
Da
Roma a New York, da Amsterdam a Mosca. Il mondo si mobilita contro la
mattanza dei delfini di Taiji (Giappone) che, come ogni anno, riparte il
1 settembre. Nella capitale gli attivisti della Protezione Animali, che
coordina la campagna internazionale in Italia, a partire dalle ore
11.00 presidieranno - insanguinati e vestiti a lutto – la sede
dell’ambasciata giapponese in via Quintino Sella 60 per chiedere lo stop
al massacro.
«Tra tursiopi, grampi, globicefali, oltre 23 mila piccoli cetacei
perdono la vita nella “Baia della Morte” tra atroci sofferenza – spiega
Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa -. Alla mattanza scampano
soltanto gli esemplari più piccoli, non per tornare a una vita libera ma
per essere venduti a circa 150-170 mila dollari ai delfinari di tutto
il mondo. Dopo la cattura i cuccioli saranno sottoposti
all’addestramento basato sulla deprivazione alimentare che li obbligherà
a eseguire ridicoli esercizi e a compiacere spettatori, troppo spesso
ignari di contribuire a condannare all’ergastolo creature innocenti che
appartengono al mare.»
«Ciascuno di noi può fare la sua parte aderendo alla giornata mondiale
di mobilitazione – prosegue Ferri -. Chi non fosse in grado di
intervenire alla manifestazione può contribuire al passaparola su
internet e firmare la petizione a questo indirizzo web
. E’ di fondamentale importanza riuscire a raggiungere la “massa
critica” per spingere il governo nipponico fermare una volta per tutte
la mattanza.» (30 agosto)
Recreate the scene from The Cove where Ric is wearing the screen at
the Washington conference! This can easily be done with iPads or even
mobile phones. Check out our press room for images and video, and don't
forget to take pictures of your group holding up your iPads and phones!
http://savejapandolphins.org/press-room/
Support the cause. Be counted:
Roma
come New York, Buenos Aires e Berlino. Nella giornata mondiale contro
la mattanza dei delfini in Giappone, coordinata dal network
(www.savejapandolphins.org) che fa capo a Ric O’Barry, l’Ente Nazionale
Protezione Animali si è mobilitato per chiedere lo stop definitivo al
massacro dei cetacei: dalle 11.00 gli attivisti dell’Enpa, insanguinati e
vestiti a lutto, hanno manifestato di fronte all’Ambasciata del
Giappone. L’appello dell’Enpa, e dei tantissimi attivisti scesi in
piazza in tutto il mondo è stato raccolto dal nostro Ministro degli
Esteri, Franco Frattini, che si è fatto portavoce della costernazione,
della preoccupazione e della tristezza dell'opinione pubblica italiana
per quanto accade a Taiji.
«Ringrazio il Ministro Frattini per la grandissima sensibilità
dimostrata anche in questo caso e mi auguro che le autorità giapponesi
tengano nel dovuto conto la giornata di oggi» – ha dichiarato Ilaria
Ferri, direttore scientifico e coordinatore della campagna in Italia.
«Oggi, infatti, in tutti i continenti, dall’America all’Africa,
dall’Oceania all’Europa passando per l’Asia, si manifesta contro la
mattanza delfini in Giappone, dove viene autorizzato ogni anno il
massacro di 23.000 piccoli cetacei (tursiopi, grampi, globicefali
etc.).» «Siamo qui, insanguinati e “feriti” – ha concluso Ferri -, per
testimoniare il crimine atroce di cui si macchia il Giappone e per
pretendere che si fermi un agghiacciante massacro che Ric O’ Barry con
il suo documentario premio Oscar 2010 “The Cove” ha avuto il merito di
portare all’attenzione dell’opinione pubblica del pianeta. Gli occhi di
tutto il mondo sono puntati sul governo nipponico.»
Considerati competitori nella pesca, alla stregua delle balene, i
delfini vengono intercettati dai pescatori, che, percuotendo sbarre di
ferro sulle loro imbarcazioni creano un muro di suoni per costringere
gli animali a rifugiarsi all’interno della baia di Taiji, la cui
imboccatura viene chiusa per impedire alle vittime di scampare al loro
destino. Una volta preparata la trappola ha inizio il massacro vero e
proprio. A salvarsi sono soltanto gli esemplari più giovani, scelti dai
mercanti di felini per essere venduti (la loro quotazione oscilla tra i
150 e 170 mila dollari) ai delfinari di tutto il mondo. Dopo la cattura,
i cuccioli saranno sottoposti all’addestramento basato sulla
deprivazione alimentare che li obbligherà a eseguire ridicoli esercizi e
a compiacere spettatori, troppo spesso ignari di contribuire a
condannare all’ergastolo creature innocenti che appartengono al mare. (1
settembre)
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education and activism. Our projects, publications, and initiatives
support the biological and cultural diversity that sustain the
environment.
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ENPA PROTESTA CONTRO CACCIA AI DELFINI – Questa mattina si sono riuniti in un sit-in a Roma davanti all’
ambasciata giapponese gli attivisti dell’
Enpa,
per protestare contro la storica pratica della caccia ai delfini,
eseguita ancora ogni anno nella baia di Taiji (un villaggio a sud di
Tokyo). Con cartelli e slogan, e volti e braccia cosparsi di sangue
finto, hanno chiesto di dire basta definitivamente “al
massacro dei cetacei”,
il cui periodo di caccia doveva cominciare proprio in questi giorni. La
giornata di oggi è stata non a caso proclamata “Giornata mondiale
contro la mattanza dei
delfini in Giappone” dal network
“Savejapandolphins” fondato da Ric O’Barry, e ci sono state
manifestazioni animaliste un po’ in tutto il mondo: New York, Buenos
Aires e Berlino tra le altre. Ilaria Ferri, direttore scientifico e
coordinatore della campagna in Italia, ha ricordato come in Giappone, di
fatto, “viene autorizzato ogni anno il massacro di 23.000 piccoli
cetacei”.
Gli attivisti hanno poi ringraziato il Ministro degli Esteri Frattini
per aver dimostrato sensibilità nei confronti del tema, con la
decisione di inviare l’Incaricato d’affari dell’ambasciata d’Italia a
Tokyo (Alfredo Durante Mangoni) presso il ministero degli Esteri
nipponico (Gaimusho), per un incontro con il direttore generale per
l’Europa al quale ha consegnato una lettera di protesta. Gli
ambasciatori nipponici in Italia fanno sapere dal canto loro che la
pratica della caccia ai delfini rientra nelle tradizioni delle comunità
locali, profondamente sentite, e che comunque è svolta in linea con
criteri di sostenibilità delle risorse naturali (tenendo sempre presente
il fattore “ripopolazione” dell’animale in questione) e appunto di
rispetto e conservazione degli usi e costumi locali.
Annarita Favilla
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