L'eccezionale acqua alta di fine ottobre a Venezia
ha toccato il metro e 56 centimetri a Punta della Dogana.
Un nuovo studio pubblicato da Science Advances indica che le ondate di calore estive, la siccità e altri fenomeni severi potrebbero diventare molto più frequenti per il rallentamento della corrente a getto indotto dalle attività umane.
Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science Advances con il progredire del riscaldamento globale la frequenza delle condizioni che danno origine a eventi meteorologici distruttivi e prolungati aumenterà, in media, del 50 percento e potrà arrivare fino al 300 percento.
Gli incendi in California e le ondate di calore in Europa della scorsa estate sono stati i peggiori a memoria d'uomo. Ancora, gli incendi in Artide e le alluvioni in Giappone sono anch'essi senza precedenti e connessi con una corrente a getto più lenta che crea un blocco dei sistemi meteorologici, afferma il climatologo Michael Mann della Pennsylvania State University,
autore principale dello studio.
E non parliamo solo dell'ultima estate. La siccità del 2011 in Texas e in Oklahoma, le alluvioni del 2013 in Europa, gli incendi del 2015 in California e quelli del 2016 in Alberta sono stati ricondotti al progressivo riscaldamento dell'Artico, che sta rallentando il flusso della corrente a getto.
“Vediamo le conseguenze devastanti del cambiamento climatico accadere in diretta sotto i nostri occhi alla televisione e finire in prima pagina sui giornali” dice Mann. Se la combustione di combustibili fossili dovesse continuare questi eventi saranno più frequenti e più intensi, aggiunge il climatologo. “E la situazione potrebbe peggiorare ancora se non ci saranno delle azioni immediate per ridurre le emissioni di carbonio”.
Lo studio è stato pubblicato in concomitanza di una nuova ricerca pubblicata sulla rivista Nature. Quest'ultima suggerisce che negli anni recenti l’oceano globale abbia assorbito molto più calore di quanto ritenuto in precedenza. Ciò potrebbe voler dire che il pianeta si riscalderà ancora più velocemente in risposta alle emissioni di gas serra, il che potrebbe avere ulteriori impatti negativi sul tempo meteorologico.
Un fiume di aria
La corrente a getto è un insieme di venti di alta quota che soffiano da ovest verso est originati dalla differenza di temperatura tra l’aria fredda dell’Artico e quella calda dei tropici. L’Artico si sta riscaldando due o tre volte più velocemente di ogni altro luogo sul pianeta, e questo fa diminuire la differenza di temperatura tra le due masse d’aria, che a sua volta determina il rallentamento della corrente a getto. Così come un fiume che si muove lentamente, anche la corrente a getto può creare dei meandri e può bloccarsi durante l’estate, a volte anche per settimane.
Le proiezioni dei modelli climatici sulla frequenza con cui, da qui al 2100, la corrente a getto entrerà in stallo e determinerà degli eventi meteorologi estremi variano da un leggero aumento fino a un incremento del 300 percento, dice Kai Kornhuber, ricercatore presso il Postdam-Institute for Climate Impact Research in Germania e coautore dello studio. Non ci sono sufficienti serie di dati di buona qualità sul lungo periodo – e i vari modelli climatici gestiscono in maniera diversa la complessità delle nubi del futuro e delle particelle di aerosol che derivano dall’inquinamento dell’aria – ha detto Kornhuber in un’intervista. “Tuttavia è molto probabile che vi sarà un aumento del 50 percento, e questa cifra è probabilmente una sottostima”, ha detto.
Il ruolo principale del carbone
Lo studio mostra anche che chiudere le centrali elettriche a carbone ridurrà la possibilità che nel futuro si verifichino estati come quella del 2018. Le centrali a carbone rappresentano la maggior fonte di anidride carbonica (CO2) che intrappola il calore del sole. Sono anche una significativa fonte di inquinamento atmosferico sotto forma di piccole particelle o aerosol che riflettono parte del calore del sole, determinando un raffreddamento regionale.
“Una riduzione dell’inquinamento atmosferico nei paesi industrializzati potrebbe effettivamente ripristinare parte della differenza di temperatura che normalmente esiste tra le medie latitudini e l’Artico, dice Stefan Rahmstorf, coautore dello studio e ricercatore presso il Postdam-Institute for Climate Impact Research.
E questo aiuterebbe a prevenire l’aumento nel futuro delle situazioni di stallo della corrente a getto e gli estremi meteorologici che ne derivano. “Se vogliamo limitare l’aumento degli eventi meteorologici estremi, eliminare gradualmente la combustione del carbon fossile sembra una buona idea” ha detto Rahmstorf in una conferenza stampa.
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Ci vorranno centinaia di anni per vedere le conseguenze di tutti questi cambiamenti, dice Wijffels. Ogni molecola di CO2 che evitiamo di immettere nell’atmosfera oggi ci risparmia un potenziale riscaldamento nel futuro” dice la ricercatrice.
“Per questo dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre le emissioni"...
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