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domenica 27 settembre 2009

The age of stupid”: restano cento giorni per salvare il mondo



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Argentina, “The age of stupid”: restano cento giorni per salvare il mondo





In vista del grande incontro sul clima esce nelle sale cinematografiche di 45 paesi

Scritto da
Matteo Acmè




Anno 2055, in un base in mezzo al mare artico che conserva tutta la conoscenza umana, un sopravvissuto al disastro ambientale che ha sconvolto la Terra si chiede costernato: "Potevamo salvarci e non l'abbiamo fatto, in che stato mentale ci trovavamo?"
Inizia così "The age of stupid", film-documentario prodotto da Green Peace che verrà distribuito a partire da martedì 22 in 45 paesi, pensato per far pressione sui grandi della terra, riuniti in questi giorni nel G20 di Pittsburgh, in vista del grande incontro sul clima organizzato in dicembre a Copenaghen dalle Nazioni Unite.
Il messaggio del film è semplice: visto come viviamo e quanto consumiamo, il cambiamento climatico e le sue tragiche conseguenze non sono per nulla sorprendenti. Unica soluzione? Cambiare immediatamente le nostre abitudini, guarire dalla dipendenza dal petrolio e ridistribuire in maniera più equa le scarse risorse del pianeta fra paesi ricchi e paesi poveri.
"The age of stupid" è un'efficace mix di previsioni sul clima e l'ambiente basate sulle posizioni scientifiche dominanti (come avvertono i produttori nei titoli di testa) e storie dei giorni nostri, intrecciate dall'attore Pete Postlethwaite, il sopravvissuto, che ricorda agli spettatori le tappe che hanno portato, nella finzione del film, allo scenario da fine del mondo del 2055.

Cinque storie, lontane nello spazio ma strettamente collegate fra loro raccontano il nostro "stato mentale": una vecchia guida di montagna francese, memoria storica di come è cambiato il clima alpino, una ragazza del delta del Niger che sogna di diventare dottoressa, due fratellini iracheni scappati in Giordania dopo l'ultima guerra, un dipendente del colosso petrolifero Shell, sopravvissuto all'uragano che ha distrutto New Orleans, un indiano fondatore di una compagnia aerea, un inglese che di mestiere progetta impianti eolici.
Storie diverse, storie lontane, con un unico filo conduttore: il consumo e la voglia di crescere e arricchirsi. Il consumo sono i camion che inquinano la valle di Chamonix per attraversare il Monte Bianco e "portare latte e uova in Italia, e riportare indietro formaggi e maionese", come lamenta la vecchia guida francese. Il consumo è il petrolio, causa della guerra in Irak e Afghanistan, e responsabile del disastro ambientale in Niger e della poverta' degli abitanti del delta. Poi c'è il sogno del magnate di New Dehli che "vuole permettere a tutti gli indiani di volare low cost", insensibile alle implicazioni ambientali del viaggiare in aereo perchè "questo è il progresso". E c'è chi prova a immaginare un mondo di energia pulita, come Piers Guy, che con i suoi impianti eolici si scontra con la diffidenza della gente che non vuole le torri "nel proprio giardino".

Torniamo nel 2055: "Abbiamo rotto il patto con i nostri figli", racconta il sopravvissuto, "con cui abbiamo promesso di lasciare il mondo migliore di come l'avevamo trovato". E continua "I nostri figli non erano arrabbiati con noi, erano troppo impegnati a cercare di sopravvivere al disastro che abbiamo causato. Ma i nostri nipoti, loro sì, saranno molto arrabbiati".
Prima di chiudere il suo messaggio dal futuro Pete Postlethwaite fotografa l'atteggiamento degli uomini nel 2009: "E' come se stessero correndo in cerchio sulla spiaggia, in un girotondo, concentrandosi ognuno sul pezzetto di terra sotto i suoi piedi. E nessuno che si accorge dello tsunami che dal mare si avvicina alla costa".


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sabato 26 settembre 2009

CONTRO L'AMPLIAMENTO DELL'ENI A TARANTO



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OROSCOPO
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CONTRO L'AMPLIAMENTO DELL'ENI A TARANTO
Ai membri di COMITATO NAZIONALE PER GLI ALBERI E IL PAESAGGIO

Questa staffetta virtuale è cominciata il 23 settembre, il mio amico mi manda questo messaggio che io giro immediatamente.

Manifestiamo il nostro dissenso inviando una mail all'ENI, che vuole allargare il suo dominio sul nostro territorio già tanto martoriato, con la frase "TARANTO NON E' TERRA DI CONQUISTA" all'indirizzo email: ufficio.stampa@eni.it FORZA AMICI TARANTINI FACCIAMOCI SENTIRE!! (aspettiamo sostegno dagli amici di TUTTA italiai!!) PASSATE PAROLA facendo copia e incolla sul vostro stato . INSIEME SI PUO'

Io da parte mia mi sto attivando con ciò che so fare con l'arte...denuncerò con la mia arte questo ennesimo attacco. Partecipate numerosi al dissenso! FACCIAMOCI SENTIRE

GUARDATE QUESTO VIDEO
http://www.facebook.com/home.php#/video/video.php?v=1207249190622

Articolo sull'Eni del Corriere del Giorno...leggete e commentate
http://www.facebook.com/home.php#/photo.php?pid=30548129&id=1510452793

http://www.facebook.com/home.php#/photo.php?pid=30548130&id=1510452793


Appello Ail per la città di Taranto
http://www.ail.taranto.it/ail_appello_firmatari.php

Lettera di un capo indiano alla Casa Bianca del 1854 ( la trovo ancora tristemente attuale)
http://ilblogdisaru.blogspot.com/2009/06/lettera-del-capo-indiano-seattle-al.html

GRAZIE! UN ABBRACCIO VERDE
PER IL COORDINAMENTO

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venerdì 25 settembre 2009

Per la chiusura immediata della discarica di Chiaiano e

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OROSCOPO
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VENERDI' 25 SETTEMBRE ore 15:00

- Per la chiusura immediata della discarica di Chiaiano e
Marano

- Per l'accertamento delle cause d'inquinamento dovute alla
presenza della discarica (sversamento del percolato sulle
strade, miasmi, viabilita'.. .)

- Per denunciare pubblicamente la presenza nei camion
dell'Asia di rifiuti ospedalieri che giungono alla discarica
di Chiaiano e vengono poi "ufficialmente" sversati in
maniera del tutto illeggittima ad Acerra nei pressi
dell'inceneritore.

- Per la bonifica di tutta l'area della Selva di Chiaiano

- Per impedire che le altre cave della Selva vengano
utilizzati per il ciclo dei rifiuti,a cominciare dagli
interessi dei costruttori del Acen che vorrebbero una
discarica di inerti nella zona.

NO CIP 6 - NO DISCARICHE - NO INCENERITORI

PRESIDIO AL COMUNE DI NAPOLI, PALAZZO SAN GIACOMO

Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano e Marano

Antonio Musella
Campania, Napoli, Italy
Skype : antonio.musella. k
Blog : antoniomusella. wordpress. com
My Space : www.myspace. com/kombattino
Facebook : Antonio Musella
Msn : kcentrale@hotmail. it
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Isola di spazzatura




Dossier Isola di spazzatura

– Il Pacific Garbage Patch


Ci sono posti, nel mare, dove la spazzatura ce la mette direttamente e volontariamente l’uomo. Ce ne sono altri, invece, dove la spazzatura si raccoglie a causa di venti e correnti naturali. E’ questo il caso del cosiddetto “Great Pacific Garbage Patch“; per gli amici non anglofoni: un’immensa area di spazzatura galleggiante nell’Oceano Pacifico, a due passi dalle isole Hawaii.

Fino ad una bella mattina dell’estate del 2000 esisteva una larga parte dell’Oceano Pacifico che quasi nessuno aveva mai visitato o attraversato e che gli esperti chiamano: Pacific central or sub-tropical gyre oppure North Pacific subtropical High. Quest’area si stima sia grande più di 10 milioni di miglia quadrate, circa l’estensione di tutta l’Africa e si estende dal largo delle coste statunitensi sino a quelle asiatiche. Si chiama gyre (giro in italiano) perchè è caratterizzata da venti leggeri e lente correnti oceaniche circolari che formano una spirale al cui interno si crea un’area di alta pressione. Aree con queste particolarità atmosferiche si trovano in tutti gli oceani ma quella del Pacifico è la più vasta. A causa delle correnti circolari, gli oggetti (non troppo pesanti) che fluttuano in questa parte di oceano vengono spinti in superficie.

I pescherecci evitano questa zona perchè le sue acque non sono ricche di elementi nutrizionali che attirano i pesci e i navigatori non vi passano attraverso a causa dell’insufficienza di venti forti per spingere le imbarcazioni a vela.

Quest’area del Pacifico che è anche la più vasta area di uniformità climatica della terra è anche la più grande zona di accumulazione degli scarti della “civilizzazione” umana. Ogni cosa che galleggia nel Pacifico finisce qui, anche dopo aver fluttuato nei mari per anni o decenni.

