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giovedì 31 gennaio 2013

Come piantare un albero gratis

O emissioni di Co2 grazie a Doveconviene

Ogni nota musicale che scarichi, ogni fotografia che salvi e tutti i post che scrivi raccontano di te, accendono i ricordi, diffondono informazioni, esprimono sentimenti....
E occupano spazio, inquinano, contribuiscono a surriscaldare il pianeta!
E' difficile da immaginare ma le attività on line hanno conseguenze per nulla virtuali, non solo perché i pc sono fatti di componenti elettrici difficili da smaltire e si alimentano dalla presa di corrente domestica. Il problema maggiore infatti è rappresentato dai data center, enormi dispositivi che immagazzinano dati e spesso vengono alimentati a carbone, producendo CO2 in grande quantità. Greenpeace ha recentemente calcolato che nel 2020 Internet consumerà più energia di Francia, Germania, Canada e Brasile messi assieme ed ha perciò intitolato il suo ultimo rapporto: “Quanto sono sporchi i tuoi dati”.
Per dare un'idea, una mail produce dai 4 ai 19 grammi di Co2 e la gestione di un blog arriva a rilasciarne nell'atmosfera 3,6 kg in media all'anno, cifra destinata a salire in proporzione al numero dei visitatori...
Cosa possiamo farci? Possiamo chiedere alle grandi aziende del web, così potenti ed innovative, di avere comportamenti responsabili e diventare CO2UNFRIEND, per esempio investendo sulle energie rinnovabili e su strategie sostenibili nella gestione dei loro data center. Ad esempio, Google ha recentemente rinunciato a sistemi di condizionameno tradizionali per la sua server farm di St. Ghislain (Belgio), preferendo immissioni d'aria dall'esterno e sfruttando l'aria calda prodotta dai macchinari per riscaldare gli uffici e le case in prossimità.
Cosa possiamo farci, ancora? Seguire individualmente semplici regole ecologiche come preferire gli web hosting sostenibili, non lasciare i nostri pc in standby per ore ed ore, acquistare alimentatori a risparmio energetico, evitare di stampare i file e soprattutto usare il web come strumento di informazione per aumentare la nostra consapevolezza sulle problematiche ambientali.
Ho fatto così anche io ed ho aderito alla campagna CO2Neutral, promossa dall'azienda eco-friendly

Oltre alle attenzioni quotidiane contro gli sprechi, infatti, possiamo tutti compensare la CO2 prodotta dalle attività on line in una maniera semplice ed efficace: piantando un albero.
Un albero assorbe in media, secondo un calcolo prudente, 5 kg di Co2 all'anno, trasformandola in ossigeno. L'albero piantato per me da DoveConviene può vivere fino a 50 anni e compensare il mio blog per.... mezzo secolo!
Inoltre, grazie alla partnership con Iplantatree, DoveConviene mi assicura che l'albero sia piantato nel rispetto della biodiversità, in luoghi adatti (rimboschimento dopo eventi climatici gravi o dopo interventi umani scorretti) e con garanzie di trasparenza.
Posso anche vedere le foto dell'area che ho contribuito a riforestare!
Infine, DoveConviene.it è a sua volta un mezzo per la mia responsabilizzazione ambientale: l'azienda ripropone on-line i volantini pubblicitari che normalmente riempiono le nostre buchette postali e permette di consultare cataloghi e offerte con un click sul pc, sul tablet, sul telefonino indicando i negozi più vicini a casa mia, risparmiando carta e carburante.

Direi che iniziative come questa meritano di essere diffuse!
Se vuoi informarti e aderire visita CO2NEUTRAL e diventa anche tu CO2neutral.
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venerdì 25 gennaio 2013

COSA SI MANGIA DOMANI ?: cucinare e aiutare il nostro pianeta






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 Ecco 10 suggerimenti per migliorare la nostra vita.

1 Acquista prodotti locali

  • compri prodotti freschi
  • sostieni l´economia locale e le filiere italiane
  • riduci le emissioni di CO2 limitando i trasporti
  • privilegi prodotti tipici e varietà nostrane, spesso a rischio di estinzione

2 Mangia prodotti “di stagione”

  • i prodotti di stagione, soprattutto se locali, impiegano poco tempo per arrivare sulle nostre tavole mantenendo così un più elevato contenuto di vitamine e nutrienti rispetto a quelle che, fuori stagione, devono fare molta strada e permanere nei frigoriferi prima di giungere ai banchi del supermercato.

