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La procura: "Arata ha portato in dote a Nicastri i rapporti con la Lega". Blitz della Dia fra Trapani e Roma. Fermati pure i figli dei due faccendieri. Ai domiciliari, un dirigente regionale. Le accuse: “Corruzione, intestazione fittizia e autoriciclaggio”. Indagati altri tre dirigenti della Regione
Arrestato Paolo Arata,
consulente di Salvini per l'energia.
In cella anche Nicastri, “re” dell’Eolico
di SALVO PALAZZOLO e CLAUDIO REALE
Due mesi dopo l’avviso di garanzia e le perquisizioni, finisce in manette Francesco Paolo Arata, ex consulente per l’Energia del ministro Matteo Salvini, due anni fa aveva contribuito a stilare il programma della Lega. Ora, è accusato di “intestazione fittizia, corruzione e autoriciclaggio”, queste le contestazioni che gli vengono mosse.
La procura di Palermo e la Dia accusano Arata di rapporti d'affari e relazioni spregiudiate con Vito Nicastri, il “re” dell’eolico vicino all’entourage del latitante Matteo Messina Denaro, anche lui è stato arrestato questa mattina. "E' emerso - scrivono il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo - che Arata ha portato in dote alle iniziative imprenditoriali con Nicastri gli attuali influenti contatti con esponenti del partito della Lega, effettivamente riscontrati e spesso sbandierati dall'Arata medesimo e di cui informava puntualmente Nicastri".
La procura di Palermo cita in particolare alcuni dialoghi registrati il 23 dicembre 2017, durante i quali “Nicastri – scrivono i magistrati - sollecitava Arata a far intervenire il senatore Armando Siri in relazione ad un sostegno nei confronti di una persona dagli stessi sponsorizzata”. Il duo Arata-Nicastri voleva piazzare un proprio uomo nella lista della Lega in Sicilia, in vista delle elezioni nazionali.
Il blitz
Questa mattina, la Dia ha arestato anche il figlio di Arata, Francesco, Vito Nicastri e suo figlio Manlio. Ai domiciliari, il dirigente Alberto Tinnirello, che è stato in servizio all’assessorato regionale all’Energia. Indagato, per abuso d'ufficio, è invece il presidente della commissione "Via" (Valutazione di impatto ambientale) dell'assessorato regionale al Territorio, si tratta di Alberto Fonte, il cui ufficio è stato perquisito. Indagati per abuso d'ufficio pure Salvatore Pampalone (dirigente regionale e componente della commissione Valutazione Impatto Ambientale), e Vincenzo Palizzolo, capo di gabinetto dell'assessorato al Territorio.
E' scattato il sequestro di otto società del gruppo Arata-Nicastri, il provvedimento riguarda Solcara, Solgesta, Etnea, Bion, Ambra energia, Alquantara, Greta Wind e Intersolar.
L'indagine è a una svolta. Dalle perquisizioni del 17 aprile scorso, sono emersi riscontri importanti alle ipotesi d’accusa, così all'inizio di maggio il procuratore aggiunto Paolo Guido e il sostituto Gianluca De Leo hanno avanzato una richiesta di misura cauteare al gip Guglielmo Nicastro.
Intanto, alla procura di Roma, prosegue l’altro filone dell’inchiesta, che vede indagati Arata e l’ex sottosegretario leghista Armando Siri, per una mazzetta da 30 mila euro, il prezzo di un emendamento che alla fine del 2018 avrebbe dovuto aprire nuovi finanziamenti per gli affari sull’eolico con Vito Nicastri. Di quella mazzetta Arata parlò al figlio Francesco e al figlio del “re” dell’eolico nel settembre scorso. E il fascicolo è passato per competenza territoriale nella Capitale: dopo la notizia dell’inchiesta, il presidente del Consiglio Conte ha dimissionato Siri, che non intendeva farsi da parte. Arata e Siri avevano rapporti strettissimi: nel giugno scorso, era stato proprio Arata (ex deputato di Forza Italia passato alla Lega) a sponsorizzare la nomina del sottosegreario.
Le intercettazioni su Francesco Paolo Arata
Sono le parole di Francesco Paolo Arata, intercettate dalla Dia di Trapani, ad avere aperto uno scenario di affari e complicità.
