auto e ben il 22% degli under25 confessa candidamente di non conoscere la classe euro. In particolare, poi, la maggioranza degli intervistati (49%) alla domanda 'Auto ecologica?' risponde 'Si', grazie ma solo se allo stesso prezzo della mia', il 22% sarebbe disposto a spendere solo fino a 1.000 euro in piu' al momento dell'acquisto per un'auto meno inquinante, mentre uno su cinque (20%) si dimostra scettico. Infine il 9% del campione intervistato, esasperato dai continui rincari del carburante, ammette che rinuncerebbe addirittura alle vacanze pur di avere un'auto che inquini meno e che faccia risparmiare al momento del 'pieno'.
Un piu' confuso 14% non ha ancora le idee ben chiare in materia. In materia di mobilita' sostenibile, inoltre, un ruolo di spicco lo 'gioca' il car sharing, la condivisione dello stesso mezzo con piu' persone che rappresenta un buon modo per risparmiare: il 44% degli intervistati ammette di essere a favore di questa iniziativa, il 21% degli italiani la trova una bella idea, mentre di opinione diametralmente opposta risulta il 13% del campione.
Fonte: Ansa
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Green Peace: il pesce azzurro sta scomparendo


Secondo l’associazione, i dati scientifici degli ultimi 40 anni mettono in evidenza la scomparsa di acciughe e sardine in Adriatico. È colpa del crescente numero di imbarcazioni autorizzate a pescare col metodo della “volante a coppia”
La denuncia è di Green Peace: anche il pesce azzurro sta scomparendo. “Colpa della volante a coppia – si legge nel sito dell’associazione - principale metodo di cattura utilizzato, che consiste in una rete sospesa a mezz'acqua trainata contemporaneamente da due imbarcazioni gemelle. Sono lontani i tempi della lampara, che utilizzava una forte luce per concentrare i banchi di pesce azzurro poi catturati dalla rete che circondava il banco”.
Secondo Green Peace, i dati scientifici degli ultimi 40 anni mettono in evidenza la scomparsa di acciughe e sardine in Adriatico. È colpa del crescente numero di imbarcazioni autorizzate dal governo a pescare queste popolazioni ittiche, anche grazie all'artificio delle licenze di "pesca sperimentale", che di sperimentale hanno ben poco dal momento che, alla fine, sono state "regolarizzate".
La diminuzione di alici e sardine, causata dal loro sovra sfruttamento, è direttamente proporzionale all'aumento dei prezzi di mercato che stimolano l'incremento della pressione di pesca. A rischio dunque, non solo la salvaguardia dei popolamenti ittici ma anche la redditività del settore.
 Lo stesso problema si registra nel Canale di Sicilia. Qui operano "volanti a coppia"  che, secondo l'Organizzazione dei Produttori della Pesca della Sicilia Occidentale, godono di un'autorizzazione sperimentale rinnovata ormai da 20 anni pescando praticamente tutto l'anno acciughe sotto taglia e compromettendo quindi la capacità riproduttiva della specie. Per non parlare del rigetto in mare di acciughe e sardine, soprattutto durante il periodo estivo quando il prezzo di mercato delle specie non è conveniente.
Secondo Green Peace, l'Italia, a fronte di una flotta di pesca tra le maggiori in Europa, appare riluttante ad applicare i regolamenti di pesca dell'UE. Problemi come questi non sono limitati al nostro Paese e devono essere risolti dalla riforma, in corso, della politica comune della pesca. “Ed è per questo – conclude Green Peace - che chiediamo ai governi dell'UE e al Parlamento Europeo di concordare nuove leggi per arrivare a una pesca sostenibile. È urgente che la Commissione chiarisca qual è il ruolo della "pesca sperimentale" nel nostro e negli altri Paesi comunitari, perché si tratta di un vero e proprio "sommerso" delle attività di pesca, che mina ogni piano di recupero degli stock”.

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