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domenica 7 ottobre 2018

Decreto rinnovabili, si cambia poco

Sarà senz’altro integrato l’articolo 3 nei commi 10 e 11 che permetterà la partecipazione alle procedure dei registri ai piccoli impianti in forma aggregata. È importante perché noi vogliamo dare spazio ai piccoli impianti. Ma se fai un solo impianto da 20 KW hai un costo. Permettendo l’aggregazione di dieci o più, fino a raggiungere il MW, consentiamo ai concorrenti di offrire sconti più alti. E questo è un beneficio per tutti.

Decreto rinnovabili, si cambia poco
 «Certe 6 novità. C’è obbligo bonifica»
Sul DM Di Maio un mezzo dietrofront. Il presidente della Commissione Industria del Senato, Girotto (M5S) rivela gli aggiornamenti che verranno inseriti.

Confermiamo quanto scritto da Calenda. Anzi no. Anzi, confermiamo ma integriamo. La telenovela del decreto ministeriale che deve normare il comparto delle energie rinnovabili – aste e incentivi compresi – si arricchisce di un nuovo capitolo. Non è una vera e propria inversione a U rispetto al clamoroso “copia&incolla” che il ministro Di Maio si accingeva a fare, apponendo la sua firma su un testo sostanzialmente identico rispetto a quello del suo acerrimo avversario (e predecessore alla guida del Ministero dello Sviluppo economico). Ma è palese il segnale che la gaffe sulle rinnovabili era stata difficile da digerire.

Una scelta per placare le polemiche
Domani, nella Sala degli Arazzi del Mise di Via Veneto si terrà una riunione con una ventina di associazioni di settore. Molte andranno all’incontro con il dente avvelenato, dopo aver visto che nelle settimane scorse la bozza di decreto che era stata portata sul tavolo del ministro per la firma conteneva le stesse criticità di quella del governo Gentiloni. Da quella riunione potrebbero arrivare stimoli per modificare il decreto. Ma intanto, riunione o non riunione,
 «almeno sei modifiche» ci saranno.

Era rimasto stupito di vedere un testo che copiava Calenda?

C’era in quella scelta un’esigenza tecnica. Quella bozza era già stata inviata al ministero dell’Ambiente che doveva fare le sue valutazioni. Modificandola
 l’iter sarebbe dovuto ricominciare daccapo.

L’iter  dovrà comunque ricominciare da capo visto che ora annunciate modifiche. Ad ogni modo, iniziamo: l’aspetto che ha suscitato più critiche era la possibilità di installare parchi fotovoltaici in terreni industriali senza obbligo di bonifiche. Cosa cambierà?

Abbiamo avuto ampie assicurazioni dal sottosegretario Davide Crippa 
(altro esponente grillino che ha le deleghe sulle rinnovabili al Mise, ndr) 
che l’obbligo di bonifica verrà introdotto.

Quali altre garanzie avete ricevuto?

Sarà senz’altro integrato l’articolo 3 nei commi 10 e 11 che permetterà la partecipazione alle procedure dei registri ai piccoli impianti in forma aggregata. È importante perché noi vogliamo dare spazio ai piccoli impianti. Ma se fai un solo impianto da 20 KW hai un costo. Permettendo l’aggregazione di dieci o più, fino a raggiungere il MW, consentiamo ai concorrenti di offrire sconti più alti. E questo è un beneficio per tutti.

Confermiamo quanto scritto da Calenda. Anzi no. Anzi, confermiamo ma integriamo. La telenovela del decreto ministeriale che deve normare il comparto delle energie rinnovabili – aste e incentivi compresi – si arricchisce di un nuovo capitolo. Non è una vera e propria inversione a U rispetto al clamoroso “copia&incolla” che il ministro Di Maio si accingeva a fare, apponendo la sua firma su un testo sostanzialmente identico rispetto a quello del suo acerrimo avversario (e predecessore alla guida del Ministero dello Sviluppo economico). Ma è palese il segnale che la gaffe sulle rinnovabili era stata difficile da digerire.