Charles Moore, con io suo battello per ricerche marine Alguita, è stato il primo ricercatore a navigare letteralmente attraverso il North Pacific Gyre e ha scoperto milioni di tonnellate di plastica navigando per 10 miglia marine letteralemente in mezzo alla spazzatura. Si perchè, al contrario di quello che si può immaginare, la spazzatura che si raccoglie in questa enorme zona dell’Oceano non è sotto forma solida, bensì ha la consistenza di una “zuppa“. Una melma di schifezze, navigabile, nella quale ogni tanto è possibile imbattersi in oggetti ancora quasi intatti: buste di plastica, contenitori di shampoo, palloni da pallavolo o da basket, impermeabili plastificati, tubi catodici di vecchi televisori, reti da pesca, bottiglie di plastica e quant’altro. Tutto il resto è sminuzzato in minuscole parti che rendono l’acqua in questa zona molto più densa, come fosse una zuppa. Questo in base al processo di decomposizione in piccolissime parti di cui ho parlato nella prima parte di questo dossier. Infatti, dice Moore, per miglia e miglia di oceano quello che si poteva vedere da tutti i lati erano milioni e milioni di piccoli pezzi di plastica molti dei quali non più grandi di pochi millimetri. La comunità scientifica – che ha iniziato ad occuparsi della questione della spazzatura in queste aree particolari degli oceani solo nel finire degli anni ‘90 – ha chiamato questa immensa discarica in pieno oceano: Pacific Garbage Patch (letteralmente: appezzamento di spazzatura del Pacifico). Si stima che l’area coperta da questa zuppa di schifezze (per l’80% costituita da rifiuti plastici) sia di più di 2.500 chilometri di diametro, più o meno il doppio della superficie del Texas, e che ad ogni decade diventa dieci volte più grande. Questa immensa discarica si trova a poche miglia a nord delle isole Hawaii che, proprio per fronteggiare il pericolo che la zuppa di plastiche raggiunga le loro coste, hanno attuato un programma di difesa delle acque rimuovendo enormi quantità (circa 500 tonnellate) di rifiuti mentre si stima che circa 52 tonnellate di rifiuti “freschi” inondino lo specchio di mare al nord delle isole statunitensi ogni anno.

Ma in mare, anche in quel tratto invaso dalla spazzatura, non esistono solo particelle di plastica ma anche organismi viventi generalmente chiamati Plankton o Phitoplankton (gli organismi multicellulari che crescono più velocemente nel pianeta). Greenpeace stima che nel Pacific Garbage Patch per ogni kilogrammo di plankton ci siano 6 kilogrammi di plastica. Questi due tipi diversi di “organismi”, naturali ed artificiali, si mischiano creando questa sorta di zuppa di plastica e di plankton anche tramite un vero e proprio inglobamento delle particelle della plastica in questi organismi marini multicellulari naturali. Il problema è che gli organismi naturali sono necessari alla natura per svariati motivi che tratterò più avanti, gli organismi artificiali no.

Ciò che è veramente ironico è che i rifiuti, rientrando nell’oceano, tornano da dove sono venuti. Mi spiego. La plastica si produce dalla lavorazione di petrolio e idrocarburi che si sono formati nel corso dei millenni proprio dal plankton antico dei mari primordiali. Insomma, il plankton natulare si sta mischiando a dosi massicce di plankton civilizzato, come lo chiama Charles Moore. Il problema vero è che non si sa in che misura questo processo stia avvenendo perchè neanche gli oceanografi sono in grado di misurare in maniera abbastanza attendibile quanta plastica stia fluttuando nell’oceano.

Alessio Neri


LEGGI ANKE
http://cipiri6.blogspot.com/2012/03/isola-di-plastica.html



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FAI VOLARE LA FANTASIA

NON FARTI RUBARE IL TEMPO
I TUOI SOGNI DIVENTANO REALTA'
OGNI DESIDERIO SARA' REALIZZATO
IL TUO FUTURO E' ADESSO . 


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RISO? L’ITALIA DÀ UN CALCIO AGLI OGM



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RISO? L’ITALIA DÀ UN CALCIO AGLI OGM!

Cari cyberattivisti,
un enorme disegno è comparso in una risaia biologica nella provincia di Milano. Nessun segnale extraterrestre. Nessuna minaccia da mondi lontani. Si chiama rice art ed è approdata in Italia grazie ai nostri attivisti. Hanno lavorato tante ore per tracciare la sagoma dello stivale italiano che calcia via gli OGM come si vede bene dalla foto. Vogliamo mandare un messaggio forte al governo italiano e alle autorità europee per impedire l’importazione del riso transgenico.

A livello europeo, infatti, presto si dovrà votare per l’autorizzazione all’importazione del riso Ogm della Bayer (LL62), modificato per resistere a un erbicida tossico, il glufosinato. Il glufosinato è considerato così pericoloso per gli esseri umani e per l’ambiente che presto sarà vietato in Europa.

L’Italia è il principale produttore di riso e di biologico a livello europeo, che senso ha rischiare col riso transgenico? Anche la Bayer ha ammesso che questo riso potrebbe accidentalmente germinare, col rischio di contaminare la produzione nazionale. Non dimentichiamoci poi dei dubbi che permangono sulla sicurezza per il consumo animale e umano degli OGM.

La cyberazione “Risotto agli OGM? No grazie”, che abbiamo lanciato la scorsa settimana, ha superato quota 10.000 firme. Con la vostra mobilitazione possiamo essere ancora di più a chiedere ai governi e alle autorità europee di proteggere i consumatori, gli agricoltori e le coltivazioni dal riso Ogm della Bayer. Aiutateci a diventare 20.000!!!

www.geenpeace.it
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OROSCOPO


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martedì 22 settembre 2009

Le «navi tossiche» e il futuro del Mezzogiorno

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OROSCOPO
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Le «navi tossiche» e il futuro del Mezzogiorno

Angelo Cotugno & Massimo Covello

I segretari regionali della Cgil di Calabria e Basilicata intervengono sulla vicenda delle imbarcazioni cariche di veleni affondate nel Mediterraneo e di fronte alle coste calabresi e lucane sottolineandone la relazione col modello di sviluppo: ecco come un paese che non ha conosciuto l'industria conosce i suoi veleni.

Quanto è emerso, e sta ancora emergendo, in questi giorni in Basilicata, in Calabria, nel Tirreno cosentino, grazie al coraggio ed alla tenacia, prima, del giudice Bruno Giordano capo della Procura di Paola e poi dalla determinazione degli assessori regionali all’ambiente di Basilicata e Calabria, è uno degli aspetti più pericolosi ed inquietanti del «modello di sviluppo del Mezzogiorno» pensato e praticato dal capitalismo Italiano negli ultimi 20 anni almeno. Nella divisione produttiva del Paese, attraverso una scelta pianificata a tavolino, sia pur occulta per ovvi motivi, da industriali dell’operoso Nord, settori importanti dello Stato e delle pubbliche amministrazioni locali, organizzazioni criminali e mafiose, il Mezzogiorno, il suo territorio interno ed il suo mare sono diventate, non solo aree di transito dei traffici di rifiuti di tutti i tipi verso Sud del mondo ancora più poveri, ma di stoccaggio, di affondamento, di interramento degli stessi.
Si tratta di rifiuti tossici, radioattivi, la cui matrice industriale pubblica e privata segna paradossi intollerabili: grandi aree che non hanno conosciuto la fase dello sviluppo industriale ne pagano però gli effetti più perversi e nefasti. Quanto si sta materializzando in questi giorni è più di un terremoto. In territori già fortemente colpiti dalla crisi, in cui il degrado territoriale, l’emergenza ambientale è diventata endemica, le scoperte compiute e le altre possibili, segnano la strage del patrimonio naturale, svelano pericoli inquietanti sulle conseguenze sanitarie, effetti sulla salute di milioni di esseri viventi e di persone, nonché, come hanno rilevato gli osservatori più accorti, lo stadio non più sostenibile della crisi della democrazia.
Sembra che nulla più nelle nostre Regioni e nel Mezzogiorno intero sia
«bene comune», diritto universale ed inalienabile. Sembra che il «dio denaro»” abbia fatto saltare perfino i legami più profondi, fino ad accettare di avvelenare la propria casa. A tanto, ci permettiamo di dirlo, ha portato un modello politico, economico, sociale che sta dominando anche il nostro Paese ed a cui, forse anche noi, la Cgil, non ci siamo opposti con adeguata convinzione, a partire dal Mezzogiorno. Certo bisogna accertare le responsabilità personali, verificare le complicità anche internazionali, attraverso indagini serie e determinate, scoprire ad esempio come è stato possibile che per anni nessuno abbia sentito la necessità di indagare sulla scomparsa di più di 30 mercantili affondati nel mediterraneo e su tanti altri misteri.
Ci sembra del tutto evidente che le questioni in campo, per le loro implicazioni, per le responsabilità, per le competenze, per i costi, devono assumere un rilievo Nazionale e per alcuni aspetti Europeo ed Internazionale. Tuttavia questo non basta, non è ciò che ci vuole. Serve immediatamente una svolta. Non basta, anche se va fatto subito, l’impegno assunto dal Governo di avviare l’analisi delle aree in cui sono state rilevate le «navi tossiche». Noi pensiamo che in Basilicata, in Calabria, in tutto il Mezzogiorno serve subito «un Piano nazionale di salvataggio, risanamento e bonifica ambientale». Un piano di politiche ordinarie, altro che commissariamenti e accentramenti di poteri, che facciano della rinascita ambientale, perché non è più sufficiente l’obiettivo della sola sostenibilità degli interventi, il nuovo paradigma economico e sociale. Un piano da sostenere con ingenti risorse nazionali e Comunitarie, da recuperare se necessario da quegli investimenti inutili e dannosi come ad es: il Ponte sullo stretto, le spese militari, ecc.. Come si comprende, tutto l’opposto dalle scelte che ha compiuto e compie questo Governo, ed anche distante spesso dalle stesse scelte che quotidianamente compiono tante amministrazioni locali nel Mezzogiorno. Scegliere la riqualificazione del territorio, risanare e bonificare il Mare [un grande progetto per il Mediterraneo], le coste, bonificare le migliaia di discariche di tutti i tipi sparse nel territorio, perfino nelle aree protette, nei parchi nazionali, riqualificare le città, invertire le scelte nefaste del governo sulla privatizzazione e mercificazione dei beni pubblici – acqua, salute, istruzione-, sono solo alcuni esempi di possibili interventi di altro segno. E’ una grande sfida anche per noi. Dobbiamo fare in modo che presso la Conferenza Stato–Regioni si avvii un confronto che coinvolga le forze sociali.
Pensiamo che questo sia un modo per sconfiggere anche la rassegnazione; un modo alto di rilanciare le ragioni del Mezzogiorno contro chi pensa a gabbie salariali e divisioni del Paese. E’ un modo che impegna ad un rinnovo radicale delle classi dirigenti meridionali. E’ una sfida per tutti ma che vale la pena condurre e vincere partendo da una rinnovata alleanza dei lavoratori e delle lavoratrici, delle associazioni, delle forze democratiche di tutto il Paese.

