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domenica 25 novembre 2018

I Manifestanti sono tutti Padroncini Contro la Mossa Ecologista del Governo

6 centesimi in più sulla benzina e gli 11 centesimi in più sul gasolio

Gli Aumenti sul Carburante sono una MOSSA ECOLOGISTA  del governo , 
i manifestanti sono tutti padroncini di camion e Taxisti che 
Non Vogliono Cambiare Auto o Camion per continuare a lavorare ed inquinare.

Il bilancio della giornata dei gilet gialli si aggrava, secondo cifre diffuse questa mattina dal ministero dell'Interno francese: un morto, 409 i feriti, di cui 14 gravi, 282 gli arresti. Per il ministro Christophe Castaner «siamo di fronte a una disorganizzazione totale, hanno tentato di entrare nelle prefetture, ci sono state azioni di grande violenza». Intanto, 3.500 gilet gialli sono rimasti in azione tutta la notte. Stamattina i blocchi sono già 40 sulle autostrade. 


Ieri un'onda di quasi 300.000 donne e uomini in gilet giallo, quelli catarifrangenti obbligatori in auto, ha investito la Francia. Una protesta senza capi né portavoce, partita dalle campagne più povere colpite dal caro-carburante e finita sotto le finestre dell'Eliseo, circondato dai manifestanti che cantavano la Marsigliese e gridavano «Macron, dimettiti».

Tanta la tensione ai 2.400 blocchi stradali, su autostrade, rotatorie, statali, cavalcavia. Sporadiche le violenze, soprattutto contro Prefetture e Comuni, come accaduto a Troyes e Quimper L'ordine impartito ai 4.000 gendarmi e poliziotti di rinforzo alle forze dell'ordine regolari in oltre 2.000 punti di tensione era di evitare qualsiasi incidente,
 anche soltanto immagini di violenze che potessero finire sul web. 

A manifestare non erano né sindacati né partiti, ma gente esasperata dalle tasse, abituata a vivere e lavorare duramente nelle campagne, persone che spendono una parte sempre più importante del loro stipendio per fare il pieno. Molte le donne, anche non giovani, le famiglie con i figli. Chiara l'intenzione di tutti di manifestare pacificamente la loro rabbia profonda. Se ne è avuta la dimostrazione alla Concorde, quando la tensione ha raggiunto il suo punto più alto per qualche centinaio di gilet gialli determinatissimi a raggiungere l'Eliseo.

Di fronte ai segnali di aggressività di gruppi di giovani, ai quali si erano mescolati black bloc di estrazione «metropolitana», i gilet gialli si sono dati la mano e hanno formato un cordone per «proteggere» la polizia. La cartina della Francia dei blocchi ha visto due zone di forte densità, nel nord e nel sud, in Savoia, proprio dove si è registrata l'unica vittima. Era una donna di 63 anni, finita sotto le ruote di una automobilista di una cinquantina d'anni, presa dal panico insieme alla figlia che stava accompagnando dal medico. L'auto era stata circondata dai manifestanti che avevano preso a battere sul tetto e sul cofano.

Un incidente che il ministro dell'Interno, Christophe Castaner, ha addebitato al fatto che il blocco stradale - come la maggior parte di quelli di oggi - non fosse stato annunciato nè autorizzato. La prefettura non aveva autorizzato neppure la manifestazione di Parigi, che ha preso forma verso il primo pomeriggio, quando dal peripherique, la tangenziale, i manifestanti si sono spostati verso gli Champs-Elysees, con le loro auto, molti in moto e scooter. Appena sbarcati sulla grande avenue, la polizia ha chiuso gli Champs-Elysees alla circolazione e il centro della capitale si è tinto di giallo.

Alla Concorde sono affluite diverse centinaia di manifestanti, l'avanguardia determinata a raggiungere il vicino Eliseo. Sulla rue du Faubourg Saint-Honoré, la residenza presidenziale è stata accerchiata da destra e sinistra, i manifestanti sono arrivati fino a un centinaio di metri dal portone principale. Avvicinarsi di più era impossibile, la strada era completamente blindata dai furgoni con le griglie di ferro estraibili, alte 20 metri e in grado di incollarsi ai muri. I gilet gialli hanno cantato a squarciagola la Marsigliese, fra i cori che chiedevano con insistenza le dimissioni di Macron. Molto lentamente, e fra qualche tafferuglio di troppo, i manifestanti hanno lasciato Parigi in serata, dandosi appuntamento per i prossimi giorni, alcuni irriducibili addirittura a domani, per non dare tregua.

