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domenica 28 luglio 2013

Ai parlamentari delle Commissioni Ambiente Italiano



Dopo aver devastato ecosistemi in tutto il mondo, le multinazionali del petrolio stanno prendendo di mira l’Italia. Ma c’è un modo per impedire che distruggano anche l’Adriatico e il Mediterraneo.

Medoilgas, un’enorme multinazionale, ha dichiarato di voler iniziare a trivellare presto a pochi passi dalla costa rifiutandosi persino di fare una valutazione di impatto ambientale. E se la faranno franca potremmo ritrovarci in poco tempo con oltre 70 piattaforme a occupare l’intero Adriatico e mari in tutta Italia: una perdita di petrolio devastante sarebbe solo una questione di tempo. Ma c’è una soluzione: rafforzare subito la legge.

Abbiamo pochi giorni. Senatori di tutti i partiti sono pronti a sostenere una modifica urgente ma il problema è che stanno per andare tutti in vacanza. Firma la petizione per convincerli a proteggere l’Italia dalle multinazionali del petrolio prima che sia troppo tardi, e poi condividi con tutti: se raggiungeremo le 100mila firme, attireremo l’attenzione dei media con un'azione nel centro di Roma.
Ai parlamentari delle Commissioni Ambiente, al Ministro dell'Ambiente Andrea Orlando e al Presidente del Consiglio Enrico Letta: In quanto cittadini vi chiediamo di proteggere i nostri mari e di reintrodurre il precedente divieto alle trivellazioni all'interno delle 5 miglia dalla costa. Inoltre vi chiediamo di sospendere l'autorizzazione a Medoilgas per la costruzione della pericolosa piattaforma petrolifera di Ombrina Mare facendo in modo che tutte le richieste di trivellazione nei mari italiani debbano passare rigidi controlli di impatto ambientale basati sugli standard europei e internazionali.

FIRMA LA PETIZIONE

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giovedì 25 luglio 2013

Con i Notav


Con i Notav di Giorgio Cremaschi

Tutta la grande informazione ha seguito con trepidazione e simpatia la mobilitazione popolare in Turchia. Quel grande movimento democratico è esploso attorno alla protesta di centinaia di giovani che volevano impedire l'abbattimento di alcuni alberi in Gezi Park, un parco di Istambul destinato ad essere cancellato per far posto a qualche grande opera.

In Valle Susa sinora sono stati abbattuti oltre 5000 alberi, molti secolari, in uno scempio di cui ho personalmente potuto rendermi conto prima che tutta quell'area venisse chiusa al mondo diventando così una zona rossa, un'altro di quei buchi neri che da Genova in poi ingoiano la nostra democrazia.

Contro quella devastazione e contro l'opera che la ispira ancora una volta si sono mobilitati i militanti del movimento Notav, cercando giustamente di provare a fermarle, come i giovani turchi di Gezi Park. Ma nella grande informazione sono apparsi subito come violenti, fiancheggiatori del terrorismo, nemici del bene comune. Contro quella mobilitazione si sono scatenate azioni che ricordano quelle alla Diaz a Genova. A Torino è in corso un procedimento giudiziario nei confronti di decine di attivisti costruito come se gli imputati fossero mafiosi o terroristi.

Leggi e regole speciali, l'occupazione militare del territorio si applicano sempre più spesso in una Valle dove il consenso popolare alla lotta contro la Tav non è mai, mai venuto meno. Ma il rifiuto persistente e generalizzato dell'opera non provoca assolutamente una riflessione, un ripensamento nel palazzo e nella informazione di regime.

Le ragioni di mercato dell'opera non esistono oramai nemmeno negli imbrogli più sfacciati. La Francia sta liquidando la sua parte di opera inutile, i convogli delle merci, diradati e ridotti per la crisi, passano altrove. Il buco in Valle Susa è un devastante e costosissimo percorso verso il nulla, ma bisogna farlo comunque. Come con gli F 35, bisogna spendere a vuoto decine di miliardi perché così si è deciso, punto e basta. Bisogna farlo perché il potere deve dimostrare la sua forza di fronte a chi lo contesta. Non si cede alla piazza. Non si può ammettere che i Notav abbiano ragione, sarebbe un precedente pericolosissimo che potrebbe dar luogo ad un contagio democratico tra tutte e tutti coloro che oggi non ne possono più. La democrazia è diventata un bene di esportazione, non è che dobbiamo averla anche noi qui.