“Io sono socio di Nicastri al 50 cento – diceva lui stesso a un amico avvocato – nella sostanza abbiamo un accordo societario, di co-partecipazione”. In un’altra intercettazione, con il figlio dell’imprenditore ai domiciliari per concorso esterno in associazione mafiosa, raccontava: “Nel 2015, ho dato 300 mila euro a tuo papà”. E, intanto, si vantava pure di aver sborsato diverse mazzette.
“Questi qua sono stati tutti pagati”, diceva con orgoglio al figlio Francesco mentre stava per entrare negli uffici dell'assesorato regionale all'Energia, a Palermo. Francesco Paolo Arata, l'ex professore di ecologia reclutato due anni fa da Salvini per stilare il programma della Lega, era davvero un gran dispensatore di mazzette. “Quanto gli abbiamo dato a Tinnarelli?”, sussurrava a proposito del dirigente che si occupava delle autorizzazioni per i parchi eolici, Alberto Tinnirello. “Quello è un corrotto”, diceva di un altro funzionario, Giacomo Causarano. “Un amico, una persona a noi vicina”.
A scorrere le ultime intercettazioni dell’inchiesta, emerge tutto l’orgoglio del tangentista che riesce a sbloccare quelli che lui chiama ostacoli, e invece sono le regole. Emerge anche una grave consapevolezza: Arata sapeva di fare affari in Sicilia con personaggi “a rischio”. Per le loro frequentazioni mafiose. Da una parte, Vito Nicastri; dall’altra, Francesco Isca, imprenditore oggi indagato per associazione mafiosa. La procura contesta l'aggravante di mafia a Nicastri e Arata, che però il giudice non ha al momento riconosciuto nella ordinanza. Nicastri scrive però che negli affari dei due faccendieri "c'è un elevato rischio di infiltrazioni di Cosa nostra".
E poi ci sono i rapporti con la politica. “Dalle attività di indagine — ricostruisce la procura — è emerso che Arata ha trovato interlocutori all’interno dell’assessorato all’Energia, tra tutti l’assessore Pierobon, grazie all’intervento di Gianfranco Miccichè, a sua volta contattato da Alberto Dell’Utri”. Dunque, l’ambasciatore di Vito Nicastri era riuscito a parlare con il presidente dell’Ars e con il fratello di Marcello Dell’Utri, uno dei fondatori di Forza Italia condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Probabilmente, contatti che arrivano ad Arata dalla sua partecipazione in Forza Italia dopo l’elezione alla Camera nella circoscrizione della Toscana.
Ma le relazioni di Arata vanno molto oltre: incontra anche Calogero Mannino. Gli serve per arrivare ai vertici dell’assessorato al Territorio. Scrivono ancora il procuratore aggiunto Guido e il sostituto De Leo: “Quando l’epicentro della fase amministrativa diveniva l’assessorato al Territorio e Ambiente (per la verifica di assoggettabilità del progetto alla “Via”, valutazione di impatto ambientale), Arata è riuscito a interloquire direttamente con l’assessore Cordaro e, tramite questi, con gli uffici amministrativi di detto assessorato, dopo aver chiesto un’intercessione per tale fine a Calogero Mannino”.
Secco il commento del leader Cinque stelle Luigi Di Maio:
"La puzza di bruciato si sentiva da lontano"
L’assessore regionale al Territorio Toto Cordaro, dal canto suo, non nega di avere incontrato Arata: “L’ho visto due volte – dice a margine della conferenza stampa convocata per annunciare una riforma dell’urbanistica – ma gli ho sempre detto di no. Nello specifico mi aveva chiesto due dichiarazioni di "non assoggettabilità" e ha ricevuto due dichiarazioni di assoggettabilità”.
Così il presidente della Regione Nello Musumeci rilancia: “Gli assessori devono incontrare i cittadini – taglia corto – ma Arata veniva alla Regione a cercare complici e trovava solo dei ‘no’. Dove lui voleva impianti privati noi abbiamo fatto partire impianti pubblici. Se ci sono responsabilità dei funzionari che finiscano in galera”. Un provvedimento immediato, intanto, viene annunciato per la commissione Via: “Fra qualche settimana – scandisce Musumeci – la commissione sarà rinnovata. Sarebbe accaduto comunque”.
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