È stato l'annuncio del governo di voler aumentare ancora le tasse sui carburanti dal primo gennaio a dar fuoco alle polveri. Quello che non aveva provocato la riforma fiscale e del lavoro, né la flat tax sui depositi finanziari o l'aumento dell'aliquota per i pensionati o il problema dei migranti, l'hanno provocato gli ulteriori 6 centesimi in più sulla benzina e gli 11 centesimi in più sul gasolio.
La rivolta è corsa sui social, nei gruppi facebook, è stata organizzata da infermieri, impiegati, panettieri, artisti, commercianti, senza capi né organizzatori.
MOBILITAZIONE
La Francia delle campagne, che vive nei paesotti lontano dalle grandi città, quella che non si vede e non si sente mai, quella stessa che aveva sorpreso per la sua intensità ai funerali di Johnny Hallyday. Si è mossa su una sola parola d'ordine: basta. Basta l'aumento della benzina che pesa di più su chi è scappato dalle metropoli perché troppo care, che è lontana dal potere, dai cinema, dai teatri e anche dalle stazioni dei treni o dalla fermata dell'autobus e solo con la macchina può andare al lavoro.



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martedì 20 novembre 2018

Bolsonaro Minaccia gli Indigeni Amazzonici

Il nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha promosso un piano per vendere le parti più importanti della foresta pluviale amazzonica all’agrobusiness, alle miniere, e l’energia idroelettrica.

Insieme al suo impegno a vendere la loro casa nella foresta pluviale all’agribusiness e alle miniere, Bolsonaro ha detto apertamente che “le minoranze dovranno adattarsi … 
o semplicemente scomparire

Il nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha promosso un piano per vendere le parti più importanti della foresta pluviale amazzonica all’agrobusiness, alle miniere, e l’energia idroelettrica.

Il nuovo presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, ha promosso un piano per vendere le parti più importanti della foresta pluviale amazzonica all’agrobusiness, alle miniere, e l’energia idroelettrica.


“Le minoranze devono adattarsi alla maggioranza, o semplicemente scomparire”, ha detto sul percorso elettorale , aggiungendo che sotto la sua amministrazione, “non un centimetro quadrato” del Brasile sarà riservato alle popolazioni indigene del paese.

Il 13% del territorio brasiliano è protetto dal territorio indigeno nella foresta pluviale amazzonica, dove si rifugiano la maggior parte delle ultime tribù incontattate del mondo. Bolsonaro ha detto che vuole mettere tutto quel terreno sul blocco dell’asta.



Dopo la sua elezione, il 28 ottobre, ha annunciato la fusione dei ministeri dell’agricoltura e dell’ambiente – l’ultimo dei quali avrebbe dovuto regolamentare il primo – in un nuovo “super ministero” per supervisionare il suo piano.

Il nuovo ministero sarà guidato da politici del “manucapo caucus”, un gruppo di legislatori che si sono storicamente opposti alla conservazione della terra indigena, sostenuto l’espansione agricola e tentato di allentare le leggi sul lavoro degli schiavi.

Non solo questo è un grave attacco ai diritti umani degli indigeni brasiliani, ma anche alla loro capacità di continuare a comportarsi come i migliori difensori delle foreste del mondo “, scrive Becca Warner, giornalista ambientalista di The Ecologist .

“Abbiamo bisogno di tutta la foresta che possiamo ottenere, per catturare il carbonio dall’atmosfera e tenerlo bloccato”, dice. “In effetti, gli scienziati concordano sul fatto che arrestare la deforestazione è altrettanto urgente quanto ridurre le emissioni”.

Bolsonaro dovrebbe avere pochi problemi a spingere la sua agenda attraverso il Congresso, poiché è attualmente dominata da un’alleanza politica a tre ali nota come Bancadas do Boi, do Bíblia e da Bala.

In inglese, questi sono i rappresentanti politici di “Beef” (ranch e agroalimentare), “Bibbia” (conservatori religiosi) e “Bullet” (i militari).

Le popolazioni indigene e i loro sostenitori dicono che la nuova spinta ad aprire terre boschive protette all’agricoltura e alle miniere ha chiare implicazioni genocide .

Più di 20 attivisti per i diritti dei terreni sono stati uccisi in Brasile finora quest’anno, con la maggior parte dei decessi legati a conflitti sul disboscamento e sull’agricoltura

Una cinquantina di attivisti per i diritti alla terra sono stati uccisi in Brasile l’anno scorso per aver cercato di proteggere le foreste dal disboscamento illegale e dall’espansione dei ranch e delle piantagioni di soia, secondo Global Witness.



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sabato 10 novembre 2018

A Ischia il Governo sta facendo un Condono


Questo, nei fatti, potrebbe avere l’effetto di un nuovo condono, perché sembra venga introdotta una   novità (l’applicabilità esclusiva della legge del 1985 a tutte le domande di condono ancora senza   risposta, presentate anche in base a leggi diverse e successive) che consentirebbe di sanare abusi che   senza questo decreto sarebbero rimasti insanabili.

