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venerdì 31 maggio 2013

Fermiamo il massacro delle balene




Il Primo Ministro olandese Mark Rutte e al Segretario di Stato per gli Affari Economici Sharon Dijksma: In quanto firmatari della Convenzione Internazionale per la Regolamentazione della Caccia alla Balena, vi chiediamo di proibire immediatamente il transito di carne di balena attraverso i porti olandesi e aiutare a mettere fine alla tratta globale alle balene. La vostra decisione diventerà un precedente che potrebbe salvare le balenottere e aiutare a fermare la caccia alla balena in Europa.

Le balenottere sono degli incredibili giganti del mare. Ma tra pochi giorni oltre 180 di questi animali in pericolo di estinzione sono destinati a essere trucidati da un ricco industriale e dai suoi amichetti il cui hobby estivo è arpionarle, farle a pezzi, e spedirne la carne attraverso l’Olanda fino al Giappone per poi farne cibo per cani!

C’è un modo per fermare la caccia prima che inizi: non è possibile ormeggiare una nave piena di carcasse illegali di balene ovunque. Le autorità tedesche e finlandesi si sono rifiutate di essere coinvolte in questa tratta infame. Ora gli olandesi sono la chiave di volta. Tengono moltissimo alla loro reputazione di difensori dell’ambiente, e sperano che su questa tratta insanguinata non si accendano i riflettori di tutto il mondo. Ma se la renderemo nota a tutti ora chiedendo alle autorità olandesi di rifiutarsi di far passare la carne di balena dal loro porto, potremo fermare il massacro di balene!

Dobbiamo agire velocemente: le baleniere salperanno per iniziare la caccia tra pochi giorni. Firma ora e invita tutti a unirsi: facciamo arrivare subito a un milione di firme una petizione rivolta al Primo Ministro Mark Rutte avvertendolo che solleveremo un polverone sui media con balene giganti fuori dalla sua porta se non fermerà il trasferimento nei porti olandesi.

firma qui : http://www.avaaz.org/it/days_to_stop_the_whale_slaughter_global/?khkztbb


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martedì 28 maggio 2013

La Tav è inutile: l'inchiesta di Report


Ecco perché la Tav è inutile: l'inchiesta di Report


Roberta Ragni - Il tratto Tav Torino-Lione, secondo le stime attuali, costerà almeno 24 miliardi di euro, da spalmare in 20 anni e da spartire tra Italia e Francia. È questo uno dei dati che emerge dal servizio di Emanuele Bellano per Report dal titolo "Torino-Lione", che mostra lo stato attuale e futuro del famoso corridoio 5 e della linea ferroviaria italiana.
Così, tra il ministro Lupi che si è rifiutato di rispondere e l'Architetto Mario Virano che "riesce a dire di fronte all'evidenza, compiendo un arrampicata sui vetri palese: "E' giusto ma non è corretto"", come scrivono i NO-TAV sul loro blog, scopriamo ciò che da tempo viene denunciato: "il progetto approvato dal governo, che i manifestanti contestano, prevede la realizzazione di un foro nella montagna di 57 chilometri, che aumenterà la velocità dei treni, ma che fa lievitare i costi dell'opera", spiega il servizio.

la Tav è inutile: l'inchiesta di Report
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È il docente di analisi energetica dell'Università Parthenope di Napoli a parlare per primo, spiegando come le cifre in gioco siamo di 8 miliardi per il tunnel di base e circa 24 miliardi di euro per l'intera linea, se venisse realizzata. Tutto, appunto, da spalmare in 20 anni, tra i Italia e Francia, che realizzano l'opera. Poi è la volta del sindaco di Torino Piero Fassino, da sempre a favore del progetto: "la storia ci dice che tutte le volte che è stata realizzata un'opera che accresce accessibilità e rapidità, l'infrastruttura ha poi visto una fruizione maggiore rispetto a quella prevista", spiega il primo cittadino.
Le previsioni di traffico merci elaborate negli anni e con cui si giustifica un'opera così costosa per le casse dello Stato, prevedono un aumento degli scambi commerciali tra Italia e Francia. Oggi i dati però fotografano una situazione assai diversa: dal 2005 sulla direttrice Torino-Lione il trasporto merci è diminuito costantemente e la linea esistente è sfruttata solo per un quinto. È soprattutto attorno a questo punto che ruota l'intera vicenda.
Secondo la pianificazione europea, la Torino Lione deve essere un nodo cruciale del corridoio mediterraneo, la direttrice ferroviaria che unendo Lisbona a Kiev dovrebbe collegare l'Atlantico all'Est Europa. Ma Portogallo e Ucraina si sono già tirati fuori, trasformando la Lisbona-Kiev nella Miskolc, cittadina ungherese di 150mila abitanti, Algeciras, piccolo porto spagnolo di 100 mila abitanti. Virano tranquillizza, citando studi di fattibilità di un tunnel sotterraneo nel canale di Gibilterra: nessun problema, perché, in futuro, quest'ultimo sarà la porta per il Nord Africa.
Eppure anche in Francia è in corso un acceso dibattito istituzionale. Dopo aver annotato che il finanziamento europeo non è stato ancora definito e che le previsioni dei dati sul traffico merci sono state corrette al ribasso negli anni, la Corte dei Conti francese ha affermato lo scorso Agosto che i costi dell'opera per lo Stato in questa opera sono in costante aumento.