Una scelta per placare le polemiche
Domani, nella Sala degli Arazzi del Mise di Via Veneto si terrà una riunione con una ventina di associazioni di settore. Molte andranno all’incontro con il dente avvelenato, dopo aver visto che nelle settimane scorse la bozza di decreto che era stata portata sul tavolo del ministro per la firma conteneva le stesse criticità di quella del governo Gentiloni. Da quella riunione potrebbero arrivare stimoli per modificare il decreto. Ma intanto, riunione o non riunione,
 «almeno sei modifiche» ci saranno.

Girotto dixit
Gianni Girotto, presidente della Commissione Industria del Senato, ed esponente del M5S da sempre impegnato sul fronte delle energie verdi. Dai banchi dell’opposizione, nella scorsa legislatura, aveva tuonato contro la bozza Calenda: «solo un gran favore ad Eni ed Enel», «un decreto che deve essere assolutamente migliorato, modificato nel profondo».

Percepibile il suo imbarazzo nel vedere poi arrivare alla firma del ministro Di Maio un testo-fotocopia rispetto al passato. E infatti è palesemente soddisfatto nel rivelare che qualcosa cambierà. Prima di tutto sulle bonifiche, ma anche su gas da discariche, aggregazioni di impianti piccoli e incentivi per conversione dei tetti in amianto.

Senatore Girotto, quindi sul decreto Di Maio si cambia?

Abbiamo ricevuto dal governo garanzie che ci saranno almeno sei modifiche rispetto al passato.

Confermo inoltre che ci saranno gli incentivi per l’energia elettrica realizzata da fonti rinnovabili convogliata in infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici.

Lodevole iniziativa. Altre novità?

Verranno tolti gli incentivi alla produzione di energia elettrica da gas di discarica. Pensiamo che questo sia una scelta coerente con la volontà di aumentare i tassi di raccolta differenziata.

Poi nel testo ci sarà un rimando a un futuro decreto interministeriale – scritto di concerto tra i ministeri dello Sviluppo, dell’Economia e dell’Ambiente – per favorire contratti di approvvigionamento a lungo termine da parte della Pubblica amministrazione. Uno strumento utile a fissare i costi dell’energia e incentivare l’uso di quella prodotta tramite rinnovabili.

C’è poi la questione “sostituzione tetti in eternit”. Il ministero dell’Ambiente, recependo la richiesta fatta tramite una petizione online, ha inserito nel decreto questa possibilità, ma c’è il rischio che senza adeguati incentivi, la sostituzione rimanga antieconomica…

Sui tetti in eternit, stiamo tentando o di aumentando gli incentivi in senso stretto o estendendo l’incentivo anche alla percentuale di energia autoconsumata. Affinché i progetti di sostituzione siano economicamente sostenibili, l’incentivo deve permettere almeno di andare in pareggio.

Molte polemiche aveva suscitato la scelta, già fatta da Calenda, di procedere ad aste miste. In questo modo, secondo molti addetti ai lavori, si favorirà il fotovoltaico e si darà un colpo al comparto eolico.

Sulle aste miste, i nostri consulenti ci hanno dato proiezioni diverse. Man mano che cresce la potenza si determina una maggiore competizione tra le fonti. Con la riunione di domani al Mise avremo modo di approfondire con gli operatori anche questi aspetti.

Dopo l’incontro di domani, quali altri passaggi serviranno prima di vedere il decreto entrare finalmente in vigore?

Dopo la consultazione con le associazioni, decideremo eventuali ulteriori modifiche. Poi il testo tornerà al ministero dell’Ambiente e il testo congiunto andrà poi alla Conferenza Stato-Regioni che dovrà fornire un parere consultivo. Poi andrà alla Commissione europea che fornirà, entro 30 giorni, un parere vincolante e infine alla Corte dei Conti.

Tempi verosimili di conclusione?

Se tutto va come deve andare entro novembre dovrebbe essere concluso l’iter. In tempo per aprire la prima asta, come previsto dall’attuale bozza del decreto, al 31 gennaio 2019.


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