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domenica 25 agosto 2019

Sigaretta Elettronica Primo Morto


Sigaretta Elettronica Primo Morto


Un uomo che la usava è morto in Illinois per gravi problemi respiratori e ci sono decine di persone che hanno avuto sintomi simili: ma è presto per trarre conclusioni definitive.

Il 22 agosto in Illinois, negli Stati Uniti, un uomo è morto per le conseguenze di una malattia ai polmoni che gli era stata diagnosticata alcune settimane prima e che, dalle prime informazioni disponibili, ha elementi comuni con quelle di almeno altre 193 persone. Il principale elemento comune per ora noto tra queste persone, di cui solo alcune sono state ricoverate in ospedale, è che facevano uso di sigarette elettroniche o altri simili dispositivi. È il motivo per cui della morte dell’uomo in Illinois si sta parlando come della possibile prima morte negli Stati Uniti dovuta al fumo di sigarette elettroniche, sui cui effetti si discute da tempo. Ma è presto per arrivare a conclusioni definitive e le autorità locali stanno raccontando la cosa con molta cautela.

Gli oltre 190 casi simili tra loro sono stati individuati in 22 diversi stati, con più di 22 casi solo in Illinois. Il CDC (Centers for Disease Control and Prevention, un importante ente di controllo sulla sanità pubblica americana) ha detto che i primi casi sono stati individuati a giugno e che tra i sintomi comuni a molti pazienti ci sono dolori al petto, respiro corto o difficolta respiratorie e, in alcuni casi, senso di spossatezza, vomito e diarrea.

Il New York Times ha scritto che il numero di casi è in evidente aumento rispetto al passato e che «per ora non è stato trovato un elemento comune tra i pazienti con questi problemi, se non quello del fatto che usassero sigarette elettroniche». È però presto per dire che la morte dell’uomo in Illinois sia sicuramente conseguente e direttamente causata dal fumo di sigaretta elettronica. In una conferenza stampa organizzata insieme alla FDA (Food and Drug Administration, l’agenzia governativa che controlla farmaci e prodotti alimentari), il CDC si è limitato a dire – che «un uomo adulto che aveva fatto uso di sigarette elettroniche è morto in seguito a una grave malattia respiratoria». Tra le due cose c’è una correlazione, ma come ha detto Ileana Arias del CDC, «servono più informazioni per capire cosa sta causando queste malattie». È quindi presto per parlare con certezza di «primo caso al mondo» e di «vittima di sigaretta elettronica».

Nello specifico, si pensa che i comuni sintomi di decine di pazienti – e la morte di uno di loro – potrebbero essere dovuti a un difetto di produzione delle loro sigarette elettroniche o a una contaminazione dei liquidi e delle sostanze usati per generare il fumo. Ma potrebbe anche trattarsi di problemi simili dovuti a cause diverse, o di problemi diversi 
che in comune hanno solo alcuni sintomi.

Più in generale, le sigarette elettroniche sono state descritte come meno dannose rispetto alle sigarette “tradizionali”, ma diversi studi dicono che non sono totalmente innocue. In più, l’eventuale pericolosità o dannosità dipende dal tipo di sigaretta elettronica e dall’eventuale quantità di nicotina. La grande crescita di varietà di gusti dei prodotti presenti sul mercato ha inoltre aumentato il rischio che circolino sostanze meno sicure di altre.


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sabato 24 agosto 2019

L' Amazzonia BRUCIA e Bolsonaro Ride

l' Amazzonia BRUCIA e Bolsonaro Ride

L'Amazzonia, il cui 60% appartiene al Brasile, assorbe 1 miliardo di tonnellate di anidride carbonica al giorno, ma il polmone del mondo è in fiamme da più di 15 giorni, speculatori, mafie e governi compiacenti ultraliberisti i colpevoli.

Immensi incendi sono stati registrati in Brasile da almeno due settimane, in particolare nello stato di Rondonia. Finora si stima che siano stati distrutti 500.000 ettari di foresta e che il fuoco abbia iniziato a diffondersi in Bolivia, Paraguay e Perù.

Sui social network sono circolate immagini di lunghe aree di foresta bruciata in tutti gli stati brasiliani di Acri, Rondônia, Mato Grosso e Mato Grosso do Sul, nonché animali in fuga dal loro habitat. Le denunce andavano avanti da più di 15 giorni, ma la notizia non è diventata visibile fino a quando l'incendio non è diventato una tripla minaccia tra Brasile, Bolivia e Paraguay.

