Una tragedia da non dimenticare
La notte del 26 aprile 1986, scoppia il reattore numero 4 della centrale nucleare di Chernobyl. E' l'inizio del più grave disastro ambientale della storia dell'umanità che ha causato e continuerà a causare la morte di migliaia di persone. Erano l'1,23 di notte quando il reattore esplose a seguito di un errato intervento di manutenzione. La nube radioattiva provocata dall'esplosione contaminò 150 mila chilometri quadrati attorno alla centrale, nell'atmosfera furono immessi circa 45 milioni di curie di xeno 133; 7 milioni di curie di iodio 131; un milione di curie di cesio 134 e 137. L'immissione dei radionuclidi nell'atmosfera continuò in maniera crescente fino al 10 maggio per poi decrescere. Sono trascorsi 17 anni da quel lontano 1986, per tutti noi questo è solo un lontano ricordo, dai cassetti della memoria tornano a galla i divieti al consumo delle verdure a foglia larga, del latte fresco, dei funghi etc, dovuto a quelle nubi radioattive che girarono per l'Europa e per il mondo. Tale emergenza durò qualche decina di giorni e poi consciamente o inconsciamente tornammo alla nostra normalità. Una piccola repubblica la cui esistenza era sconosciuta ai più, la Bielorussia (per noi tutto l'eterogeneo mondo che si estendeva dall'Europa all'Asia era semplicemente Unione Sovietica e per i più semplicisti Russia), questa repubblica che dopo l'indipendenza si chiama Belarus (per estensione 2/3 dell'Italia e circa 10 milioni di abitanti), ha pagato il prezzo più pesante di quella tragedia: nonostante la Centrale si trovi in territorio ucraino a pochi chilometri dalla frontiera bielorussa, a causa delle condizioni climatiche di quel lontano 26/04/1986, oltre il 70% del materiale radioattivo fuoriuscito dalla Centrale è ricaduto sul territorio della Repubblica di Belarus. Intere zone sono state chiuse, interi paesi trasferiti, sono state evacuate 132.800 persone, decine di migliaia hanno lasciato da soli le regioni più contaminate, per loro sono stati costruite 60 mila case ed appartamenti, sono stati creati 29 mila nuovi posti nelle scuole d'obbligo, 10 mila posti nelle scuole materne ed asili. I livelli di radioattività di intere aeree, sono ancora oggi di gran lunga sopra i livelli di sicurezza. Le conseguenze sulla salute della popolazione sono enormi, in particolare sui bambini: aumento vertiginoso dei casi di cancro, leucemie, malattie della tiroide, piombo e cesio che si accumulano nell'organismo indebolendo le difese immunitarie. Oggi a 17 anni dal disastro, l'emergenza rimane intatta, perchè gli isotopi radioattivi hanno una vita lunghissima, per alcuni il periodo di dimezzamento è di 30 anni per altri centinaia o migliaia di anni. Chernobyl è per la Belarus un dramma di ieri, di oggi, e purtroppo di domani e dopodomani, è una ipoteca su tante e tante generazioni future. La crisi economica comune a tutta l'aria ex sovietica, si è saldata in Belarus al Disastro di Chernobyl, infatti oltre il 20% del budget statale è assorbito dal tentativo di superamento o almeno arginamento delle conseguenze del disastro sull'ambiente e la popolazione. Chernobyl per la Belarus è una sorta di serpente che si morde la coda: se la crisi economica non permette di affrontare al meglio le conseguenze di Chernobyl, allo stesso modo il Disastro di Chernobyl costituisce un freno per una uscita rapida dalla crisi economica. La Belarus è stata sostanzialmente lasciata sola dalle grandi organizzazioni internazionali e dagli Stati ad affrontare le conseguenze di un disastro che ha invece dimensioni planetarie e come tale dovrebbe essere affrontato. Va riconosciuto, invece, il grande ruolo svolto dal mondo del volontariato non governativo, in primo luogo quello italiano, che ha cercato le vie delle cooperazione con la Belarus, anche se, purtroppo, la buona volontà e l'impegno senza il coinvolgimento delle grandi organizzazioni sovranazionali è purtroppo insufficiente rispetto alle necessità. Va dato atto alla Belarus di aver affrontato e affrontare questa difficile situazione con grande dignità e impegno, senza abbandonare, per quanto le risorse lo permettano, un livello certo di sicurezza sociale, un buon livello di istruzione, un servizio sanitario diffuso e accessibile a tutti. Tutti elementi per noi scontati, ma che invece non lo sono in paesi con situazioni analoghe. Così dalle ombre alle luci, questo è anche un paese che ha il 20% della popolazione in possesso di una laurea (una degli indici di scolarizzazione più alta al mondo), un paese nel quale la produzione artistica e culturale non solo rispetta ma addirittura sopravanza di standard di tanti paesi europei più fortunati, un paese che, nella classifica ONU della qualità della vita, è comunque davanti a tutte le Repubbliche ex sovietiche, comprese Russia e Ucraina, in possesso di grandi risorse naturali, non presenti invece in Belarus.
Ciao , a un mese dal disastro di Fukushima, l'agenzia giapponese per la sicurezza nucleare ha innalzato al livello massimo di 7 - come Cernobyl nel 1986 - la classificazione dell'incidente. | |
Oggi il governo giapponese fa un passo avanti ma non basta: bisogna proteggere più di un milione di persone che vivono nella zona metropolitana di Fukushima e nell’area di Koriyama, dichiarando ufficialmente la zona sotto lo stato di protezione.
Noi – con il nostro team sul posto - continueremo a dare sostegno alla gente di Fukushima fornendo dati indipendenti sui livelli di contaminazione. Contribuisci anche tu al nostro lavoro di monitoraggio, aiutandoci con una donazione oggi stesso!
Grazie!
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