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Un film a impatto zero

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OROSCOPO
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Un film a impatto zero

Il monito è uno e uno solo: non c’è tempo da perdere, un giorno potremmo realizzare di essere stati degli stupidi per non aver cambiato rotta in tempo. Con questo messaggio si presenta «The Age of the Stupid», il film-documento di Franny Armstrong che domani sarà proiettato, in contemporanea, in 40 Paesi del mondo, via satellite nelle sale cinematografiche, a impatto zero. Il film, basato su dati scientifici e immagini reali di oggi, vuole scuotere le coscienze su come e dove sta andando l’uomo e su cosa accadrrà al 2050 se non si cambiano adesso abitudini, se non si cambia subito mentalità, modo di vivere e di usare le risorse del nostro pianeta. Il monito di «The Age of Stupid», presentato oggi in anteprima per la stampa a Roma al nuovo cinema L’Aquila da Wwf e Greenpeace.

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Nucleare, quattro Regioni impugnano la legge «Scajola»

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Nucleare, quattro Regioni impugnano la legge «Scajola»

Toscana, Piemonte, Calabria e Liguria impugnano di fronte alla corte costituzionale la legge contenente la delega al governo in materia nucleare, per l’individuazione di nuovi siti per i depositi delle scorie e la costruzione di nuove centrali nucleari [n. 99 del 2009], fortemente voluta dal ministro per lo sviluppo economico, Claudio Scajola. «Non si può pensare, alla luce di tutte le sentenze della corte di cassazione che individuano un rapporto paritario tra Stato e Regioni in tema di energia, che si venga in Calabria e si pensi di fare un deposito di scorie radioattive o una centrale nucleare senza neanche interpellare la Regione», dice la giunta Loiero. «L’energia secondo la costituzione italiana è materia concorrente, dunque coinvolge anche le competenze regionali, e per questo l’intesa con le Regioni è imprescindibile», fa eco la Toscana.

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sabato 19 settembre 2009

La nave dei veleni, una bomba ad orologeria da disinnescare subito




La nave dei veleni, una bomba ad orologeria da disinnescare subito

di Federica Fantozzi

Ezio Amato, biologo marino, da vent’anni si occupa di relitti come la Jevoli Sun e la Erika. E, in particolare, di identificare quelli pericolosi. In questi giorni è in mare, al largo delle coste siciliane, per un programma di studio sul rischio ambientale e la biodiversità associata ai relitti. A poca distanza da Cetraro, dove è stato individuato il mercantile Cunsky, affondato con 120 fusti velenosi nella stiva. Costretto dal maltemponel porto di Milazzo, lo studioso trova un po’ di tempo per una chiacchierata.

Quando un relitto è pericoloso?
«Quando a bordo aveva combustibili osostanze chimiche nei contenitori. A causa della corrosione, prima o poi, cisterne e serbatoi liberano queste sostanze. Le chiamiamo sorgenti di inquinamento affondate: da tempoormai i relittinon sono più i velieri che divertono i subacquei. Infatti, le convenzioni internazionali firmate dall’Italia impediscono l’affondamento volontario».

Come in questo caso: un pentito di ’ndrangheta ha rivelato ai magistrati che sono stati loro ad affondarla per disfarsi del carico.
«È così. Personalmente non ho dubbi sulla veridicità di questa storia. Il ministero dell’Ambiente ci ha mandati ad affiancare l’azione della magistratura in un’indagine molto complessa. Così come credo che le morti di Ilaria Alpi e del suo operatore sianoda collegare con il traffico di rifiuti tossici. Ma, ripeto, c’èuna situazione più ampia da affrontare».

Come la si combatte?
«È nata l’idea di una mappa per prevenire l’emissione di veleni. Con l’obiettivo di costituire un data-base per il monitoraggio e la bonifica in profondità. Anche se è un’operazione molto complicata. Ma il punto è che possono passare anche 50-60 anni, ma a un certo punto il carico finisce in acqua. Questo progetto, finanziato dalla Commissione Europea, ha individuato come luogo test il santuario dei cetacei (tra la Liguria e la Corsica, ndr)».

Risultato?
«Oltre 500 relitti che giacciono sul fondo dalla Seconda Guerra Mondiale in poi. È chiaro che se trasportavano legname sono innocui, se arsenico no. Tra questi c’era la petroliera Haven davanti a Genova, bonificata soltanto l’anno scorso da Bertolaso ».

A sentire testimonianze e intercettazioni, la Cunsky è unabomba a orologeria. Che cosa si rischia?
«Come ho già detto, da cittadino non ho dubbi che quella sia la nave di cui parlano i collaboratori di giustizia e i boss intercettati. È lunga 100 metri con la prua squarciata, proprio come raccontano loro. E adesso abbiamo una nave a 500 metri di profondità con dentro 120 fusti velenosi. È irrilevante se contengano vernici, solventi o acidi: comunque non sono caramelle. L’inquinamento è certo, l’ammontare degli effetti non è ancora valutabile ».

Che cosa si deve fare e che cosa si può fare per evitare una catastrofe ambientale?
«Questo è il problema. Ritengo che moralmente non ci siano alternative alla bonifica. Ripeto: prima o poi il carico fuoriuscirà. I magistrati hanno avvertito la Regione Calabria, che ha mandato il robot a intercettare la nave, ritenendo fondato l’allarme. E l’assessore all’Ambiente Silvestro Greco ha avvertito: non è un problema locale ma internazionale. Anche perché risolverlo avrà costi enormi».

Quanto costerà?
«La bonifica di un relitto situato a 500 metri di profondità è un’operazione mai tentata prima. Il recupero della Haven, a 75 metri, è costato 6 milioni di euro. Qui si parla di decine e decine di milioni».

L’Italia è in grado di portare a termine un simile compito?
«A mio avviso sì. Abbiamo capacità e know-how: navi, robot, piattaforme galleggianti. Anche se nel mondo queste operazioni le fanno le società di salvage, che sono tutte straniere ».

Restano le spese enormi. A chi toccheranno?
«Eh, per il governo è una tegola micidiale ma inevitabile. Deve provvedere puntando sugli aspetti positivi come nuovi posti di lavoro e sviluppo della ricerca e delle tecnologie nel settore. Magari cercando di coinvolgere organismi internazionali come l’Aiea e la Nato».

Ieri la vicenda è stata oggetto del question time in Parlamento. Per il Pd la risposta del governo finora è stata «debole». Secondo lei, politica e istituzioni sapranno gestire l’emergenza?
«Sono convinto di sì. Il problema in sè non è nuovo nel mondo e ci sono strumenti e mezzi per tenerlo sotto osservazione. Quello che bisogna evitare sono risposte dilatorie: per ora non c’è problema, teniamo la situazione sotto osservazione, ne riparliamo tra 15 anni... ».

Il caso della Cunsky è una terribile eccezione?
«No. Basta che delle 500 navi che abbiamo censito 6-7 siano pericolose per rendere il nostro mare una polveriera. Del resto, da sempre l’oceano è stato usato come discarica. Il nostro team ha da poco individuato un sito con 20mila armi chimiche 35 miglia al largo del porto di Molfetta. Immagini le conseguenze: pesci con il tumore, ecosistema devastato».