3 Diminuisci i consumi di carne

  • l’allevamento genera molti più gas serra dell’intero settore dei trasporti. Se non vuoi rinunciare alla carne, cerca almeno di ridurre il numero di volte in cui la mangi a settimana e le porzioni, consumando carne di migliore qualità (prodotta localmente con metodi di allevamento estensivo)

4 Scegli i pesci giusti giusti!

  • PREDILIGI il pesce pescato, rispetto a quello di acquacoltura
  • SCEGLI specie non in pericolo di estinzione.
  • RISPETTA la regola della taglia minima di vendita delle specie
  • DAI LA PRECEDENZA al pescato locale, diversificando le specie
  • CONSIDERA la stagionalità delle specie

 leggi anche gli altri suggerimenti ...

COSA SI MANGIA DOMANI ?: cucinare e aiutare il nostro pianeta: Ho trovato un articolo interessantissimo sul sito del WWF – OnePlanetFood e lo voglio condividere con voi proprio perchè il nostro Pian...

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giovedì 24 gennaio 2013

Rubati 100 grammi di Cesio 137 a Mantova


Rubati 100 grammi di Cesio 137 a Mantova

-Luca Consonni-

Una notizia passata in qualche trafiletto regionale, degna di allarme nazionale,confermata da varie fonti, o per lo meno mai smentita, che la stampa sta minimizzando.
Venerdì scorso, 17 gennaio, è stata rubata una barra di 100 gr di Cesio 137, dentro il suo contenitore di piombo, che stava dentro a una cassaforte dell’azienda Tea Spa di Mantova.

Documento scannerizzato :

http://www.stampalibera.com/wp-content/uploads/2013/01/doc20130123195338.pdf

Le ipotesi sono due: o che si sia trattato di un furto di balordi, che pensavano di svaligiare una normale cassaforte nell’azienda Tea Spa, a Mantova: in questo caso si vuole lanciare un accorato allarme ai ladri, di non aprire la cassaforte, per il contenuto altamente dannoso per la salute, e di non aprirlo, pena la loro vita, mentre le forze dell’ordine stanno perlustrando nel Mantovano, nel Bresciano, nel Cremonese… ma discretamente…
Oppure un furto su commissione. Il secondo caso apre inquietanti e tremendi scenari. In piena campagna elettorale non hanno trovato utile avvertirci. Ma si sappia, da parola di esperto, che 100 gr di Cesio 137 rappresentano un potenziale dannoso immane per la salute e l’ambiente, in caso di dispersione.
Il fatto è molto grave ed è stato minimizzato, dovrebbe essere di allerta nazionale, allerta ai ladri che dovrebbero essere messi in guardia, visto che il solo maneggiamento di questo materiale richiede procedure di cautela e di tutela delle persone.
http://www.ilgiorno.it/mantova/cronaca/2013/01/18/832357-mantova-furto-cesio-radioattivo.shtml
http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/01/18/news/mantova_allarme_nella_discarica_rubata_barra_di_cesio_radioattivo-50846730/
http://gazzettadimantova.gelocal.it/cronaca/2013/01/20/news/corsa-contro-il-tempo-per-trovare-il-cesio-1.6388575
VIDEO:
http://youtube.googleapis.com/v/k_pODCN6tng&fs=1&source=uds&autoplay=1
da Nicoletta Forcheri, Stampa Libera



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martedì 15 gennaio 2013

WWF : PROIBIRE IL COMMERCIO DI AVORIO


AL VIA LA PETIZIONE GLOBALE WWF PER PROIBIRE IL COMMERCIO DI AVORIO AFRICANO IN THAILANDIA E SALVARE UNA DELLE SPECIE SIMBOLO DEL CUORE VERDE DELL’AFRICA. FIRMA QUI http://ow.ly/gPyHX

Nonostante la vendita di avorio di elefanti africani sia vietata in Thailandia, l’avorio degli elefanti thailandesi può essere venduto legalmente. Le reti criminali sfruttano questa scappatoia legale per inondare i negozi tailandesi con il sangue dell’avorio africano. Nel mese di marzo, i rappresentanti di 176 governi si riuniranno per la CITES a Bangkok per discutere le problematiche globali legate al commercio di specie selvatiche, tra cui il bracconaggio dilagante degli elefanti in Africa. Il WWF chiede al ministro thailandese Shinawatra di cogliere quest’occasione per annunciare al Paese il divieto sul commercio di avorio. L'unico modo per impedire alla Thailandia di contribuire al bracconaggio degli elefanti è quello di vietare tutte le vendite di avorio.