In questo contesto, gli utenti di Internet hanno scelto di rendere visibili le loro affermazioni con l'hashtag #PrayForAmazonia, che accompagnano con immagini e video del fuoco che spazza alberi e animali. Inoltre, denunciano la scarsa attenzione delle autorità governative, in particolare del Brasile, data all'emergenza ambientale.

Secondo i rapporti delle autorità locali, l'incendio boschivo non è stato in grado di diminuire con il passare dei giorni e continua ad avanzare nell'area forestale dell'Amazzonia.

Ma gli incendi non sono casuali.

Il direttore scientifico dell'Amazon Environmental Research Institute (IPAM), Ane Alencar, ha affermato che gli incendi sono dovuti all'aumento della deforestazione, causato dagli agricoltori per ottenere terreni agricoli. A ciò si aggiunge l'espansione delle infrastrutture stradali e della frontiera agricola e zootecnica, l'aumento delle colture illecite e il traffico di legname. Un'attività di bande criminali, nonché di governanti locali e nazionali. 

Alencar ha spiegato che la colpa non può essere attribuita al clima: "quest'anno non abbiamo avuto una siccità estrema come quella avvenuta nel 2015 e nel 2016. Nel 2017 e nel 2018 abbiamo avuto una stagione di piogge sufficienti", mentre "nel 2019, non abbiamo eventi climatici che influenzano la siccità, come El Niño".

La risposta all'aumento degli incendi punta in una sola direzione: la deforestazione a fini commerciali e la mancanza di politiche ambientali per proteggere l'Amazzonia.

Dall'arrivo di Jair Bolsonaro al governo del Brasile, la deforestazione è triplicata, poiché solo a luglio sono stati abbattuti 2.254,8 km quadrati di foreste, cioè il 278% in più rispetto a luglio dello scorso anno, secondo i dati dell'Inpe.

Tuttavia, il presidente brasiliano ha classificato i dati Inpe come falsi, e sarebbero stati pubblicati per danneggiare il suo governo. Inoltre Bolsonaro ha intrapreso una politica di sfruttamento del territorio per rendere l'Amazzonia una zona economica con "uno sviluppo simile a quello del Giappone". Pertanto, ha criticato che "il 60% del territorio sia tenuto fermo con riserve indigene
 e altre questioni ambientali".

Tra le misure prese da Bolsonaro che danneggiano l'Amazzonia ci sono:

- Riduzione degli sforzi per combattere disboscamento illegale, estrazione mineraria e allevamento del bestiame in Amazzonia.

- L'aumento della produzione di soia nei prossimi 10 anni, il che significa l'utilizzo di circa 70-75 mila ettari in più. Bolsonaro ha giustificato la decisione con la sua teoria che un disboscamento eccessivo non causa deforestazione, ma piuttosto un aumento della popolazione.

- Bolsonaro ha promesso di non delimitare e proteggere le terre indigene, minacciando in questo modo la conservazione dei loro mezzi di sostentamento. Queste terre sono ora state aperte alle miniere e alla silvicoltura. Le comunità indigene hanno anche riportato invasioni dei loro territori da parte di aziende di bestiame e legname, una violazione dei diritti contemplati 
nella Costituzione del paese.

Le misure anti-ambientali di Bolsonaro hanno indotto la Norvegia e la Germania a sospendere i fondi destinati a preservare l'Amazzonia visto il loro utilizzo clientelare e dato l'aumento della deforestazione con l'approvazione del governo brasiliano. 

In questo senso, gli esperti e gli attivisti mondiali concordano sul fatto che la continua distruzione dell'Amazzonia rappresenta una minaccia per il futuro dell'umanità. Di recente, il presidente Bolsonaro ha risposto a un giornalista europeo: "L'Amazzonia è nostra, non tua". Ma se le conseguenze sono per il pianeta, la sua proprietà appartiene a tutti gli esseri viventi.

l' Amazzonia BRUCIA e Bolsonaro Ride


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L'AMAZZONIA

In questo momento, MIGLIAIA di incendi stanno bruciando l'Amazzonia,
con intere città al buio sotto nuvole di fumo nero... 
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