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sabato 14 aprile 2018

La Formula E è per Roma un'occasione Elettrica


Michela Cerruti, ex pilota di Formula E, 
parla dell'appuntamento a Roma, 
del brivido di correre su una vettura 
che non fa rumore e di quello che manca al GP elettrico 

Chi pensa che la Formula-E sia un’occasione solo 
per il Motorsport sbaglia di grosso: a guadagnarci sono anche le città che la ospitano, 
e non solo in termini di lustro e prestigio ma soprattutto come opportunità per ‘rimettersi in forma’. Ecco perché l’appuntamento di domenica prossima è particolarmente importante per Roma.


La pensa così Michela Cerruti, ex pilota automobilistica italiana che ha dichiarato all’Agi: “Nel giro di pochissimi anni le gare di Formula sono diventati tra gli eventi più interessanti e all'avanguardia non solo per quanto riguarda le corse con vetture elettriche, ma per l'ambiente del Motorsport in generale”. Le vetture – ha continuato – “corrono ormai da più di 3 anni nei centri delle città più importanti del mondo, che con gli eventi della serie elettrica hanno la possibilità di riqualificarsi, ospitare un evento internazionale frequentato da personaggi di spicco e da piloti che possono vantare palmarès tra i più forti nel panorama mondiale”.
Per Roma un’occasione per ‘aggiustarsi’”
Roma – aggiunge la pilota – “è la città più bella del mondo, e come tale non poteva di certo mancare, si è fatta attendere nelle scorse stagioni, ma ha finalmente deciso di far parte di un circuito tanto tecnologico quanto prestigioso. L'occasione è d'oro, per mostrarsi in tutta la propria bellezza e aggiustarsi dove, purtroppo, a tratti non sarebbe presentabile. Non c'è altro posto in cui il Papa in persona si sarebbe potuto presentare per benedire piloti e Campionato, e già questa visita preannuncia l'inizio di un weekend estremamente speciale, che sarà di certo ricco di azione difficile da dimenticare”. Il tracciato cittadino, che si concentra nel quartiere dell’Eur e misura 2,7 km, è uno dei più lunghi della stagione.



I limiti dell’elettrico? La mancanza del ‘malsano’
Dopo una lunga esperienza sul circuito tradizionale, nel 2014-2015 Michela Cerruti prende parte al neo campionato di Formula E con il team Trulli GP. Alla vigilia dell'EPrix di Miami, dopo quattro tappe disputate, decide di lasciare il team. “L’ho fatto per alcuni problemi con il team che poi è fallito a fine stagione”, ha spiegato la Cerruti all’Agi. Sostenitrice delle nuove frontiere green delle due e quattro ruote, ammette però un loro limite: l’assenza di fumo, rumore e odore. Perché “proprio quelle cose malsane che il motore pulito vuole combattere è ciò che appassiona i seguaci del Motorsport”. “Le auto e le moto elettriche hanno un’immagine e un suono futuristico, ma non credo riescano ad affascinare. Quello che attrae è il concetto, la velocità, ma agli spettatori qualcosa manca. In compenso si riesce a percepire di più il rumore degli scontri”.
Meno appassionati ma un folto pubblico di interessati
Forse sarà difficile per le auto e moto elettriche conquistare il cuore degli spettatori ma sicuramente “i curiosi sono moltissimi. Tante persone che non seguivano il Motorsport oggi conoscono la Formula E perché gli organizzatori sono stati bravi a portarla sotto le loro case. Sono stati in grado di avvicinare queste persone. E’ una realtà appassionante per quanto riguarda la tecnologia, la bravura dei piloti, ma fidelizzare e colpire al cuore gli spettatori è più difficile.
Diverso ma non marginale
Ma di una cosa è convinta Cerruti: i campionati elettrici e quelli tradizionali hanno entrambi ragione di esistere. E soprattutto, guardando in prospettiva, al futuro, al tema dell’eco-compatibilità e dell’inquinamento, è giusto che esista questo tipo di corse”.
La sfida della ricerca? Un’intera gara con una sola auto
Ma c’è ancora una sfida che l’elettrico deve vincere: “quella di concludere un’intera gara con un’unica auto. Ad oggi non è possibile, bisogna fermarsi e cambiare auto. Ma in un prossimo futuro è questo quello che succederà. Bisogna sottolineare comunque che, al contrario di ciò che accade con la F1, in cui la ricerca va di pari passo con le autostradali e la sperimentazione è continua, il mondo delle ruote pulite ha in parte le mani legate in quanto la batteria è uguale per tutti e i team possono modificare solo il motore”, sostiene la Cerruti.





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