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giovedì 17 settembre 2009

lastazionedellebiciclette



http://www.lastazionedellebiciclette.com/
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mercoledì 16 settembre 2009

Impregilo annuncia l'apertura a gennaio dei cantieri del Ponte

Impregilo annuncia l'apertura a gennaio dei cantieri del Ponte

Antonello Mangano www.terrelibere.it


A gennaio 2010 partiranno i lavori del Ponte: dopo l’annuncio di Anas e governo arriva quello dell’impresa vincitrice. Ma l’avvio non riguarda il cantiere principale – di cui ancora non esiste il progetto definitivo – ma quelli preliminari. «Come realizzare una scala esterna per una casa che ancora non c’è». Nel frattempo, Impregilo lamenta l’eccesso di burocrazia in Italia. E tace del suo imbarazzante curriculum, fatto di autostrade mai finite in Calabria, smaltimento illegale di rifiuti in Toscana, ecoballe campane… Agli annunci dei politici ed ai proclami dell’Anas non crede più nessuno. Ma adesso parla Alberto Rubegni, amministratore delegato di Impregilo: «Tra pochi mesi iniziamo il lavori del Ponte». Più esattamente i «cantieri preliminari», cioè i lavori a terra annunciati per gennaio. Si tratta del delirio di strade e ferrovie che stravolgeranno l’area urbana dello Stretto, e che risulteranno perfettamente inutili fino al completamento del Ponte. Al momento, tuttavia, non è stato neanche completato il progetto definitivo. «E se dovesse essere valutato come inattuabile, a cosa saranno servite opere che si giustificano solo ed esclusivamente in funzione del Ponte?», si chiede Guido Signorino, docente di economia, uno dei massimi esperti dei conti della mega-infrastruttura. «Cosa ne sarebbe di lavori frettolosamente realizzati con un anticipo di 6-7 anni? È come realizzare una scala esterna per una casa che non c’è. Insomma, una follia, che potrebbe finire col costituire un danno erariale di proporzioni gigantesche».
Alle strutture secondarie, si affiancano le «opere compensative»: un fiume di soldi finalizzato teoricamente a ripagare dei danni sociali ed ambientali dei cantieri, in pratica a «comprare» il territorio e sopirne le proteste, l’ultima delle quali ha portato inaspettatamente in piazza a
Messina 8 mila manifestanti.

«Il recupero del fronte-mare, lo spostamento della stazione, la metropolitana del mare, eccetera non hanno alcuna connessione ‘tecnica’ col
Ponte e servono alla città di Messina non ‘a causa’ del ponte, ma ‘indipendentemente’ da esso; meglio ancora: ‘invece’ del Ponte», dice ancora Signorino. «Considerando il prezzo che la città ha pagato alla sua funzione di snodo per l’attraversamento dello Stretto, la ‘compensazione’ è dovuta per la funzione svolta nell’ultimo cinquantennio a servizio del sistema nazionale dei trasporti, non per la morte civile che le si vuole regalare in omaggio alla realizzazione di un’opera faraonica quanto inutile».

Come molte imprese italiane, Impregilo ama sputare nel piatto in cui mangia. Vive della rendita delle commesse statali, ma si lamenta dell’«eccesso di burocrazia». Secondo Rubegni, ci sarebbe «più certezza dei diritti» all’estero, dove la società di Sesto San Giovanni ha ottenuto l’appalto per l’allargamento del Canale di Panama, un contratto da 3 miliardi di dollari, ed è in corsa per un dissalatore a Dubai ed uno in Arabia Saudita, finanziato coi petrodollari della famiglia reale.

Eppure in Italia la società non se la passa male: ha in tasca i contratti del Ponte, della Pedemontana Veneta, della Tem [Tangenziali Esterne di Milano] e probabilmente riuscirà a strappare ancora qualcosa dall’Alta Velocità, altra vicenda di cantieri eterni. Forse, quando parlano di «eccesso di burocrazia», i dirigenti Impregilo pensano ai provvedimenti della magistratura nelle vicende campane, tra ecoballe ed inceneritori; o il cantiere lumaca della Salerno – Reggio Calabria, avviato nel 1997, perennemente infiltrato dalle ‘ndrine storiche del reggino e segnato da sette inchieste giudiziarie; le polemiche seguite al crollo dell’ospedale dell’Aquila; la condanna [in primo grado] di Rubegni per «smaltimento
illecito di rifiuti» durante i lavori di costruzione della tratta ferroviaria dell’Alta velocità Firenze-Bologna; per finire con la meno nota vicenda della Milano-Genova, il cui terzo valico è stato lanciato nell’ottobre 1991 come ramo secondario dell’Alta velocità e che nel 2009 è ancora fermo per un contenzioso tra Impregilo e Ferrovie. Un curriculum imbarazzante di cui qualcuno, ad esempio Anas, dovrebbe chiedere conto. Ma non accadrà nulla del genere, anzi proseguirà la strategia delle «mucche da mungere», il neo-interventismo statale finalizzato alla socializzazione delle perdite ed alla costruzione di partnership pubblico-privato, utili a portare profitto a pochi contractors, a prescindere da tutto e tutti, a cominciare dai movimenti accusati di miopia ed egoismo ed invece al momento unica forma di opposizione allo sciacallaggio di poche aziende.
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martedì 15 settembre 2009

siamo riusciti ad ottenere un incontro

Oggetto: ritiro adesione alla conferenza non governativa di Torino dal titolo “Amianto e giustizia”

Il Comitato “Cittadini contro l’amianto” a seguito dell’increscioso episodio che si è verificato nel corso del convegno sullo smaltimento amianto, che si è tenuto a San Daniele Po (CR) lo scorso 13 settembre 2009, e che ha visto come “protagonista” Edoardo Bai, ritira la sua adesione alla conferenza non governativa di Torino dal titolo “Amianto e giustizia”.

Edoardo Bai, membro della commissione scientifica di Legambiente ed esperto di riferimento della conferenza non governativa di Torino per il gruppo di lavoro Amianto e Ambiente, che tratterà anche dello smaltimento del rifiuto amianto, ha portato solo elementi di sterile e superficiale polemica senza presentare dati ed evidenze scientifiche.

Il contesto era un convegno tecnico-scientifico con lo scopo di aiutare la lotta contro la megadiscarica di amianto che si vuole realizzare a Cappella Cantone (sulla sua pericolosità si era peraltro già espresso Fulvio Aurora che era stato nostro ospite a San Bassano il 12 settembre 2008 e a Soresina il 21 maggio 2009).Edoardo Bai ha attaccato, facendo pesanti insinuazioni, il prof Gualtieri, che aveva appena esposto il suo progetto innovativo di ricristallizzazione dell’amianto, e ha poi continuato il suo intervento senza esprimere alcuna contrarietà alla discarica di amianto a Cappella Cantone e alle discariche di amianto in generale(in linea per altro con gli esponenti di Legambiente di Cremona che tacciono pervicacemente su tutta la vicenda), sostenendo che il vero problema, secondo lui, è quello di smaltire i 3 milioni di metri cubi di amianto che ci sono in Lombardia. Il suddetto ha concluso facendo propaganda ad un convegno della CGIL in cui si parlerà del progetto del prof. Gualtieri senza averlo neanche invitato.Il convegno è stato videoregistrato.

Chi volesse prenderne visione per ulteriori approfondimenti scriva a nodiscaricadiamianto@yahoo.it
Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremonaper informazioni scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.ito telefona a: 3355328761 - 3389875898visita il nostro

blog: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com


Si comunica che finalmente, dopo estenuanti tentativi, siamo riusciti ad ottenere un incontro nella giornata dell'iniziativa (giovedì 17 sett.) con il Ministero del Lavoro. La delegazione dovrà essere assolutamente ristretta (2 o 3 comp.) e sarà ricevuta dal CapoGabinetto Cons. Monticelli La delegazione non avrà compiti di discussione ma ascolterà le risposte del Ministero in merito ai tempi di emanazione del Decreto Attuativo del Fondo per e vittime dell'amianto e quale strada vuole percorrere dopo la sentenza del TAR del Lazio.



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INCONTRO DI ROMA del 17 settembre 2009 ( AMIANTO )

INCONTRO DI ROMA del 17 settembre 2009

Verso la Conferenza Nazionale Amianto di Torino

Pertanto come stabilito si terrà il presidio davanti al Ministero del Lavoro di via Veneto alle ore 11,00 di giovedi' 17.


Alle ore 14,30 è previsto l'incontro al Senato in via Santa Chiara 5, l'incontro servirà per mettere definitivamente a punto il programma della Conferenza Nazionale Amianto del 6,7,8 novembre.

ISTITUZIONI

Salvatore Auletta, Ass. alle Politiche del Lavoro Provincia di MateraIng. Mario Fugazza, Ass. Ambiente Comune di Broni Altri esperti hanno comunicato di non poter venire il 17, ma saranno presenti alla Conferenza Nazionale Amianto di Torino come il Dott. Mirabelli del Registro Mesoteliomi del Piemonte, il Prof. Terracini e il Dott. Zirulia del Centro Amianto di Casale Moneferrato, il Prof. Berrino dell'Istituto dei Tumori di Milano. Lo scopo del presidio davanti al ministero e' quello di chiedere con forza il decreto istitutivo del Fondo Vittime dell’Amianto che contempli al suo interno il risarcimento per tutte le vittime.Si ritiene inoltre essenziale che il Ministero applichi la Sentenza del TAR del Lazio senza ricorrere al Consiglio di Stato. Al Senato si discuterà con il Sen. Felice Casson e con tutti presenti le modalità di svolgimento della Conferenza, mettendo a fuoco quanto già sommariamente definito.E' necessario che la Conferenza risponda ad alcune domande sui tre temi che abbiamo individuato e nell'ottica del titolo della Conferenza Amianto e Giustizia.