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lunedì 14 gennaio 2013

Sicilia, Crocetta ferma il cantiere del Muos


Sicilia, Crocetta ferma il cantiere del Muos: “Non chiedo autorizzazioni al governo”

“Non siamo contro gli americani. Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. Il presidente, dopo gli scontri dello scorsa notte a Niscemi (Caltanissetta) blocca i lavori per l'installazione delle antenne militari statunitensi nonostante il richiamo formale del ministro dell'Interno

“Non siamo contro gli americani e non siamo contro il Muos (Mobile User Objective System). Ma vogliamo tutte le garanzie per la tutela della salute dei cittadini”. E’ cauto il presidente della Regione Sicilia Rosario Crocetta, ma gli scontri della scorsa notte tra le forze dell’ordine e gli attivisti contrari all‘installazione delle antenne militari statunitensi a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, lo hanno costretto ad accelerare le decisioni. Da settimane i manifestanti presidiano l’ingresso della base Usa, pronti a fare da muro alle attese gru che avrebbero dovuto completare l’opera. I mezzi sono arrivati ieri notte, scortati dalle forze dell’ordine.
Le sentinelle degli attivisti disposte lungo il percorso hanno avuto appena il tempo di avvertire i compagni. “I poliziotti erano circa trecento divisi in blocchi – racconta Elvira Cusa, del comitato No Muos di Niscemi –, noi una cinquantina. Ci siamo buttati a terra, ci hanno detto di alzarci, al nostro rifiuto ci hanno caricato. Non c’è stato nessun dialogo, anzi ci sono stati anche colpi di manganelli e calci. Io ho la mano e il ginocchio gonfi e come me anche altri ragazzi”. Dopo gli scontri, l’urgenza di rispondere alle promesse elettorali si è fatta pressante per Crocetta. Che, in una conferenza stampa urgente, ha annunciato di aver sospeso le autorizzazioni ai lavori di realizzazione del Muos. Nonostante il richiamo formale del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri arrivato negli scorsi giorni.
“Io sono un presidente autonomista – dichiara il governatore siciliano – Non chiedo certo le autorizzazioni al governo Monti quando prendo le mie decisioni”. Annunciate di recente, spiega, anche ad alcuni diplomatici statunitensi. “Avevo invitato in modo bonario a non accelerare i lavori e a procedere con prudenza. Ho detto che non avremmo gradito forzature rispetto ai blocchi, finora non era successo ma ieri sera purtroppo è accaduto”. A motivare la sospensione delle autorizzazioni, secondo Crocetta, sarebbero dei “vizi” negli atti già emessi. Nello specifico, la mancanza di uno studio dell’impatto sulla salute pubblica delle onde elettromagnetiche rilasciate dalle antenne Muos. Un possibile problema anche per la navigazione degli arei del vicino scalo areo di Comiso, la cui apertura è prevista per la primavera. Motivazioni che, per il presidente regionale, sarebbero più forti della decisione del ministro Cancellieri di dichiarare il Muos “sito di interesse strategico per la difesa militare della nazione e dei nostri alleati”.
Non si placano intanto le polemiche per gli scontri della scorsa notte a Niscemi. Soprattutto per le denunce degli attivisti delle presunte violenze operate da 300 poliziotti in tenuta antisommossa. Solo 70 uomini, invece, secondo la Questura di Caltanissetta. “Non c’è stata nessuna carica – risponde il capo di gabinetto Sergio Lo Piano – Ma solo azioni di alleggerimento”. I manifestanti hanno usato metodi pacifici, ammettono anche le forze dell’ordine. “Hanno fatto resistenza passiva, si sono frapposti ai mezzi sfruttando l’oscurità e sono stati spostati di peso ai lati della strada. Si è giocato un pochino naturalmente, ma non mi risultano manganellate”. Per i No Muos, invece, si è trattata di “inaudita violenza”. Il passaggio dei quattro camion e delle due gru, per loro, è stato “un atto di prepotenza inaudita, che tuttavia non ci indebolisce – dichiarano – Non è una sconfitta ma l’inizio di una nuova fase della resistenza all’installazione del Muos”. Che vede l’assemblea regionale siciliana e il presidente Crocetta a fianco degli attivisti. Almeno fino a quando il braccio di ferro tra governo regionale e nazionale non sarà concluso.

