Inutilità del nucleare in Italia
La fondazione per lo sviluppo sostenibile ha condotto uno studio da cui è emersa l'inutilità del nucleare in Italia. Analizziamo meglio i risultati di questo studio.
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La fondazione per lo sviluppo sostenibile è un’associazione fondata nel 2008 senza scopo di lucro e ha come scopo quello di favorire la green economy in Italia. Effettua rapporti e ricerche su energia e clima, gestione dei rifiuti, mobilità sostenibile, management ambientale, diffusione di tecnologie innovative, normativa. Organizza workshop, convegni, seminari ed eventi di formazione e fornisce supporto tecnico ad imprese ed enti sulle tematiche della sostenibilità.
In merito alla nuclearizzazione dell’Italia, la fondazione ha redatto un rapporto sul fabbisogno reale considerando due scenari: un aumento di consumo e una diminuzione dello stesso.
Scenari elettrici al 2030
Secondo la fondazione per lo sviluppo sostenibile, fino al 2030 l’Italia non avrà bisogno di centrali nucleari per il suo fabbisogno energetico.
In base allo studio della fondazione presentato a Roma nella sede del Gse il 7 maggio 2010, anche se la richiesta di energia elettrica dovesse aumentare, le centrali esistenti aggiunte a quelle in costruzione e a quelle già autorizzate ma non ancora in costruzione, basterebbero a soddisfare il bisogno energetico italiano; da qui la conclusione che il nucleare sarebbe superfluo. [Per approfondimenti cliccare qui]
Ipotesi
Lo studio si basa su due ipotesi denominate blu e grigio.
L’ipotesi blu si basa su presupposti ottimisti. L’ipotesi grigio su presupposti pessimisti.
- Nell’ipotesi blu, sono analizzate le tendenze già in uso prima della crisi, e rileva un dimezzamento dell’incremento nei consumi rispetto al precedente periodo e quindi i consumi ritornerebbero come il periodo precedente entro il 2020. In questa ipotesi, il rapporto tra consumo e pil migliorerebbe grazie all’abbassamento della produzione a 240 chilowattora ogni mille euro contro i 261 del 2010. Pertanto ci sarebbe meno produzione e di conseguenza meno consumo di combustibili fossili ed emissioni di CO2.
L’energia occorrente sarebbe di 70,6 GW nel 2020 e 77 GW nel 2030; dal momento che, già ora c’è una produzione di 76 GW, con le nuove centrali si supererebbe il fabbisogno. - Nell’ipotesi grigio, si prevede un aumento del consumo di elettricità e di conseguenza un aumento di consumo di combustibili fossili e di CO2, che comunque rimarrebbero sotto la quantità consumata nel periodo precedente alla crisi. Anche in questo caso, il fabbisogno di potenza elettrica salirebbe all’87,6 GW nel 2030 che potrebbe essere coperto dalle centrali esistenti e da quelle in costruzione o già autorizzate o quelle già progettate e in fase di autorizzazione.
Come si può leggere, le cifre indicano chiaramente, in tutti e due gli scenari, che le centrali convenzionali basterebbero da sole, rendendo inutile il piano nucleare del governo.
Rimane il problema delle emissioni di CO2 che, nello scenario grigio, si ridurrebbero in modo inadeguato. A questo problema la fondazione propone la soluzione che, al posto delle centrali nucleari, sarebbe opportuno sviluppare e applicare alle centrali a carbone la cattura e sequestro della CO2. Questo tipo di operazione è ritenuta una tecnologia innovativa con grandi potenzialità di sviluppo.
Inoltre, i capitali da investire nelle centrali nucleari rimarrebbero a disposizione, non solo per completare il piano già in esecuzione, ma potrebbero essere usati nella ricerca e sviluppo delle energie alternative già in atto in Italia da parte dell’Enel (azienda a partecipazione statale) e di altre società private.
Considerando la capacità tecnologica acquisita in campo delle rinnovabili da parte dell’Enel, che attraverso la società del gruppo stesso L'Enel Green Power (l'Enel è dal 1992 una società per azioni, in parte privatizzata. Fino al 1999 era monopolista statale del settore, escluse alcune aziende municipalizzate ed investitori - stranieri e non - minori. Tuttora il ministero dell'economia e delle finanze italiano è l'azionista di riferimento, con una quota diretta ed indiretta del 31%.), che ultimamente ha inaugurato 7 pale eoliche in Bulgaria: le sette pale sono in grado di generare circa 55 milioni di kWh, equivalenti al consumo di 19 mila famiglie e evitare l’immissione in atmosfera di circa 45mila tonnellate di CO2.
Verrebbe da pensare che la soluzione logica all’ipotesi grigia dell’aumento della CO2 sia, oltre alla soluzione proposta dalla fondazione, quella di incentivare la ricerca e la costruzione di impianti alternativi anche alle centrali a carbone.
Eolico, solare e idrico sono, per loro natura energie senza nessun tipo di inquinamento sia nella gestione sia nella produzione di scorie e possono essere installati da privati come dai comuni o comunque da compagnie locali.
Conclusione
Il costo delle centrali convenzionali, essendo inferiore a quello delle nucleari, comporterebbe un risparmio per i cittadini; inoltre, essendo la tecnologia per la loro costruzione, patrimonio anche italiano, si darebbe all’industria del settore un impulso positivo al suo bilancio.
Questo, unito a tutto l’insieme delle energie rinnovabili, non può che migliorare sia la salute dell’ambiente che l’economia in genere. Inoltre, creerebbe posti di lavoro a lungo termine dato che la sostituzione delle vecchie centrali non sarà comunque un’operazione veloce.
Un’altra cosa altrettanto importante è la possibilità di gestire e dismettere questo tipo di impianti senza il problema delle scorie.
Unire l’utile economico e la cura dell’ambiente dovrebbe essere di primaria importanza in un mondo sempre più dipendente dall’energia; dare alle economie locali la possibilità di essere indipendenti dalle grandi compagnie, servirebbe anche a diminuire i prezzi o, comunque, a fare una politica degli stessi più vicina alla realtà e più controllabile.
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ASSURDO , NEL PAESE DEL SOLE UNA CENTRALE NUCLEARE ????????????? SNORT
RispondiEliminaSOB - SOB - SOB
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