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venerdì 24 agosto 2018

Pipì di Cane su Muri e Auto

Lavare con la bottiglietta d’acqua dove il proprio cane fa la pipì evita la condanna  di sciatteria o imperizia nella conduzione dell’animale.


Quando si è per strada, avverte la Suprema Corte, è bene tenere il proprio animale «al guinzaglio» o comunque «intervenire con atteggiamenti tali da farlo desistere quantomeno nell’ immediato» dal fare i bisognini sui muri di affaccio degli stabili o sui mezzi parcheggiati. Nell’impossibilità di vietare al cane di fare pipì è bene portarsi dietro una bottiglietta d’acqua per ripulire.

Lavare con la bottiglietta d’acqua evita la condanna 
di sciatteria o imperizia nella conduzione dell’animale.
La Suprema Corte definisce il “vademecum” per evitare DENUNCE di “imbrattamento”

Lavare con la bottiglietta d’acqua dove il proprio cane fa la pipì evita la condanna   di sciatteria o imperizia nella conduzione dell’animale.

La Cassazione detta il vademecum del buon padrone a passeggio con il cane. Quando si è per strada, avverte la Suprema Corte, è bene tenere il proprio animale «al guinzaglio» o comunque «intervenire con atteggiamenti tali da farlo desistere quantomeno nell’ immediato» dal fare i bisognini sui muri di affaccio degli stabili o sui mezzi parcheggiati. Nell’impossibilità di vietare al cane di fare pipì è bene portarsi dietro una bottiglietta d’acqua per ripulire. La Seconda sezione penale (sentenza 7082) è scesa in campo in quanto la questione, si legge nella sentenza redatta da Marco Alma, «coinvolge interessi diffusi nella vita quotidiana nella quale si contrappongono i diritti e gli interessi di milioni di persone divisi tra la legittima tutela dei beni di proprietà e la posizione di chi accompagna animali da compagnia sulla pubblica via».



In particolare, la Suprema Corte si è pronunciata sul ricorso ai soli fini civili, bocciato, del proprietario di un edificio storico di Firenze posto in via Maggio con facciata laterale su via dei Velluti che si era opposto all’assoluzione di Massimiliano N., dal reato di deturpamento «perchè il fatto non costituisce reato» per avere consentito al proprio cane di orinare sulla facciata del suo edificio. Il padrone del cane era stato condannato invece dal Giudice di pace di Firenze. Assolto invece dal Tribunale di Firenze, nel febbraio 2013, anche sulla base del fatto che l’uomo aveva con sè una bottiglietta d’acqua e usò il contenuto per pulire il muro.  



La Cassazione, convalidando il giudizio d’appello, ha colto l’occasione per ricordare che «è dato di comune esperienza che, per quanto l’animale possa essere ben educato, il momento in cui lo stesso decide di espletare i propri bisogni fisiologici è talvolta difficilmente prevedibile, trattandosi di un istinto non altrimenti orientabile e comunque non altrimenti sopprimibile mediante il compimento di azioni verso l’animale che si porrebbero al confine del maltrattamento». 



Tra l’altro, annota ancora la Cassazione, «non sempre le autorità locali sono in grado di predisporre luoghi appositi dove gli animali possano espletare bisogni e comunque non piò essere escluso che gli stessi decidano di espletare tali bisogni altrove o prima del raggiungimento dei luoghi deputati». Ecco allora che deve prevalere il «senso civico» del padrone del cane: «l’unica limitata sfera di azione che compete a chi è chiamato a condurre sulla pubblica via gli animali è quella di ridurre il più possibile il rischio che questi possano lordare i beni di proprietà di terzi quali i muri di affaccio degli stabili» o le auto parcheggiate. È bene, dunque, consiglia la Suprema Corte, «legarle» i cani «al guinzaglio o comunque intervenire con atteggiamenti tali da farlo desistere quanto meno nell’immediatezza». 



Diversamente, si può imputare al proprietario «sciatteria o imperizia nella conduzione dell’animale», tutte situazioni riconducibili, comunque, «a colpa ma non certo al dolo». In caso di presenza di danni, la Cassazione non esclude che il proprietario dell’edificio che si ritiene danneggiato non possa adire il giudice civile per chiedere un risarcimento. 



