Nuova mappa Enea
L'Enea aggiorna la mappa delle aree costiere a rischio inondazioni.
37 comuni potrebbero finire sott’acqua entro la fine del secolo
Sette nuove aree costiere italiane potrebbero finire sott’acqua entro la fine del secolo. L’allarme arriva dall’Enea, che ha aggiornato la mappa delle zone a rischio inondazione. Sono così 37 i comuni sparsi in tutta la penisola, dalla Toscana alla Sardegna, fino al Veneto, che potrebbero essere allagati per l’innalzamento del Mar Mediterraneo, sia a causa dei cambiamenti climatici che delle caratteristiche geologiche della nostra penisola.
I ricercatori, grazie a un nuovo modello di previsione unico al mondo, hanno stimato che entro il 2100 a causa dell’innalzamento del livello del mare l’Italia potrebbe perdere 5.500 km quadrati di pianura costiera. Un problema di grande rilievo se si considera che nelle aree più vicine al mare oggi vive la metà della popolazione italiana.
Le nuove località a rischio
In Italia continentale sono state individuate quattro località a rischio, tutte sul versante adriatico: tre in Abruzzo, Pescara, Martinsicuro (Teramo) e Fossacesia (Chieti), e una in Puglia, Lesina (Foggia). In queste aree arretreranno le spiagge e le aree agricole. Le altre tre zone individuate sono tutte sulle isole con differenti estensioni a rischio, dai 6 km2 di perdita di territorio a Granelli (Siracusa), ai circa 2 km2 di Valledoria (Sassari), fino a qualche centinaio di m2 a Marina di Campo sull’Isola d’Elba (Livorno).
La mappa completa
Le sette nuove aree costiere a rischio inondazione si aggiungono a quelle già individuate dall’ENEA nell’area costiera dell’alto Adriatico compresa tra Trieste, Venezia e Ravenna, nel golfo di Taranto e nelle piane di Oristano e Cagliari. Altri tratti di costa a rischio sono stati rilevati in Toscana (Versilia), nel Lazio (Fiumicino, Fondi e altre zone dell’Agro pontino), in Campania (piane del Sele e del Volturno) e in Sicilia (aree costiere di Catania e delle isole Eolie).
“Negli ultimi 200 anni il livello medio degli oceani è aumentato a ritmi più rapidi rispetto agli ultimi 3mila anni, con un’accelerazione allarmante pari a 3,4 mm l’anno anno solo negli ultimi due decenni. Senza un drastico cambio di rotta nelle emissioni dei gas a effetto serra, l’aumento atteso del livello del mare entro il 2100 modificherà irreversibilmente la morfologia attuale del territorio italiano, con una previsione di allagamento fino a 5.500 km2 di pianura costiera, dove si concentra oltre la metà della popolazione italiana”, sottolinea il geomorfologo Fabrizio Antonioli dell’ENEA.
Colpa dell’inquinamento
All’origine di tutto quindi c’è l’enorme aumento di CO2 nell’atmosfera, causa dell’effetto serra, a sua volta motivo del riscaldamento globale. “Nel 2017, la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera ha raggiunto la soglia altissima di 412 parti per milione. Negli 800mila anni precedenti, il valore era oscillato tra 180 e 280. Aumenti e diminuzioni avvenivano molto lentamente, mentre in soli 130 anni si è arrivati a un livello altissimo e a ritmi molto veloci”, spiega il climatologo Gianmaria Sannino, responsabile del laboratorio di “Modellistica climatica e impatti” dell’ENEA. Alle temperature in aumento ha corrisposto un crescente scioglimento dei ghiacci: volumi di acqua in più che stanno facendo innalzare i mari.
Un nuovo modello climatico
Per aggiornare la mappa del rischio inondazioni l’ente pubblico di ricerca italiano ha utilizzato un nuovo modello climatico, realizzato grazie alla collaborazione tra il MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston e la comunità scientifica italiana, con il supporto del supercalcolatore CRESCO6 dell’ENEA, che integra dati oceanografici, geologici e geofisici per previsioni di innalzamento del livello del Mediterraneo molto dettagliate e a breve termine
“Finora le nostre proiezioni di aumento del livello del mare si sono basate su dati dell’IPCC, la maggiore istituzione mondiale per il clima, che stimano l’innalzamento globale delle acque marine fino a quasi 1 metro al 2100 – spiega ancora il climatologo Gianmaria Sannino – ma questi dati difettano di dettagli regionali e, per colmare questa lacuna, stiamo realizzando un modello unico al mondo che combina diversi fattori, come la fusione dei ghiacci terrestri, principalmente da Groenlandia e Antartide, l’espansione termica dei mari e degli oceani per l’innalzamento della temperatura del Pianeta, l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi e dalle maree, ma anche l’isostasia e i movimenti tettonici verticali che caratterizzano l’Italia, un paese geologicamente attivo dove si manifestano con grande frequenza bradisismi e terremoti anche nelle aree costiere”.
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