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sabato 25 maggio 2013
I Masai rischiano di essere cacciati
Cacciare i Masai dalle loro terre per farne una riserva di caccia per ricchi
Quello dei Masai potrebbe passare alla storia come uno dei soprusi peggiori che l’uomo possa concepire, per di più perpetrato a danno di una delle tribù africane più antiche e leggendarie del mondo. I 48.000 componenti di questa etnia, nota anche come Maasai, che da millenni vivono in un uno degli angoli più sperduti della Tanzania, infatti, rischiano di essere cacciati dalle loro terre per far posto ad una riserva di caccia sportiva per un target esclusivo di clienti danarosi.
L’idea è di una multinazionale con sede a Dubai che ha già messo gli occhi su un corridoio di 1500 chilometri quadrati che permette l’accesso alle terre del pascolo utilizzate dai Masai nella stagione ‘secca’ per il tradizionale allevamento ‘nomade’ del bestiame: cacciare la tribù per poter cacciare liberamente leoni e ghepardi, con sommo gaudio dei ricchi (e annoiati) sceicchi e principi del Medio Oriente che trovano nella caccia sportiva uno dei loro passatempi preferiti.
Le autorità locali hanno già definito il progetto una minaccia esistenziale gravissima per le tribù Masai, poiché l’allevamento è da sempre la fonte primaria di cibo che garantisce la sopravvivenza di migliaia di persone. Gli stessi leader delle tribù hanno annunciato le dimissioni dalle proprie cariche in segno di protesta promettendo di combattere fino alla fine per proteggere i diritti e l’identità delle loro comunità.
Il Governo della Tanzania, tuttavia, sembra intenzionato ad accogliere il progetto considerandolo un traino fondamentale per lo sviluppo del turismo e dell’economia del Paese, nonostante questo significherebbe ridurre del 40% il territorio in cui vivono dall’epoca pre-coloniale i Masai. Un colpo durissimo per questa gente la cui sopravvivenza è già appesa un filo a causa dei cambiamenti climatici che hanno ridotto la stagione delle piogge e con essa la disponibilità di riserve idriche per uomini e fauna.
Per contribuire alla causa e aiutare i Masai a non essere ‘sfrattati’ dalle loro terre native, potete firmare e diffondere una petizione che punta ad arrivare a raccogliere almeno 2 milioni di firme. Manca poco e noi l’abbiamo fatto.
Il nostro contributo potrebbe essere fondamentale per salvare i Maasai e tutelare uno dei territori più selvaggi e incontaminati del Pianeta!
Da un momento all'altro un'importante multinazionale della caccia sportiva potrebbe siglare un accordo che porterebbe allo sgombero di fino a 48 mila membri della famosa tribù africana dei Masai dalla loro terra per fare posto a danarosi re e principi del Medio Oriente a caccia di leoni e leopardi. Gli esperti dicono che il via libera all'accordo da parte del Presidente della Tanzania potrebbe essere imminente, ma se agiamo ora possiamo fermare la svendita del Serengeti.
L'ultima volta che la stessa multinazionale ha costretto i Masai a lasciare le loro terre per fare spazio a ricchi cacciatori, uomini e donne sono stati picchiati dalla polizia, le loro case sono state date alle fiamme e il loro bestiame è morto di fame. Ma non appena la stampa ha cominciato a parlarne in modo critico, il Presidente della Tanzania Kikwete ha cambiato posizione e ha fatto tornare i Masai nella loro terra. Questa volta non c'è stata ancora una grande copertura da parte della stampa, ma possiamo sbloccare la situazione e forzare Kikwete a bloccare l'accordo se da subito mettiamo assieme le nostre voci.
Se 150 mila di noi firmeranno, i media in Tanzania e in giro per il mondo inizieranno a parlarne e così il Presidente Kikwete riceverà il messaggio e dovrà ripensare a questo accordo mortale. Firma la petizione ora e mandala a tutti.
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