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Sos Champagne per Cambiamenti Climatici

L’allarmismo impera ma sia che siate apocalittici o integrati, sappiate che le vostre bottiglie di Champagne potrebbero diventare più uniche che rare proprio per gli stravolgimenti climatici.

Bottiglie di Champagne "Armand de Brignac" 
durante la fermentazione sulle pupitres

Sos Champagne: i produttori cercano 
di salvare il loro tesoro dai cambiamenti climatici. 
Ma il futuro è incerto

Il cambiamento climatico è sotto i nostri occhi e ogni giorno i social sono tempestati da foto emblematiche che rivelano lo scioglimento dei ghiacciai, cogliendo anche quei micro fenomeni – piogge tropicali, grandinate funeste e trombe d’aria – che prima difficilmente venivano catturate dai canali allnews. L’allarmismo impera ma sia che siate apocalittici o integrati, sappiate che le vostre bottiglie di Champagne potrebbero diventare più uniche che rare proprio per gli stravolgimenti climatici. A meno che i coltivatori francesi non riescano nel loro intento di continuare la produzione di champagne, in barba al mutare del clima.

Nelle fredde cantine della Champagne house A.R. Lenoble, il comproprietario Antoine Malassagne, palesa tutte le sue preoccupazioni circa il futuro che incombe. Riusciranno le sue bottiglie a mantenere quello stile preciso, l’acidità croccante, i sapori spigolosi e un tocco di fruttato? Tutto questo è il risultato dell’arte della vinificazione applicata al terreno profondo e gessoso, con un clima molto fresco. Almeno sino ad oggi.

Finora, il riscaldamento globale non ha particolarmente influito eppure Malassagne ha già colto i primi segnali: “le gemme appaiono prima, quindi le gelate primaverili sono più distruttive. Le notti più calde accelerano la maturazione ma incoraggiano anche nuovi parassiti e l’insorgere di malattie nelle piante”.

“La raccolta oggi avviene in agosto, quasi un mese prima rispetto a 20 anni fa e questa maturazione più rapida si traduce in un’acidità inferiore, il che significa meno freschezza nei vini. È essenziale comprendere – prosegue Malassagne – che è proprio l’acidità che permette ai vini di invecchiare bene”. Insomma, gli allarmi erano già scattati e così dal 2010 la musica è iniziata a cambiare, del resto il business è il business.

La tecnica basilare dello Champagne di miscelare diverse varietà (chardonnay, pinot nero e talvolta meunier) e annate, è il modo in cui i vignaioli compensavano gli anni poveri. Le annate più vecchie, ad esempio, davano profondità, complessità e ricchezza quando l’uva non era maturata completamente. Ma adesso Malassagne sta creando vini di riserva delle annate più promettenti, scorte necessarie per aggiungere “freschezza”, conservandoli in magnum sotto sughero naturale per preservarne i sapori più brillanti. Siamo già a circa 70.000 bottiglie di questa riserva, al sicuro in cantine, protette dalla luce.

Bruno Paillard invece sta sperimentando la copertura del terreno nei vigneti con paglia per impedire alla luce solare di distruggere la vita microbica mentre altri utilizzano tecniche di vinificazione come il blocco della fermentazione malolattica (la seconda fermentazione nel barile che converte l’acido malico dal sapore fresco in acido lattico più morbido) per portare una maggiore acidità percepita al vino. Ma non è tutto qui.

Negli ultimi due decenni, Jean-Baptiste Lecaillon di Louis Roederer, ha sistematicamente sperimentato qualsiasi cosa, dalla viticoltura biodinamica all’analisi del Dna del lievito, sino a forme più delicate di potatura, reinventando tecniche di vinificazione per lo chardonnay, tutto per “preservare la reputazione dello champagne”.

Una delle soluzioni di Lecaillon ai cambiamenti climatici è quella di dare più naturale resistenza all’ecosistema dei vigneti, in modo che le viti possano resistere a nuovi insetti e condizioni più estreme. “Con radici più profonde – afferma Lecaillon – le viti sono in grado di gestire meglio il caldo e la siccità, e i vini hanno più freschezza, più brio. Come agricoltori, il nostro lavoro, la nostra vita, la nostra passione è stata quella di adattarci ai cambiamenti climatici per centinaia di anni. Se il futuro si riscalda troppo – osa scherzare – troveremo il modo di mettere del ghiaccio nel terreno”.

