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lunedì 8 luglio 2013

Furto della terra è il nuovo colonialismo



Il neo colonialismo economico del terzo millennio si chiama land grabbing, cioe’ la sottrazione ai popoli locali del Sud del mondo di terra e diritti acquisiti da parte di investitori stranieri, soprattutto multinazionali (ma anche governi e fondi di investimento). Al fenomeno, che negli ultimi anni ha assunto dimensioni impressionanti, la Confederazione italiana agricoltori- Cia ha dedicato un documentario e uno studio approfondito. “E’ immorale fare affari e speculazioni sul cibo togliendo risorse e nutrimento ai Paesi poveri- denuncia la Cia- nell’ultimo decennio, secondo l’International Land Coalition, sono stati venduti, affittati o concessi in uso a 40-50 e fino a 99 anni ben 203 milioni di ettari, oltre 20 milioni l’anno: vuol dire una superficie pari a 7 volte quella dell’Italia, piu’ o meno le dimensioni dell’Europa nord-occidentale”. E il primo obiettivo delle negoziazioni “e’ l’Africa, in particolare quella sub-sahariana- avverte la Confederazione- che rappresenta con 134,5 milioni di ettari quasi il 50% delle trattative. Seguono l’Asia con il 33% (43,5 milioni di ettari) e l’America Latina (18,3 milioni)”. Ma “una piccola quota, circa 5 milioni di ettari, riguarda anche la campagna europea, soprattutto Romania, Bulgaria, Ungheria, Serbia e Ucraina”.

LA FAME DI TERRA – Alla base di questa “fame di terra”, che diventa oggetto di speculazioni economiche e finanziarie internazionali, c’e’ prima di tutto la crescita della domanda di cibo, denuncia la Cia, con il suo effetto moltiplicatore sui prezzi delle materie prime agricole. Nel 2050 la popolazione mondiale arrivera’ a toccare 9 miliardi, un terzo in piu’ di oggi, e per soddisfare la domanda globale di generi alimentari la produzione agricola dovrebbe aumentare del 70%. Ora, se e’ vero che queste previsioni hanno finalmente portato il tema della sicurezza alimentare nelle agende politiche dei vertici internazionali, come l’ultimo G20 di Parigi, dall’altro hanno scatenato la corsa alla terra in Paesi fortemente importatori. Dietro il land grabbing spesso c’e’ anche il business delle agro-energie: nel 37% dei casi, infatti, a risvegliare l’interesse per la terra c’e’ la produzione di biocarburanti derivati dalla trasformazione di prodotti agricoli.

La denuncia di Coldiretti  http://www.coldiretti.it/Pagine/default.aspx




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