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mercoledì 26 agosto 2015

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Legambiente: «Basta lacrime di coccodrillo» Nubifragio in Calabria.
«Rischi e danni continueranno grazie alla gestione irresponsabile del territorio»

Le immagini che giungono dalla Calabria, nuovamente colpita da un nubifragio e dove permane un’allerta meteo per altre 24 ore, sono terribili e il presidente di Legambiente Calabria Francesco Falcone ha detto: «Vogliamo esprimere solidarietà e vicinanza ai concittadini di Rossano e Corigliano, delle zone del catanzarese e del reggino, e alle istituzioni in questa fase delicata di emergenza e soccorso  La Regione dichiari lo stato di emergenza e metta mano al piano di difesa del suolo e allo stop al consumo di suolo. Solo fermando la cementificazione selvaggia, l’aggressione ai fiumi e ai boschi sarà possibile diminuire i rischi degli effetti climatici estremi, oggi sempre più frequenti»...


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Quello che fece Montanelli si chiamava "madamato" ed era una pratica molto in voga nel 1936; tutti i fascisti avevano la propria madama minorenne dentro al letto...


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L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave. 
Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero...


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venerdì 21 agosto 2015

Intervista a Nikola Tesla


Intervista a Nikola Tesla

Un testo sconvolgente per il contenuto e soprattutto per il suo autore, Nikola Tesla, il padre della moderna era elettrica. Il sito WorldTruth.tv ha pubblicato questa intervista senza citare la sua origine, affermando che è avvenuta nel 1899 nel laboratorio di Tesla a Colorado Springs grazie a John Smith giornalista della rivista Immortality. Il punto interrogativo nel titolo e il condizionale nascono da apparenti contraddizioni temporali. Tesla parla della teoria della relatività che però è stata pubblicata solo 6 anni dopo nel 1905, e nomina i buchi neri il cui termine è stato coniato solo nel 1960. Anche il concetto delle stelle nelle galassie appartiene al lavoro di Heber Curtis nel 1917 in cui usava il termine galassia contenenti stelle che è stato poi confermato negli anni ’20. 

 Non so da dove provenga o se sia stata modificata
 per renderla più appetibile inserendo concetti moderni. 

 GIORNALISTA: Sig. Tesla, lei si è guadagnato la fama dell’uomo che si è addentrato nei processi cosmici. Chi è lei, signor Tesla?
 TESLA: È una domanda interessante, Sig. Smith, e tento di darle una risposta adeguata. 

GIORNALISTA: Dicono che lei provenga dalla Croazia, dalla zona denominata Lika, dove la gente cresce assieme agli alberi, alle rocce e al cielo stellato. Dicono che il suo paese natale porta il nome dei firi della montagna, e che la casa dove nacque si trova vicino al bosco e alla chiesa.
 TESLA: Davvero tutto ciò che ha detto è la verità. Sono orgoglioso della mia origine serba e della mia patria croata. 
 GIORNALISTA: I futuristi dicono che il secolo XX ed il secolo XXI sono nati nella testa di Nikola Tesla. Celebrano il campo magnetico all’inverso e cantano inni al motore a induzione. Il suo creatore fu chiamato “il cacciatore che acchiappò la luce nelle sue reti dalle profondità della terra” e “il guerriero che catturò fuoco dal cielo”. Si dice che sia il padre della corrente alternata, colui che farà sì che la Fisica e la Chimica dominino la metà del mondo. L’industria lo proclamerà suo santo supremo, un banchiere per i più grandi benefattori. Nel laboratorio di Nikola Tesla si è scisso per la prima volta un atomo. Si è creata un’arma che produce vibrazioni sismiche. Lì si scoprirono raggi cosmici neri. Cinque razze lo venereranno in futuro, perché ha insegnato loro un grande segreto: che gli elementi di Empedocle si possono irrigare con le forze vitali degli eteri. 
 TESLA: Sì, queste sono alcune delle mie scoperte più importanti. Anche così sono un uomo sconfitto. Non sono riuscito a ottenere il maggiore dei miei obiettivi.
 GIORNALISTA: Quale sarebbe questo desiderio, signor Tesla?
 TESLA: Vorrei illuminare tutta la terra. C’è elettricità sufficiente per creare un secondo sole. La luce apparirebbe attorno all’equatore, come... CONTINUA A LEGGERE

http://cipiri7.blogspot.it/2015/08/intervista-nikola-tesla.html



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Motivi per Camminare Scalzi in Casa



