Il Wwf striglia il G8
G8 all’orizzonte: dall’8 al 10 luglio i Paesi industrializzati si riuniscono a L’Aquila e il «Panda» drizza le orecchie, mettendo in agenda le priorità dell’ambiente. Il Wwf preme per portarsi a casa, prima della conferenza sul clima di Copenhagen a dicembre, più che promesse. Chiama all’impegno in prima persona i leader per mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei due gradi, puntando a un futuro povero di emissioni di carbonio e ricco di energia verde. E un’immediata disponibilità di fondi per misure urgenti, aiutando soprattutto i Paesi meno sviluppati ad allinearsi a una politica di sviluppo ambientale.
E così il Panda, in collaborazione con Allianz, ha distribuito, come ogni anno, gli "Scorecards", le pagelle sulle politiche nazionali di contrasto ai cambiamenti climatici. E l'Italia, al solito, ne esce male. Il governo italiano appare ancora «troppo pauroso, pavido», bisognoso di un atto di responsabilità. L’Italia nelle pagelle alla voce «politiche climatiche» prende solo una sufficienza, si ferma a metà della lista, al quarto posto, superata dalla Germania, prima della classe, Gran Bretagna e Francia. Fanalino di coda, un po’ a sorpresa, è il Canada. Colpa di una politica arretrata sui combustibili fossili, causa di grande inquinamento. E bocciati anche Russia e Usa, nonostante le iniziative di Obama fanno fare qualche passo avanti.
Ma si può fare di più. Nell’«Anno del clima» arriva una buona ricetta: uno studio Ecofys commissionato dal Wwf dimostra che secondo un investimento di 4 miliardi all’anno (un misero 0,2 % del Pil), l’Italia può ridurre le proprie emissioni del 29% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, raggiungendo l’obiettivo del 30 % previsto dalla Ue nel Pacchetto clima ed energia.
Partendo dai settori più critici - emissioni di gas dovute principalmente a mezzi di trasporto e alle industrie -, si può migliorare l’efficienza energetica e risparmiare fino al 44 % delle emissioni nelle industrie e il 36 % nel settore trasporti.
«Il mondo non si può permettere che vada male la conferenza di Copenhagen - dice la battagliera Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia Wwf Italia - ci vuole un accordo equo ed efficace, in linea con la comunità scientifica». E per farlo, bisogna curare bene le tappe che lo precedono. Il prossimo G8, tanto per cominciare, incontro tra i Paesi industrializzati ma anche il Mef (Major Economies Forum) voluto da Obama, sempre negli stessi giorni. «Chiediamo coraggio» rinforza l’appello Stefano Leoni, neopresidente del Wwf, il desiderio e la forza di prendere la strada di «una politica legata alla lotta contro i cambiamenti climatici».
Che il futuro possa fare della tutela ambientale anche una risorsa economica lo dimostra anche l’impegno che da anni Allianz spende accanto alle iniziative del Wwf. «Può sembrare curioso che una compagnia di assicurazioni si occupi di ambiente - spiega Pietro Marchetti -, ma in realtà i cambiamenti climatici ci riguardano direttamente. Il 40 percento dei risarcimenti è dovuto proprio agli effetti di disastri provocati dal clima mutato». Insomma, anche l’ambiente può essere un buon affare...
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