Quattro bufale sui sacchetti della frutta
che hanno provocato la “rivolta” social
Abbiamo chiesto alla parlamentare Stella Bianchi, prima firmataria dell’emendamento che ha introdotto la nuova normativa.
In questi giorni, complici anche i social network, abbiamo assistito a una vera rivolta. Gente che carica i propri carrelli spesso con frutta e verdura esotiche o fuori stagione, a prezzi esorbitanti che improvvisamente scopre che i sacchetti nei quali sono contenuti hanno un prezzo. Quell’1 o 2 centesimi in più a sacchetto hanno scatenato una polemica fuori dal normale e che si sarebbe evitata con una corretta informazione e, magari, un po’ di logica. Ovviamente tante informazioni non corrette che sono circolate in questi giorni non hanno aiutato. Abbiamo cercato di smontare qualche bufala che sta circolando da qualche giorno riguardo alle nuove buste in materiale compostabile insieme alla parlamentare Stella Bianchi, prima firmataria dell’emendamento che ha introdotto questa nuova normativa.
Perché è stato introdotto tramite emendamento nel Dl Mezzogiorno?
Si tratta solo di una questione tecnica, di tempi. Abbiamo recepito la direttiva europea 2015/720 sulla riduzione dell’utilizzo di borse di plastica in materiale leggero, che l’Italia era obbligata a recepire. All’inizio del 2017 si è aperta una procedura di infrazione europea nei confronti del nostro Paese perché non avevamo ancora recepito questa direttiva. Il ministero dell’Ambiente ha quindi iniziato a predisporre le norme necessarie per recepirla e queste norme passano nelle commissioni competenti di Camera e Senato, hanno parere favorevole, vengono notificate all’Ue ma non si riesce a completare il percorso perché si incrociano due procedure diverse sullo stesso argomento a livello europeo. A quel punto a mia firma, a nome di tutto il gruppo in ottava commissione, presentiamo un emendamento alla legge europea, la legge che regola l’adempimento degli obblighi dell’Italia in quanto membro Ue. Il percorso della legge europea è lungo per cui in quel modo non saremmo riusciti a evitare che partissero le multe della procedura di infrazione. Per cui il governo introduce questo emendamento, che è esattamente il decreto predisposto dal ministero dell’Ambiente, nel Dl Mezzogiorno che è in quel momento in discussione in Senato e quindi è stato approvato in questo modo, qualche giorno prima che partissero la procedura di infrazione e le multe.
Perché da ora in poi le buste del reparto ortofrutta si pagheranno?
Abbiamo sempre pagato i sacchetti della frutta e della verdura. Il costo dei sacchetti di plastica che abbiamo usato finora sono sempre stati spalmati sul prezzo finale del supermercato, come succede con tutti i costi di funzionamento. Ora ci accorgiamo di pagarle, il prezzo risulta sullo scontrino e questo è stato deciso perché uno degli obiettivi della direttiva era aumentare la consapevolezza dei cittadini europei sul fatto che la plastica è un costo
e quale modo migliore per rendersene conto se non questo?
Perché non è stato deciso per legge il prezzo dei sacchetti?
Non c’è un prezzo fissato dalla legge, perché la legge non può imporre un prezzo a un prodotto. Però le grandi catene di distribuzione stanno facendo pagare i sacchetti generalmente 1 o 2 centesimi, visto che si stima usiamo ogni anno all’incirca 150 sacchetti arriveremo a spendere da 1,5 a 3 euro. Ovviamente parliamo di speculazione se troviamo sacchetti a 5-10 centesimi. In più questi sacchetti ci sono utili per la raccolta dell’umido che altrimenti dovremmo comprare a parte,
pagandoli di più oltretutto.
C’è chi dice che l’emendamento è stato fatto per far guadagnare un’azienda in particolare, la Novamont che produce sacchetti in materiale compostabile.
Ovviamente no. Novamont non è l’unica impresa italiana che realizza sacchetti prodotti da materie prime naturali anziché da petrolio. In tutta Italia sono oltre 150 le aziende di questo settore con circa 4mila dipendenti e 350 milioni di fatturato. Noi dobbiamo essere quelli che sostengono la riconversione ecologica dell’economia. La plastica tradizionale prodotta dal petrolio se la smaltisci correttamente e la ricicli ridiventa materia prima seconda, ma se viene abbandonata, come spesso succede, finendo nei campi e nei mari, danneggia per secoli e secoli quegli ambienti. Abbiamo un problema enorme di inquinamento dei mari da plastica, motivo per cui abbiamo cercato di sostenere la riduzione dell’uso e dell’abbandono di certi prodotti. Quindi, l’obiettivo di sostenere il più possibile l’uso di prodotti fatti da materia prima seconda ossia da plastica riciclata o da chimica verde è assolutamente centrale se vogliamo trasformare l’economia in modo che sia più rispettosa dell’ambiente. Questo è il risultato del recepimento di una direttiva europea, ma ogni provvedimento che prevede la riduzione dell’uso di plastica tradizionale fatta dal petrolio e incoraggia l’uso di plastica riciclata o compostabile è un provvedimento assolutamente virtuoso.
SALVIAMO GLI OCEANI DALLA PLASTICA
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