Saluti Luciano CARLEO

COMITATO PROMOTORE CONFERENZA NAZIONALE AMIANTO WEB

www.conferenzamianto2009.beepworld.it

E-MAIL conferenzamianto2009@libero.it

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domenica 13 settembre 2009

Ritrovata la nave dei veleni




A volte, proprio nei momenti piu' bui e torbidi, l'Italia da' la migliore prova di se'.

Per una serie di circostanze un biologo marino Assessore all'Ambiente in Calabria e un magistrato che da anni si batte contro la 'ndrangheta si sono ritrovati insieme a far luce su una delle piu' torbide vicende di mafia-industria e corpi deviati dello Stato: le navi con scorie radioattive affondate.
Se ne parlava da tempo ma non c'erano elementi di certezza e soprattutto mancavano le prove: almeno una nave. Ora la prova c'e'!!!

Onore e grazie dunque all'assessore all'Ambiente della Regione Calabria Silvestro Greco ed al Procuratore della Repubblica di Paola Giordano Bruno.

Da loro e' stata prima scoperta a terra l'acqua inquinata pesantemente da depositi occulti nascosti dalla'nadragheta lungo i fiumi della Calabria, ora la prova regina in mare con acqua gravemente inquinata dalle scorie radioattive provenienti dai fusti corrosi nella nave dei veleni appena scoperta a 500 mt di profondita' davanti a Cetraro.

Questa vocenda ha numerosi risvolti di importanza enorme e strategica nella nostra battaglia per la difesa della democrazia in Italia

1) Trovare la nave significa identificare la prima pesantissima prova e il riscontro al pentito di mafia Francesco Fonti che ha parlato per primo del traffico di rifiuti tossici e delle movimentazioni dei rifiuti tossici tramite navi. Conferma che il traffico dei rifiuti e' su scala industriale e le chiavi sono in mano alle mafie. La nave risulta radiata dal RINA con un falso clamoroso. In Italia scompaiono le navi come noccioline...avvelenate.

2) Il traffico e' internazionale a cavallo tra Italia e continente Africano. La pista libanese viene altrettanto confermata e soprattutto assume una luce accecante la vicenda di Ilaria Alpi. Ilaria era su questa strada, per questo l'hanno eliminata.

3) Se la gente di Cetraro e dintorni ha tassi di tumori e mortalita'/morbilita' nettamente piu' alti della media il motivo non puo' risiedere solo nei tetti in amianto di Cetraro. L'incremento netto di Il tumori della tiroide, ad esempio, non viene di certo per l'amianto.

4) Ora la nave deve essere recuperata e l'area bonificata: i costi si prevedono enormi.

5) Trovandoci in piena espansione vertiginosa della nuova politica energetica del governo Berlusconi basata sul rilancio del nucleare, la vicenda della nave Cunsky diventa se non il perno, di sicuro si costituisce come uno dei pilastri piu' importanti della risposta possibile da dare alla lobby mediatico-affaristica.
E rappresenta una risposta al ritornello dei bassi costi del nucleare. Il conto si fa infatti alla fine.
Contro la politica dei filo nucleari da oggi c'e' un enorme carico di scorie radioattive affondato per la connession infame che da sempre esiste tra mondo degli affari e mafie in Italia

6) Le prove. Una donna segui' la vicenda della Cunsky all'epoca. Ora e' la responsabile per l'ambiente di Confindustria (domani altro scoop di Andrea Palladino sul Manifesto!)....

Lo scontro si fa durissimo. Noi non ci tireremo indietro, ma e' bene che tutti i democratici, le Associazioni, i Movimenti e le organizzazioni dei lavoratori siano vigili perche' ora piu' che mai con questo governo corrotto e corruttore e con queste connessioni ormai evidenti con le varie mafie qualsiasi colpo di coda violento e' possibile.

Grazie ad Andrea Palladino per questo scoop straordinario e per il grande lavoro di documentazione e riscontro pubblicato sul Manifesto. Sul numero di domani un altro capitolo di questa terribile vicenda. Da seguire con estrema attenzione...

Antonio


Andrea Palladino (da il Manifesto.it)



E' stato filmato oggi pomeriggio a 483 metri di profondità, a 20 miglia al largo di Cetraro (Cosenza), il relitto della nave fantasma, il cui naufragio non era mai stato dichiarato.
Si tratterebbe della Cunski, uno dei vascelli dei veleni affondati nel Mediterraneo, carichi di rifiuti tossici e radioattivi. La conferma del ritrovamento
è appena arrivata dall'assessore regionale Silvestro Greco. “Ora vogliamo la verità, vogliamo che il governo ci dica dove sono le altre navi”, ha commentato Greco a il manifesto che per primo ha rivelato l'esistenza della nave sul fondo del mare.
I dati della nave Cunski – ufficialmente smantellata il 23 gennaio 1992 – sono assolutamente compatibili con quanto documentato dal robot sceso oggi nelle acque calabresi.
C'è infine una storia libanese che lega le quattri navi coinvolte nel racconto del pentito Fonti: la Jolly Rosso – che si è arenata ad Amantea il 14 dicembre 1990 – la Cunski e le altre due navi fantasma, la Voriais Sparadis e la Yvonne A. I quattro vascelli furono utilizzati tra il 1988 e il 1989 per una operazione di recupero di rifiuti tossici nella zona cristiana del Libano, con la supervisione del governo e i soldi della cooperazione.
Elementi che il manifesto racconterà sul numero in edicola il 13 settembre, aggiungendo nuovi tasselli alla storia delle navi dei veleni, che in molti vorrebbero dimenticare.
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sabato 12 settembre 2009

SLOVACCHIA, SCANDALO NUCLEARE



SLOVACCHIA, SCANDALO NUCLEARE

Spunta documento che spiega come ingannare i controlli per la centrale nucleare di Mochovce

Greenpeace è venuta in possesso di un documento della compagnia elettrica Slovenske Elektrarne (SE), controllata al 66% da ENEL, che descrive come manipolare l’audizione pubblica prevista dalla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) per il progetto di completamento di due reattori nucleari sovietici a Mochovce, in Slovacchia. L’audizione si terrà il prossimo 18 settembre, a Bratislava.

“Si tratta di un documento ufficiale di ENEL/SE che mostra chiaramente la volontà di manipolare la partecipazione del pubblico per evitare che si facciano critiche al progetto” spiega Andrea Zlatnanska, responsabile della Campagna Energia.

Il documento descrive come prevenire che ci siano manifestazioni di protesta, come restringere la partecipazione del pubblico, e come raggiungere una minima attenzione dei media. ENEL/SE indica esplicitamente al Ministero dell’Ambiente Slovacco di organizzare solamente un’audizione a Bratislava e che venga ‘evitata’ l’audizione a Vienna già richiesta dal Consiglio comunale. Secondo la Convenzione ESPOO, infatti, i Paesi confinanti possono far richiesta di partecipare alla VIA per capire quali potrebbero essere gli impatti del progetto. Austria e Ungheria sono molto critiche sul completamento di reattori nucleari risalenti agli anni ’70 a pochi chilometri dal confine.

Il progetto consiste nel completamento di due reattori nucleari di progettazione sovietica VVER da 440 MW ognuno, la cui costruzione fu interrotta all’inizio degli anni ’90. I reattori non hanno alcun sistema di protezione in grado di proteggerli da incidenti gravi come l’impatto di un aereo. Il completamento costerà a ENEL - nelle previsioni - 2,8 miliardi di euro, quasi quanto costerebbe realizzare ex-novo un reattore EPR di ultima generazione.

“In Slovacchia ENEL sta buttando i soldi dalla finestra come se comprasse una Duna senza airbag al costo di una Ferrari” chiarisce Francesco Tedesco, responsabile della Campagna Energia e Clima di Greenpeace. “È uno scandalo che la controllata di ENEL faccia silenzio attorno al progetto e nasconda le informazioni agli occhi dei cittadini che dovranno convivere con reattori nucleari senza guscio di contenimento. È questo il trattamento che ENEL intende riservare anche agli italiani?”

Greenpeace denuncia che il comportamento di ENEL/SE, interferendo nel processo di pubblica partecipazione, è in violazione della legge. Greenpeace chiede dunque al Governo slovacco che la procedura di VIA, ormai compromessa, sia fermata e fatta ripartire dall’inizio. I lavori di completamento dovrebbero inoltre essere fermati immediatamente fino a quando la procedura VIA non sarà conclusa.


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venerdì 11 settembre 2009

Crolla l'ortofrutta a causa del clima

Crolla l'ortofrutta a causa del clima
La «crisi» non ha risparmiato l’export e i consumi a marchio Dop [denominazione di origine controllata] e Igp [indicazione geografica protetta], che ha colpito in particolare l’ortofrutta. Ma mentre tengono prodotti come formaggi e carne, crolla del 23 per cento il valore della produzione degli ortofrutticoli, soprattutto a causa dei problemi climatici, che hanno riguardato in particolare la Mela Val di Non.