Il testo del decreto
Il “decreto Genova”, o “decreto emergenze”, (n. 109) è stato emanato il 28 settembre 2018 ma è 
adesso in discussione alla Camera per la sua conversione in legge. Nel testo del decreto, già 
modificato da vari emendamenti approvati nelle commissioni parlamentari, l’articolo 25 è intitolato 

“Definizione delle procedure di condono”.
Questo non significa di per sé, come sostenuto da alcuni, che sia presente un condono. Infatti si parla 
di “definizione delle procedure” che, come vedremo, riguardano condoni precedenti.
Il testo dell’articolo – nella sua versione consolidata – dispone che i Comuni di Casamicciola Terme, 
Forio e Lacco Ameno dell’Isola di Ischia “definiscono le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 21 agosto 2017”, presentate in base a tre condoni del passato (legge 28 febbraio 1985, n. 47, legge 23 dicembre 1994, n. 724, e decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n.326. Per “definire” – cioè decidere – queste istanze di condono “trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985, n. 47”, 
cioè della legge che istituiva un condono più risalente nel tempo.
I commi successivi dell’articolo 25 stabiliscono alcune limitazioni - ad esempio il contributo alla 
ricostruzione “comunque non spetta per la parte relativa ad eventuali aumenti di volume oggetto del 
condono” – e un termine di 6 mesi dall’entrata in vigore della legge per chiudere con una decisione tutti i procedimenti di esame delle istanze di condono ancora irrisolti.

Cosa significa?
Ma torniamo al primo comma, che è quello più rilevante per stabilire se siamo in presenza di un 
condono o meno. Come risulta dal testo, i Comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno 
dell’Isola di Ischia (v. art. 17) devono prendere una decisione sulle istanze di condono ancora non 
risolte relative agli immobili distrutti dal terremoto dell’agosto scorso, presentate ai sensi di tre leggi 
successive: dell’85, del 94 e del 2003. E lo devono fare (v. art. 25 co. 2) entro sei mesi.
A prima vista, sembra dunque che non si tratti di un nuovo condono, ma di un’accelerazione nella 
definizione di procedure rimaste ancora aperte a causa di tre condoni precedenti. Secondo 
Legambiente-Campania ne sono state presentate in totale 28 mila sull’isola. Non abbiamo un numero 
preciso su quante siano quelle ancora senza risposta, ma il sindaco di Lacco Ameno all’indomani del 
sisma aveva parlato di “migliaia di pratiche di condono inevase”.
Tuttavia, proprio nel testo del primo comma dell’articolo 25, ci sarebbe una frase che parrebbe rendere di fatto il provvedimento un nuovo condono.
In fondo al primo comma si legge infatti che “per la definizione delle istanze di cui al presente articolo, trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai Capi IV e V 
della legge 28 febbraio 1985, n. 47”. 

Dunque, per definire anche le pratiche presentate ai sensi delle leggi del 1994 e del 2003 pare si 
debbano usare le disposizioni del 1985. E qui sta il problema.
La legge del 1985 applicata oggi
Il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, commentando l’articolo 25 del “decreto Genova”, ha 
dichiarato il 23 ottobre che “nonostante le parole rassicuranti del vicepremier Luigi Di Maio, secondo il quale nel decreto Genova non c’è nessuna sanatoria per Ischia, il condono edilizio esiste. Basta 
leggere l’articolo 25 dove si prevede una sanatoria tombale per l’isola campana secondo la quale si 
devono concludere i procedimenti ancora pendenti per gli immobili distrutti o danneggiati dal sisma del 2017, facendo riferimento alle sole disposizioni del primo condono, ossia la legge 47/1985 approvato dal governo Craxi”.
Prosegue Ciafani: “Una norma – quella del 1985 – che consentirebbe di sanare edifici che perfino i due condoni approvati successivamente dai governi Berlusconi nel 1994 e 2003 vietavano, proprio perché posti in aree pericolose da un punto di vista idrogeologico e sismico, 
oltre che vincolate paesaggisticamente”.
Abbiamo contattato Legambiente per avere qualche dettaglio in più e la segretaria di Legambiente 
Campania, l’architetto ambientalista e territorialista Anna Savarese, ci ha spiegato che “il problema è la sicurezza: la legge 47 del 1985 è precedente a molte normative di tutela del territorio, del paesaggio, di contrasto del rischio sismico, vulcanico e idrogeologico. Le leggi successive sono state adeguate a quegli standard. Ad esempio, il condono del 2003 escludeva i luoghi vincolati, per motivi paesaggistici o di sicurezza, quello del 1985 no. Non solo. La legge del 1985 consente di condonare anche edifici costruiti in aree demaniali o protette”.
Ma allora perché il governo ha scelto di fare riferimento alla legge del 1985 e non a quella del 2003? 
“Perché altrimenti a Ischia non avrebbe potuto condonare praticamente nulla”, risponde ancora 
Savarese. “L’isola è in un territorio a rischio vulcanico, sismico e idrogeologico. In fondo tutti sappiamo che i condoni servono a battere cassa”.
Per fare un esempio, una casa danneggiata nel 2017 che fosse in attesa di una decisione su una 
istanza di condono presentata sotto il regime della legge del 2003 e che si trovasse in un luogo 
vincolato, senza la norma contenuta nel decreto Genova sarebbe rimasta probabilmente abusiva e 
(teoricamente) la si sarebbe dovuta demolire. Con la norma del decreto Genova, che rende applicabili le disposizioni meno stringenti della legge 47 del 1985, potrebbe invece – ma ci sono significativi 
margini di incertezza - essere condonata nel giro di sei mesi.
Conclusione
Il decreto Genova non contiene formalmente un nuovo condono per Ischia. Ma prevede che le istanze di condono ancora pendenti da tre precedenti leggi (del 1985, 1994 e 2003), e relative agli edifici 
danneggiati dal sisma del 2017, debbano essere risolte entro 6 mesi e, soprattutto, che vengano risolte applicando le disposizioni della legge del 1985.
Questo, nei fatti, potrebbe avere l’effetto di un nuovo condono, perché sembra venga introdotta una 
novità (l’applicabilità esclusiva della legge del 1985 a tutte le domande di condono ancora senza 
risposta, presentate anche in base a leggi diverse e successive) che consentirebbe di sanare abusi che 
senza questo decreto sarebbero rimasti insanabili.