E così si continuano ad abbattere alberi e diritti, a sprecare montagne di soldi perché indietro non si può tornare, tutto il palazzo ci perderebbe la faccia. Se qualcuno vuole comprendere perché il Partito Democratico sia diventato artefice della distruzione dei valori della sinistra in questo paese e con quali affinità governi oggi con Berlusconi, vada in Valle Susa, parli con quei pericolosi terroristi che sono i NoTav e capirà tutto.

Torniamo tutti in Valle alla marcia popolare sabato prossimo. E cominciamo a far sì che quei luoghi diventino il Gezi Park del popolo italiano.

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lunedì 22 luglio 2013

PIANTE DA AVERE A CASA PER PURIFICARE L’ARIA




Le nostre case pullulano di sostanze nocive alla salute.Sostanze chimiche provenienti da mobili e strutture, muffe, batteri e germi corrono insospettati nelle nostre dimore e vengono spostati qua e là dagli indumenti che indossiamo o dai fedeli amici a quattro zampe.
Il modo più ovvio per risolvere questo problema sarebbe quello di usare detersivi o disinfettanti, ma non è detto che sia la soluzione migliore, anzi, qualcuno preferisce optare per tattiche più naturali.

Sono le piante. Ancora loro infatti potrebbero essere l’arma decisiva contro le sostanze dannose che si annidano in casa e con le quali noi, più o meno inconsciamente, entriamo in contatto ogni giorno. Ecco la “top six” delle piante mangia-impurità più comuni:
  1. Palma di Bambu: serve ad assorbire sostanze come la formaldeide ed è un ottimo deumidificatore naturale.
  2. Pianta del serpente: dalle foglie sinuose come rettili, la pianta è in grado di assorbire sostanze come ossidi di nitrogeni e formaldeide.
  3. Palma Arecamaestosa e decorativa, la palma è anche una delle piante più adatte alla pulizia generale dell’aria di ambienti interni.
  4. Pianta Ragno: proprio come un ragno, la pianta da interno cattura particelle di monossido di carbonio e altre tossine nell’aria.
  5. Giglio della pace: non solo bello ma anche utile da collocare in locali particolarmente umidi come bagni e lavanderie, perché in grado di intercettare sostanze come muffe, spore, formaldeide e tricoetilene.
  6. Gerbera Daisyun’esplosione di colore con doti di sonnifero naturale. Questa bella pianta fiorita concilierebbe il sonno perché in grado di rilasciare maggiori quantità di ossigeno durante la notte.

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domenica 21 luglio 2013

Fukushima : foto di frutta e verdura mutanti








Fukushima shock: le foto di frutta e verdura mutanti. 
Colpa delle radiazioni? 


 Un blogger giapponese ha raccolto sulla piattaforma imgur una serie di fotografie scattate quest'anno a piante e fiori della zona della centrale nucleare di Fukushima


Immagini che non possono lasciare tranquilli i cittadini giapponesi. 
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Il cosiddetto disastro di Fukushima Dai-ichi è una serie di quattro distinti incidenti occorsi presso la centrale nucleare omonima a seguito del terremoto e maremoto del Tōhoku dell'11 marzo 2011.

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Queste foto testimonierebbero gli effetti delle radiazioni sull’ambiente, a distanza di due anni da quel disastroso incidente nucleare.

 Un rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non ha però riscontrato alcun aumento dell’incidenza di casi di cancro nell’area.
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Solo con il passare dei decenni saranno chiare le conseguenze delle ripetute fuoriuscite di combustibile nucleare radioattivo, di gran lunga superiori a quelle tollerabili dall’uomo, nelle acque sotterranee.
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mercoledì 10 luglio 2013

Continua l'ecatombe delle api

Più di 30 milioni trovate morte in Ontario!
Poco dopo che 50.000 api sono state trovate morte in un parcheggio dell’Oregon, l’incredibile cifra di 37 milioni di api sono state trovate morte a Elmwood, Ontario, Canada.
Dave Schuit, un apicoltore di Elmwood ha perso 600 alveari. Egli punta il dito contro gli insetticidi noti come neonicotinoidi, che sono prodotti dalla Bayer CropScience Inc. Questo è avvenuto anche dopo un recente rapporto pubblicato dalla Associazione Apicoltori Britannici (BBKA), che ha riportato la più grande perdita di api mai registrata. L’Unione europea ha fatto un passo in avanti, dopo aver bandito diversi pesticidi che sono stati collegati alla morte di milioni di api.

