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giovedì 15 ottobre 2015

Si o No all'Olio di Palma



Olio di palma, fa male?
 Ecco le ricerche degli effetti che ha l’olio di palma sulla salute umana. Sono 
molti gli studi ad asserire che l’olio di palma è dannoso per l’uomo 
ma i produttori di olio di palma si difendono bene. 

Olio di palma, fa male all’ambiente?

Prima di approfondire gli effetti dell’olio di palma sulla salute umana, ci soffermiamo sul disastroso 
impatto ambientale. La produzione di olio di palma è la causa principale della distruzione della foresta pluviale in Malesia e Indonesia; in queste aree geografiche è dislocata la produzione dell’87% dell’olio di palma immesso sul mercato globale. L’habitat naturale delle popolazioni native, degli oranghi e di altri animali a rischio di estinzione, viene distrutto per fare posto alle piantagioni.

Olio di palma, proprietà

Le proprietà dell’olio di palma dipendono dal prodotto di cui parliamo, se l’olio di palma raffinato o olio di palma integrale, anche detto olio di palma rosso. 

Olio di Palma Rosso 
L’alto contenuto di vitamine e sostanze antiossidanti è una peculiarità dell’olio di palma rosso, usato 
quasi esclusivamente nei paesi produttori di olio di palma, anche in ambito di programmi di salute 
pubblica che puntano a ridurre le carenze di vitamina A. In ogni caso, quando si parla di olio vegetale (qualsiasi esso sia!) si sconsiglia di impiegarne più di 2 cucchiai al giorno.

Una volta raffinato, però, l’olio di palma rosso perde quasi completamente le sue sostanze benefiche e ciò che rimangono sono i grassi! La composizione di grassi dell’olio di palma raffinato non è affatto “salutare” ed è considerata dannosa per la salute umana.

L’olio di palma è costituito per più del 50% da acidi grassi saturi, in particolare acido palmitico, è proprio l’alto tenore di acidi grassi saturi a rendere l’olio di palma interessante al settore dell’industria alimentare perché è ciò che gli conferisce una certa solidità a temperatura ambiente. Sono sempre gli acidi grassi saturi a rendere l’olio di palma dannoso per la salute umana: gli acidi grassi saturi sono correlati a un drastico aumento del rischio cardiovascolare
 e ad altre situazioni fisiopatologiche.

Olio di palma, fa male alla salute umana?

In Belgio, l’impiego di olio di palma è stato ufficialmente sconsigliato dal Consiglio Superiore della 
Sanità perché considerato dannoso per la salute. Purtroppo non è semplice limitare l’impiego di olio di palma perché si tratta del grasso vegetale più usato nell’industria alimentare. Il Consiglio Superiore della Sanità belga sostiene che l’olio di palma raffinato, a causa della sua composizione in acidi grassi, è in grado di causare o aumentare il rischio dell’insorgenza di particolari “placche” sulla parete delle arterie.

L’olio di palma è ampiamente diffuso nel settore alimentare perché si tratta dell’olio vegetale più 
economico. Si trova nelle margarine, creme spalmabili (il classico esempio è dato dalla Nutella), 
merendine, crackers, biscotti, grissini e prodotti da forno. Altre informazioni sugli effetti dell’olio di palma sulla salute umana sono disponibili nell’articolo Olio di palma, 
dannoso per l’uomo e l’ambiente.

LEGGI ANCHE
Danni Ambientali derivanti dall'Olio di Palma

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Danni Ambientali e Diritti Umani per l'Olio di Palma



Olio di Palma, tra diritti umani e danni ambientali

L’olio di palma è il protagonista di svariati dibattiti in ambito nutrizionale sia in quello ambientale. 

Da sempre gli animalisti hanno additato l’olio di palma come la causa della morte degli oranghi, gli 
ambientalisti vedono nell’olio di palma un ottimo alleato della deforestazione
 e dei cambiamenti climatici. 

Da un punto di vista alimentare, l’olio di palma non è considerato così salubre ma, mettendo da parte il punto di vista salutistico, andiamo a vedere i danni oggettivi dati 
dalla produzione industriale dell’olio di palma.


L’olio di palma è contenuto nei nostri spuntini preferiti, in biscotti, merendine, cioccolato e snack vari. Così si innesca un conflitto interno “dovrei mangiare alimenti ricchi di olio di palma finanziando la distruzione della foresta pluviale?”. Mentre ci riflettete, vi diciamo che la produzione di olio di palma sta causando la perdita di zone verdi, in particolare sta distruggendo la foresta pluviale del Sud-Est asiatico, l’habitat naturale degli amabili oranghi.

