Il 2018 l’anno più caldo per gli oceani e le conseguenze dureranno a lungo
Gli oceani assorbono il 93 percento del calore dovuto al cambiamento climatico.
Ma questo effetto ha degli importanti e duraturi.
dal nationalgeographic
Da quando l’uomo ha cominciato a misurarne regolarmente la temperatura, gli oceani della Terra sono più caldi oggi rispetto ad ogni altro periodo. È questo il risultato di un’analisi pubblicata il 16 gennaio sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences.
Gli oceani hanno assorbito più del 90% del calore rilasciato dai gas a effetto serra emessi dalle attività umane, rallentando il riscaldamento dell’atmosfera, ma causando molte altre spiacevoli alterazioni al clima terrestre.
Un oceano anche solo leggermente più caldo può avere impatti drammatici. Alcune altre ricerche pubblicate recentemente mostrano che l’aumento della quantità di calore negli oceani può determinare onde più forti, mentre una maggiore temperatura dell’acqua superficiale alimenta temporali più violenti, facendo aumentare i danni causati dai cicloni e dalle tempeste tropicali.
L’aumento di temperatura dell’acqua di mare distrugge l’habitat dei coralli e ha impatti negativi sulle risorse ittiche. Un altro studio mostra che in Antartide la calotta polare si sta sciogliendo ad una velocità circa sei volte superiore a quella del periodo 1979-1990, un aumento in parte dovuto a masse d’acqua più calda che oggi lambiscono la piattaforma continentale.
“Gli oceani sono il miglior termometro del pianeta” dice Zeke Hausfather, esperto di energia e scienza del clima all’Università della California a Berkeley, che utilizzando gli stessi dati sul calore intrappolato negli oceani pubblicati nell’articolo su Advances in Atmospheric Sciences ha pubblicato l’11 gennaio un articolo sulla rivista Science. “I dati relativi alla quantità di calore intrappolato negli oceani ci danno una immagine chiara e senza equivoci del riscaldamento climatico.”
Trovato il “calore mancante”
Già all’inizio dell'Ottocento gli scienziati sospettavano che l’immissione di anidride carbonica in atmosfera avrebbe causato un aumento della temperatura dell’atmosfera stessa.
Attorno al 1960, quando sono cominciate le registrazioni regolari della temperatura dell’aria e della concentrazione di anidride carbonica in varie località del pianeta, le loro previsioni sono state confermate.
Tuttavia sembrava che l’atmosfera stesse riscaldandosi meno di quanto predetto dai loro calcoli. Dove sarebbe potuto andare il calore in più?
Alcuni oceanografi sospettarono che il calore “mancante” fosse in realtà assorbito dagli oceani, ma misurare il calore dell’oceano era molto più difficile che misurare la temperatura dell’aria. E anche se alcune navi impegnate in missioni di ricerca misuravano occasionalmente la temperatura dell’acqua, i dati raccolti erano esigui in confronto all’estensione degli oceani.
Gli scienziati, quindi, cominciarono a raccogliere tutti i dati che potevano trovare, dalle osservazioni delle navi commerciali, ai dati navali, alle registrazioni storiche. Analizzando tutti questi dati assieme si sono resi conto che l’oceano, in effetti, agisce come un enorme cuscinetto per il sistema climatico, attenuandone gli impatti.
Nell’ultimo decennio le misurazioni del contenuto di calore dell’oceano sono state migliorate notevolmente da un nuovo strumento: circa 3800 sensori galleggianti, chiamati Argo floats, che sono stati rilasciati negli oceani. Questi sensori autonomi registrano a intervalli regolari la temperatura nei 2000 metri superficiali della colonna d’acqua ed hanno migliorato immensamente la qualità dei dati a disposizione dei ricercatori per lo studio del calore contenuto negli oceani.
Grazie a queste misurazioni, è stato possibile capire che gli oceani stanno assorbendo circa il 93 percento del calore causato dalle emissioni di anidride carbonica. Ed è stato calcolato che se tutto il calore che gli oceani hanno assorbito dal 1955 ad oggi fosse rilasciato ad un tratto nell’atmosfera, la temperatura dell’aria salirebbe di colpo di circa 33,3 °C . In altre parole, gli oceani agiscono come un gigantesco tampone termico che ci protegge dal sentire direttamente tutto il calore del cambiamento climatico. Ma questo calore non è scomparso.