La moria di api è avvenuta dopo la semina del mais. I pesticidi neonicotinoidi sono usati per rivestire i semi di mais con seminatrici pneumatiche. Ciò provoca il diffondersi della polvere del pesticida soffiato quando avviene la semina. La morte di milioni di impollinatori è stata studiata dalla Purdue University. Hanno scoperto che le api hanno mostrato sintomi neurotossici. Hanno analizzato api morte e hanno scoperto che le tracce di thiamethoxam/clothiandin erano presenti in ogni singolo caso. L’unica fonte principale di questi composti sono i trattamenti delle sementi di colture di campo.

Le morie di api sono in aumento esponenziale. Un team internazionale di scienziati guidati dll’ Università di Utrecht dell’Olanda ha concluso che “su larga scala l’uso del prophylaxic in agricoltura, la sua elevata persistenza nel suolo e nell’acqua, il suo assorbimento da parte delle piante e la diffusione attraverso i pollini, mette a rischio la vita degli insetti impollinatori”.

E’ necessaria un’immediata inversione di marcia. Api ed insetti indispensabili per il loro prezioso lavoro di impollinatori continuano a morire e con loro muore anche la natura intera che si rigenera e riproduce anche grazie al loro lavoro.

Questo è solo l’ultimo episodio, purtroppo ci sono tanti, troppi precedenti, Inoltre le sostanze chimiche utilizzate in agricoltura non sono nocive solo per gli insetti e le api ma anche e sopratutto per gli esseri umani.

http://laviadiuscita.net/piu-di-30-milioni-di-api-trovate-morte-in-ontario/

http://richardhughes.ca/cowichan-conversations/deadly-insecticides-kill-over-30-million-bees-in-elmwood-ontario-canada/

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2346864/More-50-000-bees-killed-Oregon-insecticide-blamed-largest-bee-die-recorded-history.html


leggi anche 

Se vedete un'ape che muore, preoccupatevi.
 Albert Einstein disse:
 Se l'ape scomparisse, all'uomo resterebbero quattro anni di vita.


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lunedì 8 luglio 2013

SCIENZA: Squali : stop al taglio delle pinne

Squali : stop al taglio delle pinne


L’Unione Europea salva gli squali, stop al taglio delle pinne

Ogni anno ne vengono uccisi circa 100 milioni, soprattutto a scopo alimentare


Le pinne degli squali non potranno più essere recise dai loro animali
 e vendute a peso d’oro sui mercati orientali.
 Lo stop allo ’spinnamento’ degli squali è diventato ufficialmente un regolamento europeo che impone a tutte le imbarcazioni che pescano nelle acque dell’Unione europea e, a tutte quelle dell’Ue che pescano nel mondo, l’obbligo di sbarcare in porto gli squali pescati con le pinne attaccate al corpo. Gli Stati membri non saranno quindi più autorizzati a concedere permessi di pesca speciali che autorizzano i loro pescherecci a tagliare le pinne a bordo, per poi gettare le carcasse o...
continua a leggere ...
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L ' Immondizia è Oro


Nella città a rifiuti zero: "Qui l'immondizia è oro"


A Capannori, in Toscana, 

dove la differenziata supera l'80 per cento. 


Il sindaco: 

"Le nostre tasse sulla spazzatura le meno care della Regione".