Condoni in Italia dal dopo guerra.
L'italia dei furbi.

1975 Governo Rumor, condono fiscale.
1982 Governo Spadolini, condono fiscale.
1885 Governo Craxi, condono edilizio.
1991 Governo Andreotti, condono fiscale.
1995 Governo Dini, condono edilizio e fiscale.
2003 Governo Berlusconi, condono edilizio e fiscale.
2009 Governo Berlusconi, scudo fiscale.
2018 Governo Lega&M5S, condono fiscale.
2018 Governo Lega&M5S, 
condono edilizio tombale per Ischia.


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FANGHI TOSSICI NEI CONCIMI

 IL “GOVERNO DEL CAMBIAMENTO” ALZA I LIMITI DI LEGGE

 IL “GOVERNO DEL CAMBIAMENTO” ALZA I LIMITI DI LEGGE

Nel DL Urgenze, che approda lunedì all’esame dell’aula in Senato, il governo ha inserito l’articolo 41 relativo allo smaltimento dei fanghi da utilizzare come concime in agricoltura.
La norma innalza di 20 volte, da 50 a 1.000 milligrammi per chilo, il limite da non superare per elementi come gli idrocarburi policiclici aromatici, Toluene, Selenio, Berillio, Arsenico e Cromo.
Secondo il componente della federazione dei Verdi, Angelo Bonelli, «il ministro dell’Ambiente Sergio Costa e il governo giallonero dovranno spiegare agli italiani perché compreranno cibi coltivati in terreni inquinati al solo scopo di fare un favore ai fanghisti, cioè alle imprese che trattano i fanghi, un settore concentrato nelle regioni care alla Lega».

Bonelli, cos’è che non va nell’articolo 41?
È una sanatoria di diossine, Pcb, arsenico.
Ex magistrati come Gianfranco Amendola, esperto in normativa ambientale, e tutto il settore dell’agricoltura bio sono in rivolta.
La direttiva europea e la legge italiana approvata nel 1992 prevedono che i fanghi di depurazione destinati all’agricoltura con una funzione concimante e ammendante non debbano contenere sostanze tossiche o nocive persistenti e/o bioaccumulabili in concentrazioni dannose per il terreno, per le colture, per gli animali e per l’uomo.
La norma non prevedeva la presenza di diossine (che si accumulano e non dilavano), Pcb e altre non per un vuoto normativo, ma perché si tratta di sostanze
 che negli scarichi civili non dovrebbero esserci.

Ma il testo prevede che si debbano fare le analisi così si smaschererà chi inquina.
Nell’articolo 41 per il Toluene c’è un limite di 200 volte maggiore rispetto a quello fissato dal decreto legislativo 152 del 2006 (che fissa i limiti oltre i quali scatta l’obbligo di bonifica dei terreni): da 0,5 milligrammi per chilo a 100.
La tolleranza viene fissata a 20 volte in più per gli Ipa.
Per i Pcb viene alzata la soglia di 13,3 volte, un dato particolarmente grave perché sono fuorilegge dal 1984 essendo cancerogeni.
Per i Pcdd/Pcdf (cioè le diossine) il limite passa da 10 nanogrammi per chilo a 25 ossia ben 2,5 volte maggiore.
Prevedere per legge la presenza di diossine e Pcb non vuol dire, come dice Costa, che la norma è stata fatta per trovare gli inquinanti ma significa autorizzarne la presenza.

