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Ambiente, codice rosso
Anna Pacilli
Ieri il consiglio dei ministri ha approvato uno schema di decreto per rivedere alcune parti del Codice dell'ambiente. E per la prima volta non vengono consultate le categorie sociali né le associazioni ambientaliste.
L’ambiente è da tempo fuori dall’agenda della politica italiana, e quando c’è viene discusso a margine, fra pochi, in genere per ridurre i livelli di tutela. Sta accadendo a proposito del Codice dell’ambiente [n. 152 del 2006], cioè quella sorta di testo unico frutto della controriforma attuata dal ministro dell’ambiente del precedente governo Berlusconi, Altero Matteoli, osteggiato dagli ambientalisti e mai corretto dal seppur breve governo Prodi. Ieri il consiglio dei ministri ha approvato uno schema di decreto legislativo, proposto dalla ministra dell’ambiente Stefania Prestigiacomo, «che apporta alcune modifiche alle parti prima, seconda e quinta del decreto legislativo n. 152 del 2006 recante norme in materia ambientale – dice il comunicato del governo – Sul testo verranno acquisiti i pareri della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari».
In pratica, il decreto interviene sui principi generali e in materia di valutazione d’impatto ambientale [Via], valutazione ambientale strategica [Vas], qualità dell’aria e inquinamento atmosferico, ma non se ne conoscono ancora i contenuti.
«E’ la prima volta che si porta un testo all’attenzione dell’esecutivo, seppure per un ‘esame preliminare’ di alcune parti del Codice, riguardanti la parte generale, le procedure di valutazione ambientale, la tutela dell’aria, senza che sia stato avviato per tempo il processo di consultazione con le categorie sociali e le associazioni ambientaliste – dice il presidente del Wwf Italia, Stefano Leoni – Ci auguriamo che questo processo di consultazione, sollecitato dagli ambientalisti già dal 10 marzo scorso, venga avviato subito, visto che il termine per la revisione è il prossimo 30 giugno, per evitare che si debba subito pensare a provvedimenti correttivi perché, come avvenne quattro anni fa, le disposizioni in particolare sui rifiuti, su Via e Vas non erano in linea con le norme comunitarie».
Ai tempi lunghi di gestazione della delega ambientale [quattro anni per approvarla, dal 2001 al 2004] si aggiunse, infatti, anche un periodo di transizione [dal 2006 al 2008 per le correzioni al primo decreto attuativo, conclusosi con il dlgs 9 del 2008] che contribuì ad accrescere «un clima di incertezza interpretativa e applicativa che non fa bene all’ambiente e alla salute dei cittadini, non consente alle associazioni ambientaliste di tutelare gli interessi collettivi della cittadinanza e alle aziende e ai sindacati di operare in un quadro di regole definito e duraturo».
Il provvedimento approvato ieri dal governo è stato presentato «a norma dell’articolo 12 della legge 18 giugno 2009, n. 69» [Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile], che contiene di tutto e di più, tra cui anche la delega al governo «per l’adozione di decreti legislativi integrativi e correttivi in materia ambientale».
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martedì 18 maggio 2010
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