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lunedì 8 luglio 2013
Plastic Busters, la barca mangia-plastica
Si chiama Plastic Busters la barca mangia-plastica che andrà in giro per il Mediterraneo per ripulirlo dai rifiuti dispersi nelle acque. Il progetto è stato presentato oggi dall’Università di Siena alla Certosa di Pontignano, in occasione della conferenza internazionale First Siena Solutions Conference Sustainable Development for the Mediterranean Region, dedicata alla sostenibilità e promossa nell’ambito della rete ONU Sustainable Development Solutions Network.
Il problema della plastica in mare incombe anche sul Mare Nostrum. Un recente studio condotto dall'Università di Pisa e dall'Ispra, ha mostrato che nel Tirreno l'80% dei rifiuti è costituito dalla plastica.
Come fare per ripulirlo?
Con l'imbarcazione ecologica che farà il giro del Mediterraneo per “acchiappare” le plastiche, mapparne la diffusione e al tempo stesso studiare gli effetti sugli animali. Diretto dalla prof. Maria Cristina Fossi del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, il progetto “Plastic Busters” ha già ottenuto l’adesione di 30 enti di ricerca e istituzioni internazionali e si avvale di strumenti di analisi e procedure validate in numerose campagne di monitoraggio sulla salute degli animali marini.
L’obiettivo è quello di fare una “fotografia” completa delle macro e microplastiche riversate nel Mediterraneo, con le loro conseguenze negative sull’ambiente marino e sulla salute degli animali che lo popolano. Il Mediterraneo, essendo chiuso e densamente popolato, è infatti uno dei più contaminati dalla plastica al mondo.
Il tour della barca-laboratorio. L'imbarcazione ecosostenibile viaggerà dalla Toscana fino a Gibilterra, poi farà rotta verso la Tunisia, l’Egitto, la Grecia. Dopo tre mesi di navigazione, risalirà l’Adriatico fino a raggiungere Venezia. A bordo, un’équipe internazionale di ricercatori farà il campionamento delle acque e alcune analisi eco tossicologiche, controllerà lo stato di salute delle specie “sentinella”: le balene, gli squali e le tartarughe, gli animali che per eccellenza subiscono i danni dell’inquinamento da plastica.
Non a caso questi animali. Tali creature, loro malgrado, ingoiano grandi quantità di plastica durante la loro vita. Per dare un'idea, nello stomaco di una tartaruga sono stati trovati fino a 143 frammenti di plastiche diverse.
Durante la conferenza, sono state presentate anche altre soluzioni non legate però solo al mare. Oltre agli eco materiali che preservano il fondale marino, degni di nota anche i pannelli solari delle aree rurali palestinesi e i tetti che rimangono freddi e combattono il riscaldamento globale.
Francesca Mancuso
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