7 buoni motivi per stare scalzi in casa

Per i giapponesi è una questione di rispetto ed igiene: la casa non va contaminata, le scarpe restano nel genkan, l’ingresso, solitamente più basso del resto della casa. I finlandesi addirittura tolgono le scarpe anche a scuola, e vale sia per gli insegnanti che per gli studenti: dicono che favorisca il rilassamento e una certa continuità mentale casa-scuola.

Poi c’è tutto il movimento nato in Nuova Zelanda e conosciuto come Barefooting. È un po’ più impegnativo: si cammina scalzi, ma all’aperto, soprattutto nei prati. Poi c’è l’Earthing secondo cui camminare a piedi nudi salverà la nostra salute. In ogni caso, dal contatto del piede con il terreno, si scatenano tutta una serie di benefici, fisici e mentali, che è bene tener presente.

Senza tanta fatica, con un gesto automatico, potremmo avere immediati benefici. Abbiamo cercato le ragioni per cui sarebbe bene togliersi le scarpe appena possibile.

1
Gambe meno gonfie

Lamberto Manzoli, ricercatore nella sezione di medicina clinica e sanità pubblica dell'Università La Sapienza di Roma e professore associato in scienze tecniche mediche applicate all'Università Gabriele D' Annunzio di Chieti spiega che camminare scalzi aiuta a riattivare la circolazione e quello che viene chiamato ritorno venoso, cioè l'inversione della direzione di scorrimento del sangue, dalla periferia verso il cuore, sfidando la forza di gravità. Un successo per le gambe: si tiene lontano il rischio di gonfiori e si favorisce il rapido ricambio del sangue.

2
Ci aiuta a guarire prima

Secondo alcune importanti ricerche condotte da Clinton Ober, pioniere dell’Earthing , se siamo connessi alla Terra, gli elettroni che attraversano il corpo quando è in atto un infortunio o una malattia, possono neutralizzare l’effetto dei radicali liberi sui tessuti sani limitando quindi i “danni collaterali” delle malattie.

3
Ci si rilassa

Camminare a piedi scalzi fa bene a tutte le età: dal piccolo che cerca la stabilità necessaria per muovere i primi passi all’anziano che in questo modo allena dolcemente tutti i muscoli delle gambe. Quando si cammina scalzi, il rilassamento delle vene e dei muscoli non costretti si trasmette in un immediato effetto rilassante a tutto il corpo. E nessuna paura di funghi ai piedi: si annidano di più nelle scarpe chiuse, in un ambiente caldo e umido, di quanto succeda con l’essiccazione immediata all’aria aperta, che rende difficile la vita all’ospite indesiderato.

4
È un massaggio naturale

Quando si fanno delle camminate a piedi scalzi, si fa pressione su tutte le terminazioni nervose connesse ai diversi organi del corpo, permettendo di risanare alcune malattie che si presentano in seguito all’ostruzione di questi canali di energia che ricevono il nome di meridiani. Quando camminiamo senza scarpe, su questi punti viene esercitata una pressione in modo naturale, riuscendo in questo modo a sentirci rilassati e migliorando, di conseguenza, la nostra salute. Tuttavia, è molto più efficace quando si realizza sul prato.

5
È più sano

Uno studio dell’Università dell’Arizona rivela che sotto le scarpe possiamo raccogliere oltre 400 batteri, tra cui quelli della meningite e della polmonite. Se quando torniamo a casa ci ricordiamo di toglierci le scarpe proteggiamo tutta la famiglia dal rischio di infezioni. Uno studio rivela che il 98 per cento dei batteri presenti in casa arriva da fuori.