Il riscaldamento sta accelerando
Nel 2018 l’intero strato superficiale degli oceani, dalla superficie fino a 2000 metri di profondità, è risultato più caldo di tutti gli anni precedenti, in media di un decimo di grado in più rispetto alla media sul lungo periodo. Questo piccolo aumento di temperatura è stato sufficiente per determinare un aumento di 3 millimetri del livello medio del mare,
semplicemente perché l’acqua calda occupa più spazio.
Ma il 2018 arriva dopo circa tre decenni di riscaldamento regolare e consistente, i cui effetti cumulativi possono essere percepiti in modo più acuto.
“L’aumento di temperatura sembra piccolo su base giornaliera, ma sommato sul lungo periodo diventa importante” dice Kevin Trenberth, climatologo del National Center for Atmospheric Research in Colorado, e co-autore sia dell’articolo su Advances in Atmospheric Sciences che di quello su Science.
L’eccesso di energia nell’atmosfera si diffonde lentamente nell’oceano e “questo è il motivo per cui ogni anno la temperatura dell’oceano è sempre più calda” dice il ricercatore.
Ancora più allarmante il fatto che negli ultimi decenni gli oceani si sono riscaldati il 40 percento più velocemente di quanto avessero fatto nella metà del secolo scorso, dice Trenberth.
Dalla rivoluzione industriale a oggi la quantità di calore che è stato assorbito negli oceani a causa delle emissioni di gas a effetto serra è circa 1000 volte più grande della quantità di calore che viene utilizzata ogni anno a livello mondiale, dice Laure Zanna, climatologa dell'Università di Oxford che recentemente ha compilato un inventario del calore in eccesso assorbito dagli oceani.
Quello che succede adesso ha conseguenze nei secoli a venire
Gli oceani sono grandi e profondi, e non c’è praticamente alcun limite alla quantità di calore che possono assorbire dall’atmosfera. Ma gli oceani hanno la memoria lunga, e il calore assorbito oggi rimarrà intrappolato sul nostro pianeta per centinaia e migliaia di anni: un altro recente studio pubblicato all’inizio di gennaio su Science mostra che ancora oggi nelle acque oceaniche si possono trovare le tracce della cosiddetta Piccola era glaciale.
Per questo motivo le decisioni che prendiamo adesso hanno un impatto su quello che succederà nel futuro, dice Susan Wijffels, oceanografa al Woods Hole Oceanographic Institute di Cape Cod, Massachusetts. “L’oceano ha una grande capacità di assorbire calore sul lungo periodo. Ma tutto il calore intrappolato rimane bloccato nel sistema climatico terrestre e ha delle conseguenze sul suo funzionamento presente e futuro” dice la ricercatrice. Quindi, anche se smettessimo domani di immettere gas a effetto serra nell’atmosfera, l’oceano continuerà a riscaldarsi per secoli, e ci vorrà ancora più tempo perché si liberi di tutto il calore in eccesso che ha accumulato.
Il calore intrappolato negli oceani, dicono gli autori del rapporto su Advances in Atmospheric Sciences, avrà dei probabili impatti distruttivi sia sulla fisica degli oceani che sugli ecosistemi marini. Un oceano più caldo contiene quantità minori di ossigeno, il che ha degli effetti negativi sugli organismi marini, dal plankton fino alle balene. Una temperatura di base più calda rende più probabile il verificarsi di ondate di calore marine, come quella che ha colpito le zone a Nord-est della Cina l’estate scorsa, rovinando la raccolta dei cetrioli di mare (oloturie) nelle acque poco profonde.
Zanna e i suoi colleghi hanno rilevato dei cambiamenti anche nelle dinamiche delle principali correnti oceaniche che trasportano i nutrienti e il calore.
Ci vorranno centinaia di anni per vedere le conseguenze di tutti questi cambiamenti, dice Wijffels. Ogni molecola di CO2 che evitiamo di immettere nell’atmosfera oggi ci risparmia un potenziale riscaldamento nel futuro” dice la ricercatrice.
“Per questo dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre le emissioni".
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