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domenica 20 dicembre 2020

Crowdfunding per il Mazzo di Carte Imago

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Crowdfunding per il Mazzo di Carte Imago

del Mazzo di Carte Imago




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mercoledì 15 gennaio 2020

Orso Seduto tra i Rifiuti che Cerca Cibo


Orso Seduto tra i Rifiuti che Cerca Cibo


 la foto simbolo della natura che grida aiuto

Seduto tra i rifiuti in fiamme di una discarica a cielo aperto. E’ un’immagine desolante quella di un orso fotografato in Canada da Troy Moth, che lascia l’amaro in bocca e mostra ancora una volta, il grido d’Aiuto della Natura Ddistrutta dalla mano dell’Uomo.

Una foto che ha fatto il giro del mondo, che fa tenerezza da un lato, rabbia dall’altro. Un orso con aria confusa e spaesata è seduto sopra un letto di immondizia. Una scena quasi surreale, dove bottiglie di plastica, sacchetti e rifiuti di ogni sorta lo circondano.

Alle spalle il bosco che brucia, lui rassegnato rovista in cerca di cibo. La scena è stata immortalata in una discarica a cielo aperto dal fotografo canadese, che si trovava in una comunità dell’Ontario, in Canada, per girare un documentario.

Troy Moth non si aspettava di trovarsi di fronte a una situazione del genere, infatti non è riuscito a scattare subito la sua foto.

“Una volta arrivato in quel luogo incredibile non sono riuscito a scattare. Il giorno dopo son tornato indietro, ero più preparato ad affrontare quella situazione”, scrive su Instagram.

Il fotografo canadese era, come dicevamo, in una comunità dell’Ontario per girare un documentario, ma ciò che l’ha colpito di più è stata un’intera vallata invasa dai rifiuti. Laddove doveva esserci una natura selvaggia c’era la distruzione più totale.


“Ho pianto quando ho scattato la foto, ho pianto quando ci ho lavorato. E di nuovo ho pianto tante volte quando ho ripensato a quel momento. E’ sicuramente la fotografia più straziante che io abbia mai scattato”, continua Moth.

Lo scatto è stato chiamato ‘Invisible Horseman – 2017’, ovvero il cavaliere invisibile, con un chiaro riferimento ai cavalieri dell’apocalisse., il perché lo spiega sempre in un post di Instagram.

“Il tema dell’apocalisse è molto evidente in questa fotografia. L’ho percepito quando ho preso la macchinetta e ho scattato la foto. Mi trovavo in un luogo isolato, non c’era nulla per miglia e miglia, solo rifiuti e natura. In quel momento ho realizzato come tutto quello fosse distante da noi, come tutto quello fosse in realtà invisibile agli occhi umani”.


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Guarda cosa ti  #Rivelera' il 2020   #Denaro #Amore #Salute

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giovedì 9 gennaio 2020

Legge Salva Mare approvata alla Camera

Legge Salva Mare approvata alla Camera


242 a favore, si astengono Lega, Fi e FdI. 
 “Primo passo per liberare acque dai rifiuti”

Il testo, che adesso passa all'esame del Senato, introduce delle disposizioni sui rifiuti accidentalmente o volontariamente pescati che saranno così assimilati a quelli prodotti dalle imbarcazioni: ogni volta che una nave arriva in porto con del materiale recuperato in acqua, quindi, questo potrà essere conferito gratuitamente negli appositi centri di raccolta di rifiuti evitando sanzioni

La Camera approva la legge Salva Mare. Con 242 voti a favore e 139 astenuti (Forza Italia, Lega, e Fratelli d’Italia) il testo che adesso passerà all’esame del Senato si pone l’obiettivo di favorire la raccolta dei rifiuti e in particolare della plastica in mare e nelle acque interne, come fiumi e laghi, assimilandoli ai rifiuti urbani con tanto di riciclaggio delle plastiche raccolte. La proposta introduce delle disposizioni su quelli che vengono definiti Rap (rifiuti accidentalmente pescati) che devono così essere assimilati a quelli prodotti dalle imbarcazioni. Ogni volta che una nave, quindi, arriva in porto con del materiale recuperato in acqua, questo potrà essere conferito gratuitamente negli appositi centri di raccolta di rifiuti evitando sanzioni.

Il disegno di legge approvato dai deputati introduce anche la categoria dei rifiuti volontariamente raccolti (Rvr) nel corso di campagne per la pulizia di spiagge, mare e acque interne. Anche per questi è prevista una gestione identica ai normali rifiuti urbani. Nel corso dell’esame in Aula, inoltre, è stato accolto un emendamento in base al quale tutto il materiale di origine vegetale trascinato dai fiumi o spiaggiato dalle mareggiate possa cessare di essere un rifiuto per poter essere riutilizzato o usato come biomassa per produrre energia. I costi per lo smaltimento di questa nuova mole di rifiuti non peseranno solo sui Comuni costieri nei quali verranno poi assimilati, ma su tutto il territorio nazionale, con l’Autorità di regolazione per l’energia, reti e ambiente (Arera) che individuerà la spesa da inserire in un’apposita sezione della Tari.