 Raccolta porta a porta con sessanta addetti,

 tutti giovani e assunti in forma stabile

 - CAPANNORI (LUCCA) - Tutto merito di un "mago". Solo nel paese delle meraviglie infatti si possono vedere scene come questa: alla stessa ora tutti i cittadini escono di casa e portano fuori quella che in troppa parte d'Italia si chiama "spazzatura" e che qui invece è stata ribattezzata "risorsa". Lia ed Elisa escono dal loro cancello in via Casalino, posano il sacchetto e si guardano intorno: tutti hanno fatto il loro dovere, non c'è uscio senza il sacchetto marrone dell'organico. Domani toccherà al "multimateriale leggero", poi al "non riciclabile", arriverà il giorno della carta... Meglio tenere il calendario in bella vista, per non sbagliare. Se dimentichi la consegna, non puoi buttare tutto nel cassonetto, magari di notte. I cassonetti, a Capannori, non ci sono più. Meglio essere puntuali con i ragazzi e le ragazze che arrivano davanti a casa, con un'Ape car a metano, a "prendere la consegna".
Si mette a ridere, Rossano Ercolini, maestro elementare. "Sì, i miei alunni mi chiamavano mago. È successo nel 1995, quando c'era una lotta in tutto il paese contro la proposta di un inceneritore. Io compresi che non bastava dire no, bisognava offrire soluzioni. E così andai nella mia classe con un sacco nero di spazzatura e la rovesciai sulla cattedra. Ecco - dissi - plastica e bucce di banana, torsoli di mela, carta, insalata, legno, pasta avanzata... Tutta assieme, questa è spazzatura. Se invece facciamo una cernita e cominciamo a dividere - bucce con torsoli, plastica con vetro... - diventa una risorsa. La spazzatura non c'è più". "Sei un mago", esclamarono i bambini.
Tanti di loro adesso hanno messo su famiglia e quando preparano il sacco per l'Ape car ricordano che tutto cominciò allora. Il loro maestro-mago è diventato famoso. In aprile ha ricevuto negli Stati Uniti il Goldman Environmental Prize, definito il "Nobel per l'ambiente". Centocinquantamila dollari subito impegnati nell'associazione Zero rifiuti e nel relativo centro studi. "Il nostro lavoro - dice Rossano Ercolini - non è stato facile. Come comitato del no all'inceneritore facemmo assemblee in città e in tutte le quaranta frazioni. Se eliminiamo gran parte dei rifiuti - questo fu il nostro slogan - non ci sarà bisogno dell'inceneritore. La strada è stata avviata: solo dal 2005 ad oggi il peso dei rifiuti è diminuito del 37,7 per cento".
In un'Italia dove contro discariche e inceneritori ci sono state tante barricate e pochissime proposte, la storia di Capannori dovrebbe essere studiata a scuola. "Io penso che nel mio Comune - racconta il sindaco Giorgio Del Ghingaro - ci sia stata una rivoluzione culturale. Si doveva risolvere un problema e un territorio si è trovato unito: adesso 47 mila cittadini fanno cose mai fatte prima. C'è una forte partecipazione civica per fare il bene del proprio Comune. E questa per me è la politica".
Capannori nel 2007 è stato il primo Comune ad iscriversi all'associazione Zero Waste, rifiuti zero. La raccolta differenziata con raccolta porta a porta arriva oggi all'82 per cento, con punte del 90. "Arriveremo a zero - dice il sindaco - nel 2020. Da sei mesi abbiamo iniziato anche con la "tariffa puntuale": ogni sacco per l'indifferenziata consegnato ai cittadini ha un chip con il codice dell'utente. Meno rifiuti consegni, meno paghi. Ci dicevano che avremmo speso troppo, con questo progetto. E invece le nostre tariffe sono fra le più basse della Toscana - per un appartamento di 100 mq con tre persone la tassa è di 150 euro all'anno - e siamo riusciti ad assumere i sessanta giovani che fanno il porta a porta".
I rifiuti qui sono una miniera. Puoi portare ciò che non serve più in un centro raccolta e già all'ingresso c'è una cernita. Da una parte ciò che è davvero da buttare (e va smontato per recuperare il rame delle lavatrici, il metallo, il legno...), dall'altra tutte le cose che possono servire agli altri. Ci sono abiti, mobili, libri, frigoriferi, giocattoli che, tramite la Caritas, vanno gratuitamente a chi ha bisogno. Il progetto Zero Waste coinvolge già anche i privati. C'è un negozio, Effecorta, che non usa imballaggi non riciclabili. Olio, vino, olio vengono imbottigliati sul posto. Se vuoi il miele, ti porti il vaso. Anche detersivi e shampoo sono sfusi.
Ora i Comuni italiani Zero Waste sono 134 e fra loro c'è anche Napoli. "Si sono impegnati nella differenziata - dice Rossano Ercolini - Per ora interessa 250 mila cittadini su un milione. Il sindaco Luigi De Magistris ha detto che sarà allargata ad altri 200 mila entro la fine di giugno. Gli impegni vanno mantenuti". L'ultima battaglia è contro le cialde per il caffè. "Se ne consumano un miliardo all'anno, nove tonnellate solo qui a Capannori. Ogni capsula contiene dodici grammi di polvere che sarebbero utilissimi in agricoltura. In California giovani imprenditori ci hanno fatto i soldi coltivando funghi. Abbiamo chiesto alle aziende di fare capsule diverse, perché ciò che non è riciclabile o riusabile è un errore del produttore". Le risposte stanno arrivando. A chiedere la "rivoluzione" ora non c'è più solo quel "mago" che ancora oggi insegna alle elementari. 


