L’Italia ha da poco ricevuto dalla Commissione Europea un documento sulla seconda fase di una apposita procedura di infrazione per sollecitare il nostro Paese a ridurre le emissioni di particolato, in particolare la frazione Pm10. La procedura è stata avviata per la violazione dei limiti giornalieri di Pm10 in trenta zone e coinvolge diverse regioni, in particolare dell’area padana. Colpa del traffico? Macché: la fonte principale di Pm10 sono le biomasse legnose, originate da stufe a pellet o dalla legna, dalle quali deriva il quarantacinque per cento delle polveri sottili diffuse nell’aria. I motori diesel, fra i quali primeggiano quelli dei Tir ai quali in Italia è affidata una grande parte del trasporto commerciale, contribuiscono per il quattordici per cento. Il tredici per cento invece è prodotto da particelle che si staccano dalle pastiglie dei freni e dai pneumatici: non solo diesel ma tutti i veicoli, a benzina, ibridi, elettrici, moto e motorini. E dalle biciclette.
“Risponderemo alla lettera della Commissione Europea sullo smog nelle città italiane illustrando nel dettaglio tutto ciò che il nostro Paese sta facendo per superare strutturalmente l’emergenza smog” ha prontamente risposto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. “Stiamo affrontando dal primo giorno la questione dei superamenti nei livelli di inquinanti nelle nostre città del bacino padano, ma anche di altre aree italiane. A preoccuparci non è la prospettiva di una sanzione europea, ma innanzitutto il rischio che corrono la salute dei cittadini e la qualità dell’ambiente”, ha sottolineato il ministro. “Abbiamo già definito con le Regioni padane un accordo che sarà implementato con nuovi interventi concordati e coordinati e siglato in giugno in occasione del G7 Ambiente a Bologna”, ha aggiunto Galletti. “A livello nazionale abbiamo in atto interventi per migliorare l’efficienza energetica degli edifici privati e pubblici e quindi per ridurre le emissioni civili, interventi per la mobilità sostenibile pubblica e privata con particolare riferimento a quella elettrica e ciclabile”.
Mentre il governo promette, il WWF osserva cosa è stato fatto fino ad oggi. “La salvaguardia della salute dei cittadini italiani dovrebbe essere la prima preoccupazione di governi nazionali, regionali e locali, mentre mancano ancora serie politiche di sistema per affrontarne e abbatterne le cause, dal traffico all’energia e al riscaldamento” è il commento dell’associazione alla notizia della lettera della Commissione Europea all’Italia. Per il Wwf serve un provvedimento quadro che fissi obiettivi e compiti alle singole amministrazioni, integrato con le politiche di decarbonizzazione: dall’uso delle fonti pulite e rinnovabili, alla elettrificazione dei trasporti, all’efficienza energetica negli edifici che diminuisce drasticamente le necessità di riscaldamento. Urgente, per il WWF, un Piano trasporti e ambiente che ripensi la mobilità, urbana e non, di persone e merci, e obblighi e sanzioni adeguate per chi si ostina a usare combustibili e sistemi inquinanti. “Di grande importanza, inoltre, la decisione che verrà assunta dalla Commissione – sottolinea il Wwf – che deve approvare gli standard e imporre l’uso delle migliori tecniche disponibili per limitare l’inquinamento dei grandi impianti di combustione: vedremo se l’Italia starà dalla parte della salute”.
Oltre al WWF, ad aver preso a cuore l’inquinamento da polveri sottili è Legambiente, che oltre ad aver effettuato monitoraggi e studi ha presentato la sua ‘ricetta antinquinamento’: “Da questa malattia cronica è possibile uscire se si mettono in campo determinazione e interventi adeguati e strutturali”. Per l’associazione la soluzione sono gli alberi che tornano a essere i protagonisti del centro e delle periferie, reti ciclabili, mezzi pubblici e auto elettriche, eco-quartieri,
e progetti di rigenerazione urbana.
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