Le speranze sono affidate ai “relief well“, i pozzi di soccorso. Ma ci vorrà molto tempo per fermare la marea nera nel Golfo del Messico. Fino a Natale addirittura, secondo l’opinione di esperti intervistati dal Guardian.
Ogni giorno si riversano in mare fino a 60.000 barili di petrolio (l’ultima stima ufficiale, ma c’è chi dice di più) : sono circa 9,5 milioni di litri quotidiani. Tre piscine olimpioniche abbondanti. E moltiplicatele per otto mesi.
Per chiudere Macondo, il pozzo Bp che sversa petrolio dal 20 aprile, si stanno scavando due “relief well” .
Il primo sarà ultimato a fine luglio, si era detto all’inizio: e più o meno (con qualche ritardo per via degli uragani) questa resta la previsione. Ma “ultimato” non è ancora sinonimo di efficace. E soprattutto, se davvero l’interno del pozzo è danneggiato, la situazione è complicata davvero. Vediamo.
Il “relief well” è un pozzo che per un primo e lungo tratto viene scavato parallelo a quello che perde: Macondo è situato a 1500 metri circa di profondità sotto il mare e scende sottoterra per altri 5.000 metri circa.
Ad un certo punto la traiettoria del “relief well” piega per incontrare il pozzo che perde. I due scavi devono esattamente congiungersi: fatto questo, attraverso il “relief well”, può essere effettuata sul pozzo danneggiato una manovra tipo top kill, per turarlo una volta per tutte.
Chilometri di lunghezza e poche decine di centimetri di larghezza. La difficoltà di centrare esattamente il vecchio pozzo con il nuovo è evidente. Per quanto la tecnologia aiuti, si procede per tentativi ed errori. Ai primi di agosto potrà appunto cominciare questa fase.
Ne 1979 furono scavati “relief well” anche per bloccare la perdita di petrolio proveniente dal pozzo offshore Ixtoc situato sul lato messicano del Golfo del Messico. I tentativi ed errori presero tre mesi a partire dal completamento dello scavo.
Era trent’anni fa; qualche progresso la tecnologia lo ha fatto. E in effetti il pozzo Ixtoc si trovava su un fondale profondo 150 metri: non 1500 come quello della Bp…
L’anno scorso, per turare il pozzo Montara al largo dell’Australia (raggiungeva la profondità di 2.600 metri circa a partire dal fondale), ci vollero dieci settimane di tentativi ed errori con il “relief well”.
E non solo. Se il senatore Nelson ha ragione, se il rivestimento artificiale all’interno del pozzo Bp si è crepato, la faccenda si complica non poco.
Significa che il petrolio si infiltra attraverso le crepe nelle rocce circostanti, cercando si aprirsi una strada verso l’alto. Possiamo immaginarlo come un albero: il pozzo è il tronco, le infiltrazioni di petrolio attraverso le crepe sono come i rami. “Rami” e “ramoscelli” che si allargano e si innalzano fino a trovare uno sbocco sul fondale.
In questo caso, per bloccare la perdita il “relief well” deve centrare il pozzo Macondo nello spazio compreso fra il più basso dei “rami” e il limite superiore del giacimento. Al confronto, giocare a mosca cieca è uno scherzo.
Altro ingrediente che rende la situazione difficile: lo scavo dei “relief well” dovrà misurarsi con le stesse difficoltà incontrate dalla Bp per scavare il pozzo Macondo. Prima dell’esplosione del 20 aprile aveva dato più volte problemi legati alla presenza di grandi quantità di metano. Quel pozzo è un incubo, è scritto in una mail interna della Bp.
Associated Press ha appurato che la Bp ha redatto i progetti per i “relief well” a tamburo battente, nei giorni convulsi successivi all’incidente del 20 aprile: non contengono praticamente dettagli, scrive l’agenzia, salvo uno.
Sarebbe questo. I progetti sottolineano che in caso di incidente c’è la possibilità di uno sversamento di petrolio in mare ancora più grave.
Sul Guardian il pozzo Bp potrebbe non essere tappato prima di Natale
Su Associated Press via Yahoo! News “relief well, la lezione del 1979
Su Bloomberg il “relief well” per tentativi ed errori
Su Associated Press via Yahoo! News il progetto Bp per il relief well
Sul New York Times la mail interna della Bp che definisce “un incubo” il pozzo Macondo
Su Bloomberg i problemi incontrati dalla Bp durante la trivellazione del pozzo Macondo
Foto Flickr
http://www.blogeko.it/2010 /relief-well-pozzi-di-socc orso-cosa-sono-e-perche-ci -vorranno-mesi-per-fermare -la-marea-nera/
Ogni giorno si riversano in mare fino a 60.000 barili di petrolio (l’ultima stima ufficiale, ma c’è chi dice di più) : sono circa 9,5 milioni di litri quotidiani. Tre piscine olimpioniche abbondanti. E moltiplicatele per otto mesi.