JENNER MELETTI

http://www.repubblica.it/ambiente/2013/06/23/news/nella_citt_a_rifiuti_zero_qui_l_immondizia_oro-61677418/


leggi anche : 



Riciclaggio rifiuti trasformarlo in un vero lavoro

Abbiamo ancora tutti impresse davanti agli occhi le tristi immagini dei fumi, delle proteste e soprattutto delle discariche che invasero la città di Napoli qualche anno fa. Ad onor del vero però, va detto, che il capoluogo campano è solo una delle tante città italiane in cui il problema rifiuti è diventato una vera e propria piaga sociale. Si rimane quindi ancora più stupiti nello scoprire come, proprio i rifiuti, in altre realtà non troppo lontane da noi, sono diventati un business...


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Acqua : libertà di inquinare




Acqua, nel "decreto del fare" la libertà di inquinare

 Il Forum pronto alla mobilitazione

 FATE GIRARE!!!

Chi inquina le falde acquifere non pagherà più.

 Tra le tante sorprese del cosiddetto ‘Decreto del Fare’ c’è anche la “epifania degli inquinatori” ovvero la subordinazione del disinquinamento alle cosiddette compatibilità economiche di chi ha commesso il reato.
 Detto in altre parole, chi inquina non paga. Si stenta a crederlo ma è proprio così. 

E il Forum dei movimenti per l'acqua lancia giustamente l’allarme, affermando che ''viene messa a rischio la salute dei cittadini e la qualita' dell'acqua delle falde; un patrimonio comune di straordinaria importanza per la vita del Paese''. Per questo il Forum si appella al ministro dell’Ambiente affinché ''il Governo riveda profondamente una posizione del tutto inaccettabile su un bene comune come l'acqua''. Il governo e le lobby industriali hanno introdotto ''nel cosiddetto 'Decreto del Fare' una norma di modifica del testo unico sull'ambiente (D.lgs. 152/2006) che fa ritornare all'anno zero il settore delle bonifiche: nel testo si legge che 'nei casi in cui le acque di falda determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all'eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione'''.

La deduzione del Forum:


 ''La qualita' dell'acqua è subordinata alle logiche economiche, da oggi se chi inquina è d'accordo, si attenuerà l'inquinamento senza eliminare le sue fonti. E' assolutamente grave che venga inserito il principio della sola 'attenuazione'''. Secondo Enzo Di Salvatore, docente di diritto costituzionale all'università di Teramo, ''ciò viola anche il diritto dell'Unione europea e segnatamente il principio chi inquina paga''.
 Il Forum chiede ai parlamentari di tutti i gruppi di intervenire ''per stralciare o almeno modificare profondamente le norme'' in questione. Infine il Forum metterà in campo ''una serie di iniziative per contrastare quest'attacco all'accesso all'acqua potabile che l'ONU stesso ha sancito essere un diritto umano''.

http://www.controlacrisi.org/



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Plastic Busters, la barca mangia-plastica




Si chiama Plastic Busters la barca mangia-plastica che andrà in giro per il Mediterraneo per ripulirlo dai rifiuti dispersi nelle acque. Il progetto è stato presentato oggi dall’Università di Siena alla Certosa di Pontignano, in occasione della conferenza internazionale First Siena Solutions Conference Sustainable Development for the Mediterranean Region, dedicata alla sostenibilità e promossa nell’ambito della rete ONU Sustainable Development Solutions Network.