C


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giovedì 10 gennaio 2013

Caccia: Italia 113 vittime in soli 46 giorni


113 vittime, di cui 25 morti e 88 feriti, in 46 giorni: questo non è un bollettino di guerra, ma il numero delle vittime della caccia in Italia. Cifre impressionanti, se pensiamo che non si tratta di un dato annuale, ma riferito solo all’ultima stagione venatoria 2012-2013 iniziata nel settembre scorso. I dati sono stati resi noti, in questi giorni, dall’”Associazione Vittime della Caccia”.
L’arco temporale analizzato nel Dossier AVC va dal 1 settembre al 25 dicembre 2012, ma i giorni di caccia effettivi all’interno di questo periodo non sono 116, bensì 46, se si considera il fatto che i giorni previsti dai calendari venatori sono 5 a settimana e, di questi, in genere, solo 3 sono fruibili a scelta del cacciatore.
Da settembre a Natale, quindi, in soli 46 giorni effettivi di stagione venatoria, le vittime in Italia sono già state 113 (25 i morti e 88 i feriti) e sono così suddivise:
- 87 vittime tra gli stessi cacciatori – di cui 18 morti e 69 feriti;
- 26 vittime tra la gente comune – di cui 7 morti e 19 feriti, ma tra questi ultimi si contano addirittura 9 i minori vittime di caccia: 5 morti e 4 feriti.
Su 25 morti a causa di armi da caccia durante la stagione venatoria 2012-2013, ben 5 (cioè il 20%) sono minorenni. In Italia l’esercizio della caccia è vietato ai minori di 18 anni, ma – di fatto – non esiste alcuna norma a tutela dei bambini che vengono condotti a caccia da genitori o parenti. Ecco perché non mancano, ogni anno, casi di bambini feriti o uccisi dalle stesse armi utilizzate dai cacciatori, sia mentre i minori accompagnano gli adulti nelle battute, sia a causa dell’omessa custodia di armi da caccia .
Va precisato che i dati resi noti dall’AVC escludono tutti i casi di vittime dovute a cadute, infarti o incidenti di altra natura che non siano le armi da caccia. Sono, inoltre, esclusi dal conteggio tutti casi di suicidio con armi da caccia – salvo se trattasi di minori d’età. Al contrario delle statistiche diffuse da molte associazioni venatorie, che risultano sensibilmente inferiori, i dati AVC annoverano tra le vittime anche la gente comune, cioè anche chi non possiede un regolare porto d’armi uso caccia.


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lunedì 7 gennaio 2013

Tokyo, tonno rosso a peso d' oro


Tokyo, tonno rosso battuto all'asta per 1,3 milioni di euro

La prima asta del 2013 al mercato del pesce di Tsukiji, sulla baia di Tokyo e il piu' grande al mondo, non ha deluso le attese, immune da qualsiasi crisi economica: un tonno rosso del peso di 222 kg e' stato battuto in mattinata al prezzo record di 155,4 milioni di yen (circa 1,3 milioni di euro), pari a 700.000 yen al chilo.
Ad aggiudicarsi la tradizionale gara, che ha forti connotati di buon auspicio, e' la Kiyomura, una nota catena di ristoranti di sushi che lo scorso anno, nella stessa occasione, ha staccato un assegno di 56,49 milioni di yen (un terzo di quello versato oggi) per vincere e aggiudicarsi un tonno rosso di primissima qualita'.
''Un prezzo leggermente caro - ha ammesso con un filo di ironia Kiyoshi Kimura, presidente della compagnia, nel resoconto dei media locali -, ma spero che possa essere un incoraggiamento perche' il Giappone continui a rifornirsi di ottimo tonno''.
Il 'pezzo' da record appena venduto e' stato pescato al largo della ciitta' di Oma, nella prefettura di Aomori, e' sara' venduto come sushi al ristorante principale di Kiyomura proprio allo Tsukiji, seguendo i prezzi abituali compresi tra i 128 e i 398 yen per porzione (1,1-3,4 euro). ''Volevo andare incontro alle aspettative dei miei clienti che vogliono mangiare il miglior pesce possibile, come accaduto lo scorso anno'', ha aggiunto Kimura. Il tonno rosso e' una specie tra le piu' a rischio a causa dello sfruttamento eccessivo, con il Giappone che in media consuma annualmente i tre quarti circa di tutto il pescato mondiale di questa ricercatissima qualita'.

