Il miracolo economico del
socialismo indigeno di Evo Morale
che guarda alla green economy
Il vicepresidente della Bolivia, Álvaro García Linera, ha detto in un’intervista concessa a Patria Nueva e Btv che «Con l’incremento dell’industria dello sfruttamento del litio nei salares di Pastos Grandes y Uyuni (Potosí) e Coipasa (Oruro), questa nazione diventerà la prima potenza di esportazione di questo metallo. Questo rivoluzionerà il mondo scientifico boliviano, rivoluzionerà l’industria boliviana, le entrate della Bolivia, questo non è un sogno, abbiamo appena iniziato». L’investimento previsto è di 740 milioni di dollari
E la Bolivia punta a diventare un Paese industriale della green economy, con la costituzione di una joint venture tra lo Stato plurinazionale boliviano e un consorzio tedesco per la realizzazione di impianti di idrossido di litio, solfato di potassio, idrossido di magnesio, solfato di sodio, catodi e batterie, con un investimento previsto in circa 1,2 miliardi di dollari.
E’ previsto anche un investimento da 2,3 miliardi di dollari per produrre, solfato di potassio, acido borico, bromuro di sodio, carbonato di litio idrogeno e cloruro di litio e litio metallico nei salares di Pastos Grandes e Coipasa .
García Linera ha ricordato che il 50% delle riserve mondiali di litio si trovano in Bolivia e che entro 3 anni quello che era il più povero Paese sudamericano diventerà il numero uno al mondo per la produzione di litio: «Con i soli Pastos Grandes e Coipasa, calcoliamo che i guadagni per la Bolivia saranno di un miliardo di dollari, in più c’è Uyuni, facilmente, il litio, a prezzi bassi,
darà 2,5 miliardi di dollari di profitti».
Se gli altri governi di sinistra dell’America Latina sono assediati dalle destre e stanno sprofondando, come il Nicaragua. in una mutazione familistica e reazionaria di un sogno di giustizia e libertà, o come il Venezuela in una crisi di un modello clientelare basato sullo sfruttamento del petrolio, la Bolivia del socialismo indigeno di Evo Morales sembra in buona salute e segna performances economiche invidiabili. Come ha detto Garcia Linera, «La Bolivia di ieri era quella dell’arretratezza, della povertà assoluta e della stagnazione; la Bolivia di oggi guarda al progresso, che, con grande entusiasmo, sta creando benessere; Abbiamo smesso di essere un Paese povero per diventare un Paese a reddito medio. Ci sono ancora molti bisogni, ma abbiamo fatto passi da gigante e, se continueremo su questo trend di progressi, in circa 8 anni avremo un reddito simile a quello del Cile o dell’Argentina. Queste sono conquiste di tutti boliviani perché il cambiamento è stato fatto grazie alla lotta di tutta la popolazione del Paese».
Il vicepresidente boliviano ha sottolineato che «La Bolivia è, per il sesto anno, cinque consecutivi, il campione” dell’economia continentale con la più alta crescita economica in America Latina, il 4,5%. Questa non è una coincidenza (…) La Bolivia ancora una volta il campione sudamericano in economia e il segreto della crescita è una miscela di quattro cose: mercato interno, mercato esterno, distribuzione della ricchezza e ruolo dello Stato nell’economia. Questo modello economico, costruito con così tanto sforzo, deve essere mantenuto perché è un modello vincente, abbiamo battuto tutti i vicini; dobbiamo preservare queste quattro caratteristiche
che ci ha permesso di raggiungere i risultati attuali».
Il Paese andino in pieno boom economico ha un debito estero basso: il 23%, in rapporto al Pil perché il balzo in aventi della Bolivia socialista è impressionante per un Paese in via di sviluppo: l’economia del Paese è passata dai 9,5 miliardi di dollari del 2005 ai 40,8 miliardi di dollari, oltre il 400% in più, e García Linera può tranquillamente affermare che «Questo non è mai accaduto in Bolivia, è un miracolo economico (…) che cambierà il panorama geopolitico del continente e cambierà la posizione della Bolivia di fronte al Cile, l’economia è quella che decide se si può parlare in condizioni uguali». Il vicepresidente si riferisce alla rivendicazione della Bolivia di un accesso al mare con il recupero di una parte del territorio perso in una vecchia guerra.