Che impatto avrà l’articolo 41 sui processi in corso?
Negli ultimi tre anni sono state sequestrate 15 aree agricole e tonnellate di fanghi tossici, circa 50 persone sono state indagate o arrestate dalle procure, in alcuni casi anche dalla Dda, in procedimenti che riguardano Lombardia, Veneto, Liguria e Toscana. Imprese e indagati avranno tutti un beneficio grazie al governo perché l’articolo 2 del codice penale stabilisce il principio del «favor rei», cioè se cambia la normativa si applica quella più favorevole all’imputato.
Si tratta in sostanza di un articolo «ammazza processi». In Canada per le diossine il limite è 4 nanogrammi, in Svizzera è vietato utilizzare questo tipo di fanghi come fertilizzanti.
Costa sta facendo il notaio di decisioni altrui.

Un emendamento però aggiunge che la norma sarà rivista, «si auspica» entro l’anno prossimo.
Ma quando l’hanno scritta «la natura transitoria» non c’era, dal testo si capisce che è stata ideata per disciplinare la materia in via definitiva.
Per capire la gravità basta ritornare al caso di Vincenzo Fornaro, un allevatore di Taranto. Nel 2008 è stato costretto ad abbattere mille tra pecore e vacche, 30 dipendenti licenziati, perché c’era diossina nel suo latte e nei formaggi.
Sull’erba da foraggio la concentrazione di diossina trovata era di 10,1 nanogrammi, meno della metà di quello che viene consentito adesso.

E rispetto all’articolo 25, 
che prevede la sanatoria per gli edifici dei tre comuni che hanno subito il sisma a Ischia?
È un condono tombale 
peggio dei precedenti perché mette anche a disposizione i fondi pubblici per ricostruire gli edifici abusivi, utilizzando norme più permissive persino del condono Berlusconi. Significa che ville di lusso verranno sanate aumentando di valore, un affare per gli speculatori.
Sarà un cavallo di Troia, che potrà essere utilizzato più avanti in altri territori. I 5Stelle utilizzano l’ambiente solo per propaganda elettorale.


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martedì 6 novembre 2018

Global warming, lezione a Trump il negazionista


Cambiare l’auto che inquina è una spesa non indifferente. Se però, malgrado i divieti di circolazione, l’aria rimane fetida e bastano i fuochi di una discarica illegale per costringere i cittadini a barricarsi in casa, vuol dire che le pratiche green non sono allineate. Ad esempio, non è salutare installare i pannelli solari ad Aosta mentre, oltre confine, ci stanno 50 centrali nucleari funzionanti.

Sono nero con Trump. Merita una lezione. Elettorale. Gli manderò il conto. Delle persiane distrutte. Dopo un violentissimo temporale. In Val Padana, che col vento non va d’accordo. La folata massima che ricordo è sui 10 chilometri orari. Poi, l’apocalisse. Un attimo. L’Italia è tra i dieci paesi più colpiti al mondo per alluvioni, siccità , tempeste ondate di calore e terremoti. 

Chi glielo dice al Presidente ‘negazionista’? 
Il clima pazzo non lo vede. 
Affezionato com’è a fumi e carbone, come fossero acqua termale.

La furia sterminatrice arriva e fa fuori milioni di alberi. Servono 100 anni per vederli come prima. E non c’è prevenzione che tenga davanti alle catastrofi. Che fai, metti un muro di cemento in acqua per riparare Portofino e Rapallo dalle onde alte sette metri? Curare il clima è il solo anestetico ai fenomeni atmosferici. Mai accaduti. Capire che un batter d’ali di una farfalla a Yellowstone può tramortire le Dolomiti. Diano l’esempio a Washington. Ahinoi, The Donald, autoescludendosi, fa coincidere il destino del mondo con il tempo di vita davanti a sé. Pensando a un giro di cassa.
Sfogliando la partita doppia, occorre rivedere qualcosa. Alla gerarchia degli esattori contrapporre una scala di chi paga. I cittadini lo fanno. Diligenti. Con impegno, spesso infruttuoso. Cambiare l’auto che inquina è una spesa non indifferente. Se però, malgrado i divieti di circolazione, l’aria rimane fetida e bastano i fuochi di una discarica illegale per costringere i cittadini a barricarsi in casa, vuol dire che le pratiche green non sono allineate. Ad esempio, non è salutare installare i pannelli solari ad Aosta mentre, oltre confine, ci stanno 50 centrali nucleari funzionanti.

L’umanità avrà la sorte che saprà meritarsi. Einstein lo disse in tempo di guerra. Trump alle elezioni di medio termine fa il ganassa per la buona economia e la difesa dall’invasore meticcio. Si ricordi che agli alleati amici non basterà la mancia dei dazi per ripagarli dall’ecatombe di questi giorni.