Per chiudere Macondo, il pozzo Bp che sversa petrolio dal 20 aprile, si stanno scavando due “relief well” .
Il primo sarà ultimato a fine luglio, si era detto all’inizio: e più o meno (con qualche ritardo per via degli uragani) questa resta la previsione. Ma “ultimato” non è ancora sinonimo di efficace. E soprattutto, se davvero l’interno del pozzo è danneggiato, la situazione è complicata davvero. Vediamo.
Il “relief well” è un pozzo che per un primo e lungo tratto viene scavato parallelo a quello che perde: Macondo è situato a 1500 metri circa di profondità sotto il mare e scende sottoterra per altri 5.000 metri circa.
Ad un certo punto la traiettoria del “relief well” piega per incontrare il pozzo che perde. I due scavi devono esattamente congiungersi: fatto questo, attraverso il “relief well”, può essere effettuata sul pozzo danneggiato una manovra tipo top kill, per turarlo una volta per tutte.
Chilometri di lunghezza e poche decine di centimetri di larghezza. La difficoltà di centrare esattamente il vecchio pozzo con il nuovo è evidente. Per quanto la tecnologia aiuti, si procede per tentativi ed errori. Ai primi di agosto potrà appunto cominciare questa fase.
Ne 1979 furono scavati “relief well” anche per bloccare la perdita di petrolio proveniente dal pozzo offshore Ixtoc situato sul lato messicano del Golfo del Messico. I tentativi ed errori presero tre mesi a partire dal completamento dello scavo.
Era trent’anni fa; qualche progresso la tecnologia lo ha fatto. E in effetti il pozzo Ixtoc si trovava su un fondale profondo 150 metri: non 1500 come quello della Bp…
L’anno scorso, per turare il pozzo Montara al largo dell’Australia (raggiungeva la profondità di 2.600 metri circa a partire dal fondale), ci vollero dieci settimane di tentativi ed errori con il “relief well”.
E non solo. Se il senatore Nelson ha ragione, se il rivestimento artificiale all’interno del pozzo Bp si è crepato, la faccenda si complica non poco.
Significa che il petrolio si infiltra attraverso le crepe nelle rocce circostanti, cercando si aprirsi una strada verso l’alto. Possiamo immaginarlo come un albero: il pozzo è il tronco, le infiltrazioni di petrolio attraverso le crepe sono come i rami. “Rami” e “ramoscelli” che si allargano e si innalzano fino a trovare uno sbocco sul fondale.
In questo caso, per bloccare la perdita il “relief well” deve centrare il pozzo Macondo nello spazio compreso fra il più basso dei “rami” e il limite superiore del giacimento. Al confronto, giocare a mosca cieca è uno scherzo.
Altro ingrediente che rende la situazione difficile: lo scavo dei “relief well” dovrà misurarsi con le stesse difficoltà incontrate dalla Bp per scavare il pozzo Macondo. Prima dell’esplosione del 20 aprile aveva dato più volte problemi legati alla presenza di grandi quantità di metano. Quel pozzo è un incubo, è scritto in una mail interna della Bp.
Associated Press ha appurato che la Bp ha redatto i progetti per i “relief well” a tamburo battente, nei giorni convulsi successivi all’incidente del 20 aprile: non contengono praticamente dettagli, scrive l’agenzia, salvo uno.
Sarebbe questo. I progetti sottolineano che in caso di incidente c’è la possibilità di uno sversamento di petrolio in mare ancora più grave.
Sul Guardian il pozzo Bp potrebbe non essere tappato prima di Natale
Su Associated Press via Yahoo! News “relief well, la lezione del 1979
Su Bloomberg il “relief well” per tentativi ed errori
Su Associated Press via Yahoo! News il progetto Bp per il relief well
Sul New York Times la mail interna della Bp che definisce “un incubo” il pozzo Macondo
Su Bloomberg i problemi incontrati dalla Bp durante la trivellazione del pozzo Macondo
Foto Flickr
http://www.blogeko.it/2010
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ACCIDENTI KE GUAIO .......... SNORT
RispondiEliminaYES CARA , UN BEL CASINO ,,,,, SOB
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