Inoltre, in Bolivia sono state trovate nuove riserve di idrocarburi per 10 trilioni di piedi cubici, per un valore di circa 70 miliardi di dollari e il governo dice che non si seguirà la strada fallimentare del Venezuela ma quella della Norvegia: queste entrate verranno investite per garantire il benessere delle generazioni future. Inoltre la Bolivia ora si potrà permettere di importare meno gas e Garcia Linera ha annunciato che «La Bolivia sta battendo un record continentale perché ha perforato fino a 7.800 metri di profondità e, se la Pachamama sarà generosa con il Paese, troveremo idrocarburi».
Prima che Evo Morales diventasse presidente della Bolivia, l’azienda petrolifera di Stato Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos (Ypfb) valeva 100 milioni di dollari, ora vale 15 miliardi di dollari e sta aprendo altri mercati «L’industrializzazione del gas che si sviluppa in Bolivia dalle mani di un presidente contadino», ha riassunto García Linera che poi ha vantato un altro risultato: «La produzione di etanolo, che consente l’uso di questo biocarburante per evitare la contaminazione, che si ottiene mescolando benzina con l’alcol proveniente dalla canna da zucchero, che è viene praticata in altri Paesi da più di 30 anni. Questa è una rivoluzione perché l’etanolo permetterà all’economia di crescere dell’1% in più, la crescita agricola sarà di 4 punti, la crescita dell’industria di quasi 0,7 punti, smetteremo di sovvenzionarla con 143 milioni di dollari perché non compreremo più additivi dall’estero, la Ypfb migliorerà le sue entrate di 300 milioni, produrrà 27 mila nuovi posti di lavoro nell’industria, nella distribuzione, nell’agricoltura; sostituiremo 80 milioni di litri di benzina importata, le colture di canna da zucchero saranno aumentate del 38% e smetteremo di emettere il 6% di gas serra. E’ un grande traguardo per l’economia boliviana: risparmia denaro, genera occupazione, espande l’agricoltura, è rispettosa dell’ambiente e farà crescere l’economia». Grazie a questo, nel 2019 la Bolivia potrebbe smettere completamente di importare biodiesel da olio di soia e olio di palma coltivato in Amazzonia.
A questo si aggiunge che la Bolivia sta aumentando fortemente la produzione di energia rinnovabile eolica, solare, geotermica e idroelettrica e geotermica per sostituire l’uso di gas: «Dell’energia totale prodotta, il 12%, lo facciamo con le energie alternative, il nostro obiettivo è che queste, fino al 2025, saliranno al 50%», ha detto il vicepresidente.
Il socialismo boliviano punta a migliorare i guadagni delle micro, piccole e medie imprese, anche sovvenzionando il consumo di energia elettrica, garantendo il rifornimento di gas, di acqua e altri benefit. Il miracolo economico del socialismo indigeno si riflette anche sul risparmio interno e nel miglioramento delle condizioni di vita delle persone che sono sempre più in grado di accedere al credito per comprarsi una casa.
Una crescita che va anche a vantaggio dell’agricoltura, la cui produzione è cresciuta a 13,6 milioni di tonnellate su 2,5 milioni di ettari di terreno coltivato, ma si prevede un aumento di mezzo milione di ettari all’anno. Morales ha chiesto ai boliviani di produrre più cibo per far crescere una società sana e per le esportazioni che vanno a beneficio dell’economia nazionale.Álvaro García Linera ha concluso: «L’’agricoltura ha mercato, si stanno aprendo mercati e scommettere in una maggiore produzione è una buona scommessa e vogliamo incrementarla molto di più».
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Morales è un ex raccoglitore di coca ed è stato il primo boliviano di origine indio a essere eletto presidente. Era al potere da quattordici anni, quando vinse le elezioni per la prima volta: sotto la sua guida, la Bolivia ha attraversato un periodo di grande sviluppo in cui aumentò il PIL e si ridusse drasticamente la povertà, con grandi benefici soprattutto per le famiglie più povere che videro diminuire nettamente le diseguaglianze...
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