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I dieci siti per le centrali nucleari in Italia

I dieci siti per le centrali nucleari in Italia

Il governo avrebbe individuato dieci aree per la realizzazione delle centrali nucleari in Italia. La notizia, riportata da Metro, elenca i seguenti siti: Monfalcone [Gorizia], Scanzano Jonico [Matera], Palma [Agrigento], Oristano, Chioggia [Venezia], Caorso [Piacenza], Trino Vercellese [Vercelli], Montalto di Castro [Roma], Termini Imerese [Palermo], Termoli [Campobasso]. Si parla di 4 centrali, ma in campo per realizzarle c’è non solo Enel-Edf ma anche il probabile consorzio Ansaldo-Toshiba-Westinghouse sponsorizzato dal ministro dello sviluppo economico Claudio Scajola.

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mercoledì 9 settembre 2009

Al Festival No Dal Molin, la domenica dell'economia sociale

Vicenza. Al Festival No Dal Molin, la domenica dell'economia sociale
E’ in corso il Festival No Dal Molin, che si tiene a Vicenza fino al 13 settembre. E proprio il 13 settembre sarà dedicato all’economia sociale: a partire, alle 9,30, dal mercato dei produttori locali e delle autoproduzioni; alle 11
dibattito su «La questione palestinese», incontro con Jeff Halper; alle 13 pranzo sociale; alle 16,30 inizia l’attività per bambini «Il circo di cartone», a cura di Arciragazzi; alle 17 all’area dibattiti «Le risposte alla crisi a partire da un’altra economia», con Monica Di Sisto e Marco Deriu. Dalle 19 spritzeria, dalle 21 concerto dell’Osteria Popolare Berica che presenta in anteprima assoluta il nuovo cd «Il ritorno dei Lanzichenecchi».
http://www.nodalmolin.it

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Zoosk

San Daniele Po fa la festa all'amianto

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San Daniele Po fa la festa all'amianto

Cittadini contro l’amianto con il patrocinio del comune di San Daniele Po, e con la collaborazione del circolo Rive Gauche, del gruppo ecologico El Muroon e dell’associazione Su la testa -L’altra Lombardia, organizza il 13 settembre una giornata di convegni e dibattiti, contro le megadiscariche di amianto in provincia di Cremona e ovunque e per l’utilizzo di metodi alternativi all’interramento in discarica dei rifiuti contenenti amianto. La giornata inizia alle 10 con un convegno su «Smaltimento dell’amiento: discariche o inertizzazione?». Nel pomeriggio, incontro dei comitati contro le megadiscariche di amianto, dal Veneto alla Sicilia. Alle 16,30, tavola rotonda sullo smaltimento dell’amianto. La giornata si concluderà con la proiezione del documentario «Anno 2018: verrà la morte. L ’amianto in corpo. Tutti lo sapevano. Tranne loro: i lavoratori» di Giuliano Bugani.
nodiscaricadiamianto@yahoo.it, http://cittadinicontroamianto.blogspot.com

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lunedì 7 settembre 2009

RISOTTO AGLI OGM? NO GRAZIE

RISOTTO AGLI OGM? NO GRAZIE

Cari cyberattivisti,
stavolta la minaccia potrebbe arrivare nei nostri piatti, colpendo uno degli alimenti base al mondo, il riso. La Bayer – gigante tedesco della chimica - sta tentando di vendere a diversi paesi una varietà di riso geneticamente modificato resistente a un erbicida.

Il riso della Bayer - chiamato LL62 - è stato modificato geneticamente per resistere a forti dosi di glufosinato, un erbicida irrorato nelle risaie per eliminare diverse varietà di erbe infestanti. Il glufosinato è ritenuto così pericoloso per gli esseri umani e l’ambiente che presto verrà vietato in Europa, secondo quanto recentemente stabilito dalla legislazione europea.

Al momento il riso Ogm esiste solo nei campi sperimentali. Non è coltivato a livello commerciale in nessun paese nel mondo. Nelle prossime settimane, però, l’Ue deciderà se questo riso geneticamente modificato potrà entrare nei paesi europei, comparire sugli scaffali dei supermercati e finire nei nostri piatti.
L’Italia, a livello europeo, è il principale produttore di riso e di prodotti biologici. Non lasciamo che gli OGM minaccino il nostro cibo, la nostra agricoltura e il nostro ambiente! Firmate anche voi la petizione e aiutateci a diffonderla.



Grazie mille e a presto!

Federica Ferraio
Responsabile campagna OGM Greenpeace Italia



PS: Come saprai, Greenpeace è indipendente e realizza le sue campagne solo grazie all’aiuto di singole persone come te. Se non lo sei già, diventa un sostenitore di Greenpeace! Sostieni questa e altre campagne in difesa del pianeta

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Zoosk

sabato 5 settembre 2009

lanciato il fotovoltaico a concentrazione domestico




lancia il fotovoltaico a concentrazione domestico

di Federico Rendina



Prendi un pannello solare, riduci di tre volte le dimensioni a parità di "potenza" e taglia il prezzo. «E' il futuro dell'energia solare, destinata ad alimentare tutti i bisogni energetici del nostro pianeta» azzarda il premio Nobel per la fisica Zhores Alferov. Sua la tecnologia di base. Ma a tradurla in pratica è l'italianissima Beghelli, con un prototipo già realizzato e la promessa di commercializzare i nuovi pannelli fotovoltaici elettronici ad alta concentrazione entro fine anno, ingaggiando un testa a testa con le più avanzate industrie mondiali del settore. Il lancio ufficiale - anticipa il presidente Gianpietro Beghelli - avverrà con la riconversione all'energia solare di un ospedale a Cuba e con una iniziativa di assistenza in Africa che donerà energia ad una missione dei salesiani.

Genio da Nobel e ingegneria italiana. Tutto nasce dalle idee sfornate da Alferov alla fine degli anni '50, sperimentate con i satelliti russi Sputnik. E ora «i grandi passi avanti nella microelettronica hanno permesso il miglioramento dei parametri di produzione delle celle solari che, già applicati all'ingegneria aerospaziale, possono avere un effettivo impiego anche in ambito terrestre» rimarca Alferof. Che traccia la nuova frontiera: «le celle solari di nuovo tipo consentono di superare la soglia del 38% di efficienza, con l'obiettivo di raggiungere il 55% nell'immediato futuro».

Potenza e assoluta convenienza, promettono gli artefici, anche se per ora non azzardano confronti di prezzo con i pannelli già esistenti: appuntamento in autunno. In ogni caso «con gli attuali incentivi del conto energia un impianto può essere largamente ripagato in meno di dieci anni con almeno venti anni di vita operativa».

Per ora accontentiamoci di ciò che esibisce il prototipo: le celle a tripla giunzione a base di gallio, germanio e indio occupano ciascuna un quadratino di 3 millimetri contro i 110 mm di quelle a silicio cristallino. Ogni modulo fotovoltaico di questo genere promette una potenza di 150 watt racchiusa in meno di un metro quadro con un peso inferiore ai 30 chili.

IlSole24Ore
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venerdì 4 settembre 2009

Da Carbon di insolvenza ai dividendi Clima

Da Carbon di insolvenza ai dividendi Clima

Limitare il riscaldamento globale a 2 ° C al di sopra dei livelli pre-industriali è assolutamente fondamentale, dice il G-8 e la maggior parte dei climatologi migliori del mondo. Se questo è essere più che a parole, le conseguenze saranno radicali.

Claus Leggewie, direttore del Institute for Advanced Study in the Humanities in Essen (KWI) e membro del Global Change Consiglio di Germania (WBGU).

Per i principianti, fino al 2050, solo per un totale di circa 700 gigatonnellate di biossido di carbonio possono essere emessi in atmosfera. Al tasso attuale di emissioni, questo bilancio "sarà esaurito in 20 anni se le emissioni aumentano come previsto, il mondo diventerà di carbonio" insolvente "anche prima. Quindi riduzione di CO 2 e di altri gas a effetto serra deve iniziare il più presto possibile. Perdere altro tempo farà a salire alle stelle i costi e rendere il limite di 2 ° obsolete.

Il ricco Nord non può continuare come prima, paesi emergenti industriali devono lasciare il vecchio percorso industriale-based per la prosperità, e il resto del mondo non può nemmeno avviare su di esso. Eppure, i negoziati con i limiti sulle emissioni di ognuno dei 192 paesi firmatari, alla vigilia del vertice di Copenaghen nel dicembre 2009 hanno finora dato alcuna indicazione di un cambiamento così radicale.

Un accordo globale sul clima deve essere più semplice, più equo e più flessibile di quanto non sia oggi il protocollo di Kyoto. Per raggiungere questo obiettivo, il cambiamento globale del Consiglio di Germania (WGBU) suggerisce che una formula di bilancio deve essere approvato. L'idea è che, in futuro, tutti gli Stati sarà assegnato un bilancio nazionale delle emissioni pro-capite che collega tre elementi di base di un accordo globale sul clima equo: la responsabilità storica dei paesi industriali più importanti ', la capacità dei singoli paesi' prestazioni attuali, e globale disposizione per la sopravvivenza del genere umano.

