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giovedì 30 settembre 2010

Il mondo è nelle nostre mani, le soluzioni per evitare una catastrofe ecologica esistono,




Siamo tutti coinvolti. Lester Brown a Woodstock 5 Stelle


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Il mondo è nelle nostre mani, le soluzioni per evitare una catastrofe ecologica esistono, applicarle è solo questione di volontà politica. Questa è un'ottima notizia. Il tempo che ci rimane per intervenire è però molto limitato, ci spiega Lester Brown uno dei più influenti ambientalisti del mondo. Se non interviene la nostra generazione, i nostri figli non ne avranno più la possibilità. Di questo si dovrebbe occupare la politica, non di puttane in Parlamento e della casa di Tulliani a Montecarlo. Le centrali elettriche a carbone vanno chiuse, ora e per sempre, sta già succedendo nel mondo, che si inizi anche in Italia. Organizzatevi, collegatevi ai movimenti internazionali che hanno già ottenuto la cancellazione di decine di centrali a carbone. Informatevi e agite per i vostri figli.


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mercoledì 22 settembre 2010

COSA SI MANGIA DOMANI ?: Spesa online a km zero

COSA SI MANGIA DOMANI ?: Spesa online a km zero: "Un nuovo sito dove poter fare la spesa online a km zero, per risparmiare tempo, denaro e rispettare l'ambiente. . . Sapete g..."

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venerdì 17 settembre 2010

Green Heroes: 50 eroi verdi per salvare il pianeta... O almeno l'Inghilterra




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I nuovi eroi del nostro tempo non hanno né calzamaglia né super poteri, ma solo la forza delle proprie braccia e una buona dose di impegno, quello vero. Il Guardian, quotidiano britannico a diffusione nazionale, ne ha scelti 50, tutti sconosciuti e tutti impegnati a favore di una causa comune: la salvaguardia della Terra. La lista è stata pubblicata on-line sul sito del quotidiano stesso, con tanto di votazione, tuttora in corso, dell'eroe preferito.
Tra i primi dieci, scelti dai giornalisti George Monbiot e Christine Ottery per le loro iniziative “particularly inspiring”, si trova un po' di tutto. A partire da chi, come Alison Skeat, ha dato vita al progetto Dirty Hands – Mani Sporche, un orto urbano, coltivato secondo i metodi dell'agricoltura biologica, sorto in un'area cementificata della municipalità di Newham (Londra), che, grazie ai numerosi volontari accorsi, ha raggiunto dimensioni di tutto rispetto.
Green-Heroes--Dirty-Hands-006
O come Barbara Jones, fondatrice del progetto Amazonails, con il quale, da più di quindici anni, si occupa di costruire case ecosostenibili, utilizzando prevalentemente la paglia. C'è poi David Bowser, che ha trasformato un'aerea adibita allo scarico dei liquami contaminati nella periferia di Rotherham in un parco-terapia per anziani e disabili, riconosciuto come esempio di biodiversità a livello mondiale.


I progetti sono davvero tanti, tutti firmati da “eroi” ed “eroine” rigorosamente inglesi. Dave Miller e Jim Blackthorne, per il riciclo e il riutilizzo di vecchie biciclette; Colin Crooks, CEO di Green Works, società d'impresa in cui lavorano decine di persone svantaggiate, con lo scopo di recuperare vecchi mobili e donarli a paesi in via di sviluppo; Matthew Prescott, fondatore di E-day, sito internet in cui si incentivano le buone pratiche ambientali...
Insomma, le idee e l'energia non mancano di certo. Almeno in Inghilterra. D'altra parte ognuno ha gli eroi "in verde" che si merita.
Roberto Zambon

