- Si è conclusa sabato 8 dicembre, dopo due settimane di lunghi e difficili negoziati, la diciottesima conferenza sul cambiamento climatico che si è tenuta a Doha, in Qatar. Deludenti i risultati: dopo l'ultima maratona di trattative durata 36 ore, i 194 paesi partecipanti hanno trovato un accordo per estendere fino al 2020 il protocollo di Kyoto - la cui validità termina a fine dicembre 2012. Ma solo alcuni paesi, tra cui l'Unione Europea, hanno preso degli impegni vincolanti per una riduzione ulteriore dei gas serra. Invece, stati come Canada, Russia, Cina, Brasile, India non si sono assunti alcuna responsabilità.
Forti le critiche da parte di giornalisti ed attivisti internazionali per i tempi e la gestione dei negoziati. "Il quadro ONU per il clima non è riuscito a trovare soluzioni per ridurre le crescenti emissioni di anidride carbonica e ha fallito nel delineare una strategia che aiuti i paesi poveri ad affrontare il cambiamento climatico" ha dichiarato il Climate Action Network, una rete di 700 organizzazioni non governative internazionali.
Quali sono i risultati concreti raggiunti dalla 18esima conferenza internazionale sul clima e quali le sfide che la comunità internazionale dovrà affrontare nei prossimi anni?
In queste due settimane di negoziati i paesi poveri pensavano di poter arrivare alla creazione di un meccanismo internazionale a cui rivolgersi per i danni e le perdite dovute al cambiamento climatico. In pratica si aspettavano di ricevere una compensazione da parti dei paesi più ricchi per le perdite economiche e non-economiche legate al riscaldamento globale. Nella realtà tuttavia il vertice ONU non ha fatto altro che rinviare alla prossima conferenza internazionale un accordo del genere.
Nel 2009 i paesi sviluppati avevano promesso che entro il 2012 avrebbero dato ai paesi più poveri una somma pari a 30 miliardi di dollari per fare fronte ai cambiamenti climatici, una cifra che nel 2020 avrebbe raggiunto i 100 miliardi. Tuttavia, questo obiettivo non è stato raggiunto e nel vertice di Doha si è preferito rinviare la decisione al 2013 a causa della recessione e della grave crisi economica che ha colpito i principali stati industrializzati. Anche per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, la conferenza si è conclusa con un nulla di fatto. Il protocollo di Kyoto è stato esteso fino al 2020 ma più dell'80% dei paesi partecipanti si è rifiutato di prendere decisioni vincolanti.
Un vero e proprio fallimento, visto che questi negoziati erano cruciali per l'architettura della politica del clima fino al 2020. Il tempo continua a scorrere veloce e i grandi inquinatori mondiali continuano a posticipare accordi vincolanti per una reale riduzione dei gas serra. Le organizzazioni scientifiche tra cui il Programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP) mettono in guardia che la la temperatura globale si innalzerà di 4 gradi entro la fino del secolo. L'obiettivo è di limitare a due gradi il riscaldamento globale ma il fallimento dell'ultimo vertice ONU e il continuo rinvio di un accordo che vincoli gli stati fanno temere il peggio.
Di Anna Clementi
http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=43650
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lunedì 10 dicembre 2012
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