Marco Travaglio parla della TAV
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In pratica, si consiglia di abbandonare il progetto e migliorare la linea attualmente esistente. Semplice, diretto, lineare. Ma i politici sembrano essere sordi. E resta il rischio, come conclude Bellano, che la Torino-Lione diventi l'ennesima cattedrale nel deserto. Eppure anche ai più convinti sostenitori di questo dispendioso progetto infrastrutturale, stante la drammatica crisi economica in cui versa il nostro Paese, dovrebbe apparire evidente come la sua realizzazione sia ormai perfettamente inutile.


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sabato 25 maggio 2013

I Masai rischiano di essere cacciati


Cacciare i Masai dalle loro terre per farne una riserva di caccia per ricchi

Quello dei Masai potrebbe passare alla storia come uno dei soprusi peggiori che l’uomo possa concepire, per di più perpetrato a danno di una delle tribù africane più antiche e leggendarie del mondo. I 48.000 componenti di questa etnia, nota anche come Maasai, che da millenni vivono in un uno degli angoli più sperduti della Tanzania, infatti, rischiano di essere cacciati dalle loro terre per far posto ad una riserva di caccia sportiva per un target esclusivo di clienti danarosi.

L’idea è di una multinazionale con sede a Dubai che ha già messo gli occhi su un corridoio di 1500 chilometri quadrati che permette l’accesso alle terre del pascolo utilizzate dai Masai nella stagione ‘secca’ per il tradizionale allevamento ‘nomade’ del bestiame: cacciare la tribù per poter cacciare liberamente leoni e ghepardi, con sommo gaudio dei ricchi (e annoiati) sceicchi e principi del Medio Oriente che trovano nella caccia sportiva uno dei loro passatempi preferiti.

Le autorità locali hanno già definito il progetto una minaccia esistenziale gravissima per le tribù Masai, poiché l’allevamento è da sempre la fonte primaria di cibo che garantisce la sopravvivenza di migliaia di persone. Gli stessi leader delle tribù hanno annunciato le dimissioni dalle proprie cariche in segno di protesta promettendo di combattere fino alla fine per proteggere i diritti e l’identità delle loro comunità.

Il Governo della Tanzania, tuttavia, sembra intenzionato ad accogliere il progetto considerandolo un traino fondamentale per lo sviluppo del turismo e dell’economia del Paese, nonostante questo significherebbe ridurre del 40% il territorio in cui vivono dall’epoca pre-coloniale i Masai. Un colpo durissimo per questa gente la cui sopravvivenza è già appesa un filo a causa dei cambiamenti climatici che hanno ridotto la stagione delle piogge e con essa la disponibilità di riserve idriche per uomini e fauna.
Per contribuire alla causa e aiutare i Masai a non essere ‘sfrattati’ dalle loro terre native, potete firmare e diffondere una petizione che punta ad arrivare a raccogliere almeno 2 milioni di firme. Manca poco e noi l’abbiamo fatto.


 Il nostro contributo potrebbe essere fondamentale per salvare i Maasai e tutelare uno dei territori più selvaggi e incontaminati del Pianeta!

Da un momento all'altro un'importante multinazionale della caccia sportiva potrebbe siglare un accordo che porterebbe allo sgombero di fino a 48 mila membri della famosa tribù africana dei Masai dalla loro terra per fare posto a danarosi re e principi del Medio Oriente a caccia di leoni e leopardi. Gli esperti dicono che il via libera all'accordo da parte del Presidente della Tanzania potrebbe essere imminente, ma se agiamo ora possiamo fermare la svendita del Serengeti.

L'ultima volta che la stessa multinazionale ha costretto i Masai a lasciare le loro terre per fare spazio a ricchi cacciatori, uomini e donne sono stati picchiati dalla polizia, le loro case sono state date alle fiamme e il loro bestiame è morto di fame. Ma non appena la stampa ha cominciato a parlarne in modo critico, il Presidente della Tanzania Kikwete ha cambiato posizione e ha fatto tornare i Masai nella loro terra. Questa volta non c'è stata ancora una grande copertura da parte della stampa, ma possiamo sbloccare la situazione e forzare Kikwete a bloccare l'accordo se da subito mettiamo assieme le nostre voci.

Se 150 mila di noi firmeranno, i media in Tanzania e in giro per il mondo inizieranno a parlarne e così il Presidente Kikwete riceverà il messaggio e dovrà ripensare a questo accordo mortale. Firma la petizione ora e mandala a tutti.


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