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giovedì 29 luglio 2010
L’Agenzia per la sicurezza nucleare e l'insicurezza all'italiana
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L’Agenzia per la sicurezza nucleare e l'insicurezza all'italiana
Giorgio Ferrari (fisico)
COMMENTI. I cittadini italiani devono avere chiaro qual è il pateracchio che caratterizza il tentativo di ripresa in Italia dei programmi nucleari, addomesticando una tecnologia così delicata, complessa e densa di rischi al diretto controllo del potere politico.
I cittadini italiani devono avere chiaro qual è il pateracchio che caratterizza il tentativo di ripresa in Italia dei programmi nucleari, addomesticando una tecnologia così delicata, complessa e densa di rischi al diretto controllo del potere politico. Il problema non è che Veronesi accetti o non accetti la direzione della costituenda Agenzia per la Sicurezza Nucleare (Asn), le sue posizioni filo nucleari erano note da tempo, e da lui sempre dichiarate (con affermazioni che sollevano legittimamente più di un dubbio sulla sua declamata competenza): quello che è scandaloso, e che pochi commentatori sembrano avere colto, è appunto il controllo politico al quale sarà, comunque, sottoposta l’Agenzia.
L’Asn infatti non è ancora nata che già ha subito una deroga: quella per cui i suoi membri, nella prima formazione del consiglio direttivo, potranno esercitare, direttamente o indirettamente, attività professionale o di consulenza, essere amministratori o dipendenti di soggetti pubblici o ricoprire incarichi in altri uffici pubblici di qualsiasi natura. Inoltre per la carica di presidente dell’Asn è concesso che questi possa ricoprire anche incarichi di natura politica dentro o fuori i partiti. Tali decisioni sono contenute in un articolo “nascosto” nel D.L. 08/07/2010 n.105, in deroga all’Art. 29 della legge 99/09 e, tenuto conto del fatto che i membri del consiglio direttivo restano in carica sette anni, testimoniano di come la lobby nucleare voglia essere garantita di avere carta bianca nelle autorizzazioni delle prime centrali nucleari.
D’altra parte questo colpo di mano dell’esecutivo giunge a coronamento di altri e più pericolosi aspetti contenuti nella legge 99/09 che riguardano l’affidabilità dell’intera operazione nucleare, con conseguente pregiudizio della sicurezza dei cittadini in una materia così delicata e pericolosa. Contrariamente alla regola che stabilisce che l’Asn deve essere indipendente da qualunque potere e in particolare da quello politico, i suoi membri sono nominati dal Governo (non dal Parlamento), lo statuto e il regolamento interno sono concepiti ed approvati in sede governativa e perfino i criteri tecnici posti a riferimento per la scelta delle aree idonee alla costruzione di impianti nucleari sono stabiliti in coerenza con un documento programmatico del Governo (previsto all’Art.26, ma ancora da emanare) che ne intende accelerare al massimo l’iter autorizzativo.
Così si impone all’Agenzia di effettuare l’istruttoria tecnica per la certificazione dei siti entro 30 giorni dalla domanda e, cosa ancora più grave, gli si impone di effettuare il licencing, cioè il complesso esame volto a valutare in dettaglio il progetto e il funzionamento dell’intero impianto in soli 12 mesi, quando negli Usa la Nrc (a cui nessuno si sognerebbe di imporre qualcosa) impiega non meno di tre anni. E questo vale anche per il deposito nazionale delle scorie.
Ma le contraffazioni non finiscono qui. Le procedure autorizzative per una centrale nucleare sono surrettiziamente estese anche a strutture destinate allo stoccaggio del combustibile e dei rifiuti radioattivi (Art.1 ed Art.19 Dlgs 15/02/2010, n.31) edificabili nello stesso sito, che richiederebbero un’altra autorizzazione.
Così facendo si precostituisce la possibilità che queste strutture non vengano sottoposte a Via (Valutazione d’impatto ambientale) in quanto i rifiuti sono prodotti nello stesso sito, con l’aggravante che questi depositi temporanei potrebbero, col tempo, diventare definitivi! Ancora in tema di autorizzazioni il comma 7 dell’Art.13 del Dlgs, vieta l’esame Via per questioni che sono state precedentemente oggetto di Vas (Valutazione ambientale strategica), citando in merito il Dlgs 152/06 nonostante che il successivo Dlgs n 4/2008 abbia abrogato tale previsione di divieto. Infine con il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 27/04/2010 è stato approvato lo statuto dell’Asn che contiene vistose forzature come quella di imporre all’Asn stessa di operare “nell’ambito delle priorità e degli indirizzi di politica energetica nazionale” (che c’entra la sicurezza con le scelte politiche?); di svolgere le attività di licencing per i nuovi impianti tenendo conto che questi sono già stati approvati in altri Paesi (cioè a sottintendere una valutazione meno stringente) e quella di introdurre all’Art.11 dello statuto sotto la dicitura “autotutela”, la possibilità per gli esercenti degli impianti nucleari di ricorrere avverso le decisioni dell’Agenzia la quale deve rispondere nel termine di 60 giorni, alla faccia dell’autorità e insindacabilità di un organismo che non dovrebbe tener conto di altro che non sia – per statuto – la sicurezza e incolumità delle persone e dell’ambiente!
Che queste cose siano passate sotto silenzio dà il segno di quanto basso sia il grado di attenzione da parte dell’opposizione ad una materia così delicata, ma ancora di più dimostra quanta leggerezza e incompetenza ci sia nella cosiddetta comunità scientifica che, a prescindere se sia favorevole o contraria al nucleare, dovrebbe almeno interrogarsi se il tante volte invocato rigore scientifico abbia un effettivo riscontro normativo, sempre che i “nostri” scienziati non condividano le parole di Heidegger secondo cui “La scienza non pensa, perché non è il suo compito”.
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