Il compito è immenso. A livello globale, veloce e completo de-carbonizzazione dell'economia mondiale è necessario. Tutti i paesi devono ridurre il loro consumo di combustibili fossili e passare a fonti energetiche rinnovabili nel più breve e per quanto possibile. Ma, dal momento che i paesi dell'OCSE (guidata dagli Stati Uniti e Australia) sarà presto i loro bilanci superamento di carbonio, anche dopo ampie riduzioni delle emissioni, essi devono cooperare con i paesi in via di sviluppo che ancora avanzi di bilancio. Rompere il nodo gordiano dei negoziati sul clima richiede che offre la tecnologia e trasferimenti finanziari in cambio della possibilità di un sovraccarico del bilancio nazionale.

Una politica responsabile del clima globale implica quindi un cambiamento radicale delle relazioni internazionali, e rendendo le innovazioni istituzionali necessarie nella governance globale richiede coraggio. Fino ad ora, la ricchezza delle nazioni è stato basato sulla combustione del carbone, gas e petrolio. Ma, se l'obiettivo dei 2 ° C è preso sul serio, il XXI secolo vedrà i paesi che non sono poi così lontano giù per il sentiero di carbonizzazione (come gran parte dell'Africa), o che lasciano in tempo (come l'India e Pakistan), in grado di diventare ricchi aiutando le società che devono de-carbonizzare rapidamente.

Per il momento, tutto questo è ancora un'utopia. Nel suo stato attuale, cap-and-trade per ridurre le emissioni sono ben lungi dall'essere equa ed efficace, un sensibile miglioramento potrebbe includere creazione di un clima Banca centrale di registrare e controllare il trasferimento di crediti di emissione. Questa banca avrebbe anche assicurare che lo scambio di emissioni non in contrasto con l'obiettivo di rimanere all'interno dell'intero bilancio globale, per esempio attraverso la vendita totale di emissioni di crediti non utilizzati dai singoli paesi in via di sviluppo, all'inizio del periodo contrattuale.

Al fine di raggiungere questo obiettivo, il clima Banca centrale deve avere il potere di svolgere il proprio lavoro. Che, a sua volta, implica che è responsabile e che ha legittimità democratica - qualcosa di fondamentalmente privo di agenzie multilaterali come la Banca Mondiale.

Altre modifiche alla governance globale sarà inoltre necessario. Questi cambiamenti comprendono il consolidamento del faccia a faccia i negoziati tra vecchi e nuove potenze mondiali (USA, l'Unione europea e Cina) e in via di sviluppo ei paesi emergenti, tra cui nuove potenze regionali come il Messico, Egitto, Turchia e Indonesia.

In questo quadro, il vecchio G-7 / 8 non può più funzionare come un centro egemone, ma piuttosto come una sorta di intermediario e organo preparatorio. Contemporaneamente, all'interno di una architettura variabile di negoziazione, non ci devono essere link a numerose istituzioni conferenza delle Nazioni Unite, così come a quello politico-economico le associazioni regionali come l'Unione europea, il Mercosur, o l'Unione africana.

Questa flessibilità (e, ahimè, fragile) l'architettura multi-livello di negoziazione può funzionare solo finché si è orientata verso chiare basi morali per la negoziazione, è sufficiente legittimità democratica, ed è supportato nelle arene nazionali e locali di azione. Leader globale sarà più facile da guidare in modo significativo il raggiungimento degli obiettivi di cooperazione grande se sono supportati da visioni del futuro all'interno della società civile.

Un basso società di carbonio non è uno scenario di crisi, ma piuttosto la visione realistica della liberazione dal sentiero di sviluppo più costoso e rischioso. Nel 1963, quando il mondo scampato catastrofe nucleare, il fisico Max Born ha scritto: "La pace mondiale in un mondo che è cresciuta più piccoli non è più una utopia, ma piuttosto una necessità, una condizione per la sopravvivenza del genere umano." Queste parole sono non è mai stata più vera.

Claus Leggewie è direttore del Institute for Advanced Study in the Humanities in Essen (KWI) e membro del Global Change Consiglio di Germania (WBGU)

Il commento di cui sopra è stato pubblicato come parte di una esclusiva serie di commenti chiamato " Da Kyoto a Copenhagen ", Pubblicato da Project Syndicate, con la collaborazione da parte del governo danese.
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Australia. Un inverno eccezionalmente caldo

Australia. Un inverno eccezionalmente caldo
Temperature di quasi tre gradi sopra la media di lungo periodo e impreviste ondate di caldo. Quello in corso è l’inverno più caldo della storia dell’Australia. I meteorologi dicono che si tratta di normale variabilità, tuttavia anche i cambiamenti climatici, aggiungono, hanno un ruolo, visto che nel paese si stanno succedendo, ormai da alcuni anni, eventi climatici estremi, come la lunghissima siccità che due anni e mezzo fa ha praticamente azzerato l’agricoltura in alcune regioni del paese. E le previsioni per la primavera e l’estate di quest’anno sono preoccupanti, con il rischio, molto concreto, che la siccità torni, forse più grave di prima.

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Per l'Italia, il nucleare obsoleto francese e nippo-americano

Per l'Italia, il nucleare obsoleto francese e nippo-americano
Il ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, a fine settembre sarà negli Stati uniti per firmare un accordo di collaborazione sulla ricerca atomica, già discusso nell’ultimo G8 dell’energia a Roma. Sarà anche l’occasione, pare, per gettare le basi della formazione di un consorzio fra Ansaldo [gruppo Finmeccanica] e la società nippo-americana Toshiba- Westinghouse, per entrare nella partita finora riservata a Enel in cordata con la francese Edf. Sul piatto c’è il rilancio del nucleare in Italia e la realizzazione delle centrali di terza generazione. Cioè della tecnologia in possesso di Edf e Westinghouse, di fatto già osboleta e ben lontana da quella «quarta generazione» potenzialmente più sicura.

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giovedì 3 settembre 2009

Amazzonia,greenpeace,VINCE



Ricordate la nostra inchiesta “Amazzonia, che macello!”? Meno di quattro mesi fa chiedevamo a Timberland, Adidas, Clarks, Geox e Nike di interrompere immediatamente i rapporti commerciali con aziende o allevamenti legati alla distruzione dell’Amazzonia.

Abbiamo vinto! Tutte e cinque le multinazionali hanno deciso di passare dalla parte delle foreste. Tra i giganti del mercato della carne e della pelle brasiliani hanno già aderito al nostro appello Bertin e Marfrig. Inoltre, i commercianti brasiliani di soia hanno rinnovato per un anno ancora la moratoria sull’acquisto di soia da aree recentemente deforestate in Amazzonia.

Ora con la nostra campagna “Deforestazione zero” continueremo a fare pressione sull’intero settore della carne e della pelle affinché tutti si assumano la responsabilità degli effetti che le proprie politiche di acquisto producono. Solo così avremo fatto - insieme - qualcosa di concreto per salvare l’Amazzonia e combattere il cambiamento climatico.

http://www.greenpeace.org/italy/deforestazione-zero/

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Clima, nuovo allarme del Wwf

Clima, nuovo allarme del Wwf
Lo scioglimento dei ghiacci in Groenlandia e in Antartide occidentale provocherà un aumento di circa 1,2 metri del livello del mare entro il 2100. Questo fenomeno, unito all’effetto serra, causerà un aumento delle perturbazioni atmosferiche che colpiranno soprattutto l’Europa e il Nord America. L’allarme è stato lanciato dal Wwf che avverte che gli effetti del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci nell’Artico potrebbero causare danni irreversibili ai territori abitati da un quarto della popolazione mondiale, con inondazioni e calamità atmosferiche. La previsione si legge nel rapporto «Arctic climate feedbacks: global implications», presentato alla conferenza globale sul clima in corso a Ginevra. «Il riscaldamento dell’Artico non è un problema locale. Se non manteniamo basse le temperature, la popolazione di tutto il mondo ne subirà gli effetti», ha spiegato Martin Sommerkorn, responsabile del programma artico del Wwf. Prima di presenziare alla conferenza globale sul clima, anche il segretario generale dell’Onu, Ban ki-Moon, ha visitato le stazioni di ricerca artiche al largo della Norvegia per constatare gli effetti del riscaldamento globale. A dicembre, i leader mondiali si incontreranno a Copenaghen per siglare un accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni di Co2 che sostituisce il protocollo di Kyoto, in scadenza nel 2012.

