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Chi siamo
Greenpeace è un'associazione non violenta, che utilizza azioni dirette per denunciare in maniera creativa i problemi ambientali e promuovere soluzioni per un futuro verde e di pace. Greenpeace è indipendente e non accetta fondi da enti pubblici, aziende o partiti politici.
Greenpeace è formata da una rete di uffici nazionali e regionali interdipendenti che lavorano insieme a Greenpeace International, ad Amsterdam.
Il ruolo di Greenpeace International è di avviare e coordinare i programmi e le attività di campagna. Ogni ufficio nazionale o regionale lavora su alcune o su tutte le priorità stabilite da International, anche se questo non impedisce agli uffici nazionali di stabilire priorità a livello locale che possono anche portare a una vera e propria campagna.
Greenpeace International è finanziata dagli uffici nazionali che, a loro volta, vivono delle donazioni fatte dai sostenitori dei rispettivi paesi. Tutti gli uffici sono tenuti a sostenere Greenpeace International con il 18% delle loro entrate, mentre Greenpeace International, oltre a finanziare le campagne internazionali, ad assicurare la manutenzione della flotta e a investire in ricerca scientifica ed innovazione tecnologica, lavora su specifiche campagne internazionali in paesi chiave e aiuta economicamente gli uffici più piccoli che non riescono ad autofinanziarsi.
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Siamo in debito con il Pianeta
È un po’ come quando, alla terza settimana del mese, i soldi sono già finiti: trovare il modo di arrivare al traguardo, di stringere la cinghia per qualche giorno ancora, può diventare un esercizio molto difficile. C’è il rischio di dover fare debiti; e i debiti, presto o tardi, si pagano.
Ecco, l’Earth Overshoot Day è proprio questo: un giorno, nell’arco dell’anno, in cui il bilancio tra le risorse che il Pianeta ci mette a disposizione e la nostra capacità di consumo delle stesse entra in rosso.
Se confrontiamo la capacità del Pianeta di rigenerarsi, con l’“impronta ecologica” delle nostre attività, scopriamo quanto effettivamente possiamo consumare delle risorse che la Terra ci offre. Scopriamo un limite, in altre parole: che è una soglia ultima, alla quale avvicinarsi è pericoloso e il cui sorpasso è potenzialmente disastroso.
Questa soglia viene calcolata ogni anno dal Global Footprint Network. E le cose, da quando questo tipo di analisi viene realizzata, vanno di male in peggio. Nel 1987, l’Earth Overshoot Day anticipava di una decina di giorni la fine dell’anno. Nel 2011 scade oggi, il 27 settembre, con ben tre mesi d’anticipo. Per stare alla metafora iniziale: come una famiglia il cui bilancio non va bene e in cui il portafogli, tempo fa, si svuotava verso il 28 o il 29 del mese.... E oggi si svuota molto prima!
Siamo in debito con il nostro Pianeta. Con i nostri mari, le nostre terre, con le risorse del sottosuolo, con l’aria che respiriamo e l’acqua che beviamo. Consumiamo troppo, più di quanto possiamo permetterci; consumiamo male e in maniera iniqua. Stiamo facendo un pessimo uso di ciò che la Natura ci ha donato. E stiamo facendo troppo poco per cambiare rotta.
C’è un fattore che più di altri, forse, ci deve preoccupare. È quello dei cambiamenti climatici: il nostro impatto sul clima rischia di moltiplicare esponenzialmente il nostro debito con la Terra. Sempre meno risorse, sempre più catastrofi, in un mondo dove l’umanità continua a crescere.
La sfida parte da qui, e non è troppo tardi per raccoglierla. Cominciamo col dare vita a un sistema energetico che sia per tutti e non per pochi, che non determini inquinamento, sfruttamento, conflitti. Cominciamo con una Energy [R]evolution. Lo dobbiamo a noi, ai nostri figli, al nostro Pianeta. Cominciamo ora.
Andrea Boraschi
Campaigner Energia e Clima
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