D’accordo, la consapevolezza aumenta e il mercato è sempre più esigente.
 Ma sarà sufficiente per far fronte al mondo che cambia?


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sabato 11 agosto 2018

Risarcimento Record da Monsanto a un Giardiniere

Centinaia di cause legali in cui si accusa Roundup di causare il cancro hanno ricevuto il via libera per arrivare in tribunale. Le vittime di cancro e le loro famiglie affermano che la Monsanto sapeva del rischio, ma non ha avvertito gli acquirenti.

Si ammala di cancro

La Monsanto dovrà pagare 289 milioni di dollari a un giardiniere di una scuola. Secondo il 46enne Dewayne Johnson, un prodotto della multinazionale di biotecnologie agrarie avrebbe contribuito a farlo ammalare di un cancro della pelle. Secondo un tribunale di San Francisco ha stabilito che il linfoma non Hodgkin dell'uomo è stato almeno in parte dovuto all'uso del glifosato, l'ingrediente principale del Roundup, 
che Johnson usava regolarmente sui campi mentre lavorava come giardiniere.

Scott Partridge, vice presidente della Monsanto, ha dichiarato che la società farà appello contro la decisione. "Siamo solidali con il signor Johnson e la sua famiglia", ha detto Partridge aggiungendo che la decisione della corte "non cambia il fatto che più di 800 studi scientifici e recensioni... sostengono che il glifosato non causa il cancro e non ha causato il cancro del signor Johnson". E ha aggiunto che la Monsanto "continuerà a difendere questo prodotto, che ha una storia di 40 anni di uso sicuro e continua ad essere uno strumento vitale, efficace e sicuro per gli agricoltori e non solo".

Centinaia di cause legali in cui si accusa Roundup di causare il cancro hanno ricevuto il via libera per arrivare in tribunale. Le vittime di cancro e le loro famiglie affermano che la Monsanto sapeva del rischio, ma non ha avvertito gli acquirenti.

I medici di Johnson hanno testimoniato che è improbabile che viva oltre il 2020. Il 46enne ha applicato l'erbicida fino a 30 volte all'anno, 
mescolando e spruzzando centinaia di litri di prodotto chimico.



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giovedì 2 agosto 2018

Agosto, che tempo farà ?

Agosto, che tempo farà ?

Estate a tutto gas, con qualche sorpresa. Dopo il caldo arrivato direttamente dal Nord Africa nell'ultimo weekend di luglio, l'anticiclone africano continuerà per qualche giorno a trasformare l'Italia in un forno. Ma ora che agosto è iniziato, cosa ci aspetta?

FINO AL 7 AGOSTO - L'anticiclone rimane sul nostro Paese e abbraccia tutte le Regioni con tempo sempre soleggiato e molto caldo, nella prima settimana. Temporali di calore saranno possibili a ridosso dei rilievi alpini, fanno sapere gli esperti de 'IlMeteo.it'; poi si sposteranno al Centro-Sud a ridosso del primo weekend. Temperature in aumento. Nel fine settimana, poi, temporali sparsi al Centro-Sud ma farà sempre molto caldo. Tra lunedì 6 e martedì 7 i fenomeni temporaleschi saranno maggiormente probabili al Centro-Nord. 

8-14 AGOSTO - Anticiclone prevalente fino alla notte di San Lorenzo: sole prevalente e caldo intenso ma anche qualche temporale sulle Alpi, con piogge isolate sugli Appennini. Per sabato 11, invece, infiltrazioni più instabili: temporali sulle Alpi e lungo l'Appennino. Instabile anche al Sud peninsulare, ricordano gli esperti. Fino al 14, resiste una maggiore instabilità atmosferica su tutto il Paese con temperature di 1-2°C sopra la media del periodo.

FERRAGOSTO - Infine, rischio di un Ferragosto bagnato a causa di perturbazioni atlantiche: possibili temporali e piogge soprattutto al Centro-Nord, in seguito al Sud.

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mercoledì 1 agosto 2018

Cipiri: Siti Internet e Blog Personalizzati

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