Il problema della plastica in mare incombe anche sul Mare Nostrum. Un recente studio condotto dall'Università di Pisa e dall'Ispra, ha mostrato che nel Tirreno l'80% dei rifiuti è costituito dalla plastica.


Come fare per ripulirlo? 

Con l'imbarcazione ecologica che farà il giro del Mediterraneo per “acchiappare” le plastiche, mapparne la diffusione e al tempo stesso studiare gli effetti sugli animali. Diretto dalla prof. Maria Cristina Fossi del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, il progetto “Plastic Busters” ha già ottenuto l’adesione di 30 enti di ricerca e istituzioni internazionali e si avvale di strumenti di analisi e procedure validate in numerose campagne di monitoraggio sulla salute degli animali marini.
L’obiettivo è quello di fare una “fotografia” completa delle macro e microplastiche riversate nel Mediterraneo, con le loro conseguenze negative sull’ambiente marino e sulla salute degli animali che lo popolano. Il Mediterraneo, essendo chiuso e densamente popolato, è infatti uno dei più contaminati dalla plastica al mondo.


Il tour della barca-laboratorio. L'imbarcazione ecosostenibile viaggerà dalla Toscana fino a Gibilterra, poi farà rotta verso la Tunisia, l’Egitto, la Grecia. Dopo tre mesi di navigazione, risalirà l’Adriatico fino a raggiungere Venezia. A bordo, un’équipe internazionale di ricercatori farà il campionamento delle acque e alcune analisi eco tossicologiche, controllerà lo stato di salute delle specie “sentinella”: le balene, gli squali e le tartarughe, gli animali che per eccellenza subiscono i danni dell’inquinamento da plastica.

Non a caso questi animali. Tali creature, loro malgrado, ingoiano grandi quantità di plastica durante la loro vita. Per dare un'idea, nello stomaco di una tartaruga sono stati trovati fino a 143 frammenti di plastiche diverse.


Durante la conferenza, sono state presentate anche altre soluzioni non legate però solo al mare. Oltre agli eco materiali che preservano il fondale marino, degni di nota anche i pannelli solari delle aree rurali palestinesi e i tetti che rimangono freddi e combattono il riscaldamento globale.

Francesca Mancuso


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Furto della terra è il nuovo colonialismo



Il neo colonialismo economico del terzo millennio si chiama land grabbing, cioe’ la sottrazione ai popoli locali del Sud del mondo di terra e diritti acquisiti da parte di investitori stranieri, soprattutto multinazionali (ma anche governi e fondi di investimento). Al fenomeno, che negli ultimi anni ha assunto dimensioni impressionanti, la Confederazione italiana agricoltori- Cia ha dedicato un documentario e uno studio approfondito. “E’ immorale fare affari e speculazioni sul cibo togliendo risorse e nutrimento ai Paesi poveri- denuncia la Cia- nell’ultimo decennio, secondo l’International Land Coalition, sono stati venduti, affittati o concessi in uso a 40-50 e fino a 99 anni ben 203 milioni di ettari, oltre 20 milioni l’anno: vuol dire una superficie pari a 7 volte quella dell’Italia, piu’ o meno le dimensioni dell’Europa nord-occidentale”. E il primo obiettivo delle negoziazioni “e’ l’Africa, in particolare quella sub-sahariana- avverte la Confederazione- che rappresenta con 134,5 milioni di ettari quasi il 50% delle trattative. Seguono l’Asia con il 33% (43,5 milioni di ettari) e l’America Latina (18,3 milioni)”. Ma “una piccola quota, circa 5 milioni di ettari, riguarda anche la campagna europea, soprattutto Romania, Bulgaria, Ungheria, Serbia e Ucraina”.