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mercoledì 2 settembre 2009

CITTADINI CONTRO L'AMIANTO

COMUNICATO STAMPA>
Allarmanti e inesatte affermazioni del presidente della provincia di Cremona al TG3 del 1.09.2009.>
Fermiamo la realizzazione delle megadiscariche!> > Dopo le dichiarazioni rilasciate al TG3 viene da chiedersi> se il presidente della provincia conosca adeguatamente il> progetto di realizzazione della discarica di Cappella> Cantone. Infatti cerca di far passare come “ conquista”> il fatto che la discarica, secondo lui, sarà di 300.000 mc> anziché di 600.000 mc, ignorando o fingendo di ignorare che> il progetto prevede in realtà una discarica di 260.000 mc.>
Che cosa c’è dietro queste manipolazioni e falsità che> creano solo confusione? Si vuole, forse, far digerire ai> cittadini il fatto che la discarica non sarebbe pericolosa e> andrebbe quindi realizzata in fretta e furia, ottenendo come> contropartita le così dette “compensazioni”? Perché> nessuno vuole prendere in considerazione la possibilità di> utilizzare forme alternative di smaltimento già> sperimentate scientificamente? Forse perché richiederebbero> più tempo e nel frattempo l’Expo di Milano preme e si> vuole smaltire tutto l’amianto rimosso a Milano e dintorni> nelle discariche di Cremona, facendola diventare la> pattumiera della Lombardia?> Le “compensazioni” non sono altro che soldi o> “benefit” vari erogati dalla Regione ai comuni limitrofi> e alla Provincia, al fine di neutralizzare la loro> contrarietà, ma soprattutto quella degli abitanti della> zona. La promessa delle “compensazioni” costituisce di> fatto una dichiarazione del “senso di colpa”: ciò> significa che si è consapevoli che si sta realizzando> qualcosa di estremamente pericoloso, prescindendo dalla> tutela della salute pubblica e dai vincoli ambientali che> vengono “superati” con disinvoltura, modificando leggi e> normative precedentemente approvate con atti autoritari e> decisionisti e senza alcun confronto pubblico. In questo> contesto si inserisce la nomina di Salini a commissario ad> acta per le megadiscariche.> La logica che sta prevalendo in Regione Lombardia e in> provincia di Cremona è aberrante: bisogna procedere> comunque e in fretta, perché evidentemente si sono già> presi impegni con la ditta che realizzerà e gestirà> l’impianto, la quale ha pagato il terreno un valore doppio> del mercato, sapendo, evidentemente, che la Regione avrebbe> comunque garantito la realizzazione della megadiscarica su> quell’area di Cappella Cantone.>

Noi, comunque, non cesseremo la nostra protesta e> mobilitazione, allargando il fronte delle opposizioni anche> fuori dai confini cremonesi. La questione megadiscariche è> ormai una questione nazionale.> Infine, vogliamo ricordare alla giunta regionale e a quella> provinciale che le direttive della Commissione Europea> indicano che una cava in disuso può essere adibita a> discarica, ma bisogna prendere in considerazione la tutela> della natura, l’esistenza di falde freatiche, le> condizioni geologiche e la distanza dalle zone urbane, tutti> elementi che a Cappella Cantone sarebbero ignorati e> violati.> Per Cittadini contro l’amianto - Mariella Megna> Cremona, 2 settembre 2009> > ****************************************************> Discariche e amianto a Cremona: giù le mani dal> territorio!
Le responsabilità di Formigoni & C. > > Puntualmente ad agosto arrivano le sorprese … la giunta> Formigoni ha urgenza di realizzare le megadiscariche di> amianto in provincia di Cremona, a Cappella Cantone (260mila> mc) e a Cingia de’ Botti (400mila mc). Abbiamo già> avuto modo di spiegare che queste discariche sono altamente> pericolose per la salute perché ubicate in zone troppo> vicine ai centri abitati e in presenza di falde acquifere> affioranti . A questo proposito rimandiamo al nostro blog http://cittadinicontroamianto.blogspot.com > > I cantieri per l’EXPO 2015 a Milano stanno per> essere avviati e Formigoni ( il presidente della Regione> Lombardia) non ha trovato soluzione migliore che riversare> in provincia di Cremona tutto l’amianto che sarà rimosso> con le demolizioni di interi quartieri milanesi. > > Per la giunta lombarda sono irrilevanti le proteste che da> oltre un anno avanzano tutti i settori del territorio> cremonese (istituzioni locali e provinciali, associazioni,> sindacati, persino la curia!) e non considera che la> popolazione stessa è fortemente contraria (come dimostrano> le manifestazioni e convegni che noi abbiamo organizzato).> Con la delibera di giunta regionale che nomina commissario> ad acta il presidente della provincia di Cremona, per la> modifica e la riadozione del piano rifiuti, si fa piazza> pulita di un anno di mobilitazioni popolari, mozioni,> discussioni, proposte per imporre dall’alto una> decisione che porterà alla rovina un territorio dalla> vocazione agricola di qualità. E’ il solito ritornello:> la salute compromessa in nome del profitto. > > E non importa che Cremona sia al terzo posto in Italia per> tumori e al primo per tumori allo stomaco (dati ASL di> Cremona). > > E non importa che le megadiscariche di amianto sorgeranno> in mezzo ai campi di mais destinati alle vacche da> latte. > > A fronte di tutto ciò suonano ancora più stridenti le> dichiarazioni fatte dai vari Petrini - presidente Slow Food,> Stanca - amministratore delegato EXPO 2015 e Vittadini - ex> presidente Compagnia delle Opere al Meeting di Rimini di> Comunione e Liberazione (di cui fa parte anche il nuovo> presidente della Provincia di Cremona), tutte tese a> dimostrare che l’EXPO sarà un’occasione per rilanciare> lo sviluppo sostenibile, il rispetto dell’ambiente e il> ripristino del territorio … > > Che squallore! > > Il prossimo 13 settembre abbiamo organizzato a San Daniele> Po (CR), comune vicino a dove dovrebbe essere realizzata una> delle due megadiscariche di amianto, una giornata dal titolo> ‘Facciamo “la festa” all’amianto’. > > La mattina ci sarà il convegno “Smaltimento amianto:> discariche o inertizzazione?” durante il quale il prof.> Alessandro Gualtieri dell’università di Modena> illustrerà un processo industriale, unico in Europa, di> conversione termica dell’amianto (ricristallizzazione)> in materia prima pulita. Il prof. Gualtieri era già> stato nostro ospite a Soresina lo scorso maggio e nel corso> della sua relazione avevamo appreso che il suo progetto era> in attesa di approvazione da parte dell’ amministrazione> provinciale di Varese. Ma che strano! Varese capitale> dell’innovazione per lo smaltimento dell’amianto e> Cremona pattumiera della Lombardia. > > Nel pomeriggio ci sarà un incontro con i vari comitati> sorti in Italia contro le megadiscariche di amianto e a> seguire una tavola rotonda sul tema dello smaltimento> dell’amianto. Abbiamo invitato istituzioni, partiti,> associazioni, sindacati e movimenti. > > Ci pare evidente che alla tavola rotonda, presieduta dal> Giampaolo Dusi, consigliere provinciale del PRC e da Giorgio> Riboldi, di SU LA TESTA – L’altra Lombardia, sarebbe> opportuno che ci fosse anche Salini, in modo da potergli> illustrare un metodo con cui è possibile smaltire> l’amianto senza distruggere il nostro territorio con> megadiscariche pericolose per la salute di tutti. > > Mariella Megna - Cittadini contro l’amianto > > **********************************************************> > > Facciamo… “la festa” all’Amianto > > San Daniele Po (CR) > > 13 settembre 2009 > > > > Cittadini contro l’amianto con il patrocinio del Comune> di San Daniele Po, e con la collaborazione del circolo Rive> Gauche, del gruppo ecologico El Muroon e dell’associazione> SU LA TESTA -L’altra Lombardia,organizza > > una giornata di convegni e dibattiti, contro le> megadiscariche di amianto in provincia di Cremona e ovunque> e per l’utilizzo di metodi alternativi all'interramento in> discarica dei rifiuti contenenti amianto. > > > > PROGRAMMA DELLA GIORNATA > > CONVEGNO “Smaltimento amianto: discariche o> inertizzazione?” > > Ore 10.00 Presso sala G. Tortini: apertura dei lavori:> dott. Davide Persico - sindaco di San Daniele Po; d.ssa> Mariella Megna - Cittadini contro l’amianto; > > 10.30 “Stato dell'arte sui metodi alternativi> all'interramento in discarica dei rifiuti contenenti> amianto” prof. Alessandro Gualtieri – Università di> Modena e Reggio Emilia; > > 11.30 Coffee break; > > 11.45 Dibattito; > > 13.00 Pranzo presso il Parco comunale della Mela Verde > > 14.30 Incontro dei comitati contro le megadiscariche di> amianto che si sono formati in varie parti d’Italia, dal> Veneto alla Sicilia. > > 16.30 Apertura tavola rotonda sul tema dello smaltimento> dell’amianto. Coordina Giampaolo Dusi consigliere> provinciale del PRC e Giorgio Riboldi, associazione SU LA> TESTA – L’altra Lombardia. Sono invitati istituzioni> locali e provinciali, partiti, associazioni, sindacati e> movimenti. > > 18.00 Conclusione dei lavori > > > A seguire proiezione del video“Anno 2018: verrà la> morte. L’amianto in corpo. Tutti lo sapevano. Tranne loro:> i lavoratori”di Giuliano Bugani > > Musica con canti popolari di Marco Chiavistrelli > > > > "L'UNICA FIBRA DI AMIANTO INNOCUA E' QUELLA CHE NOI NON> RESPIRIAMO" > > > > > Cittadini contro l'amianto della provincia di Cremona> per informazioni scrivi a nodiscaricadiamianto@yahoo.it> o telefona a: 3355328761 - 3389875898> visita il nostro blog: http://cittadinicontroamianto.blogspot.com
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