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E voi ed io, "gente qualunque", non dovremo prenderci i rimproveri di figli e nipoti per non essere scesi in piazza a protestare quando si poteva fare qualcosa. A scendere in piazza ci ha pensato però la Natura che abbiamo sfidato...
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La Natura e noi Dinosauri

E voi ed io, "gente qualunque", non dovremo prenderci i rimproveri di figli e nipoti per non essere scesi in piazza a protestare quando si poteva fare qualcosa. A scendere in piazza ci ha pensato però la Natura che abbiamo sfidato.

Chi di noi ricorda disastri naturali così frequenti e violenti?
 Nessuno, nemmeno i più vecchi. 
Certo, possiamo ancora tentare di convincerci che il clima cambia per cicli, e che stiamo “semplicemente” assistendo all’inizio di un ciclo di peggioramenti. Una cosa naturale, insomma. Magra consolazione? Beh, certo, il problema resta, ma ci guadagniamo l’autoassoluzione. Vi pare poco? Potremo continuare a produrre anidride carbonica allegramente con le nostre centrali termoelettriche, i motori diesel e benzina e gli scaldabagni; i grandi paesi industriali non dovranno preoccuparsi della perdita di competitività causata dalla conversione a fonti di energia meno inquinanti,  i paesi produttori di petrolio non vedranno minacciati i loro introiti. E voi ed io, "gente qualunque", non dovremo prenderci i rimproveri di figli e nipoti per non essere scesi in piazza a protestare quando si poteva fare qualcosa. 
A scendere in piazza ci ha pensato però la Natura che abbiamo sfidato. 

Una mia amica ha commentato su Facebook: «Noi uomini ci crediamo dinosauri, ma siamo formichine». No, amica mia: noi somigliamo più ai dinosauri che alle formichine. Le formichine pare che siano sopravvissute ai cambiamenti climatici. I dinosauri no.


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In questi giorni l’Italia  interessata da forti perturbazioni atmosferiche ha mostrato la sua debolezza territoriale rappresentata dal fatto che oltre il 90% dei comuni è a rischio frane e alluvioni...
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Il killer vero è lo Smog

E’ prioritario riscaldarci e raffrescarci con più efficienza e utilizzando fonti rinnovabili, oltre a cambiare radicalmente  il modo in cui ci spostiamo.


Ma possiamo batterlo

C’è un nemico molto insidioso che si aggira giornalmente e non sempre è visibile ai nostri occhi: è l’inquinamento atmosferico, che secondo i più aggiornati dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità riguarda 9 persone su 10 nel mondo, un fenomeno la cui gravità si pesa in 7 milioni di vittime ogni anno. Un terzo dei decessi che ogni anno avvengono a livello globale per ictus, cancro ai polmoni e malattie cardiache è dovuto a questo killer spietato. In Europa 3,9 milioni di persone abitano in aree dove sono superati contemporaneamente e regolarmente i limiti dei principali inquinanti dell'aria (il particolato, il biossido di azoto e l’ozono). Di queste, 3,7milioni (ossia circa il 95%) vive nel Nord Italia: è quanto tristemente emerge da un recente rapporto dell'Agenzia Europea per l’Ambiente. Ogni giorno, più del 90% di bambini sotto i 15 anni nel mondo respira aria inquinata che è la causa di 600mila morti infantili dovute allo smog respirato in casa e fuori. L'Italia, purtroppo, fa parte dei paesi con la qualità dell'aria peggiore, tanto che il 98% dei bambini 
è esposto a livelli troppo alti di polveri ultrasottili. 
Oggi i responsabili dell’inquinamento atmosferico sono molti, come traffico, climatizzazione di edifici, produzione di energia, industria, agricoltura e gestione dei rifiuti. Non tutti, però, hanno le stesse responsabilità. Si può, e si deve, migliorare. In effetti, rispetto al 1990, le morti premature dovute al particolato sono state ridotte di circa mezzo milione all’anno grazie all’attuazione di politiche europee in materia di qualità dell’aria e all’introduzione di misure a livello nazionale e locale che hanno portato, ad esempio, ad automobili 
e industria meno inquinanti ed energia più pulita.  

E’ prioritario riscaldarci e raffrescarci 
con più efficienza e utilizzando fonti rinnovabili, 
oltre a cambiare radicalmente  il modo in cui ci spostiamo. 


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Prevenire il Maltempo è anche Risparmiare

In questi giorni l’Italia  interessata da forti perturbazioni atmosferiche ha mostrato la sua debolezza territoriale rappresentata dal fatto che oltre il 90% dei comuni è a rischio frane e alluvioni.

