Trasformare i rifiuti in oro
08/05/2012 - La Commissione Europea fa il punto sulla gestione dei rifiuti nei vari Paesi.
Con la relazione Getting gold from garbage – how some Member States are making waste a resource, la Commissione Europea fa il punto della situazione sulla gestione dei rifiuti all'interno dei Paesi dell'Unione. Non sorprende che il quadro che ne emerge sia estremamente eterogeneo e che il lavoro da fare sia ancora molto, specie in alcuni Paesi, non ultima l'Italia. In media, all'interno dell'UE, circa il 40% dei rifiuti viene riciclato o sottoposto a compostaggio, il restante 60% viene smaltito in discarica (circa il 38%) o all'interno di inceneritori (22%). Analizzando la situazione all'interno dei singoli Stati membri, emergono differenze estremamente significative che, almeno in parte, ripropongono l'idea di un'Europa a due, se non più, velocità. Stando alla relazione pubblicata il 27 marzo da Eurostat, infatti, i Paesi più virtuosi nella gestione, nel recupero e nel riutilizzo dei rifiuti sarebbero quelli dell'area Centro-Settentrionale, mentre nell'Europa dell'Est la percentuale di rifiuti conferiti in discarica sfiora in alcuni casi il 100%. In effetti, analizzando i dati relativi al 2010, emerge come gli Stati membri più avanzati in materia siano Belgio, Danimarca, Germania, Austria, Svezia e Paesi Bassi. In questi Paesi, meno del 3% dei rifiuti urbani viene smaltito in discarica. Al contrario, in ben nove degli Stati membri (Bulgaria, Estonia, Grecia, Cipro, Lettonia, Lituania, Malta, Romania, Slovacchia), tale percentuale supera il 75% del totale dei rifiuti trattati. Tuttavia, anche i Paesi più 'virtuosi', nonostante riciclino in misura maggiore di quanto non facciano gli altri (le percentuali di rifiuti riciclati o sottoposti a compostaggio variano tra il 43% della Danimarca e il 70% circa dell'Austria), si caratterizzano per un uso non trascurabile d'inceneritori (in media circa il 40% dei rifiuti nei sei Stati sopra menzionati). Per quanto riguarda l'Italia, dei 531 kg di rifiuti generati annualmente per persona (la media europea è di 505 kg/persona l'anno), circa il 95% viene trattato: di questa porzione più della metà finisce in discarica, il 15% viene trattato all'interno di inceneritori e solo il 34% viene riciclato o sottoposto a compostaggio.
La relazione pubblicata dalla Commissione Europea enfatizza inoltre come i Paesi più all'avanguardia nella gestione dei rifiuti abbiano ottenuto simili risultati grazie alla combinazione di diversi strumenti politici. Anzitutto l'introduzione d'imposte e divieti sulle discariche e sugli inceneritori; ma anche sistemi di 'paga quanto getti' che si sono rivelati particolarmente efficienti nel prevenire la produzione di rifiuti e incoraggiare i cittadini a partecipare alla raccolta differenziata. Inoltre l'introduzione di meccanismi di responsabilizzazione dei produttori ha consentito a vari Stati membri di raccogliere e ridistribuire i fondi necessari a migliorare la raccolta differenziata e il riciclaggio.
Tuttavia è la stessa UE a rimarcare che per raggiungere gli obiettivi previsti nella normativa europea in materia di rifiuti e di impiego efficiente delle risorse, tali strumenti debbano essere generalizzati a tutti gli Stati membri. L'UE ha pertanto annunciato che, nel contesto del riesame degli obiettivi dell'Unione in materia di rifiuti, vaglierà l'ipotesi di rendere obbligatorie alcune di queste misure. Sulla stessa linea di pensiero, la Commissione Europea prevede di inserire la buona gestione dei rifiuti fra le condizioni per l'ottenimento di determinati fondi europei.
In generale, dunque, così come esplicitamente dichiarato da Janez Poto?nik, Commissario per l'Ambiente, la strategia europea è quella di puntare su “l'attrattività economica della prevenzione, del riutilizzo e del riciclaggio mediante strumenti economici selezionati” per sfruttare il “valore dei rifiuti”. In effetti, stando ai dati pubblicati dalla Commissione, nel 2008 il settore della gestione dei rifiuti e del riciclaggio nell'UE ha realizzato un fatturato di 145 miliardi di euro per un totale di circa 2 milioni di posti di lavoro. La piena attuazione della politica comunitaria sui rifiuti potrebbe creare altri 400.000 posti di lavoro nel Vecchio Continente, incrementando di 42 miliardi di euro il fatturato annuo del settore.