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mercoledì 15 settembre 2010

La corsa all’energia pulita



NAPOLI. Lo scorso 2 settembre Steven Chu (vedi SOTTO ), premio Nobel per la fisica e Segretario del Department of Energy degli Stati Uniti d'America, ha annunciato la creazione di un nuovo istituto di ricerca sulle "energie pulite", il Clean Energy Research Center (CERC). Il centro avrà due obiettivi: migliorare l'efficienza energetica delle automobili e trovare un modo efficace per la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica, rendendo così utilizzabile anche il carbone in un quadro di prevenzione dei cambiamenti climatici.
L'investimento economico sul CERC è, per ora, relativamente modesto: 150 milioni di dollari. Ma l'investimento politico è enorme: il centro, infatti, nasce in joint-venture con la Cina. I due paesi sono nel medesimo tempo i più grandi utenti al mondo di "energie non pulite" e i due più grandi investitori al mondo in "energie pulite". Secondo un'indagine della Pew Charitable Trusts, un gruppo indipendente di ricerca che ha pubblicato di recente un rapporto intitolato Who's Winning the Clean Energy Race? (Chi sta vincendo la corsa alle energie pulite?), la Cina è il paese che ha investito di più nel 2009 in "energia pulite": 34,6 miliardi di dollari. E al secondo posto vengono proprio gli Stati Uniti: 18,6 miliardi di dollari.
La differenza tra i due paesi è, però, notevole. E questo ha due riflessi. Uno sull'economia reale: la Cina è il maggior esportatore al mondo di tecnologie nel campo dell'energia solare e dell'energia eolica. L'altro sull'economia, per così dire, percepita. Come ha più volte sottolineato il presidente Barack Obama, lo sviluppo delle energie pulite è questione di importanza strategica. E gli Usa non devono perdere la competizione globale. Soprattutto non devono concedere alla Cina questo vantaggio cruciale.
Che il settore, d'altra parte, sia realmente promettente lo dimostra il fatto che tra il 2005 e il 2009 gli investimenti mondiali in "energia pulita" sono aumentati del 230%, passando da 70 a 162 miliardi di dollari. Quest'anno l'aumento dovrebbe essere di un ulteriore 25%, portando gli investimenti globali a 200 miliardi di dollari. Le energia pulite sono la punta di diamante della green economy.
L'idea di creare centri comuni di ricerca - il CERC dovrebbe essere il primo di una serie - fornisce, dunque, un'indicazione politica forte: la competizione tra Usa e Cina in questo settore strategico può essere solidale e non aggressiva. Con vantaggio di tutti.
Già, ma perché considerare solo la partita a due? In realtà anche altri possono dire la loro. A iniziare dall'Europa. Che, con 40 miliardi di dollari spesi nel 2009, resta la regione al mondo che investe di più in energia pulita. Europei sono anche i paesi che investono di più in termini relativi (0,74% del Pil, la Spagna; 0,51% del Pil la Gran Bretagna; la Cina è solo terza con lo 0,39% del Pil). Il guaio degli europei è che, ancora una volta, vanno divisi alla gara.
Tanti investimenti stanno producendo risultati tangibili. Nel 2009, per esempio, nel mondo la potenza di "energia rinnovabile" installata ammontava a 250 GW (vento, piccola idroelettrico, biomasse, solare, geotermico): più o meno il 2,5% dei consumi di energia elettrica dell'intero pianeta. Gli Stati Uniti, con una potenza già installata di "energia pulita" di 53,4 GW, sono primi nel settore. Tallonati molto da vicino però dalla Cina, che ha una potenza installata di 52,5 GW. La quota maggiore di energia pulita prodotta negli Usa viene dal vento e dalle biomasse. In Cina la quota maggiore viene dal piccolo idroelettrico e dal vento: anche se Pechino conta di arrivare a 30 GW installati di potenza eolica entro il 2020.
Terza, in questa speciale classifica, viene la Germania con 35,4 GW di potenza installata. La Germania è seconda assoluta nell'eolico, ma prima assoluta (con 5,5 GW di potenza già installata) nel solare: considerata da molti l'energia rinnovabile col futuro più promettente. Al quarto posto viene la Spagna, con 22,3 GW di potenza installata. Il paese iberico è quarto assoluto nell'eolico e secondo assoluto, insieme al Giappone, nel solare.
L'Italia non è messa male, in questa classifica. È infatti tra i primi dieci paesi al mondo per potenza installata. Nel nostro paese sta crescendo l'eolico e abbiamo un settore geotermico molto sviluppato. Il problema del nostro paese è che non riesce ancora a produrre le tecnologie pulite di cui ha bisogno. Problema che si può risolvere solo aumentando gli investimenti in ricerca. Come fanno in Germania o in Spagna. E come fanno Usa e Cina, anche insieme.