Mentre gli impatti ambientali della produzione industriale dell’olio di palma sono ben noti e documentati, quando si parla di diritti umani, sono poche le ricerche condotte. Fortunatamente i diritti umani non sono stati trascurati da tutti e un rapporto stilato dal Bloomberg Businessweek contiene i risultati di un’inchiesta durata nove mesi.

L’industria dell’olio di palma non sembra affatto nobile. I danni ambientali hanno conseguenze sul 
cambiamento climatico e minano seriamente la salvaguardia della biodiversità della foresta pluviale del Sud-Est asiatico. Ad affiancare i danni ambientali si mettono anche 
le violazioni dei diritti umani. 
Nel Rapporto del Bloomberg Businessweek si legge che tra i circa 3,7 milioni di lavoratori del settore, sono migliaia i bambini lavoratori. Allo sfruttamento minorile si aggiungono le condizioni di lavoro: i lavoratori devono affrontare situazioni di pericolo e di soprusi. 
Nel rapporto si parla addirittura di una sorta di 
“schiavitù”.

Nell’indagine di nove mesi, il team di Bloomberg ha osservato vari casi e tra questi ha riportato la storia di un diciannovenne indonesiano che, insieme a suo cugino, ha lasciato la sua abitazione per andare a lavorare in una piantagione di olio di palma. 
Il ragazzino aveva accettato la proposta del caposquadra: 
una paga di sei dollari al giorno per guidare i camion. Sei dollari al giorno rappresentano un salario 
minimo nel Borneo (dove si trovava la piantagione). Se gli accordi fossero stati mantenuti forse il 
destino dei due ragazzi sarebbe stato differente. Come riferito dal Report, durante il tragitto il 
caposquadra costrinse i ragazzi a firmare un contratto di lavoro che li vincolava a una paga al lordo di 5 dollari al giorno. I ragazzi non hanno mai percepito neanche questa retribuzione, quando hanno 
protestato per lasciare la piantagione di olio di palma, i datori (il report afferma che si tratta della Kuala Lumpur Kepong, una multinazionale malesiana -KLK-)
 hanno impedito ai ragazzi di andare via. 

Insomma, una volta entrati nella piantagione di olio di palma i ragazzi si sono trovati in una sorta di 
condizione di schiavitù dove percepivano solo 16 dollari al mese e dove sono stati costretti a lavorare 
per 2 anni. Al termine dei due anni i ragazzi hanno potuto abbandonare la piantagione, per inciso sono scappati! Dopo l’intervento di alcune organizzazioni, tra cui anche la Rainforest Action Network, i funzionari della KLK si sono scusati con i due ragazzi e
 hanno promesso di restituire le paghe concordate.

La testimonianza dei ragazzi non è la sola. Nella piantagione di Berau, di proprietà di un altro azionista 

locale, sono state raccolte le testimonianze spaventose di almeno 95 operai che sono stati costretti a 

lavorare in condizioni disumane per un minimo di due anni. Gli alloggi degli operai sono costituiti da baracche senza finestre. Secondo la Menapak, una ONG al servizio dell’ambiente, chi lavora nelle 
piantagioni di olio di palma è costretto a bere acqua stagnante perché le provviste di acqua dolce date 
ai lavoratori non durano più di una settimana al mese.

In cosa verte il lavoro?
Alcuni operai vengono portati alle piantagioni di olio di palma per effettuare lavori di amministrazione, contabilità o da trasportatori. Purtroppo qualche giorno dopo si ritrovano a tagliare, piantare e fare altri lavori pesanti senza un minimo di protezione. Un lavoratore ogni giorno doveva diffondere almeno 20 sacchi da 50 kg di fertilizzante. Gli operai sono stati costretti a lavorare con il paraquat, una sostanza dannosissima per la salute umana e per l’ambiente 
(si tratta di un erbicida vietato in almeno 32 paesi, lo scorso aprile la Cina è divenuto il 33° paese a vietare questa sostanza).

LEGGI ANCHE
SI O NO ALL'OLIO DI PALMA
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Dove Smaltire l’Olio Fritto di Casa



Dove smaltire l’olio fritto di casa

L’olio fritto è una delle fonti di inquinamento più pericolose per il pianeta. Sono, purtroppo, ancora 
moltissimi coloro che senza pensarci troppo, dopo aver fritto e cucinato, gettano nel lavandino o nello scarico del water l’olio utilizzato, tuttavia non si pensa abbastanza quanto la facile superficialità di 
questo gesto arrechi danno ai mari, oggi nel costante pericolo di un ecosistema dagli equilibri precari.