LA FAME DI TERRA – Alla base di questa “fame di terra”, che diventa oggetto di speculazioni economiche e finanziarie internazionali, c’e’ prima di tutto la crescita della domanda di cibo, denuncia la Cia, con il suo effetto moltiplicatore sui prezzi delle materie prime agricole. Nel 2050 la popolazione mondiale arrivera’ a toccare 9 miliardi, un terzo in piu’ di oggi, e per soddisfare la domanda globale di generi alimentari la produzione agricola dovrebbe aumentare del 70%. Ora, se e’ vero che queste previsioni hanno finalmente portato il tema della sicurezza alimentare nelle agende politiche dei vertici internazionali, come l’ultimo G20 di Parigi, dall’altro hanno scatenato la corsa alla terra in Paesi fortemente importatori. Dietro il land grabbing spesso c’e’ anche il business delle agro-energie: nel 37% dei casi, infatti, a risvegliare l’interesse per la terra c’e’ la produzione di biocarburanti derivati dalla trasformazione di prodotti agricoli.

La denuncia di Coldiretti  http://www.coldiretti.it/Pagine/default.aspx




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Mminerali "insanguinati



Nintendo: minerali "insanguinati" nelle console per i videogiochi

Siamo davvero a conoscenza dell'impatto ambientale e sociale delle nuove tecnologie? Cellulari, computer e videogiochi arrivano nelle nostre case lucidi e splendenti, perfettamente confezionati e pronti all'uso, ma quali risvolti negativi comporta la loro fabbricazione? Nintendo, il celebre marchio giapponese di videogiochi, è ora sotto accusa per l'impiego di minerali "insanguinati" nella produzione delle proprie console.

Immediatamente ripensiamo al coltan, un minerale sempre più ricercato da parte dei produttori di strumenti tecnologici, dietro la cui estrazione e lavorazione si nascondono sfruttamento dei lavoratori, schiavitù e minacce ambientali. La stessa Nintendo si trova ora coinvolta in forme moderne di schiavitù, una condizione in cui versano ancora milioni di persone in tutto il mondo.

La denuncia nei confronti dell'operato di Nintendo arriva da Walk Free, un movimento globale che si batte per sconfiggere le forme di schiavitù ancora presenti nei giorni nostri. L'organizzazione nei giorni scorsi ha presentato una petizione online per chiedere a Nintendo di interrompere l'utilizzo dei "conflict minerals", quei minerali che, come il coltan, sono correlati allo sfruttamento del lavoro.

I "conflict minerals" si trovano inoltre al centro di veri e propri conflitti armati in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo. I conflitti nascono per assicurarsi il controllo delle miniere da cui i minerali vengono estratti da persone ridotte in schiavitù, costrette a vivere in condizioni al limite della sopravvivenza. Alla petizione, nel corso di pochi giorni, hanno dato il proprio sostegno già oltre 430 mila persone. L'associazione che si batte contro lo schiavismo moderno ha chiesto a Nintendo di rispettare gli standard internazionali di approvvigionamento delle materie prime e di produzione, e di rendere pubbliche le informazioni sui fornitori.

Nintendo però rivendica di aver già messo in campo delle azioni in merito, affermando di aver messo al bando e proibito l'utilizzo dei minerali sotto accusa da parte di coloro che si occupano di fabbricare e di assemblare i prodotti che riportano il marchio dell'azienda giapponese. Nintendo sostiene inoltre di effettuare controlli, tramite questionari e con visite direttamente alle fabbriche, in modo da evitare l'impiego dei "conflict minerals".

L'azienda giapponese non ha però risposto alle richieste dell'associazione Walk Free di presentare dei documenti che costituiscano la prova dei controlli effettuati, secondo quanto riportato da parte degli attivisti. Inoltre, Nintendo sarebbe all'ultimo posto tra le aziende tecnologiche per le azioni intraprese al fine di evitare il ricorso ai "conflict minerals".

La classifica risale allo scorso anno ma, a parere degli attivisti, la situazione non sembra migliorata. Diamo dunque il nostro appoggio alla causa firmando la petizione online, nella speranza che la situazione attuale possa mutare.

da ; http://www.walkfree.org/
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lunedì 1 luglio 2013

Lettura Carte Gratis e Previsioni Estate


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