Gli hub energetici di Steven Chu

Pietro Greco
NAPOLI. Il primo verrà allestito presso il Building 661 del Philadelphia Navy Yard, in un complesso di 486 ettari lungo il fiume Delaware dove si sono addestrate generazioni di giovani della marina militare. Ma presto, negli Stati Uniti, ci saranno altri due hub che inaugureranno nuovi obiettivi e un nuovo modo di fare ricerca della prima potenza scientifica del mondo.
Sono gli hub voluti e progettati da Steven Chu (Nella foto), il premio Nobel per la fisica voluto da Barack Obama a capo del Department of Energy (DOE). Hanno una missione chiara, ma dall'esito niente affatto scontato: cambiare il paradigma energetico americano e trasformare il paese da vagone piombato a locomotiva del treno internazionale contro i cambiamenti del clima globale.
In questi tre hub a carattere regionale verranno concentrati - ecco la novità - tutti gli sforzi di ricerca scientifica per raggiungere altrettanti obiettivi altamente finalizzati di interesse nazionale. Il Building 661 del Philadelphia Navy Yard, per esempio, ospiterà i ricercatori del consorzio guidato dalla Pennsylvania State University che ha appena vinto il bando di un concorso che metteva in palio 129 milioni di euro, in cinque anni, per realizzare il Greater Philadelphia Innovation Cluster (GPIC) dell'hub Energy Efficient Buildings. A Filadelfia, dunque, gli esperti del consorzio cercheranno le migliori tecnologie possibili per raggiungere la massima efficienza energetica possibile negli edifici, privati e pubblici. Il settore è considerato strategico per la politica di risparmio dell'energia, visto che è all'interno degli edifici che si usa il 40% dell'energia consumata dagli Stati Uniti.
Il secondo hub sarà realizzato a Berkeley, presso la University of California, e sarà dedicato alla ricerca nel settore dell'energia solare e, in particolare, ai "Fuels from Sunlight", ai combustibili che si possono ottenere facendo interagire la luce del Sole con l'acqua (si pensa alla produzione di idrogeno, un vettore energetico candidato a sostituire il petrolio in molti usi), ma anche con altre sostanze di facile accesso in natura.
Il terzo e (per ora) ultimo hub sarà ospitato presso l'Oak Ridge National Laboratory, che il medesimo Department of Energy possiede in Tennessee. Sarà dedicato a "Nuclear Energy Modeling and Simulation Energy", alla ricerca non tanto alla creazione di nuove tecnologie del "nuovo" nucleare, quanto piuttosto alla realizzazione di un "ambiente virtuale" adatto a condurre simulazioni dei comportamenti dei futuri reattori in modo da evitare costose sperimentazioni reali.
Steven Chu aveva chiesto, in realtà, la creazione di otto hub. Obama e il Congresso gliene hanno concesso tre. Ma questi tre ci danno un quadro abbastanza chiaro della politica di ricerca energetica degli Usa.
Perché dimostrano che il cambio di paradigma energetico è considerato davvero un obiettivo strategico per gli Stati Uniti e, quindi, per la sua ricerca applicata. Tutti questi progetti, da realizzare entro cinque anni, hanno ampie dotazioni finanziarie.
Perché indicano i tre settori in cui gli Stati Uniti giocheranno la maggior parte delle loro carte: il risparmio energetico (un vero cambio di occhiali culturale, negli Usa), l'energia solare e il nuovo nucleare.
Perché, infine, ci dicono che in questi tre settori gli Usa cercano non solo le tecnologie innovative per risolvere i loro problemi, ma anche quelli degli altri. Perché saranno tecnologie che potranno essere vendute, aumentando la capacità di competere dell'economia americana in un settore, strategico appunto, dove l'Europa è già più avanti e dove l'Asia (in particolare Cina e Corea) stanno investendo risorse senza precedenti.
Gli hub di Steven Chu dimostrano che la "green economy" sta diventando una faccenda tremendamente seria.


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martedì 14 settembre 2010

carnaval-fantasias: Alig'Art: quando la spazzatura diventa arte

carnaval-fantasias: Alig'Art: quando la spazzatura diventa arte: "'Aliga' in sardo vuol dire 'spazzatura, immondizia'. Ed è proprio dalla volontà di dare nuova vita ai rifiuti e di sensibilizzare le cosc..."