L’olio alimentare proviene dalla frittura di oli di semi vegetali: l’alta temperatura a cui viene sottoposto a causa del suo impiego nelle cucine, provoca una modifica alla sua struttura polimerica di oltre al conseguente sprigionarsi di sostanze inquinanti per la carbonizzazione dei residui alimentari. Agente inquinante per i mari, che nonostante la presenza di depuratori vengono raggiunti attraverso le reti fognarie, l’olio fritto se disperso nel sottosuolo crea una sottile pellicola attorno alle formazioni terrose creando un’innaturale separazione tra piante, terra ed elementi nutritivi. Depositi di olio sul terriccio impediscono l’ossigenazione delle piante e dunque un corretto e vitale sviluppo della flora.

I residui di olio fritto possono danneggiare anche le falde freatiche e raggiungere pozzi d’acqua anche a una considerevole distanza: pensate che sarebbe sufficiente un litro di olio mescolato ad un milione di litri d’acqua per alterarne il gusto con grave rischio per la salute. 
Nel caso di impianti fognari inadeguati, 

lo smaltimento dei residui oleosi influenza negativamente l’adeguata attività dei depuratori con 
conseguenze in termini di ecologia e costi supplementari.

Tenuto conto di tutti fattori presi in considerazione è importante smaltire in modo corretto l’olio vegetale esausto. Attualmente in molte città e centri del nostro Paese sono presenti contenitori per la raccolta differenziata, ma se non fossero presenti nel luogo in cui abitate potete rivolgervi all’oasi ecologica più vicina. Per conoscere in dettaglio i centri autorizzati alla raccolta differenziata potete consultare il Consorzio Conoe, Consorzio Obbligatorio Nazionale di raccolta e trattamento oli e grassi vegetali ed animali esausti.

Dopo averlo lasciato raffreddare, potete versare l’olio fritto in una bottiglia o un contenitore da tenere sotto il lavandino e riempire ogni volta che cucinate o friggete: ricordatevi di apporre un’etichetta 
affinché i bambini non lo confondano con altre bottiglie simili e rivolgetevi all’oasi ecologica nelle 
vicinanze di casa vostra oppure chiedete a un amico che abbia un ristorante:
 da oggi basta con l’olio 
fritto negli scarichi! Farete un piacere all’ecologia e soprattutto a voi e i vostri figli.

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Riutillizzare e Riciclare l'Alluminio



 riutillizzare e riciclare l'Alluminio in casa 

L’alluminio è riciclabile al 100%, infatti quasi il 50% dell’alluminio in circolazione proviene dal riciclo. Per riciclare grandi quantità di alluminio è consigliabile rivolgersi ad apposite aziende che prevedono un compenso economico per ogni chilogrammo di prodotto. Ma come riciclare alluminio in piccole quantità? 

Questo è possibile rivolgendosi alle cosiddette “discariche verdi” o seguendo i programmi di raccolta 
differenziata allestiti dalla vostra municipalità, in tal modo potete differenziare lattine e scatolame 
destinate a riciclo ma alcune forme di alluminio potete riciclarle autonomamente.

Se vi state chiedendo come riciclare i fogli di alluminio della vostra cucina, le risposte possono essere molteplici, infatti invece di gettarli via, i fogli di alluminio possono essere riutilizzati. In base alla 
condizione dei vostri fogli, potete, se questi sono molto usurati, affilare forbici oppure lucidare oggetti in oro e argento, ammorbidire gli indumenti, allontanare gli insetti dalle piante o togliere le incrostazioni da pentole e padelle.

Per affilare le forbici, vi basterà sovrapporre più strati di fogli di alluminio e tagliarli con le stesse forbici che volete affilare. Lucidare l’argenteria con i fogli di alluminio è possibile utilizzando una scodella colma di acqua calda, nella scodella dovrete aggiungere i fogli di alluminio e del sale grosso e immergerci poi le posate o i gioielli da lucidare: dopo qualche ora i vostri oggetti saranno brillanti.

Riciclare i fogli di alluminio può portare benefici anche nella sezione “lavanderia” della nostra casa, 
infatti, se nella lavatrice si aggiungono dei fogli di alluminio appallottolati, gli indumenti si 
ammorbidiranno durante il lavaggio. Non importa quanto i fogli di alluminio siano stropicciati, infatti essi, sempre appallottolati, potrebbero sostituire la classica spugnetta abrasiva nel togliere le 
incrostazioni da pentole e padelle. Gli insetti non vanno molto d’accordo con l’alluminio e sfruttando 
questa caratteristica, i fogli di alluminio possono essere utilizzati per circondare la base dei vasi così da sostituirsi all’utilizzo di agenti chimici.