6
Ci protegge dalle sostanze tossiche

Togliere le scarpe appena si entra in casa è una buona abitudine per la salute. Uno studio dell’Epa – Environmental Protection Agency dice che i residui degli erbicidi possono entrare facilmente in casa: si appiccicano alle scarpe quando siamo all’aperto. Pare che la quantità dei residui possa a lungo andare essere superiore a quella che si ferma sulla frutta e la verdura non biologica.

7
Fa bene ai muscoli

Anche piedi adulti e malandati possono beneficiarne: calli, dita a martello, alluce valgo, duroni sono spesso curabili semplicemente dedicando un po’ di tempo della giornata ad una sana camminata a piedi nudi, tanto più se si indossano normalmente scarpe costrittive o, nel caso delle donne, calzature con tacchi alti ove questi ultimi, peraltro, provocano facilmente gonfiore e tensioni muscolari. La camminata scalza , inoltre, attiva in maniera straordinaria tutta la muscolatura di cosce e glutei come provano tanti sport che vengono praticati a piedi nudi come il beach tennis, il beach volley, il pilates, lo yoga, il karate e il judo.

Sette motivi per cominciare subito togliendosi le scarpe appena arrivati a casa .

LEGGI ANCHE 



Camminare sulla Sabbia

E’ gratuito e ha straordinari benefici per il corpo e la mente. Dalla postura, alla pressione, alla muscolatura fino a sciogliere lo stress. Ecco svelata una terapia completa per migliorare la nostra vita.




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Nuovi Analfabeti ed i Social Network



I nuovi analfabeti che usano Facebook,  non sanno interpretare la realtà
Se chiudo gli occhi e immagino un analfabeta, penso ad una persona che firma con una X al posto del nome.





Ma sbaglio.
Un analfabeta, ci ha ricordato l’OCSE pochi giorni fa, è anche una persona che sa scrivere il suo nome e che magari aggiorna il suo status  su Facebook, ma che non è capace “di comprendere, valutare, usare e farsi coinvolgere con testi scritti per intervenire attivamente nella società, per raggiungere i propri obiettivi e per sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità”.
Certo, sono due analfabetismi diversi: quello di secondo tipo si chiama analfabetismo funzionale e
riguarda quasi 3 italiani su 10, il dato più alto in Europa.

Un analfabeta funzionale, apparentemente, non deve chiedere aiuto a nessuno, come invece
succedeva una volta, quando esisteva una vera e propria professione – lo scrivano – per indicare le
persone che, a pagamento, leggevano e scrivevano le lettere per i parenti lontani.
Un analfabeta funzionale, però, anche se apparentemente autonomo, non capisce i termini di una
polizza assicurativa, non comprende il senso di un articolo pubblicato su un quotidiano, non è capace di riassumere e di appassionarsi ad un testo scritto, non è in grado di interpretare un grafico.


Non è capace, quindi, di leggere e comprendere la società complessa nella quale si trova a vivere.

Tre italiani su 10, ci dice l‘OCSE, si informano (o non si informano), votano (o non votano), lavorano (o non lavorano), seguendo soltanto una capacità di analisi elementare: una capacità di analisi, quindi,
che non solo sfugge la complessità, ma che anche davanti ad un evento complesso (la crisi economica, le guerre, la politica nazionale o internazionale, lo spread) è capace di trarre solo una comprensione basilare.
Un analfabeta funzionale, quindi, traduce il mondo paragonandolo esclusivamente alle sue esperienze dirette (la crisi economica è soltanto la diminuzione del suo potere d’acquisto, la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta il prezzo del gas, il taglio delle tasse è giusto anche se corrisponde ad un taglio dei servizi pubblici…) e non è capace di costruire un’analisi che tenga conto anche delle
conseguenze indirette, collettive, a lungo termine, lontane per spazio o per tempo.