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BLOG DI CIPIRI: CORTEO NAZIONALE CONTRO LA VIVISEZIONE

BLOG DI CIPIRI: CORTEO NAZIONALE CONTRO LA VIVISEZIONE: ". . ROMA – SABATO 25 SETTEMBRE 2010 CORTEO NAZIONALE CONTRO LA VIVISEZIONE Per chiudere Green Hill e tutti gli allevamenti di ..."

IN QUESTO BLOG LINKERO' I POST PIU' INTERESSANTI PROVENIENTI DA QUALSIASI MEANDRO DEL WEB ,
SE VUOI METTI IL TUO LINK .......

lunedì 13 settembre 2010

Se stai cercando lavoro e vuoi unirti a Greenpeace


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Ciao
come sai, per poter mantenere la propria libertà d’azione Greenpeace si sostiene solo grazie alle donazioni di privati cittadini e rifiuta ogni sovvenzione da parte di aziende e governi. Essere indipendenti ci permette di ottenere i risultati e le vittorie che sicuramente avrai seguito negli ultimi mesi.

Perciò i nostri sostenitori li andiamo a cercare uno a uno in strada, tutti i giorni, grazie al lavoro dei dialogatori. È possibile che tu li abbia incontrati se vivi in una delle città dove siamo presenti con i nostri gruppi: Roma, Milano, Torino, Bologna e da settembre anche Padova e Napoli!!

Il lavoro dei dialogatori è importantissimo per far sì che il coro di voci in favore dell’ambiente sia sempre più numeroso. È per questo che stiamo cercando persone che amino l’ambiente e abbiano voglia di mettersi in gioco per cambiare le cose!

Se stai cercando lavoro e vuoi unirti a Greenpeace compila il modulo online, e diffondi il più possibile la nostra offerta tra le persone che potrebbero essere interessate!

Abbiamo prodotto un breve video, grazie al quale potrai conoscere il Dialogo Diretto e i ragazzi che giornalmente lo svolgono! Buona visione

Grazie!





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domenica 12 settembre 2010

Stop alle buste di plasticada da gennaio solo shopper 'bio'

Stop alle buste di plasticada da gennaio solo shopper 'bio'



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In cento Comuni già vietati i vecchi sacchetti 'senza rimpianti'. Coop Italia: "Da noi accade da tempo e l'80 per cento dei consumatori ha reagito benissimo"



di CINZIA SASSO



MILANO - Inquina troppo, e lo si è tollerato troppo a lungo. La sua fine è stata annunciata, e smentita, più volte. Ma adesso forse ci siamo. Il conto allo rovescia per la fine del sacchetto di plastica è davvero cominciato. Tempo tre mesi e non sarà più possibile uscire dal supermercato con la borsa che è diventata un simbolo dei nostri anni spreconi. Le shopper, quelle bustone che assurdamente collezioniamo, spariranno per legge e al loro posto saranno ammesse solo le più rispettose buste ecologiche che sono biodegradabili. La rivoluzione doveva entrare in vigore l'anno passato, ma un emendamento nascosto nella Finanziaria ha fatto rinviare tutto di un anno. Dunque adesso ci siamo: dal primo gennaio 2011 il divieto, santificato da una direttiva europea, dovrà scattare in maniera assoluta.





La strada, in realtà, è già cominciata: sono almeno 150 i comuni che hanno dichiarato off limits il loro territorio alla borsa di plastica e quasi tutte le catene della grande distribuzione si sono adattate. Molti produttori hanno riconvertito le produzioni. E se a Milano l'Esselunga sta per lanciare la sua iniziativa sulla spesa ecologica, la Coop annuncia che in quasi l'80 per cento della sua rete commerciale c'è già stato il cambiamento. E chi ha monitorato le opinioni dei consumatori conclude che c'è da stare tranquilli: apprezzano. La città pilota è Torino dove a fine settembre partirà la fase due, chi cioè sarà sorpreso a consegnare la spesa in un sacchetto di plastica dovrà pagare una multa fino a 250 euro. Roberto Tricarico, l'assessore che ha guidato l'operazione, ne trae un bilancio molto positivo: "Nei negozi - dice - quelle borse sono scomparse. Resistono solo nei mercati rionali". Ad aver convertito in massa i torinesi è stata una campagna intitolata "O la borsa o la vita"; ma la strada dell'informazione e della partecipazione è quella che è stata seguita ovunque.