Sebbene sia difficile non condividere il concetto, sponsorizzato da Bruxelles, del rifiuto come risorsa, appare tuttavia necessario riflettere sugli strumenti economici selezionati al fine di promuovere tale visione. Al di là dei ben noti strumenti di tassazione e di disincentivo a inquinare, sarebbe infatti opportuno rimarcare l'importanza di misure di incentivo che mirino ad accrescere la consapevolezza dei singoli individui sulla convenienza (sociale, ma anche economica) della prevenzione, del riutilizzo e del riciclo. Ci si riferisce, anzitutto, a misure come il vuoto a rendere che, sebbene estremamente semplici tanto a livello concettuale quanto pratico-organizzativo, si dimostrano però utilissime al fine di promuovere modelli di consumo responsabile tra la cittadinanza. Puntare, cioè, non solo sulla coattività del 'paga quanto getti', ma anche sulla proattività del 'risparmia quanto riutilizzi e ricicli'. In questo modo i cittadini diventerebbero soggetti attivi nella valorizzazione della risorsa-rifiuto. Appare dunque fondamentale il sostegno ad attività innovative in questi campi, così come a quelle d'informazione sulle modalità di smaltimento dei rifiuti, di 'formazione' a un consumo responsabile e di diffusione di buone pratiche. La strada da fare per ottenere 'oro dalla spazzatura' è ancora lunga, ma forse nel frattempo possiamo ispirarci a una metafora più antica e aspirare a far crescere fiori dal letame. In questo caso non ci sarebbe bisogno di miracoli né trasformazioni, basterebbe solo saper piantare il seme. Senza dimenticare che sebbene sia prezioso, anche dall'oro, come dai diamanti, non nasce nulla.
Da sempre attenta alla riduzione degli sprechi e al riciclo dei rifiuti, Slow Food ha appena pubblicato Fulmini e polpette, una guida alle buone pratiche da adottare per contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta. La guida sarà distribuita gratuitamente il 26 maggio in 300 piazze d’Italia in occasione del secondo Slow Food Day. Non mancare!
Slow Food Day nel segno di cibo e clima
Scopri le iniziative del secondo Slow Food Day. Mangiare meglio per il bene nostro e del pianeta
Il 26 maggio Slow Food celebrerà la sua festa annuale in tutta Italia: 300 piazze, strade, mercati e giardini ospiteranno la seconda edizione dello Slow Food Day, dedicato quest'anno al rapporto tra il cibo che consumiamo quotidianamente e i cambiamenti climatici. Oggi il sistema agroalimentare dominante è tra le prime cause di inquinamento ambientale: si calcola che in Europa l'intero ciclo produzione-trasformazione-distribuzione-consumo-smaltimento dei rifiuti sia responsabile di un terzo delle emissioni di gas serra.
Con le nostre scelte, per esempio prediligendo cibo locale e di stagione, possiamo incidere molto sul futuro del pianeta. Consideriamo infatti che un nostro pasto percorre in media 1900 km prima di arrivare sulle nostre tavole, che sono necessari 15.500 litri d'acqua per produrre un chilo di carne bovina o che il 75% dell'alimentazione mondiale dipende da 12 specie vegetali e 5 animali.
«Durante lo Slow Food Day racconteremo le nostre proposte e distribuiremo gratuitamente Fulmini e polpette, una piccola guida alle buone pratiche per seguire una dieta amica del clima, gustosa ed economicamente interessante!» spiega Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia «Abbiamo scelto il tema cibo e clima anche perché, a pochi giorni dalla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno, ci pare importante contribuire alla sensibilizzazione dei cittadini su un problema tanto urgente».
Il cibo è al centro delle azioni da intraprendere per un futuro migliore: accanto alla tutela della biodiversità, al mantenimento degli ecosistemi e alla lotta ai cambiamenti climatici, le discussioni di Rio verteranno sullo sviluppo agricolo sostenibile, sul ciclo acqua-cibo-energia e sulla sicurezza alimentare, temi su cui Slow Food è impegnata da sempre, con campagne internazionali e numerosi progetti educativi. La filosofia di Slow Food e di Terra Madre, affermata a livello internazionale, rappresenta uno degli elementi portanti di un'economia che lega lo sviluppo delle realtà produttive locali alla partecipazione attiva dei co-produttori, contribuendo così alla costruzione di un futuro sostenibile.
Saranno dunque questi i temi del secondo Slow Food Day: le Condotte organizzeranno gli appuntamenti più diversi, coinvolgendo il pubblico in mercati contadini, degustazioni, conferenze, incontri con i produttori e attività educative per tutti. A Padova sarà il caffè, bevanda del mondo per eccellenza, a far da protagonista, mentre l'Eat-in organizzato a Chieti permetterà di scoprire sapori locali e chiacchierare attorno a una grande tavolata. Napoli sarà il regno della pasta madre, "spacciata" in Piazza Dante, affinché siano sempre di più i produttori e i consumatori di pane "vero", che fa bene alla salute e al clima ed è buono anche dopo qualche giorno, senza sprecarne nemmeno un pezzetto; e a Soverato, accanto a un gustoso aperitivo, si discuterà dei problemi della nostra agricoltura e si scoprirà il mondo delle Comunità del cibo di Terra Madre. Questi sono solo alcuni esempi di quel che avverrà in 300 città italiane per celebrare la relazione tra il piacere di un'alimentazione sostenibile e il benessere del pianeta.
Scopri tutte le informazioni relative allo Slow Food Day e le iniziative della piazza più vicina su www.slowfood.it
Contatti Ufficio Stampa Slow Food
Alessia Pautasso
Tel. 0172 419 754
E-mail: a.pautasso@slowfood.it
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