Sarà che forse sono un po’ analfabeta funzionale anche io, ma leggendo i dati dell’OCSE ho subito
pensato ad un dialogo di qualche anno fa, tra me e una collega.
All’epoca ero una maestra della scuola primaria. Era una bella giornata di sole: io e la mia collega di
italiano avevamo portato le classi in terrazza per la ricreazione e parlavamo del più e del meno. Ad un certo punto mi è venuto in mente di consigliare alla collega di italiano la lettura di un libro che avevo
appena terminato e lei mi rispose, candidamente: Grazie, ma io non leggo libri.
Mai? chiesi.
Mai – rispose la collega – l’ultimo libro l’ho letto quando ho preso la maturità, perché dovevo portarlo all’esame. Non ho mica tempo, per leggere, e poi mi annoio.

Davanti ai dati dell’OCSE l’ex Ministro Carrozza si è affrettata a sottolinearne la drammaticità chiedendo una forte inversione di tendenza.
Ma, anche se all’allarme corrispondesse un reale investimento dell’attuale Governo – e, purtroppo, la
storia recente ci porta a dubitarne – quale diga fermerà il crollo verticale della cultura degli italiani, se a chi ci deve rappresentare e a chi ci deve insegnare non si impone di essere più preparato, e non meno preparato, del proprio popolo, dei propri impiegati, o della propria classe?
Non esiste cura, se i primi a rifiutare la complessità e l’approfondimento sono i nostri insegnanti, i nostri manager, i nostri politici.

La scuola italiana, da sempre fondata sul dogmatismo, ha visto annullate le proprie spinte verso un
insegnamento diverso, riducendosi alla trasmissione di competenze inutili, perché si dimenticano il
giorno dopo l’interrogazione, e che non insegnano a capire, ad analizzare, a criticare, a soppesare, a
riassumere.
Era il 1974, quando Sergio Endrigo, ispirandosi a Gianni Rodari, incise su un disco questo prologo
illuminante: Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto del 1769. Il 22 ottobre del 1784 lasciò la scuola militare di Briennes con il grado di cadetto. Nel settembre del 1785 fu promosso sottotenente.

Nel 1793 fu promosso generale, nel 1799 promosso primo console, nel 1804 si promosse imperatore.

Nel 1805 si promosse re d’Italia. E chi non ricorderà tutte queste date, sarà bocciato!

Dal 1974 le cose, se possibile, sono generalmente peggiorate.
I parametri Invalsi – lo strumento Europeo per la valutazione delle competenze – sono diventati in fretta praticamente l’unica cosa che la scuola si preoccupa di insegnare, riducendo la lungimiranza
dell’insegnamento alla verifica in programma, all’esame di fine anno.
Ma cosa rimane fuori da una scuola sdraiata sui parametri Invalsi (per i quali, in ogni caso, non
brilliamo, come competenza, in particolar modo nel Sud Italia)?
Rimangono fuori proprio le competenze che fanno di una persona un cittadino attivo, e non un
analfabeta funzionale: la capacità di scegliere un libro interessante, e di immergersi nella lettura, la
scelta di comprare un quotidiano, la capacità di valutare le proposte economiche e politiche nella loro (grandissima) complessità.

Per rispondere all’allarme dell’OCSE questo paese deve ribaltare il concetto stesso di competenza.
Una scuola dogmatica è una scuola che respinge, e che insegna senza insegnare.
Una scuola che costruisce e valorizza le competenze, invece, è una scuola capace di accogliere, e di
insegnare gli strumenti di comprensione del mondo.
Un analfabeta può anche imparare a memoria che Napoleone Bonaparte nacque ad Ajaccio il 15 agosto del 1769, e che nel 1805 si promosse re d’Italia, ma non per questo avrà gli strumenti per accogliere ed analizzare la complessità della società in cui vive.
E anche lui, come i ragazzi che spesso la nostra scuola respinge – quelli che non vengono messi in
grado neanche imparare le date a memoria – rischia di entrare a far parte di quel folto gruppo per i quali la guerra in Ucraina è un problema solo se aumenta la bolletta del gas.



LEGGI ANCHE : 




L'Italia è un paziente malato di mente. Malato grave.
Dal punto di vista psichiatrico, direi che è da ricovero. Però non ci sono più i manicomi”. Il professor Vittorino A...CONTINUA A LEGGERE http://cipiri.blogspot.it/2015/07/litalia-e-un-paziente-malato-di-mente.html




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