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Minga indigena in Colombia
Marica Di Pierri
Organizzazioni indigene, contadine, degli afrodiscendenti e di diversi settori sociali hanno manifestato in tutta la Colombia per chiedere il rispetto dei diritti umani e la protezione dell'ambiente dalla voracità delle multinazionali e dalla violenza del governo del presidente Uribe.
«Dai grandi fiumi che bagnano il nostro paese, dalle cordigliere con le loro montagne, le loro colline, i loro ghiacciai perenni, dalle valli e dalle pianure, dalle cinture urbane, migliaia di donne e uomini delle campagne, delle montagne, della selva, indigeni con oltre 500 anni di resistenza, afrocolombiani che lottano per la libertà, contadini con la pelle bruciata dal sole e le mani indurite dal lavoro, tutti e tutte con la propria dignità, con la fermezza e la convinzione nel difendere la nostra Madre Terra, nel difendere i nostri territori, nella continua ricerca dell’unità dei popoli del mondo aderiamo e promuoviamo la Minga Globale».
Con queste parole l’8 ottobre è iniziata la Minga colombiana. Conclusasi il 16 ottobre, la Minga ha visto decine di eventi e di mobilitazioni in tutto il territorio nazionale col fine di definire nuove forme di organizzazione e resistenza e per immaginare un’agenda comune di tutte le lotte indigene e contadine colombiane con la speranza di stringere alleanze con tutti i settori sociali.
«Facciamo appello all’umanità: la vita è in pericolo, gli esseri umani sono in pericolo, la terra, il territorio, gli animali, la natura», queste sono le parole di Feliciano Valencia, – membro del Consiglio Regionale Indigeno del Cauca [Cric] e coordinatore della Minga in Colombia – pronunciate all’arrivo di una delle marce a Cali.
Oltre 30.000 persone, indigeni, campesinos, afrodiscendenti e di differenti settori sociali hanno partecipato alla lunga e diffusa mobilitazione nel paese. Sono state decine le iniziative portate avanti. Nel dipartimento di Tolima, al centro del paese, quattro organizzazioni indigene hanno radunato tremila persone per esigere il rispetto dei diritti indigeni e collettivi. Ma anche la difesa del patrimonio culturale e ambientale.
Il popolo Pijao ha proposto che per la gestione dell’ambiente e delle risorse naturali si crei una Scuola di Formazione ed Educazione sulle tematiche ambientali per stabilire politiche educative che mirino alla conservazione della biodiversità per le generazioni future. Nel Chocò diverse organizzazioni territoriali hanno marciato da Quibdó a Pereira per poi unirsi alla marcia che giungeva dal Cauca. Nel Dipartimento sud occidentale del Cauca si è alzato un grido di pace contro la violenza che insanguina quotidianamente e da decenni questa terra.
A Cali sono arrivati il 13 di ottobre oltre 20.000 indigeni, a cui, durante il lungo cammino, si sono sommati rappresentanti di molti settori sociali della regione, che hanno manifestato anche per la fine del conflitto armato, per la difesa dei diritti umani. Tremila indigeni Embera sono invece giunti nel Municipio di Riosucio, Dipartimento di Caldas. Mentre altre comunità hanno contemporaneamente occupato alcune tenute che rientravano nei territori ancestrali indigeni.
Nella Valle del Cauca più di quattromila indigeni sono ancora oggi davanti al palazzo del governo per denunciare l’impatto delle politiche nazionali e regionali rispetto alla privatizzazione delle risorse naturali e al conflitto armato.
Al centro del paese gli U’wa, dopo le loro lotte contro le industrie petrolifere per difendere i luoghi sacri oggi usurpati da imprese come Ecopetrol, hanno manifestato contro lo sfruttamento petrolifero e minerario. Nel Putumayo 250 delegati del sindacato dei lavoratori campesinos Sintcacfromayo insieme all’Associazione contadina Acsomayo si sono uniti alla marcia indigena.
Il 12 ottobre, in corrispondenza del 517esimo anniversario dell’inizio della colonizzazione europea nelle Americhe, sulle montagne che circondano la capitale colombiana si sono tenute marce e cerimonie di tributo alla terra per celebrare, in questo modo, una giornata dell’orgoglio indigeno. Il 15 ed il 16 ottobre a Bogotà ed in contemporanea a Cali e a Cartagena, la Minga si è chiusa con grandi mobilitazioni e tre congressi, fasi preparatorie del Grande congresso mondiale dei popoli.
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