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Se dovessimo dare un nome alla specie simbolo del Mediterraneo, sarebbe senza dubbio il tonno rosso. Stranamente non molti conoscono questo animale straordinario, che è uno dei pesci più grandi e tra i commercialmente più preziosi  al mondo. Proprio per questo da decenni è stato pesantemente vittima della pesca illegale diffusa soprattutto nelle sue zone di riproduzione in tutto il Mediterraneo.  Impara di più su questa specie stupefacente, segui il nostro lavoro e ci aiuterai a creare un futuro sostenibile per questo pesce tra i "più ricercati".

http://mediterraneo.wwf.it/pericoli-tonno-rosso.html

Molto semplicemente abbiamo bisogno di un piano di gestione ragionevole per il tonno rosso che non porti la specie all'estinzione. Seguendo le indicazioni di solide basi scientifiche e la riduzione della capacità delle flotte industriali, i Governi possono evitare la scomparsa di uno dei più magnifici pesci che nuotino nell'oceano.L’istituzione principale responsabile della gestione del tonno rosso è la Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (ICCAT). La commissione è stata costituita nel 1969 in risposta ai timori che le popolazioni di tonno rosso potessero collassare.
Nonostante quasi 40 anni di esistenza dell'ICCAT, le popolazioni hanno continuato a diminuire. Ciò è dovuto a problemi di gestione dovuti alla governante dell'ICCAT e dei governi nazionali.
Dopo decenni di declino e 12 anni di lavoro intenso e campagne il WWF è stato determinante per ottenere che l’ICCAT raggiungesse misure tra cui:    una riduzione delle quote da 32.000 tonnellate nel 2006 a 12.900 tonnellate nel 2010
- una taglia minima di sbarco corrispondente al formato a scadenza per la specie;
- una stagione aperta per le flotte con reti a circuizione di un solo mese all'anno;
- un programma di osservatori dell'ICCAT Regionale (POR);
- una documentazione delle catture (il GAV);
- un piano di riduzione della capacità della flotta e un programma internazionale di ispezione reciproca.
Cosa chiede il WWF all'ICCAT 2012
In occasione della 18a riunione annuale a Agadir, Marocco, dal 12 al 19 novembre, 2012, le Parti contraenti della Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (ICCAT) sarà di nuovo determinare per definire le misure di gestione per una serie di tonni e specie affini. Il WWF sarà presente per seguire da vicino le questioni relative al tonno rosso dell'Atlantico e influire sulle decisioni sui contingenti di pesca che coinvolgerà le scorte per i prossimi 3 anni e determinerà il futuro di uno dei più grandi pesci in tutto il mondo.La visione del WWF per l'Atlantico orientale e il Mediterraneo per la pesca del tonno rosso è quello di un magazzino gestite in modo sostenibile a tutela dell'ambiente marino, per una pesca che porti benefici agli ecosistemi e ai consumatori. Oggi questo potrebbe essere più vicino, cosa che sarebbe sembrata impensabile solo pochi anni fa. Il WWF invita l’ICCAT e l'industria della pesca a mantenere questo slancio e tenere alte le ambizioni. Realizzazioni grandi come questa hanno bisogno di una lunga gestazione, ma in un solo istante tutto può essere perduto.Estendere le attuali misure di gestione, tra cui il totale ammissibile di catture (TAC) e le stagioni di pesca, per il periodo 2013-2015.-   Rivedere e rafforzare l'attuale capacità di riduzione del piano di pesca per portare la capacità reale di cattura fino al livello delle possibilità di pesca.
-    Rendere obbligatorio per gli allevamenti di tonno registrare le dimensioni al momento della raccolta di tutti i singoli pesci e presentare le informazioni all'ICCAT SCRS ai fini della valutazione di archivi fotografici.
  •  Sostenere l'uso di dati di commercio internazionale nelle analisi scientifiche e valutazioni di conformità.
  • Completo supporto all’ ICCAT per il programma di ricerca per il tonno rosso (GBYP) e SCRS per recuperare i dati e di sviluppare nuovi metodi che portano ad una valutazione degli stock molto più affidabili nel 2015.

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