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domenica 11 ottobre 2015

Stop TTIP Settimana di Azione Globale


Stop TTIP, Stop Austerità: 
al via la settimana di azione globale

Il TTIP è un accordo - segreto - di libero scambio tra Ue e Stati Uniti per eliminare gli ostacoli al libero commercio. Il piccolo grande particolare è che "gli ostacoli" al libero scambio sono le regole per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori, dei lavoratori. Praticamente, una multinazionale, grazie al TTIP, potrà inquinare, bistrattare i lavoratori e ingannare i consumatori anche se le leggi del Paese in cui operano lo vietano. Non ne beneficerà l'Europa e tantomeno i suoi cittadini, solo le multinazionali. Per questo vedere così tanta gente a Berlino che manifesta contro, in questa brutta giornata, è una piccola buona notizia. #stopTTIP

Una manifestazione internazionale a Berlino, centinaia le iniziative in tutta Europa,
decine in Italia
Con STOP TTIP si apre la settimana di azione globale contro
 le politiche economiche e sociali dell’Unione Europea

Centinaia di iniziative tra flashmob, manifestazioni, presidi, seminari ed eventi pubblici. 

E’ la risposta dei cittadini e delle cittadine che si oppongono al TTIP, il negoziato transatlantico di liberalizzazione economica tra Stati Uniti ed Europa, e agli altri trattati di libero commercio sul tavolo negoziale della Commissione Europea. Dopo aver consegnato oltre tre milioni e duecentomila firme alla Commissione Europea a Bruxelles alcuni giorni fa, le campagne Stop TTIP si sono date appuntamento in questi giorni, convergendo con la settimana di azione globale che dal 10 al 17 ottobre porterà in piazza decine di migliaia di persone contro le politiche economiche e commerciali dell’Unione Europea, accusate di aggravare la crisi, l’ineguaglianza sociale e il degrado ambientale.
“Oggi i movimenti sociali e le reti della società civile rimettono al centro dell’agenda politica la questione della giustizia commerciale” sottolinea Monica Di Sisto, tra i portavoce della Campagna Stop TTIP Italia. “Sono oramai diverse le voci critiche e contrarie a trattati di libero scambio come il TTIP o come il CETA, tra Canada e UE, concluso appena un anno fa e in attesa di ratifica, perché sempre di più si dimostra come questi negoziati siano stati progettati per consolidare i privilegi delle lobbies economiche più potenti. L’impatto sulla piccola e media impresa europea” conclude Di Sisto, “e soprattutto sulla produzione agricola di piccola scala saranno molto pesanti, così come il rischio di abbassamento degli standard è sempre in agguato, 
nonostante le false rassicurazioni offerte dal Governo”.
“Le decine di comitati nati in Italia” aggiunge Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia, “mostrano come i cittadini chiedano di essere informati e di poter partecipare a decisioni sostanziali per il loro futuro. In questa settimana di azione globale parteciperemo alle diverse mobilitazioni, non ultima quella di Berlino dove proprio oggi, 10 ottobre, sono attese più di 50mila persone e sono stati annunciati oltre 600 pullman da tutta Europa, con l’obiettivo di manifestare per le strade della capitale tedesca la decisa opposizione della società civile europea al TTIP”.
Proprio in questi giorni diverse carovane partite da diversi Paesi europei stanno convergendo verso Bruxelles, in vista del Consiglio Europeo della prossima settimana. “Queste mobilitazioni mostrano come le politiche dell’Unione Europea siano totalmente inadeguate con la sfida che abbiamo davanti” chiarisce Marco Bersani, tra i coordinatori della Campagna Stop TTIP Italia. “Nonostante i tentativi di normalizzare il dissenso, e di far passare sotto silenzio politiche decisamente antipopolari, la società civile europea e statunitense sta tornando ad essere protagonista 
di una stagione di movimento”.
Tra le varie iniziative proposte dalla campagna Stop TTIP Italia, oltre ai diversi eventi e flashmob organizzati nel nostro Paese, c’è una campagna europea di tweet e di email programmata per il 15 ottobre, data di inizio del Consiglio Europeo di Bruxelles. “Un assedio fisico e virtuale” concludono gli organizzatori, “per far presente una volta di più che non è possibile escludere i cittadini e le cittadine dai decisioni che li riguardano e che possano cambiare, in peggio, 
le loro prospettive di vita”.


FIRMIAMO CONTRO ILTTIP

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sabato 10 ottobre 2015

FANTASY: LE BOMBE D'ACQUA



Bomba d'acqua" è un termine giornalistico coniato dai mass media italiani come libera traduzione dell'inglese cloudburst (letteralmente "esplosione di nuvola"). Non è altro che un violento nubifragio in cui la quantità di pioggia caduta supera i 30 millimetri all'ora, o - secondo altri climatologi - quando le precipitazioni superano i 50 millimetri nell'arco di due ore.

Il termine corretto usato dai metereologi è, appunto, "nubifragio". Ma l'espressione bomba d'acqua si riferisce agli ingenti danni che questo ...continua FANTASY: LE BOMBE D'ACQUA


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