La Val di Fiemme ha cancellato i sacchetti di plastica addirittura nel 2009. Andrea Ventura, direttore dell'azienda dei servizi, racconta dell'accordo quadro fatto con i commercianti: "A distanza di un anno il nostro sistema è a regime e non c'è più nessuno che lamenti il costo maggiore e la resistenza minore dei sacchetti in amido di mais". Un'inchiesta fatta attraverso interviste, ha anche spiegato perché i mugugni sono scomparsi: è come se si fosse fatta strada una nuova cultura, che privilegia il bene comune. Maura Latini, vicepresidente di Coop Italia, non ha dubbi: "Il vero cambiamento dev'essere culturale e i nostri consumatori stanno reagendo benissimo: l'80 per cento ha accettato di buon grado quello che, inizialmente, può apparire uno svantaggio".



Certo, il sacchetto bio è meno resistente e costa di più. Però non è nemmeno l'unica strada: a Caiazzo, in provincia di Caserta, impegnata in un progetto battezzato Città slow, stanno spingendo sul ritorno alle vecchie sporte. Quelle di prima dell'ubriacatura da plastica. Quelle che Andrea Poggio, impegnato con Legambiente in un raccolta di firme per evitare che la data di morte delle shopping bag subisca un altro rinvio, chiama con nostalgia le "Roll Royce della spesa". I sacchetti di plastica possono andarsene in pace, pochi avranno rimpianti.



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venerdì 10 settembre 2010

In Austria campagna online contro 'Berlusconi nucleare'





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Austria — È partita la campagna virale di Greenpeace Austria "Stop Berlusconi" per fermare i piani nucleari del nostro Presidente del Consiglio. Attraverso un sito web dedicato, gli austriaci stanno firmando una petizione per chiedere a Berlusconi che l’Italia resti "libera dal nucleare", come l’Austria.
Gli austriaci, infatti, si preoccupano soprattutto perché uno dei siti nucleari più probabili in Italia, Chioggia, è vicino al loro confine, in particolare alle due province della Carinzia e della Stiria. Un reattore a Chioggia, a 30 Km da Venezia e vicino alle famose spiagge dell’Adriatico, rappresenterebbe un grave rischio per i turisti d’oltralpe che abitualmente passano in queste zone le loro vacanze.
Per raccogliere firme dei turisti di lingua tedesca, i volontari di Greenpeace Austria hanno visitato Lignano, Jesolo, Bibione e Caorle. Lo scorso luglio attivisti italiani e austriaci hanno trasformato il Lido di Venezia in una spiaggia anti-nucleare, piantando ombrelloni gialli e striscioni a formare un enorme messaggio di 1.500 metri quadri contro il nucleare.


Oltre al rischio sanitario e ambientale, il nucleare del Governo Berlusconi è un vero e proprio attentato al portafoglio degli italiani: ogni centrale ci costerebbe probabilmente sui 6-7 miliardi di euro, invece dei 4 dichiarati da Enel.

Il progetto del prototipo della centrale stessa – l’EPR, della francese Areva - non è ancora stato definito per i ritardi accumulati dai due cantieri aperti (uno in Francia e uno in Finlandia). Per il reattore finlandese le perdite già accertate sono di 2,7 miliardi di euro oltre al costo di 3,2 miliardi stabiliti dal contratto, e mancano ancora tre anni alla data prevista per completare la centrale.

Non esiste un rinascimento nucleare. Il nucleare è soltanto una bufala che impedisce una decisa virata della nostra economia verso fonti di energia pulita. Dobbiamo svincolarci con urgenza da fonti energetiche pericolose, come petrolio, carbone e nucleare, anche per risolvere l’emergenza climatica che incombe su noi tutti.