Si dice soddisfatto il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: “L’approvazione della legge Salva Mare alla Camera ci rende particolarmente felici perché rappresenta un tassello fondamentale per il nostro progetto di liberare il mare dai rifiuti e dalla plastica. Sono soddisfatto dal lavoro fatto dalla Commissione Ambiente della Camera che ha sostanzialmente migliorato l’impianto normativo e adesso riponiamo le nostre speranze nel Senato per un’approvazione rapida di questa legge importantissima per la salute del mare”.

Esultano anche le associazioni ambientaliste. Il Wwf dice di accogliere con favore l’approvazione del testo: “Grazie al disegno di legge, che ora deve passare all’esame del Senato, i rifiuti accidentalmente pescati in mare (ma anche nei laghi, nei fiumi e nelle lagune) potranno essere conferiti a terra, senza che i pescatori o gli altri operatori economici rischino di incorrere in sanzioni, 
come avviene attualmente”.



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domenica 5 gennaio 2020

Guarda cosa ti #Rivela il 2020 #Denaro #Amore #Salute


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giovedì 2 gennaio 2020

Aree Contaminate in Italia 6 milioni di Persone a Rischio

Aree Contaminate in Italia 6 milioni di Persone a Rischio



Nei terreni e nelle falde dei 1.469 ettari di costa che bagna la città di Crotone è stata riscontrata, nel 2002, la presenza di zinco, piombo, rame, arsenico, cadmio, mercurio, ferro, idrocarburi, benzene, nitrati, frutto perlopiù, di uno smaltimento abusivo, sistematico e incontrollato di montagne di rifiuti industriali. Dopo sedici anni, 9 commissari e 121 milioni di euro stanziati, 
la bonifica è ancora in alto mare.
Quante sono e dove stanno le aree a rischio sanitario.
Il caso di Crotone, diventato emergenza, è solo uno fra migliaia: l’Ispra ne ha contati 12.482. Siti potenzialmente contaminati, distribuiti su tutto il Paese, con un record di 3.733 casi in Lombardia. Mentre i siti in cui l’inquinamento è stato considerato talmente grave da comportare un elevato rischio sanitario, e per questo definiti «di Interesse Nazionale» (Sin), sono 58. L’interesse, a partire dal 1998, era quello di bonificarli. Oggi per la maggior parte resta ancora da capire la portata della contaminazione. Parliamo di aree industriali dismesse, in attività, aree che sono state oggetto in passato di incidenti con rilascio di inquinanti chimici, e aree in cui sono stati ammassati o interrati rifiuti pericolosi.

Aree Contaminate in Italia 6 milioni di Persone a Rischio


Alle procedure di bonifica inizialmente doveva pensare lo Stato, dal 2012, 17 siti sono passati in carico alle Regioni. «Pensiamo a un fondo unico ambientale per sostenere le bonifiche», ha dichiarato qualche mese fa il Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa. Il suo predecessore, Gian Luca Galletti, aveva già riferito in un intervento al Senato, il 19 gennaio 2017, di circa 2 miliardi di euro stanziati «dal mio Ministero a favore delle Regioni, dei Commissari delegati e delle Province Autonome di Trento e Bolzano». Finora la somma dei finanziamenti totalizza 3.148.685.458 euro. A fronte di questa spesa, «emerge l’estrema lentezza, se non la stasi, delle procedure attinenti alla bonifica dei Sin», scrive, qualche mese fa, la Commissione Parlamentare di Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Stanziati oltre 3 miliardi per fare cosa?
In Veneto, 781 milioni di euro sono stati usati per bonificare solo il 15% dei terreni e l’11% della falda di Porto Marghera. In Campania, l’area perimetrata nel Sin di Napoli Orientale, su cui insiste la quasi totalità degli impianti di deposito e stoccaggio di gas e prodotti petroliferi presenti sul territorio cittadino, la bonifica ha interessato finora solo il 6% dei terreni e il 3% della falda. Va molto peggio nell’area occidentale, quella dell’ex Ilva, ex Eternit, ex discarica Italsider: 242 ettari di superficie potenzialmente inquinati da metalli, ipa, fenoli, amianto; oltre 10 milioni stanziati dal Ministero dell’Ambiente, bonifiche: zero. L’area di Tito, in Basilicata, ha completato solo il 4% della procedura di bonifica, idem in Sardegna, nonostante i 77 milioni stanziati dal Ministero dell’Ambiente, e i 20 già spesi per le aree industriali inquinate di Sulcis-Iglesiente-Guspinese. «La maggior parte delle risorse», dichiara la Regione, «sono in fase di progettazione, poi a causa della complessità delle opere e dell’aggiornamento della normativa sugli appalti, il grosso
 degli interventi deve essere ancora cantierato».