In questi giorni l’Italia  interessata da forti perturbazioni atmosferiche ha mostrato la sua debolezza territoriale rappresentata dal fatto che oltre il 90% dei comuni è a rischio frane e alluvioni. I nubifragi, anche questa volta, hanno colto di sorpresa il nostro Belpaese, dopo che il mese di settembre aveva fatto segnare il 60% in meno di precipitazioni rispetto alla media storica. 

In questi giorni l’Italia  interessata da forti perturbazioni atmosferiche ha mostrato la sua debolezza territoriale rappresentata dal fatto che oltre il 90% dei comuni è a rischio frane e alluvioni.


L’andamento anomalo di quest’anno conferma la tropicalizzazione del clima e i cambiamenti in atto si manifestano con l’elevata frequenza di eventi estremi con sfasamenti stagionali.   Rimaniamo esposti a rischi che crescono di anno in anno. Basterebbe mettere in fila i fatti per rendersene conto. Tutti episodi che testimoniano il cattivo stato di salute e manutenzione delle nostre infrastrutture. Le aziende esposte al rischio alluvione sono più di 1 milione e mezzo,  il 90% delle piccole e medie imprese che rimangono inattive per una settimana dopo un evento catastrofale fallisce entro un anno.
Tra il 2013 e il 2015 sono stati stimati in 8 miliardi di euro i danni per eventi meteo eccezionali: in una nazione in cui si passa da un’emergenza naturale all’altra – terremoti, frane, alluvioni – per mettere in sicurezza le nostre infrastrutture basterebbe il 30% di quanto speso per la ricostruzione. La parola chiave è prevenzione, che significa anche risparmio.

In questi giorni l’Italia  interessata da forti perturbazioni atmosferiche ha mostrato la sua debolezza territoriale rappresentata dal fatto che oltre il 90% dei comuni è a rischio frane e alluvioni.

La casa travolta dal fiume era abusiva e pendeva dal 2008 
un ordine di demolizione del Comune 
che è stato impugnato dai proprietari dell'immobile davanti al Tar...

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sabato 3 novembre 2018

Acqua verso l'Addio alle bottiglie di Plastica

Acqua: verso l'addio alle bottiglie di plastica  Approvata dalla UE la proposta di modifica   della Direttiva 98/83/Ce sull'acqua potabile,   per ridurre l'impiego degli imballaggi in plastica  acqua nelle bottiglie di plastica


Acqua: verso l'addio alle bottiglie di plastica
Approvata dalla UE la proposta di modifica 
della Direttiva 98/83/Ce sull'acqua potabile,
 per ridurre l'impiego degli imballaggi in plastica
acqua nelle bottiglie di plastica

di Annamaria Villafrate - L'Europa ha approvato la proposta di modifica della Direttiva del Parlamento Ue e del Consiglio concernente la qualità delle acque destinate al consumo umano (rifusione) 98/83/Ce presentata nel febbraio scorso (sotto allegata).

Gli obiettivi della riforma? Incentivare il consumo dell'acqua del rubinetto e conseguentemente ridurre il consumo dei materiali plastici impiegati per gli imballaggi (in primis le bottiglie).

Direttiva Ue acqua potabile: le ragioni della riforma

Come esposto nella relazione iniziale della proposta di modifica del primo febbraio 2018 (sotto allegata) il testo della della Direttiva 98/83/CE del Consiglio sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, contiene parametri di monitoraggio elaborati dall'Oms 20 anni fa.

Per garantire la salubrità delle acque e quindi delle persone che la consumano, è necessario aggiornare questi criteri, anche alla luce delle nuove istanze avanzate dai cittadini europei, attraverso l'iniziativa "Rights2Water" il cui slogan è: l'"Acqua potabile e servizi igienico-sanitari: un diritto umano universale! L'acqua è un bene comune, non una merce!"

Agenti inquinanti e nocivi

Come indicato nel testo della proposta di modifica, a fronte di alcuni valori che, nel rispetto delle segnalazioni effettuate dall'Oms sono stati eliminati, perché poco presenti nelle acque potabili e perché monitorabili dagli Stati, altri sono stati innalzati e altri ancora sono stati introdotti ex -novo.

Occorre però mettere sotto controllo anche i livelli delle microplastiche, che rappresentano un'emergenza sempre più pressante, mettendo a punto una metodologia di misurazione ad hoc.

Riforma: acqua potabile per tutti e meno bottiglie di plastica

Una riforma insomma destinata ad evolvere, 
ma che nel frattempo si pone diversi e importanti obiettivi:

incentivare un maggior consumo di acqua potabile attraverso la creazione di fontane pubbliche e facilmente accessibili;
incoraggiare la somministrazione gratuita o a basso costo dell'acqua del rubinetto da parte di ristoranti, mense e servizi di catering;
adottare misure idonee per fare in modo che i gruppi emarginati e più vulnerabili abbiano accesso all'acqua potabile;
fornire al consumatore un'informazione più trasparente e dettagliata, soprattutto quando certi parametri posti a tutela della salubrità dell'acqua vengono superati;
ridurre il "numero di bottiglie di plastica in circolazione accrescendo la fiducia delle persone nella qualità dell'acqua di rubinetto" per tutelare l'ambiente e far risparmiare le famiglie.