Il nucleare è una pericolosa perdita di tempo e proprio l’area della laguna veneta, che sprofonda in media di 3 cm l’anno, è quella in Italia più esposta agli impatti del cambiamento climatico che ha già effetti sugli ecosistemi terrestri, marini e costieri.


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giovedì 2 settembre 2010

Esplode piattaforma petrolifera Chiazza di greggio nel Golfo del Messico


L'incidente 80 miglia a sud di Vermilion Bay. Dopo il disastro della Bp, è il secondo incidente nell'area. Fiamme e fumo sulla zona, preoccupazione per i danni ambientali. La Guardia Costiera: "Il pozzo non era attivo", ma poi rileva una fuoriuscita in mare. Soccorsi 13 lavoratori, uno ferito  

 

DI : ANGELO AQUARO




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 - Paura nel Golfo del Messico: un'altra piattaforma petrolifera è esplosa e adesso brucia al largo di Vermilion Bay. Tredici persone sono finite in acqua: nessuno può ancora dire in che condizioni si trovino. C'è almeno un ferito, secondo il sito della rete locale Wafb è stato trasportato al Terrebonne General Medical Center a Houma, in Louisiana. I dispersi sarebbero stati localizzati e tratti in salvo. E nell'acqua si comincia a osservare una chiazza di petrolio, una scia di greggio di quasi 2 chilometri. Contro tutte le rassicurazioni iniziali - confermate dalla Casa Bianca - sul fatto che le operazioni di trivellazione non andassero in profondità.

Quattro mesi dopo il disastro della DeepWater Horizon, 20 aprile, 11 morti, la più grande tragedia ambientale d'America, l'incubo della macchia nera che soltanto poche settimane fa è scomparsa si riaffaccia drammaticamente. Al momento dell'esplosione, intorno alle 9 americane, la piattaforma Vermilion Oil 380 non stava lavorando petrolio. "Dai primi rilevamenti non risultano perdite", ha comunicato in un primo momento la Mariner Energy, proprietaria del pozzo. Ma il precedente di Bp consiglia prudenza. Bill Colclough della Guardia Costiera cerca di mantenere la calma: assicurare che i soccorsi sono già in azione. Ma non si riesce a capire neppure che cosa sia successo davvero.

Un altro disastro nelle acque della Louisiana dove il presidente Barack Obama era sbarcato domenica scorsa per celebrare i cinque anni dalla tragedia di Katrina e assicurare la popolazione che un'altra vergogna come l'esplosione nel Golfo, che ha piegato ancora una volta questa terra, non si sarebbe ripetuta più. Spiega Gene Beck della Texas A&M University che probabilmente la piattaforma sarebbe esplosa per una fuga di gas: si tratterebbe di una struttura che era al lavoro su un pozzo già funzionante. Le nuove trivellazioni sono state sospese dalla moratoria contestatissima - alcuni stati come la Lousiana spingono per la cancellazione per far ripartire l'occupazione - che Barack Obama ha imposto nell'attesa che le cause del disastro della DeepWater Horizon vengano definitivamente accertate. Ma i lavori naturalmente continuano sulle piattaforme già in funzione.

"Non si tratta di una piattaforma che trivellava in profondità", dice il portavoce Robert Gibbs nella prima dichiarazione della Casa Bianca, quasi a sfatare il fantasma della Deepwater Horizon che riaffiora. Ma l'imbarazzo e la preoccupazione per il nuovo, clamoroso incidente è palpabile.

Gli elicotteri sono stati spediti sul posto dell'esplosione. L'equipaggio sulla piattaforma sarebbe ok ma la struttura è ancora in fiamme. L'incubo del Golfo sembra davvero senza fine. La Bp nei giorni scorsi ha dovuto rimandare la chiusura definitiva di quel pozzo maledetto per le condizioni meteo: gli uragani che stanno sferzando gli Usa non si erano mai visti così forti come in questa stagione. L'allarme continuerà fino a metà ottobre. Ma adesso è questa esplosione misteriosa a fare ancora paura .....

SAREBBE ORA DI USARE ENERGIE ALTERNATIVEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE

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mercoledì 1 settembre 2010

Turismo e ambiente



Turismo a volte è sinonimo di danno all'ambiente. Evitiamo i comportamenti irrispettosi e tuteliamo la bellezza dei luoghi turistici.