Sicilia, Friuli, Piemonte, Lombardia, Toscana: bonifiche zero
In Sicilia nei siti contaminati che vanno da Priolo (Siracusa), a Biancavilla (Catania), fino a Gela (Caltanissetta), sono stati spesi 3 milioni di euro per zero bonifiche. Nulla di fatto anche al Nord, per le aree industriali di Trento e per i metalli pesanti che hanno inquinato falde e terreni dell’area della Caffaro di Torviscosa, in Friuli, dove i milioni finanziati dal Ministero sono stati rispettivamente 19 e 35. In Toscana, a fronte di finanziamenti per oltre 20 milioni, nessuna bonifica è stata completata nei Sin di Orbetello e Livorno. In Piemonte i circa 51 milioni stanziati non hanno ancora rimesso in salute le aree di Balangero, Pieve Vergonte e Serravalle Scrivia: qui, la bonifica delle falde e dei terreni è ferma allo 0%, così come nell’area contaminata di Cengio e Saliceto che il Piemonte condivide con la Liguria. La situazione più critica è però in Lombardia: 5 aree contaminate da metalli pesanti, idrocarburi, PCB, inserite fra le priorità di bonifica. Le attendono da circa 18 anni. Eppure, c’erano e ci sono finanziamenti da parte del Ministero per oltre 200 milioni di euro: non sembra, perciò un problema di liquidità.

Chi inquina non paga. Perché?
La European Environment Agency ha stimato i costi per le analisi e ricerche sui siti, ed è emerso che in Europa sono generalmente ricompresi fra un minimo di 5.000 euro e un massimo di 50.000 euro. Nel nostro Paese, queste stesse indagini costano più di 5 milioni di euro.

Aree Contaminate in Italia 6 milioni di Persone a Rischio


Inoltre il principio secondo cui «chi inquina paga» è spesso impraticabile, poiché l’inquinamento, il più delle volte, è così risalente negli anni che rintracciare giudizialmente il responsabile è difficile se non impossibile. C’erano riusciti a Porto Marghera, con il ragionamento: se chi ha inquinato non si trova, paga chi detiene l’area. Lo Stato aveva incassato 700 milioni di euro, con cui ha realizzato le opere di messa in sicurezza per impedire l’espandersi della contaminazione. Dal 2011, con i vari decreti Ilva il principio è stato reso ancora più intricato, e così in quasi tutti gli altri Sin, la messa in sicurezza, che non equivale certo alla bonifica, è stata fatta a carico dello Stato.
Con le bonifiche lo Stato ci guadagna
Bisogna poi fare i conti con la criminalità organizzata: dal 2002 ad oggi sono state 19 le indagini che hanno fatto emergere smaltimenti illegali di enormi quantità di rifiuti derivanti dalla bonifica di siti inquinati. Sono state emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, denunciate 550 persone e coinvolte 105 aziende.

Aree Contaminate in Italia 6 milioni di Persone a Rischio


Insomma, più si ritarda, e più la criminalità si infiltra, quando invece dalle bonifiche lo Stato avrebbe solo da guadagnare. Già nel 2008 e ancora nel 2016, Confindustria ha stimato il fabbisogno in 10 miliardi. Se le opere partissero subito, in 5 anni, si creerebbero 200.000 posti di lavoro con un aumento della produzione di oltre 20 miliardi di euro, con un ritorno nelle casse dello Stato di circa 5 miliardi fra imposte dirette, indirette e contributi sociali.

Aree Contaminate in Italia 6 milioni di Persone a Rischio


Il prezzo che sta pagando la popolazione
L’Istituto Superiore di Sanità da anni monitora i rischi per la salute dei circa 6 milioni di abitanti che vivono nelle aree dei 45 (su 58) siti più contaminati d’Italia. Per chi ha meno di 25 anni, è stato registrato un aumento di tumori maligni del 9% rispetto a chi vive in zone non a rischio.

Aree Contaminate in Italia 6 milioni di Persone a Rischio


C’è un eccesso di malattie respiratorie per i bambini e i ragazzi; il rischio mortalità è più alto del 4-5% rispetto alla popolazione generale, con prospettiva di peggioramento. Che prezzo ha tutto questo?

di Milena Gabanelli






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