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martedì 30 ottobre 2018

Allarme Invasione delle cimici cinesi

Ricordano la biblica invasione delle cavallette, ma gli sciami di cimici asiatiche che stanno invadendo il Nord Italia, costringendo le persone in città a barricarsi in casa.


Ricordano la biblica invasione delle cavallette, gli sciami di cimici asiatiche che stanno invadendo il Nord Italia, costringendo le persone in città a barricarsi in casa. E non va meglio nelle campagne, dove si vanno facendo sempre più pesanti i danni provocati da questi insetti polifagi che si nutrono di un’ampia varietà di specie vegetali, coltivate e spontanee. Le cimici distruggono sul nascere pere, mele, pesche, kiwi, uva ma anche coltivazioni di soia e mais. L’invasione nel nostro Paese è iniziata quattro anni fa, ma ora si sono superati i livelli di guardia e Coldiretti ha lanciato un vero e proprio allarme, anche perchè la “cimice marmorata asiatica” è molto prolifica e deposita le uova almeno due volte all’anno con 300-400 esemplari alla volta. La situazione - sottolinea la Coldiretti - è drammatica in Emilia Romagna, Lombardia, Friuli, Veneto e Piemonte.

Favorita dal clima mite

A favorirne la diffusione è stato un autunno particolarmente caldo, con la moltiplicazione degli esemplari che non hanno in Italia antagonisti naturali. Un problema che rende molto difficile la lotta all’insetto che da adulto è in grado di volare per lunghe distanze e sverna in edifici o in cassette e anfratti riparati per poi raggiungere in primavera le piante per alimentarsi, accoppiarsi e deporre le uova. La lotta per ora può dunque avvenire solo attraverso protezioni fisiche, 
come le reti anti insetti a protezione delle colture.



Una lunga scia

La cimice asiatica è solo l’ultimo degli insetti infestanti giunti in Italia. Coldiretti ricorda la lunga lista di precedenti: dalla Popillia Japonica alla Drosophila suzukii (moscerino killer), dal Dryocosmus kuriphilus alla Xylella, con un conto dei danni all’agricoltura stimato oltre il miliardo. Se la Xylella ha preso di mira gli ulivi, le castagne rischiano per il cinipide galligeno, il Dryocosmus kuriphilus. E se gli agrumi sono stati attaccati dal Citrus Tristeza Virus, i kiwi sono stati sterminati dalla batteriosi. Per non parlare del punteruolo rosso.

L’entomologo: “Sono quasi inarrestabili”

«Ormai la cimice asiatica non ce la togliamo più di torno, possiamo provare a limitarne la diffusione ma dobbiamo conviverci. Del resto il problema l’abbiamo creato noi: gli insetti infestanti sono frutto della globalizzazione. In genere arrivano dalle basi americane in Friuli». Così Gianumberto Accinelli, entomologo fondatore di Eugea.

Perchè siamo di fronte a questa abnorme diffusione delle cimici?
Per tre motivi: sono insetti che mangiano una grande varietà di vegetali, quindi trovano sempre cibo; poi non hanno antagonisti naturali, grazie anche alla difesa del loro cattivo odore; infine gli adulti svernanti resistono ad inverni sempre più miti.

L’autunno è la stagione peggiore per questa invasione?
Dal nostro punto di vista sì, perchè con il freddo “cercano casa”. Ma nei nostri appartamenti non è che gli vada poi tanto bene: il loro organismo non va in pausa e non trovano cibo. Sono sgradevoli, fastidiose e puzzolenti ma non sono un problema sanitario: non pungono e non vanno in luoghi sporchi carichi di batteri.

Va molto peggio per l’agricoltura?
Esatto, nei campi attaccano tantissime piante tra cui molte fruttifere. In particolare prediligono pere e pesche. Negli Usa ora sono al primo posto nella “lista nera” degli insetti. Da noi ci metteranno poco a superare gli Appennini per sbarcare anche nel Centro e nel Sud.

Come si possono affrontare?
In casa c’è poco da fare, se non raccoglierle e buttarle fuori. Le uccide solo un bagno nell’acqua saponata. Per l’agricoltura, invece, con l’università di Bologna stiamo avendo dei primi promettenti risultati nella lotta biologica che impiega le mosche tacchinidi, dei parassitoidi generalisti con larve che mangiano gli adulti delle cimici. Il problema è che ci vorrà del tempo, mentre gli agricoltori hanno fretta. Quindi alcune Regioni hanno già autorizzato delle deroghe per l’utilizzo dei pesticidi.



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