L’estate è sempre tanto attesa, anche se in realtà i momenti per viaggiare durante l’anno sono tantissimi, basti pensare ai ponti, alle vacanze di Natale o a quelle di Pasqua; quindi in realtà molti di noi si spostano da una parte all’altra dell’Italia o del Mondo in tutto l’arco dell’anno. Certo è che in estate gli esodi sono spesso enormi. Avete presente quelle code di macchine lunghe svariati chilometri sulle autostrade assolate e arse dal sole di agosto? Si ripetono regolarmente ogni anno.
Molte delle mete ambite da noi turisti sono però a rischio, poiché proprio il turismo di massa, i comportamenti spesso irresponsabili, la poca attenzione, la negligenza e il mancato rispetto delle regole basilari, rovinano luoghi che il tempo ha fatto di tutto per mantenere inalterati. Statue, luoghi sacri e di culto o bellezze naturali, che a causa di  molte persone si stanno rovinando. Vediamo allora i principali.
Barriera corallinaGrande barriera corallina
E’ uno dei luoghi più spettacolari ed emozionanti al mondo, la sua vastità è addirittura visibile dallo spazio! Ma tutto ciò a quanto pare non basta per fermare l’uomo e le sue azioni spesso inconsulte, spesso causa di cambiamenti climatici che a lungo andare stanno danneggiando la biodiversità. Pesticidi, fertilizzanti, l’aumento della temperatura delle acque: tutto ciò causa danni irreparabili a cui forse non pensiamo abbastanza.
Uccelli delle Isole GalapagosIsole Galapagos
Darwin le scoprì e rimase subito colpito dalla loro bellezza e unicità, le studiò e classificò gli animali viventi sul territorio, apprezzando anche in questo caso la biodiversità. Qui nacque la teoria forse più famosa e conosciuta della “selezione naturale”. Oggi il turismo di massa ha portato queste isole a scontrarsi con attività negative, quali ad esempio la pesca di fondo, o ad esigenze insostenibili, come un’enorme richiesta di acqua, che rischiano di compromettere seriamente gli equilibri in realtà non più forti come un tempo.
BaliBali
Sapete che ogni anno più di un milione di turisti raggiunge questa bellissima meta esotica? Se da una parte, come sempre, il turismo è fonte di ricavo economico e di sostentamento per molte famiglie, dall’altra parte è sempre il sistema ambiente a farne le spese, soprattutto quando il turismo è di massa.
Pinguini in AntartideAntartide
E’ il posto più a sud della Terra; mentre il resto del nostro pianeta è abitato, qui non c’è traccia umana, se non di passaggio turistico, ma si trovano tracce di animali, che in teoria dovrebbero vivere indisturbati. Qui invece grosse e immense navi da crociera attraversano i freddi oceani, portando sicuramente disequilibrio a ecosistemi immutati da secoli.
Masai Mara
Masai MaraSi tratta di un’enorme  riserva faunistica in Kenya, al confine con il Parco del Serengeti, in Tanzania. Qui vi è un’altissima concentrazione di fauna africana, ma ormai da anni stanno aumentando, anche enormemente, le strutture alberghiere e gli hotel, che come funghi spuntano quasi dal giorno alla notte. Invadono il territorio, prima vergine e immacolato, diventato ora meta ambitissima di tour safari, in cui i turisti irrispettosi curiosano in quella che è una terra selvaggia, in cui il nostro rumore rappresenta fonte di disturbo per leoni, leonesse, gazzelle, ippopotami e tanti altri animali selvaggi che li vivono da sempre.
StonehengeStonehenge
Luogo ricco di misteri, avvolto in leggende e storie magiche. Anno dopo anno si sta rovinando a causa di turisti poco rispettosi che fino a non molti anni fa rubavano pezzi di pietre come souvenir, e anche di alcuni interventi di restauro forse non compiuti alla perfezione. E pensare che si tratta di uno dei patrimoni dell’umanità.
Viaggiare per il mondo è bellissimo, l’importante è farlo in modo consapevole e rispettoso, non solo della civiltà che ci ospita, ma anche dell’ambiente col quale siamo entrati in contatto. Piccole attenzioni nostre diventano di grande importanza per questi tesori da preservare.




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